DAWN

DAWN
Herbert Wilcox (GB 1928)

Benché venga raramente riproposto, Dawn (Alba) di Herbert Wilcox (1928) è stato uno dei film più controversi degli anni Venti: narra la storia dell’infermiera britannica Edith Cavell, fucilata dai tedeschi all’alba del 12 ottobre 1915 a Bruxelles per aver allestito una rete di aiuti a favore dei soldati dei Paesi alleati. Nel corso della Grande Guerra, ella divenne un simbolo propagandistico di portata mondiale e la sua morte venne sfruttata poiché rappresentava un commovente e impressionante esempio delle atrocità belliche commesse dai tedeschi in Belgio. Soprattutto le circostanze dell’esecuzione della Cavell furono un elemento essenziale dell’azione di propaganda con cui da parte britannica si celebrò l’impavida martire. Rientra in questa ricostruzione anche la leggenda secondo cui un certo soldato Rammler, che avrebbe fatto parte del plotone di esecuzione, si sarebbe rifiutato di sparare e sarebbe stato giustiziato anche lui, prima che l’infermiera svenisse e subisse il colpo di grazia, inferto dal comandante del plotone.
Dawn di Wilcox non è il primo film ispirato alla vicenda di Edith Cavell (ricordiamo Nurse and Martyr, GB 1915, e The Woman the Germans Shot, US 1918), ma fu certamente quello che suscitò le polemiche più accese, anche perché l’intento di Wilcox era quello di realizzare un’opera realistica e storicamente attendibile. Benché il film fosse girato per la gran parte presso i Cricklewood Studios di Londra, Wilcox vi incluse materiale d’archivio originale e riprese in esterni della capitale belga. Il tocco realistico si scorge anche nella scenografia di Clifford Pember (basata sulle fotografie esistenti e su visite in loco a Bruxelles), nello svolgimento cronologico della narrazione e persino nella scelta degli attori: una della collaboratrici della Cavell, Ada Bodart, interpretava se stessa, mentre la parte principale fu affidata a un’attrice di primo piano, Sybil Thorndike, che fisicamente assomigliava all’infermiera. Inoltre, Wilcox cerca di rappresentare in maniera più equilibrata i personaggi tedeschi, che compaiono per lo più in ruoli secondari, quali ingranaggi burocratici di uno spietato meccanismo bellico. In ultima analisi, però, Dawn offre un ritratto ambivalente dei tedeschi, come emerge in particolare dalla scena dell’esecuzione, che a Pordenone viene presentata in due versioni.
La controversia relativa a Dawn ebbe inizio nel settembre 1927, quando i giornali britannici annunciarono l’intenzione di Wilcox di dedicare un nuovo film alla figura di Edith Cavell. La notizia rimbalzò all’estero mettendo in moto un intenso lavorio diplomatico che si protrasse per parecchi mesi. A parte il timore che Dawn potesse rinfocolare sentimenti antitedeschi, sia il governo tedesco che quello britannico consideravano il film come una minaccia alla normalizzazione delle relazioni internazionali propiziata dai trattati di Locarno dell’ottobre 1925. La notizia di un nuovo film britannico sulla Cavell metteva in discussione il ruolo di mediazione tra le potenze continentali svolto dall’Inghilterra, e la Germania chiese di bloccare la lavorazione del film, benché il Foreign Office sostenesse che il governo non aveva poteri di censura. La Germania avanzò richieste analoghe in Belgio, dove Wilcox aveva cominciato a girare nell’ottobre del 1927. Non è chiaro quanto le pressioni delle autorità abbiano influito sul regista, ma sappiamo che Pauline Frederick, che era giunta a Bruxelles per interpretare il ruolo della protagonista, rinunciò improvvisamente alla parte – secondo Wilcox, a causa delle pressioni dell’ambasciata tedesca.
Dawn divenne una questione diplomatica seria, anche se con esiti da un paese all’altro. Da parte britannica, il ministro degli esteri Austen Chamberlain denunciò pubblicamente il film ed esercitò pressioni sul British Board of Film Censors, l’organo di censura inglese. Nel febbraio 1928, quando il BBFC vietò effettivamente il film per motivi di opportunità pubblica, la stampa ipotizzò che ciò fosse il risultato di pressioni tedesche. Ai primi di aprile del 1928, dopo una lunghissima seduta notturna, il London City Council autorizzò la proiezione di Dawn per un pubblico adulto, ma solo dopo alcuni tagli riguardanti soprattutto la scena dell’esecuzione.
In Belgio, Dawn occupò i titoli dei giornali per parecchie settimane, soprattutto dopo il rifiuto da parte del governo di aderire alle richieste tedesche (il ministro degli esteri belga, Paul Hymans, dichiarò che il governo non aveva facoltà di intervenire). A differenza che in Gran Bretagna, la censura belga ammise il film alle proiezioni pubbliche, anche per i bambini e senza tagli. Questa versione non censurata, la cui prima mondiale ebbe luogo nel più grande cinema di Bruxelles, l’Agora, il 9 marzo 1928, mostrava l’atto di disobbedienza di Rammler e la sua esecuzione da parte del comandante del plotone (fuori campo), quindi si vedeva il corpo della Cavell a terra e in conclusione un’inquadratura della tomba di lei.
A un certo punto la Cinémathèque royale si trovò in possesso di due copie nitrato dell’edizione distribuita in Belgio. Una di queste faceva parte di una preziosa collezione di oltre cento film muti appartenente al gestore di un parco di divertimenti e acquisita nel 1984. Nell’ambito dell’operazione di restauro avviata dalla Cinémathèque, si constatò che entrambe le copie, in precarie condizioni, presentavano una parziale decomposizione del nitrato. Furono realizzate una copia di preservazione e una di proiezione, utilizzando le parti migliori di ciascuna copia. Nel 2012, quando il progetto EFG1914 dello European Film Gateway diede agli archivi l’opportunità di confrontare gli elenchi dei propri film sulla prima guerra mondiale, si scoprì che anche l’EYE Filmmuseum e la Deutsche Kinemathek possedevano materiale relativo a questo titolo. Per coincidenza, la versione olandese mancava dell’ultimo rullo, mentre quella tedesca consisteva solamente dell’ultimo rullo, con didascalie in olandese. Il nuovo materiale venne esaminato a Bruxelles, dove quello proveniente da Berlino ha consentito alla Cinémathèque royale di completare la scena dell’esecuzione, mutila nella copia di Bruxelles proveniente dalla succitata collezione. Grazie al progetto di digitalizzazione EFG1914, l’internegativo del nuovo restauro è stato scansionato e il film è ora disponibile su DCP.

Daniël Biltereyst, Bruno Mestdagh

La copia belga sarà proiettata insieme con la scena finale della “versione” britannica conservata presso il BFI National Archive nella forma approvata dal British Board of Film Censors. La disobbedienza del soldato Rammler viene attenuata: non vediamo la sua fucilazione, sia pure fuori campo, e l’azione finale è coperta dai cartelli con le parole di Edith Cavell: “Il patriottismo non basta. Non devo nutrire rancore per nessuno.” Questo sentimento antibellico  era in linea con la politica del governo britannico dopo Locarno.

Bryony Dixon

scen: Herbert Wilcox, Robert Cullen, based on  the story by Reginald Berkeley.
photog: Bernard Knowles.
scg/des: Clifford Pember.
cast: Sybil Thorndike (Edith Cavell), Ada Bodart (se stessa/herself), Gordon Craig (Philippe Bodart), Marie Ault (Madame Rappard), Mary Brough (Madame Pitou), Mickey Brantford (Jacques Rappard), Richard Worth (Jean Pitou), Colin Bell (vedova/Widow Deveaux), Dacia Deane (sua figlia/Madame Deveaux’s daughter), Cecil Barry (Col. Schultz), Frank Perfitt (generale/General von Zauberzweig), Haddon Mason (vice comandante polizia militare/Assistant Provost Marshal), Griffith Humphrey (presidente corte marziale/President of the Court Martial), Edward O’Neill (sacerdote/Priest), Edward Sorley (il soldato tedesco/German soldier Rammler).
prod: Herbert Wilcox Productions, British & Dominion Film Corporation.
copia/copy: DCP (da/from 35mm, incomp.), 91′, did/titles: FRA, NLD; ultimo rullo/final reel: 35mm, 1040 ft., 14′ (20 fps), did./titles: ENG.
fonte/source: DCP: Cinémathèque royale de Belgique, Bruxelles;  ultimo rullo/final reel: BFI National Archive, London.