UN RAYON DE SOLEIL
(Un raggio di sole)
[Henri Gambart] (FR 1912)
È una tiepida giornata di sole. Un vecchio artritico, su sollecito degli affettuosi familiari, esce per una passeggiata in carrozzina, accompagnato da un inserviente poco affidabile. Quest’ultimo infatti, incontrato per caso un amico, “parcheggia” senza remore il suo assistito accanto a una panchina per recarsi allegramente al bistrò più vicino dove, naturalmente, lui e il compagno non lesineranno sulle bottiglie di vino.
Rimasto solo, l’anziano signore, fino a quel momento immobile e assai poco reattivo, mostra insperati segni di ripresa grazie all’esposizione ai raggi del sole e, soprattutto, alla vicinanza di una bella sconosciuta che sceglie proprio la panchina accanto a lui per concedersi un momento di lettura. L’effetto di questa combinazione di stimoli piacevoli è tanto efficace da avere la meglio sui dolori delle ossa: alzatosi dalla sua sedia e preso posto accanto alla ragazza, il vecchio si riscopre galante, lanciandosi in un incalzante corteggiamento peraltro accolto senza troppo dispiacere. Al rientro a casa le parti si sono invertite: sarà l’ex invalido, ben ritto sulle sue gambe, a spingere la carrozzina su cui giace riverso il suo supposto assistente, completamente ubriaco. Questa è almeno la storia raccontata dalle uniche copie del film di cui a oggi il catalogo Fiaf segnala l’esistenza: il restauro del CNC e la versione 28mm da cui è tratta la copia digitale presentata al festival.
La sceneggiatura conservata alla Bibliothèque Nationale de France, tuttavia, oltre a offrire un’utile verifica alla datazione e all’attribuzione del film a Gambart, rivela un interessate retroscena: nella prima stesura del film l’effetto quasi taumaturgico che rivitalizza l’anziano protagonista, oltre che al sole e alla grazia muliebre, era dovuto soprattutto a un bicchiere di rhum annacquato che l’accompagnatore gaudente gli faceva portare dal cameriere del bar. Proposta alcolica avanzata in seguito al commento opposto dal vecchio all’offerta di un primo bicchier d’acqua senza correzione, giudicato “insapore”. Che questa scena sia stata non solo scritta ma anche girata e che la scelta di sopprimerla (sempre che si sia trattato di una scelta volontaria) sia avvenuta in fase di montaggio lo dimostra un’osservazione attenta della versione sopravvissuta, in cui possiamo notare come, nella ripresa che segue la scena all’interno del bistrò, prima ancora che la bella ragazza si sieda accanto a lui, l’invalido si asciughi i baffi con la mano, presentandosi fin da subito decisamente vigile e soddisfatto rispetto alle inquadrature precedenti.
Sui motivi per cui nelle copie conosciute si sia scelto di negare al protagonista il rhum rivitalizzante, possiamo fare solo delle ipotesi: la più probabile è che, malgrado la chiave satirica del racconto, la celebrazione del consumo di alcolici come magico rimedio ai mali della vecchiaia sia stata giudicata moralmente discutibile. Se nella prima versione il finale giocava dunque sul contrasto tra gli opposti effetti prodotti dall’alcol sui due protagonisti, nella versione qui presentata la chiusa appare forse meno comica ma più poetica (e moralmente ineccepibile): per godersi davvero la vita bastano la gentilezza di una bella ragazza e un raggio di sole.
Stella Dagna
regia/dir: [Henri Gambart].
prod: Pathé Frères.
copia/copy: DCP, 5’23” (da/from 28mm, 71 m., 18 fps); didascalie mancanti/intertitles missing.
fonte/source: Museo Nazionale del Cinema, Torino; Cinémathèque de Toulouse; Cinémathèque de Nouvelle-Aquitaine, Limoges.