DER GOLDENE ABGRUND. SCHIFFBRÜCHIGE DES LEBENS
(FR: Rapa-Nui; IT: Atlantis) [The Golden Abyss. Castaways of Life]
Mario Bonnard (DE/FR 1927)
Nel 1920 l’industria cinematografica italiana versava in condizioni di stagnazione economica e creativa, principalmente a causa del terribile prezzo che la nazione aveva pagato alla prima guerra mondiale. In Germania invece, nonostante la sconfitta, l’industria del cinema era fiorente e quel paese divenne una mecca per i cineasti italiani in cerca di migliori opportunità. La presa di potere di Mussolini nel 1922 provocò l’esodo di una seconda ondata di “filmigranti” italiani in Germania, tra i quali Mario Bonnard. Der goldene Abgrund è il terzo film diretto da Bonnard in Germania. Tratto da un romanzo dello scrittore popolare francese André Armandy, narra di due gemelle che vengono separate da bambine a causa di un naufragio e di conseguenza si trovano a condurre vite assai diverse. Passano vent’anni: una delle due, Jola (ribattezzata Oédidée nella versione del film sopravvissuta, quella francese) vive in solitudine su una remota isola insieme con il missionario cieco che l’ha salvata. Sull’isola, altrimenti deserta, c’è anche un gruppo di banditi brutali ma (fortunatamente per Jola e il missionario) timorati di Dio. Li guida Dolores Coreto, la loro regina. Frattanto l’altra gemella, Claire, si è gettata a capofitto nell’edonistica vita mondana parigina: è diventata una vamp di prim’ordine, senza rimorso alcuno per la lunga scia di cuori spezzati che ha disseminato sul suo cammino. Uno di questi amanti abbandonati, Jean Hudin (Hoëdic nella versione francese), è sul punto di farla finita quando viene ingaggiato per una spedizione dal misterioso e demoniaco dottor Codrus. Si trova così unito a un’autentica “squadra suicida” formata da un ex maggiore dell’esercito, da uno speculatore borsistico fallito e da un vanitoso aristocratico, il barone Armand (Flaugergue nella versione francese), intorpidito da una vita trascorsa nel lusso. La loro destinazione è “Rapa Nui”, resto della leggendaria isola di Atlantide, inabissatasi negli oceani; il loro obiettivo è quello di trovare il tesoro perduto degli Inca che sarebbe ivi sepolto. Ma non appena giunti sull’isola vengono catturati dai banditi, che intendono servirsi di loro per localizzare il tesoro e appropriarsene. Mentre è prigioniero, Hudin si trova faccia a faccia con Jola: ritrovata la voglia di vivere, egli si propone di fuggire dall’isola assieme alla fanciulla, con gran disappunto dell’avido dottor Codrus e della gelosa regina dei banditi. Western alla Karl May con un pizzico di Edgar Allan Poe, come lo definì Hans Feld nella recensione pubblicata sul quotidiano specializzato tedesco Film-Kurier, Der goldene Abgrund è l’evidente tentativo di una casa di produzione tedesca di battere Hollywood al suo stesso gioco. Il film può vantare un cast e una troupe internazionali, scenografie maestose (allestite presso gli studio Staaken nei sobborghi di Berlino), esotiche scene in esterni (girate tra l’altro a Roma e in Sicilia), una scena in un nightclub in cui lo champagne scorre a fiumi, che sembra tolta di peso da Metropolis di Fritz Lang (duello compreso), e generose, ancorché non esplicite, dosi di sesso, violenza e calamità naturali (compreso un filmato di repertorio del Vesuvio per la scena madre in cui un’eruzione vulcanica distrugge l’isola con tutti i cattivi). Alcuni degli aspetti più apertamente spinti del film incorsero nel biasimo dei censori tedeschi. L’ufficio della censura di Berlino ordinò di tagliare tre scene di violenza e aggressioni sessuali, e di modificare il testo di tre didascalie che parlavano esplicitamente di prostituzione e dominazione. Quando uscì, Der goldene Abgrund fu accolto da recensioni contrastanti: i giudizi più severi furono riservati alla magniloquente sceneggiatura di Franz Schulz e ad alcune delle interpretazioni, in particolare quelle di Claude Mérelle e dell’“inespressivo” André Roanne. Altri membri del cast furono più apprezzati; tra questo soprattutto la star Liane Haid, che si destreggia in maniera impeccabile nel duplice ruolo della vamp Claire (con l’obbligatorio corredo di caschetto nero e vestitino alla moda) e di Jola, la “ragazza della giungla”. Fra gli altri attori che si guadagnarono elogi personali citiamo Hugo Werner-Kahle, il quale riesce a mantenere il giusto equilibrio, evitando di strafare, nel ruolo del dottor Codrus (una parte alla Caligari in cui facilmente avrebbe potuto rubare la scena agli altri attori), Raimondo van Riel, a suo agio nei panni del bandito violento, e il futuro divo Hans Albers, che introduce l’intermezzo comico nel ruolo del vanitoso barone, unico membro della spedizione che stringe amicizia con Hudin. Il film colpì anche a livello tecnico, grazie alle spettacolari scenografie di Ferenczy e Andrejew e alla fotografia di Schünemann e Aubourdier, di cui però alcuni lamentarono la “discontinuità”. Anche la regia di Bonnard si meritò le lodi dei critici per l’abile e fluido trattamento dell’azione, che attesta la sua piena comprensione del genere e permette al film di superare le carenze della sceneggiatura. Il recensore del Berliner Tageblatt (2 ottobre 1927) definì persino il finale – no, niente spoiler – come “degno dei film più belli”.
Oliver Hanley
Titoli di lavorazione/Working titles: Welt und Halbwelt; Frauen in Abgrund.
regia/dir: Mario Bonnard.
scen: Franz Schulz, dal romanzo di/based on the novel by André Armandy (Rapa-Nui, 1923).
photog: Mutz Greenbaum (supv); op: Emil Schünemann, Raoul Aubourdier.
scg/des: Alexander Ferenczy, Andrej Andrejew.
prod mgr: Fred Lyssa.
cast: Liane Haid (le gemelle/the twins: Jola [Oédidée] & Claire), André Roanne (Jean Hudin [Hoëdic]), Claude Mérelle (Dolores Coreto), Hugo Werner-Kahle (Dr. Codrus), Hans Albers (Baron Armand [Flaugergue]), Robert Leffler (Pater Ambrosius, il missionario/a missionary), Raimondo van Riel (capobanda/bandit ringleader [il brasiliano/the Brazilian]), Ekkehard Ahrend (l’amante di Claire/Claire’s lover), Oreste Bilancia.
prod: Hermann Millakowsky, Greenbaum-Film GmbH (Berlin) / Société des Cinéromans – Les Films de France (Paris).
dist: Filmhaus Bruckmann & Co. A-G / Pathé Consortium Cinéma.
v.c./censor date: 20.09.1927 (B.16651, 2211.5 m.; 2229 m. prima della censura/before censorship).
uscita/rel: 27.09.1927 (Primus-Palast, Berlin).
anteprima esercenti/trade screening: Rapa-Nui, 15.02.1928 (Empire, Paris); uscita/rel: 14.09.1928 (Rialto, Paris).
copia/copy: 35mm, 1769 m., 77′ (20 fps); did./titles: FRA.
fonte/source: Centre national du cinéma et de l’image animée (CNC), Bois d’Arcy.