DER HUND VON BASKERVILLE
(Il cane dei Baskerville) [The Hound of the Baskervilles]
Richard Oswald (DE 1929)
Tutto è cominciato con un’e-mail inviata da Mosca a più destinatari. Sapevo qualcosa di un film tedesco con didascalie in ceco svanito nel nulla e ora conservato presso la cineteca nazionale polacca? Il film in questione era Der Hund von Baskerville, oscura versione del romanzo di Sherlock Holmes diretta da Richard Oswald: a lungo considerato perduto (non lo si vedeva dai tempi dell’uscita nel 1929), ormai sembrava quasi un’invenzione.
No, io ne sapevo nulla. In effetti, come avrei appreso poco dopo, la scoperta aveva un sentore di intrigo internazionale, se non nello stile di Conan Doyle, certo in quello di Eric Ambler o Graham Greene. Nel 2009 una copia 35mm era stata scoperta in Polonia, a Sosnowiec, non lontano da Cracovia, assieme ad altri nove film muti la cui esistenza era stata rivelata da quello che Conan Doyle avrebbe definito “un odore di decomposizione e di pesanti vapori miasmatici”. Erano stati depositati – per alcuni, nascosti – nella cantina di un parroco di nome Jerzy Barszcz, che durante il tumultuoso dopoguerra polacco si era dilettato a collezionare film muti stranieri e a proiettarli agli amici. Secondo qualcuno, le pellicole venivano da un compagno di seminario che era in contatto con un distributore ceco di Brno. Di qui, in epoca sovietica, questo canale ceco-polacco per i vecchi film tedeschi privi di valore commerciale.
Dopo la morte di padre Barszcz, la Filmoteka Narodowa entrò in possesso della collezione, ma si sentì in dovere di non dare troppo risalto a tale acquisizione. Fattori finanziari e politici impedirono di effettuare un restauro immediato, e quindi Der Hund rimase abbandonato per quasi un decennio. L’accordo stretto nel 2015 con il San Francisco Silent Film Festival tagliò tuttavia il nodo gordiano, e all’inizio di maggio di quest’anno il film restaurato ha finalmente debuttato.
È stata una triplice scoperta: una pellicola deliziosa per un sabato mattina, ma anche, per così dire, una pietra miliare (l’ultimo Sherlock Holmes muto mai girato) e una sorta di rivelazione. Soprattutto però, si tratta di uno strano e curioso ibrido. Vi si riconosce il Mastino di Holmes, ma Oswald attinge pure a precedenti versioni teatrali e cinematografiche tedesche (tra cui un suo dramma del 1906 e un bizzarro film da lui scritto per Rudolph Meinert otto anni più tardi). I pannelli segreti, l’armatura con gli occhi che si muovono e le diaboliche trappole di Stapleton provengono in blocco da precedenti Hunden tedeschi, completati da saporite aggiunte. Stapleton è ora armato di arco e frecce, e per qualche oscuro motivo a Baskerville Hall fa bella mostra di sé un ritratto dell’infernale mastino, incrocio tra un cane e un dragone. Holmes rimane impantanato in una pozza di fango sotterranea e un telefono dal cavo extralungo si trasforma in un marchingegno diabolico. Ecco la novità più arguta: Watson, a letto, legge Der Zinker (The Squeaker [ed. it. Il castigo della spia, ma “to squeak” significa “scricchiolare”]) di Edgar Wallace, mentre nel salone scricchiolano le assi del pavimento. È possibile che Watson stia semplicemente immaginando lo scricchiolio descritto da Edgar Wallace o è un vero scricchiolio? O ancora, è possibile che Oswald stia facendo pubblicità alla versione cinematografica di Der Zinker realizzata nel 1929 dalla sua casa di produzione, nella quale pure figurava il cattivissimo Fritz Rasp?
I conandoyliani puristi sono dunque avvertiti. Ma ciò che rende questo film divertente, anziché semplicemente assurdo, è la grande energia che Oswald conferisce alla vicenda, insieme agli insegnamenti appresi dai grandi maestri tedeschi, in particolare da Paul Leni. Le produzioni americane di Leni – The Cat and the Canary (Il castello degli spettri) e The Man Who Laughs (L’uomo che ride) – avevano riscosso un notevole successo a Berlino, e Oswald ne riprende l’illuminazione in chiaroscuro, le angolazioni inconsuete e i lenti movimenti di macchina che accentuano l’atmosfera di terrore.
Egli poi arricchisce il film con un cast internazionale – i sei interpreti principali provengono da sei paesi differenti – oltre che con set sfarzosi e riprese virtuosistiche, benché la realizzazione si debba a un modesto (per non dire inaffidabile) studio berlinese. Lo Sherlock Holmes di Oswald è Carlyle Blackwell, attore americano che nel 1910 aveva iniziato presso la Vitagraph una brillante carriera come idolo delle matinée, passando poi a ruoli da protagonista in lungometraggi britannici. Il suo Sherlock irradia la cordiale simpatia di un intelligente direttore di crociera sempre intento a escogitare nuove forme di divertimento. Si contrappone a lui – il gioviale e sorridente maestro – il timido Watson di George Serov, naïf e adorante. Serov può forse risultare indigesto a un pubblico moderno, ma riesce a infondere personalità a un personaggio che fino ad allora, nelle riduzioni cinematografiche mute delle avventure holmesiane, era notoriamente risultato insipido o era stato del tutto assente.
L’attore più noto è comunque Fritz Rasp, nei panni del malvagio Stapleton. Egli è uno dei pochi attori tedeschi del film (Sir Henry Baskerville è italiano; Beryl Stapleton è austriaca; il dottor Mortimer è ceco; la moglie di Barrymore è l’unica attrice britannica). Ma a rubare la scena anche a Rasp è la brughiera del mastino, un grande set al coperto costruito all’interno dell’hangar per dirigibili abbandonato di Staaken, ancor più enorme di quello che la 20th Century-Fox avrebbe allestito per Basil Rathbone dieci anni dopo.
Il film non giunse mai negli Stati Uniti o in alcun altro paese anglofono, ma fu proiettato da un capo all’altro del continente europeo. Quando Conan Doyle si recò all’estero nell’ottobre del 1929, avrebbe potuto vedere il film tratto dal suo libro in Germania, in Italia o nei paesi del Benelux. Assistette invece alla prima danese a Copenaghen, che precedette di poco l’uscita del film nel resto della Scandinavia, in Cecoslovacchia, Ungheria e Ucraina. Il suo successo fu tale che la Pathé ne distribuì una versione ridotta per il mercato domestico del 9,5 mm. Nel 1937, infine, i nazisti ne realizzarono un rifacimento, prodotto dalla diva del cinema Anny Ondra. Era questa la versione che Hitler teneva con sé nel suo rifugio di Berchtesgaden.
Perché allora, con tutto questo successo, il film non fu mai distribuito negli Stati Uniti o in Gran Bretagna? Gli americani non lo hanno mai visto perché nell’agosto del 1929, il fatidico anno di uscita del film, le sale americane erano ormai quasi tutte passate al sonoro riducendo quasi a zero il mercato per i film muti, specie per quelli stranieri senza nomi di richiamo. In Gran Bretagna il destino del film fu suggellato dalla decisione della Gainsborough Pictures di girare una versione sonora di The Hound (1931) che, nonostante recensioni non entusiastiche, riuscì a farsi strada nei mercati anglofoni in una misura che sarebbe stata impensabile per il film di Oswald.
Il 35mm dell’archivio di Varsavia è una copia di distribuzione originale in condizioni quasi perfette. Manca purtroppo un rullo, che è stato però in parte integrato con una copia Pathé Baby 9,5 di proprietà di un collezionista di Vienna. Sia la sua generosa proposta di mettere a disposizione la copia sia le discussioni che hanno portato alla collaborazione tra Varsavia e San Francisco sono state fatte tra una proiezione e l’altra durante le Giornate. A quasi novant’anni dall’uscita, il Mastino è stato sguinzagliato ed è pronto a tornare sullo schermo.
Russell Merritt
Il restauro di Der Hund von Baskerville si basa su un nitrato 35mm originale conservato dalla Filmoteka Narodowa di Varsavia con alcune scene mancanti tratte da una copia Pathé-Baby appartenente a Michael Seeber di FILM Verlag. I documenti della censura tedesca hanno fornito l’elenco completo delle didascalie originali che hanno permesso di predisporre una versione del film in lingua originale e che sono poi state tradotte per una seconda versione in inglese. Tuttavia una significativa porzione dei rulli 2 e 3 è ancora mancante. Il gap narrativo è stato colmato con una serie di foto della collezione del Deutsches Filminstitut, con la trama ricavata da un copione finale e dai documenti della censura. Risultato della collaborazione tra la Filmoteka Narodowa– Instytut Audiowizualny e il San Francisco Silent Film Festival, il restauro è stato effettuato grazie al generoso sostegno di Glen Miranker, della Sunrise Foundation for Education and the Arts, di Rick Andersen e di John e Susan Sinnott.
Robert Byrne
regia/dir: Richard Oswald.
scen: Herbert Juttke, Georg C. Klaren; dal romanzo di/based on the novel by Sir Arthur Conan Doyle, The Hound of the Baskervilles, 1902.
photog: Frederik Fuglsang.
scg/des: Gustav Knauer, asst. Willy Schiller.
cast: Carlyle Blackwell (Sherlock Holmes), George Seroff [Serov] (Dr. Watson), Fritz Rasp (Stapleton), Alexander Murski (Lord Charles Baskerville), Livio Pavanelli (Sir Henry Baskerville), Betty Bird (Beryl Stapleton), Jaro Fürth (Dr. Mortimer), Valy Arnheim (Barrymore), Alma Taylor (Mrs. Barrymore), Carla Bartheel (Laura Lyons).
prod: Erda-Film, Berlin.
v.c./censor date: 17.08.1929 (B.23208).
première: 28.08.1929 (Capitol, Berlin).
copia/copy: 35mm, 1486 m. (orig. 2382 m.), 65′ (20 fps); did./titles: ENG.
fonte/source: San Francisco Silent Film Festival.
Restauro/Restored: 2018, San Francisco Silent Film Festival & Filmoteka Narodowa – Instytut Audiowizualny (FINA), Warszawa.