SI CONCLUDE L’OMAGGIO AL DIVO DEL WESTERN HARRY CAREY MENTRE
PARTONO LA RETROSPETTIVA DEDICATA A HARRY PIEL E L’OMAGGIO A SONIA DELAUNAY
PER LO SLAPSTICK SONO DI SCENA SYD CHAPLIN, MARCEL FABRE
E EMIL ARTUR LONGEN
Nella sezione del Canone rivisitato a cura di Paolo Cherchi Usai che si propone di far conoscere soprattutto alle nuove generazioni i grandi classici, torna a distanza di quasi trent’anni – era il 1994 e chi c’era se lo ricorda bene – Hell’s Heroes (Eroi del deserto, US 1929) di William Wyler. Nato nel 1902 in Alsazia, quando questa regione faceva parte dell’impero tedesco, da una famiglia tedesca di fede ebraica, il giovane Wyler fu ingaggiato da Carl Laemmle, fondatore della Universal e cugino della madre. Laemmle, lo zio Carl per tutti i suoi dipendenti, si recava spesso in Europa sia per visitare i suoi luoghi d’origine (dalla Germania si era trasferito ancora bambino negli Stati Uniti) sia per individuare nuovi talenti da portare in America. Wyler si dimostrò presto all’altezza delle aspettative e dall’età di 22 anni iniziò una formidabile carriera di regista che lo porterà a dirigere film leggendari e a tre premi Oscar (La signora Miniver, I migliori anni della nostra vita e Ben Hur). Nel 1929 Wyler aveva già diretto 32 film, ma erano girati in fretta e in economia seppure connotati da una fattura pregevole. Hell’s Heroes è il suo primo film adulto, quello con una visione personale che dimostra la voglia di uscire dagli schemi del western convenzionale. È la cupa vicenda di tre rapinatori che trovano un bambino nel mezzo di un deserto e quasi contro la loro natura sacrificano la vita per portarlo in salvo. Mai dopo Greed di von Stroheim la spaventosa atmosfera del deserto del West era stata portata sullo schermo con altrettanto crudo realismo. Hell’s Heroes è anche il primo film sonoro di Wyler, anche se ovviamente alle Giornate viene presentata la versione muta (nel 1929 non tutte le sale erano ancora attrezzate per il sonoro e molto spesso si giravano due versioni dello stesso film) con accompagnamento musicale dal vivo. L’appuntamento è al Teatro Verdi domenica 8 ottobre alle ore 21.
Nel pomeriggio, alle 15.30, viene proiettato Erblich Belastet? (Una colpa ereditaria, DE 1913), primo titolo della retrospettiva dedicata a Harry Piel, un pioniere della cinematografia tedesca e il più popolare attore della repubblica di Weimar, specializzato nel genere del Sensationsfilm, film d’azione, d’avventura e polizieschi. Nel periodo del muto diresse una novantina di film all’insegna di esperienze spettacolari ed estreme la cui fama superò i confini nazionali per arrivare anche in America e in Unione Sovietica. E in America è ambientata anche la vicenda di Erblich Belastet? Dove troviamo già le caratteristiche principali dei film di Piel, inseguimenti e acrobazie a rotta di collo. In questo film Piel è solo regista, il protagonista è Ludwig Trautmann.
La giornata di proiezioni si apre alle ore 9 con l’omaggio a Sonia Delaunay, un’artista che intrattenne con il cinema un rapporto breve ma fecondo, partecipando alla realizzazione di costumi e scene di grande eleganza e modernità, nel clima dell’avanguardia della Parigi degli anni ’20. E il piccolo parigino, Le P’tit Parigot, è il titolo della serie in sei episodi diretta dal regista René Le Somptier, che le Giornate hanno in programma nel corso di tutta la settimana, in cui a predominare non è certo l’elemento narrativo ma la ricchezza di forme e colori dei costumi di Sonia Delaunay e le scene Art déco di suo marito Robert Delaunay.
Completa il programma della mattinata (dalle ore 11) la seconda e ultima parte del tributo a Harry Carey, con i western Blue Streak McCoy (L’avventura di Bill Percival, US 1920) di B. Reeves Eason e The Fox (US 1921) per la regia di Robert Thornby.
La retrospettiva sul rapporto tra lo slapstick europeo e americano presenta oggi (ore 17) un lungometraggio di Syd Chaplin, Oh! What a Nurse (Oh Dio! Che cameriera), del 1926, terzo e ultimo film en travesti per il fratellastro di Charlie Chaplin che dimostra un formidabile talento nel ricoprire ruoli femminili. Nel film sono coinvolti il fedele regista di Syd Chaplin, Charles Reisner, e il futuro tycoon hollywoodiano Darryl F. Zanuck come sceneggiatore. Sempre nella sezione di oggi dello slapstick all’insegna della vita come travestimento, La signorina Robinet, una produzione dell’Ambrosio del 1913 proveniente dal Museo Nazionale del Cinema di Torino con Manuel Fernández Peréz, che come regista si firma Marcel Fabre, nel ruolo del titolo; e Rudi na Záletech (Rudi il farfallone), del 1911, una produzione della Boemia, allora parte dell’impero austro ungarico. Regista, sceneggiatore e protagonista è Emil Artur Longen, genio poliedrico attivo anche in letteratura, pittura e teatro. Girato in esterni a Praga, per la trama e le riprese di inseguimenti, il film anticipa decisamente le comiche da spiaggia americane di Mack Sennett alla Keystone.
Il pomeriggio festivo si apre però, come da tradizione, sulle note dei giovani musicisti delle scuole del territorio, per i quali la perfomance davanti al pubblico internazionale del festival è il momento culminante di un anno di prove. A partire dalle 14.30 rendono omaggio a Walt Disney nel suo centenario gli studenti dell’Istituto Comprensivo Rorai Cappuccini e dell’Istituto Comprensivo Pordenone Centro con l’accompagnamento di due corti della serie delle Alice Comedies, Alice Solves the Puzzle (1925) e Alice the Whaler (1927), mentre la giovane orchestra del Liceo Musicale Marconi di Conegliano accompagna il corto di Harry H. Williams The Great Vacuum Robbery, del 1915, in cui i protagonisti rapinano una banca con un’aspirapolvere. Ideato da Maria Luisa Sogaro e giunto ormai alla sedicesima edizione, il progetto “A colpi di note” è curato dalla Mediateca di Cinemazero con la collaborazione della Cineteca del Friuli, che ha messo a disposizione i film scelti dai ragazzi.
Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.
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