L’ATLANTIDE
(IT: Atlantide)
Jacques Feyder (FR 1921)
L’Atlantide di Jacques Feyder fu salutato come una rivelazione al momento della sua uscita a Parigi nel giugno 1921. L’esotico romanzo del 1919 di Pierre Benoît sulle misteriose avventure di Morhange e Saint-Avit – due legionari che si sono imbattuti nel regno perduto di Atlantis, nel cuore del Sahara, e subiscono l’incantesimo della sua femme fatale Antinea – era stato un travolgente bestseller in libreria. Quella di Feyder fu un’audace scommessa per il suo primo film di grande respiro: bisognava girarlo in luoghi reali.
La pubblicità al film descrisse Feyder come “l’uomo che ha osato”. Il regista e la sua troupe intrapresero una perigliosa lavorazione di ben otto mesi in Algeria, fra i Tuareg del Sahara e sulle montagne di Ahaggar (Hoggar); le scene di interni furono realizzate sotto un enorme tendone nei dintorni di Algeri. Le sontuose scenografie e i magnifici costumi del mondo di Antinea erano a firma di Manuel Orazi, rinomato illustratore, gioielliere e disegnatore di poster in stile art nouveau (anche i magnifici manifesti del film sono opera sua). Ne scaturì uno dei più costosi film francesi dell’epoca, ma anche un successo strepitoso: il film fu proiettato per un anno intero a Parigi, rivelando un intero mondo ai suoi ammaliati spettatori. Louis Delluc ebbe ragione nell’osservare che il vero protagonista del film, già dalle prime inquadrature, era il deserto stesso. La narrazione di L’Atlantide procede con un ritmo sognante, dal lento e implacabile incanto, che esalta il fascino e il mistero del deserto con il suo sole cocente, le sue dune tormentate dal vento, la solitudine delle sue sterminate distese.
Questa storia d’amore così intrisa di atmosfera elevò Feyder al rango dei maggiori registi francesi. La sua lunga e rinomata carriera proseguì con classici quali Visages d’enfants, Thérèse Raquin (purtroppo andato perduto), The Kiss con Greta Garbo, Le Grand Jeu, Pension Mimosas, e La Kermesse héroïque.
La seducente e crudele Antinea – il personaggio tratteggiato da Benoît ricorda chiaramente quello di Ayesha nel romanzo She di H. Rider Haggard, 1887 (una recensione in cui si citarono svariati passaggi che potevano essere stati copiati da quel libro indusse Benoît a intentare causa in tribunale, senza successo) – è interpretata da Stacia Napierkowska, celebre ballerina dell’Opéra Comique e del Folies-Bergère, che era entrata nel mondo del cinema nel 1909. Con lo sguardo di oggi, Napierkowska appare alquanto inadatta al ruolo. Era stata scelta da Feyder come soluzione di ripiego; a quanto pare, lui avrebbe preferito Musidora. Gli altri interpreti sono invece impeccabili, soprattutto Jean Angelo (memorabile nel film di Jean Epstein Les Aventures de Robert Macaire, 1923, e in Monte-Cristo di Henri Fescourt, 1929) nel ruolo dello sventurato Morhange, e Georges Melchior in quello del tormentato Saint-Avit.
L’esotica vicenda di L’Atlantide continuò a esercitare una profonda risonanza negli anni a venire, ispirando numerose storie sulla Legione Straniera, a partire dal romanzo di P. C. Wren Beau Geste (1925) e contribuendo a lanciare – all’indomani della Grande Guerra – un’autentica moda di orientalismo e passione sotto le stelle del deserto; ne è esempio eloquente The Sheik di Edith M. Hull (1919, ristampato nel 1921), un mordace bestseller di incredibile successo che rese immortale Rodolfo Valentino per generazioni di spettatori nella riduzione cinematografica del romanzo. Quanto alla rivelazione in L’Atlantide dello splendore visivo del deserto, nulla di simile fu mai più visto sullo schermo fino all’epico Cinemascope di David Lean in Lawrence of Arabia (1962).
Il film di Feyder fu rifatto da G.W. Pabst nel 1932 in tre versioni sonore: francese (L’Atlantide), tedesca (Die Herrin von Atlantis), e inglese (The Mistress of Atlantis), tutte dominate da Brigitte Helm nel ruolo della perfida regina. Altri adattamenti per il grande schermo includono Siren of Atlantis (Gregg G. Tallas, 1949, co-diretto da Arthur D. Ripley e John Brahm, entrambi non accreditati), con Maria Montez nel ruolo di Antinea, e un film televisivo del 1972 diretto da Jean Kerchbron, con Ludmila Tcherina (quella di Scarpette Rosse) come protagonista. Una co-produzione italo-francese del 1961, L’Atlantide / Antinéa, l’amante della città sepolta (Journey Beneath the Desert in inglese), diretta da Edgar G. Ulmer e Giuseppe Masini ma iniziata da Frank Borzage, con Haya Harareet nel ruolo di Antinea, aggiornò l’ambientazione originale a colpi di elicotteri ed esperimenti nucleari nel Sahara. Una bella differenza dal magnifico e seducente originale di Feyder!
Catherine A. Surowiec
Nota sul restauro: per molti anni L’Atlantide è stato visto solo in bianco e nero, impedendo di apprezzarne la sontuosa bellezza visiva. Feyder utilizzò invece il colore in maniera del tutto consapevole. Nel 1993, il Nederlands Filmmuseum restaurò il film a colori nell’ambito del LUMIERE Project, utilizzando un esemplare olandese in nitrato e una copia di lavoro con didascalie in francese, proveniente dagli Archives du Film del CNC.
Lo spettacolare restauro in 4K presentato per questa occasione è stato realizzato quest’anno nel nuovo laboratorio parigino della Lobster Films, in collaborazione con il CNC, la Cinémathèque française, e l’EYE Filmmuseum, avvalendosi per lo più del negativo originale e del materiale in nitrato utilizzato nella precedente ricostruzione. La proiezione a Pordenone costituisce la prima mondiale di questa versione.
Serge Bromberg
regia/dir: Jacques Feyder.
scen: Jacques Feyder, dal romanzo di/based on the novel by Pierre Benoît (1919).
photog: Georges Specht, Amédée Morin.
scg/des, cost: Manuel Orazi.
cast: Stacia Napierkowska (Antinéa), Jean Angelo (capitano/Capitaine Morhange), Georges Melchior (luogotenente/Lieutenant de Saint-Avit), Marie-Louise Iribe (Tanit-Zerga), André Roanne (luogotenente/Lieutenant Massard), René Lorsay (luogotenente/Lieutenant Ferrières), Génica Missirio (capitano/Capitaine Aymard), Abd-el-Kader Ben-Ali (Cegheïr-ben-Cheik), Mohamed Ben Noui (Bou-Djema), Paul Franceschi (archivista/archivist).
prod: Société Générale pour le Développement National et Commercial de la Cinématographie.
dist: Établissements Louis Aubert.
riprese/filmed: 1920.
première: 04.06/1921 (Gaumont-Palace, Paris).
copia/copy: DCP, 176′ (da/from 35mm: col., tinted/imbibito); did./titles: FRA.
fonte/source: Lobster Films, Paris.
Restauro/Restoration: digital (4K); Lobster Films, con/with CNC, Cinémathèque française, EYE Filmmuseum.