SEVEN FOOTPRINTS TO SATAN
(La scala di Satana)
Benjamin Christensen (US 1929)
L’ingenuo Jim Kirkham, che è sempre vissuto al riparo da ogni preoccupazione, eredita una cospicua fortuna e annuncia l’intenzione di placare la propria sete di avventure spingendosi nell’“Africa nera” in cerca di una città perduta. Lo zio Joe e la fidanzata Eve cercano di dissuaderlo, ma egli non deflette. Trovandosi a partecipare a una grande festa in cui il padre di Eve mostra a tutti una pietra preziosa di inestimabile valore, Jim interroga un ospite misterioso, che egli sospetta essere un impostore; all’improvviso, parecchi invitati estraggono la rivoltella e scatenano una sparatoria: scoppia il pandemonio. Jim si dà alla fuga con Eve, ma i due restano intrappolati in automobile e vengono condotti in un grande palazzo appartenente al misterioso Satana. Qui incappano in bizzarre traversie di tutti i tipi (compresa un’altra grande festa che ha tutte le caratteristiche dell’orgia), e i loro tentativi di fuga sono costantemente frustrati da singolari e inquietanti personaggi. Alla fine, per salvare Eve, Jim è costretto dalla figura incappucciata di Satana ad affrontare la sfida dei sette gradini, rischiando la schiavitù (o la morte).
Questa deliziosa e un po’ folle commedia-thriller, basata sul tema della casa stregata e ispirata al modello di The Cat and the Canary (Il castello degli spettri), anch’esso interpretato da Creighton Hale, è contrassegnata dall’inizio alla fine dal gusto di Christensen per i giochi d’ombre e dal suo esilarante senso dell’umorismo. Il film è tratto da un romanzo del terrore serio, sinistro e perfino sadico, scritto nel 1927 da uno dei principali maestri della letteratura pulp, Abraham Merritt (il suo stravagante fantasy The Ship of Ishtar rimane ancor oggi una lettura godibilissima). Nel romanzo di Merritt, Satana è un grande criminale alla Fu Manchu, fantasiosamente tenebroso e di demoniaca crudeltà, mentre l’adattamento cinematografico di Christensen e William Irish ne fa una figura del tutto differente, in armonia con il tono leggero del film. Il Kirkham creato da Merritt è un uomo d’azione senza debolezze, ex agente segreto e avventuriero alla Indiana Jones; nel film, Jim è un occhialuto, candido dilettante.
Pure, la pellicola di Christensen presenta molti elementi di sinistra perversione: la dimora di Satana è popolata da una sbalorditiva galleria di figure inverosimili e minacciose, tra cui si segnalano un orientale con turbante impersonato da Sojin (il malvagio stregone di The Thief of Bagdad di Douglas Fairbanks), una sensuale femme fatale nerovestita e uno scimmione assassino. Il luogo è zeppo di porte segrete che si spalancano all’improvviso con effetti sorprendenti, e se la scena dell’orgia rimane ampiamente entro i limiti di ciò che un film di Hollywood poteva mostrare a quell’epoca, l’atmosfera sembra comunque distinguersi per dissolutezza. Christensen ci regala alcune immagini davvero straordinarie: una sala da ballo gremita da uomini incappucciati di nero, che danzano con signore mascherate in abito elegante; una mano delicata, adorna di un braccialetto tempestato di gioielli, che si protende da una bara; e infine una donna nuda, immobilizzata dalle zampacce di un gorilla per essere fustigata o peggio.
A parere dello storico Arne Lunde questo film offre “un testo modernista e autoriflessivo”: “l’architettura eterogenea e priva di logica e le brusche dislocazioni spaziali, che contraddistinguono le tre misteriose dimore del film, rappresentano l’immagine della stessa industria cinematografica americana. Il Jim Kirkham impersonato da Creighton Hale è un ingenuo alla Harold Lloyd/Buster Keaton, il quale cerca ostinatamente di dare un senso all’instabile mondo di generici frammenti narrativi che senza sosta si spostano, svaniscono e si trasformano intorno a lui” (Journal of Scandinavian Cinema 1:1, 2011, p.16). Nelle sequenze pubblicitarie hollywoodiane di Christensen, egli appare praticamente sempre con un sigaro in bocca – anche quando, disteso sul pavimento, prepara un’inquadratura dal basso – e Lunde ipotizza che lo zio Joe (anche lui fumatore di sigari) si possa considerare un alter ego del regista.
Christensen impose la sua personalità di regista con i primi due film girati in Danimarca, Det hemmelighedsfulde X (L’X misterioso; 1914) e Hævnens Nat (Notte di vendetta; 1916), seguiti dalla straordinaria produzione svedese Häxan (La stregoneria attraverso i secoli; 1922). Dopo due anni trascorsi in Germania, Christensen si trasferì a Hollywood nel 1925, realizzandovi numerosi film per la M-G-M prima di passare alla First National, per cui diresse, con mezzi finanziari modesti ma con successo a quanto pare lusinghiero, quattro film, dei quali è sopravvissuto solo Seven Footprints to Satan. Esso faceva seguito ad altre due commedie gialle, The Haunted House e House of Horror. Anche Seven Footsteps era considerato perduto fino agli anni Sessanta, quando nelle collezioni della Cineteca Italiana a Milano venne scoperta una copia nitrato con didascalie in italiano.
Casper Tybjerg
scen: Richard Bee [Benjamin Christensen], dal romanzo di/from the novel by Abraham Merritt (pubblicato in 5 puntate/ serialized in 5 parts, 1927; pubblicato come romanzo/published as a novel, 1928).
didascalie/titles: William Irish [Cornell Woolrich].
photog: Sol Polito.
mont/ed: Frank Ware.
make-up: Perc Westmore.
cast: Thelma Todd (Eva/Eve Martin), Creighton Hale (James “Jim” Kirkham), Sheldon Lewis (Il ragno/The Spider), De Witt Jennings (zio/Uncle Joe), Sojin (maggiordomo di Satana/Satan’s majordomo), Laska Winter (amante di Satana/Satan’s mistress), Nora Cecil (l’ancella di Satana/Satan’s housemaid), William V. Mong (Professor X), Kalla Pasha (il falso/the false Professor Wrede), Angelo Rossitto (il nano/the dwarf), Doris Dawson (la preferita di Satana/Satan’s chosen one), Thelma McNeil (donna nella casa di Satana/woman in Satan’s house), Loretta Young (vittima in abito bianco/victim in white dress).
prod: Wid Gunning, First National Pictures.
uscita/rel: 17.02.1929?
copia/copy: DCP (dal nitrato della versione italiana, con colonna sonora First National-Vitaphone mancante/from a nitrate print of the Italian distribution version, missing the First National-Vitaphone soundtrack), 70′; did./titles: ITA.
fonte/source: Cineteca Italiana, Milano.