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SPERGIURA!

SPERGIURA!
(US: The False Oath)
Luigi Maggi, Arturo Ambrosio (IT 1909)

Il 1909 fu l’anno della grande corsa agli adattamenti cinematografici del racconto di Balzac “La Grande Bretèche”. Gli italiani lo realizzarono per primi in luglio con Spergiura! subito seguiti dagli americani in settembre (The Sealed Room della Biograph), dai francesi in ottobre (La Grande Bretèche della Pathé), e ancora dagli americani una settimana più tardi (Entombed Alive della Vitagraph). Quest’ultimo è andato perduto, ma la proiezione dei tre film superstiti ci offre una rara opportunità di confrontare stili cinematografici diversi insieme alle peculiarità nazionali dell’adattamento letterario. L’agghiacciante novella, che Edith Wharton definì “il racconto più perfettamente costruito che mai sia stato scritto” è il sogno di ogni drammaturgo: la contessa de Merret ha un amante spagnolo con cui si intrattiene quando il marito è assente. Il conte ritorna all’improvviso, e la moglie nasconde l’amante in uno stanzino. Si sentono dei rumori, il marito si insospettisce, ma la moglie giura che nella sua stanza non c’è nessuno. Non convinto, egli fa murare la porta dello stanzino e costringe la moglie a rimanere con lui nella stanza da letto per venti giorni, fino a quando l’amante, ormai soffocato, non può più fare alcun rumore.
La popolarità di Balzac in Italia era enorme: come scrisse Charles-Augustin Sainte-Beuve, c’era stato un periodo in cui i membri dell’alta società veneziana imitavano deliberatamente i personaggi del romanziere, tanto che “in giro si vedevano solo Rastignac, duchesse di Langeais e duchesse di Maufrigneuse”. L’impatto di “La Grande Bretèche,” pubblicato per la prima volta nel 1831, fu tale che nel 1837 era già apparsa la prima traduzione italiana. L’inquietante tema richiama alla mente dei lettori moderni Edgar Allan Poe, e in particolare “Il barile d’Amontillado”, ma il racconto di Poe apparve solo 15 anni più tardi, nel 1846. Allo sceneggiatore Arrigo Frusta, divoratore di classici sin dall’infanzia, la storia sembrò perfetta per il cinema.
Ingaggiato da Arturo Ambrosio nel 1908, Frusta (1875-1965) era uno sceneggiatore super veloce, dall’inventiva inesauribile. Le sue brevi memorie, pubblicate su Bianco & Nero nel 1952 (n. 7/8), ci offrono un resoconto preziosissimo dei suoi primi anni allo studio. In stile fiorito egli rievoca come affrontò “La Grande Bretèche,” rimodellandolo “con le più feroci situazioni di radcliffiana memoria … Di quel soggetto Ambrosio subito s’era innamorato. Mi volle al suo fianco per discuterne a lungo, combinare quadri e passaggi, scegliere i posti e gli attori, assegnare le parti e curare i più minuti particolari”.
Ambrosio fu così affascinato dalle possibilità offerte dal soggetto, da avviare quella che Frusta definisce una rivoluzione: “Non più raggi di sole e specchiere, dipinti sul fondale, non più finestre e porte a sbieco sulle quinte; ma sale vere, stanze vere, finestre coi vetri, colonne tutt’un pezzo, ammattonati a quadrelli, pavimenti a lustro. E mobili veri, dorati, e tende di seta, e tappeti di costo, un lusso, uno sfoggio mai visti … E prove su prove; e discussioni su discussioni, e bizze e bronci.” Frusta eliminò la narrazione introduttiva di Balzac, per concentrarsi invece sulla storia d’amore tra l’adultera marchesa Bianca Maria (Mary Cléo Tarlarini) e il suo amante, un ufficiale dei dragoni (Alberto A. Capozzi), rappresentata nel grandioso scenario di Villa della Regina a Torino. I registi, Luigi Maggi e lo stesso Ambrosio, costruiscono la tensione alternando le immagini della coppia a quelle del marchese (Maggi), con un’emozionante dissolvenza su quest’ultimo, che galoppa furiosamente lungo un fiume. Nella scena culminante la moglie giura che nello stanzino non c’è nessuno – secondo Frusta “Il tableau (primissimo piano) della mano, che giura, era cosa nuova” – ma quando si rende conto che il suo amante è stato completamente murato, perde i sensi.
Spergiura! fu il primo film distribuito dallo studio nel quadro della nuova “serie d’Oro”, e la reazione della critica fu elettrizzante. Il film conobbe una popolarità tale da essere ridistribuito nel 1914, rimanendo nelle sale per oltre un anno. L’Empire Film Company lo distribuì negli Stati Uniti, con il titolo The False Oath, nella settimana del 6 novembre 1909; lo stesso Ambrosio si mise a disposizione per coadiuvare il marketing. Frusta sfruttò il successo del soggetto pochi mesi dopo, rielaborandolo ulteriormente in La stanza segreta (registi Luigi Maggi, Giuseppe Gray?, 1910), distribuito negli Stati Uniti con il titolo The Room of the Secret.

Jay Weissberg

regia/dir: Luigi Maggi, Arturo Ambrosio.
scen: Arrigo Frusta, dal racconto di/based a short story by Honoré de Balzac (“La Grande Bretèche”, 1831).
photog: Giovanni Vitrotti.
scg/des: Decoroso Bonifanti.
cast: Mary Cléo Tarlarini (Bianca Maria), Alberto A. Capozzi (l’ufficiale dei dragoni/officer of the Dragoons), Luigi Maggi (il marchese di Croixmazeu/Marquis of Croixmazeu), Luigi Bonelli, Mirra Principi.
prod: Ambrosio (Serie d’Oro).
uscita/rel: 16.07.1909.
v.c./censor date: 26.10.1914 (n. 4980; riedizione/reissue).
copia/copy: 35mm, triacetato/triacetate, 225 m. (orig. 253 m.), 12′ (18 fps), col. (imbibito/tinted); didascalie mancanti/intertitles missing.
fonte/source: Museo Nazionale del Cinema, Torino.

Restauro/Restoration: giugno/June 2009; Cineteca del Comune di Bologna, Museo Nazionale del Cinema, Deutsche Kinemathek, presso il laboratorio/at the laboratory L’Immagine Ritrovata, a partire da un positivo nitrato della/from a nitrate print held by the Deutsche Kinemathek.