PODVIG VO L’DAKH
[Impresa tra i ghiacci/Feat in the Ice]
Sergei Vasiliev, Georgii Vasiliev (USSR 1928)
La campagna di industrializzazione dell’Unione Sovietica attirò una crescente attenzione sulla regione artica quale nuova frontiera di una simbolica politica degli spazi geografici. Nel 1928 l’interesse dei media internazionali si concentrò sul tentativo di salvare Umberto Nobile, famoso ingegnere aeronautico italiano e i suoi compagni dopo la catastrofe con cui si concluse la spedizione al Polo Nord del dirigibile Italia. La spedizione di Nobile partì da Milano nell’aprile 1928; il 23 maggio il dirigibile lasciò l’isola di Spitsbergen diretto verso il Polo Nord. Due giorni dopo l’Italia cadde al suolo; i superstiti, tra cui Nobile, eressero una tenda color rosso sui ghiacci al largo dell’isola di Foyn, nella parte nord-orientale e meno accessibile delle Svalbard, da cui inviarono messaggi di SOS. Molti paesi parteciparono alla missione di soccorso. L’Unione Sovietica spedì varie navi, tre delle quali con cineoperatori a bordo. Le operazioni di soccorso formano il soggetto di questo film di compilazione diretto da Georgii e Sergei Vasiliev. L’operatore Evgenii Bogorov lavorò sulla nave scientifica Persei, Ignatii Vallentei filmò sul rompighiaccio Malygin e Wilhelm Bluvshtein, che fungeva anche da segretario di produzione, fu inviato sul rompighiaccio Krasin, che alla fine svolse il ruolo più importante nella missione di soccorso. Podvig vo l’dakh (Impresa tra i ghiacci) riunisce le riprese dei vari operatori, intrecciando le vicende di varie spedizioni in un’unica, eroica narrazione.
Il film inizia con alcune sequenze dedicate alla spedizione intrapresa nel 1912 da Georgii Sedov, che nonostante la tragica conclusione è considerata un antico preludio delle esplorazioni polari sovietiche. Segue un breve accenno al viaggio al Polo Nord effettuato nel 1926 da Roald Amundsen e Umberto Nobile con il dirigibile Norge. Amundsen viene acclamato dalle folle al suo arrivo nell’URSS; una mappa animata illustra l’itinerario della spedizione. Il resto di Podvig vo l’dakh è dedicato alla missione di soccorso del 1928. La struttura tripartita della prima parte del film fa pensare a una fiaba popolare con tre eroi: la Persei salpa da Murmansk e rimane imprigionata dai ghiacci poco dopo la partenza; il Malygin salpa da Arcangelo e a sua volta resta bloccato dal ghiaccio, ma continua la missione di ricerca con un aereo pilotato da Mikhail Babushkin. Alla fine il Krasin diventa l’eroe principale della vicenda: parte dalla “città di Lenin” e, quasi guidato dal gesto del monumento di Lenin che “gli addita la direzione”, avanza fendendo il deserto di ghiaccio. Attardato da un’avaria alle eliche, il rompighiaccio riesce tuttavia a far decollare un trimotore Junkers pilotato da Boris Chukhnovsky, che individua parecchie persone sul ghiaccio, ma è a sua volta costretto ad atterrare sulla banchisa a causa della fitta nebbia. Bluvshtein, compagno di volo di Chukhnovsky, registra le peripezie dell’equipaggio, una caccia all’orso polare e un pasto “festivo”, il tutto sullo sfondo di spettacolari paesaggi ghiacciati.
Il film esalta le pionieristiche imprese del Krasin, che stabilì un record, spingendosi più a nord di quanto avesse fatto qualsiasi altra nave nella regione delle Svalbard. Il rullo finale descrive l’interesse dei media internazionali per l’evento: rotative, stazioni radio, telegrafo e folle di strilloni non si limitano a informare sulle operazioni di soccorso, ma diffondono anche l’orgogliosa narrazione delle audaci gesta sovietiche nell’Artico. I sopravvissuti che compaiono nel film sono, tra gli altri, il radio operatore Giuseppe Biagi, il tecnico Natale Cecioni, il navigatore Alfredo Viglieri e naturalmente il capo della spedizione, Umberto Nobile. Vediamo anche il pilota svedese Einar Lundborg, che prelevò Nobile dalla banchisa e che quando tornò indietro a recuperare gli altri superstiti, a causa di un errore in fase di atterraggio si capovolse semidistruggendo il proprio aereo. La missione del Krasin ebbe un seguito imprevisto, poiché alla fine di luglio la nave soccorse anche il transatlantico tedesco Monte Cervantes che, con 1800 passeggeri a bordo, urtò contro un iceberg nel viaggio da Capo Nord, in Norvegia, all’arcipelago delle Svalbard.
Nelle scene finali il Krasin giunge nel porto norvegese di Stavanger dove la nave viene visitata dall’ambasciatrice sovietica Alexandra Kollontai, da un gruppo organizzato di lavoratori norvegesi e da un gruppo di ragazzi indicati come “pionieri norvegesi”. Le ultime immagini mostrano il Krasin che, proseguendo nella sua missione sovietica, cerca di conquistare le regioni artiche. Impresa sui ghiacci costituisce un’importante testimonianza di solidarietà transnazionale, ma documenta anche la retorica sempre più intensa che permeava la competizione ideologica nelle regioni artiche e il tenace impegno con cui gli operatori svolgevano il loro lavoro nel durissimo ambiente polare.
Oksana Sarkisova
photog: Wilhelm Bluvshtein, Ignatii Vallentei, Evgenii Bogorov.
prod: Sovkino (Leningradskaia fabrika).
copia/copy: DCP (da/from 35mm, 2016 m.), 71′; did./titles: RUS.
fonte/source: RGAKFD, Krasnogorsk.