LA FEMME FRANÇAISE PENDANT LA GUERRE
Alexandre Devarennes (FR 1918)
Nel 1917 l’uomo politico Louis Barthou tenne alla Sorbona una conferenza che ebbe larga eco, “L’Effort de la femme française pendant la guerre” (L’operato delle donne francesi durante la guerra), il cui testo integrale fu pubblicato su Le Monde Illustré del 28 aprile 1917. Si tratta di una lettura assai interessante, soprattutto perché egli spiega come, a suo avviso, le attività delle donne a partire dal 1914 abbiano aiutato a dissipare la fama di sfacciate civette delle francesi. Barthou illustra anche nel dettaglio i vari modi in cui le donne col loro lavoro avevano contribuito allo sforzo bellico – egli calcola che 375.000 donne fossero allora impiegate nel settore privato – e sottolinea pure il sostegno morale assicurato da madri, mogli e sorelle mentre i loro uomini rischiavano la vita al fronte.
Forse direttamente ispirato da questo discorso, o forse semplicemente riecheggiando la retorica del momento, il regista Alexandre Devarennes (1887-1971), in collaborazione con René Jeanne, allora aggregato al Service Cinématographique de l’Armée, realizzò il film propagandistico in due parti La Femme française pendant la guerre, che uscì nell’estate del 1918 (è possibile che il titolo sia stato ripreso dall’omonimo libro pubblicato nel 1916 dalla contessa Roger de Courson). La breve scena iniziale di finzione (fra i cui interpreti compare la moglie di Jeanne, Suzanne Bianchetti, al suo esordio cinematografico) fa direttamente appello alle emozioni degli spettatori, mostrandoci una madre in lacrime attorniata dai suoi bambini. Il film si trasforma poi in un documentario, con le immagini delle donne che, in città e in campagna, svolgono mansioni tradizionalmente considerate maschili: quelle di facchino alla stazione ferroviaria, conducente di tram, spazzacamino, operaio di fabbrica, bracciante agricolo, ecc. Nella seconda parte vediamo i come le donne aiutino direttamente i soldati al fronte, confezionando abiti, lavorando come infermiere o artiste dello spettacolo, o prendendosi cura delle generazioni future. Dopo aver paragonato le donne contemporanee alle eroine del passato, Devarennes ci mostra donne che vengono decorate con medaglie e, per dare l’impressione di un documento aggiornato, lavoratrici ricoverate all’ospedale per le ferite subite nel bombardamento aereo che aveva colpito Parigi il 30 gennaio 1918.
Le didascalie d’apertura di ciascuna sezione consistono di split screen in cui appaiono donne variamente impegnate: arano i campi, lavorano in fabbrica, accudiscono i bambini. Secondo la rivista Les Potins de Paris (7 novembre 1918), La Femme française pendant la guerre fu il primo film a utilizzare questo tipo di didascalie animate, inaugurando una nuova moda cinematografica, ma si tratta di un’affermazione infondata. Alphonse Gibory, che in un’intervista del 1968 Devarennes indicava come operatore del film, lavorò alla Pathé e all’Éclair prima di entrare a far parte del Service Cinématographique durante la guerra. Collaborò con Devarennes in tre film e dopo l’armistizio fu ingaggiato dalla Croce Rossa americana, per la quale filmò la conferenza della Croce Rossa internazionale tenuta a Cannes nel 1919.
Barthou sottostimava notevolmente il numero delle lavoratrici francesi. Nel solo settore agricolo 3.200.000 donne sostituirono i tre milioni di agricoltori chiamati alle armi. Nel 1918 430.000 donne lavoravano nelle fabbriche di munizioni, 120.000 erano infermiere (tra queste solo 30.000 ricevevano uno stipendio), 11.000 erano impiegate negli uffici postali e 5.000 sui tram. Alla fine della guerra quasi tutte furono rapidamente licenziate.
Jay Weissberg
scen: René Jeanne.
photog: Alphonse Gibory.
cast: Suzanne Bianchetti.
prod: Service Cinématographique de l’Armée (SCA); Service Photographique et Cinématographique de l’Armée (SPCA).
copia/copy: 35mm, 363 m., 19’54” (Pt. 1), 314 m., 17’10” (Pt. 2) = 677 m., 37′ (16 fps), col. (imbibito/tinted); did./titles: FRA.
fonte/source: Établissement de Communication et de Production Audiovisuelle de la Défense (ECPAD), Paris.
Uno speciale ringraziamento a Noëlle e Francine Guibert, nipoti del regista. / With special thanks to Noëlle Guibert and Francine Guibert, the granddaughters of the film’s director.