gcm – Le Giornate del Cinema Muto http://www.giornatedelcinemamuto.it/en Wed, 26 Feb 2020 08:32:42 +0000 en-US hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.2.6 LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO PIANGONO DIANA SERRA CARY http://www.giornatedelcinemamuto.it/en/le-giornate-del-cinema-muto-piangono-diana-serra-cary/ Wed, 26 Feb 2020 08:32:00 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=18693 UNIVERSALMENTE NOTA COME “BABY PEGGY”, L’ULTIMA STAR DEL CINEMA MUTO È MORTA IN CALIFORNIA A 101 ANNI DAL 2004 AL 2006 ERA STATA OSPITE DEL FESTIVAL L’ultima stella della Hollywood ai tempi del cinema muto, Diana Serra Cary, l’ex bambina prodigio universalmente nota con il nome di Baby Peggy, nata il 29 ottobre 1918 come […]

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UNIVERSALMENTE NOTA COME “BABY PEGGY”, L’ULTIMA STAR DEL CINEMA MUTO È MORTA IN CALIFORNIA A 101 ANNI
DAL 2004 AL 2006 ERA STATA OSPITE DEL FESTIVAL

L’ultima stella della Hollywood ai tempi del cinema muto, Diana Serra Cary, l’ex bambina prodigio universalmente nota con il nome di Baby Peggy, nata il 29 ottobre 1918 come Peggy Jean Montgomery, si è spenta lunedì 24 febbraio a Gustine, in California, all’età di 101 anni.

Diana Serra Cary è stata ripetutamente celebrata alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, che oggi la piangono con le parole del direttore Jay Weissberg: “Come Baby Peggy è stata una deliziosa piccola star dotata di un prodigioso senso della comicità e dei tempi comici, come Diana un’amica e mentore capace di superare difficoltà inimmaginabili mantenendo immutati il suo spirito e il calore umano. Lascia un grande vuoto ma la sua eredità è al sicuro e le Giornate continueranno a celebrare i doni che ci ha lasciato.”

Diana Serra Cary – Baby Peggy fu ospite e musa per tre edizioni consecutive delle Giornate del Cinema Muto, ­­negli anni in cui il festival era “in trasferta” a Sacile. Nel 2004 le fu reso  omaggio con una medaglia e la presentazione al Teatro Zancanaro di due dei suoi film più famosi, entrambi del 1924: Captain January (Capitan gennaio), il cui remake in versione musical avrebbe portato al successo alcuni anni più tardi la più famosa star bambina di sempre, Shirley Temple; e Helen’s Babies, in cui recita a fianco di Clara Bow. In quell’occasione Diana Serra Cary presentò anche due libri: l’autobiografia What Ever Happened to Baby Peggy (1996) e Jackie Coogan, The World’s Boy King (2003), biografia del mitico “monello” chapliniano, con cui condivise l’esperienza straordinaria e per molti versi traumatica di piccola star.

“La stella indiscussa dell’edizione 2004”, come la definì l’allora direttore David Robinson, tornò alle Giornate nel 2005 per presentare una retrospettiva sulle maggiori star bambine della Hollywood degli anni ’20, ovvero gli stessi Jackie Coogan e Baby Peggy; e poi ancora nel 2006, ormai quasi novantenne, per assistere alla proiezione di un suo film a lungo ritenuto perduto, Peg o’ the Mounted (1923), girato da Alfred Goulding nel 1923 nel Yosemite Park, e ritrovato ad Amsterdam.

Nel corso degli anni le Giornate hanno proiettato una ventina di titoli con Baby Peggy, i primi nella storica retrospettiva del 2002 “Funny Ladies”, che celebrava la comicità al femminile, fino all’incantevole Our Pet (1924) di Herman C. Raymaker, presentato nel 2018, in occasione del centenario della star, nella serata di apertura della 37a edizione. Nel 2011 fu la volta del documentario di Vera Iwerebor Baby Peggy: The Elephant in the Room. Fra i titoli con Baby Peggy passati sugli schermi delle Giornate anche The Clean Up (1921), Little Rascal (1922), The Kid Reporter (1923) e Carmen Jr. (1924), quest’ultimo presentato nel 2008 e riproposto nell’ultima edizione, lo scorso ottobre, con l’accompagnamento dei musicisti in erba di “A colpi di note”, dei quali Baby Peggy è la beniamina.

Approdata casualmente al cinema a soli 19 mesi, nel 1924 Baby Peggy era già comparsa in 150 cortometraggi (la maggior parte dei quali sono purtroppo perduti) rivelando, precocissima, le eccezionali doti comiche che ebbe modo di sfoggiare anche in alcuni lungometraggi (fra cui Captain January). La sua incredibile carriera cinematografica è tutta iscritta nell’arco della sua infanzia e prima adolescenza. Le posizioni molto critiche, espresse in più occasioni, sul fenomeno dei bambini prodigio sono il risultato di un’esperienza personale dolorosa, emblematica della storia di tante star bambine – incluso l’amico Jackie – sfruttate economicamente dalla famiglia e, di fatto, private dell’infanzia. A partire dagli anni Settanta coltivò la passione del cinema come spettatrice e scrittrice, lavorando come giornalista, pubblicando numerosi libri e riuscendo infine a fare pace con i ricordi che per tanti anni l’avevano tormentata. Ha pubblicato il suo ultimo libro, The Drowning of the Moon, a 99 anni.

foto: Diana Serra Cary alle Giornate del Cinema Muto nel 2004 (fotografia di Paolo Jacob)

 

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CARTA BIANCA ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO AL CONVEGNO INTERNAZIONALE DELL’UNIVERSITÀ CA’ FOSCARI DI VENEZIA SUI FESTIVAL CINEMATOGRAFICI http://www.giornatedelcinemamuto.it/en/carta-bianca-alle-giornate-del-cinema-muto-al-convegno-internazionale-delluniversita-ca-foscari-di-venezia-sui-festival-cinematografici/ Tue, 11 Feb 2020 20:04:09 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=18687 IL DIRETTORE JAY WEISSBERG IN DIALOGO CON CARLO MONTANARO E PROIEZIONI DI FILM CON ACCOMPAGNAMENTO MUSICALE DAL VIVO Saranno le Giornate del Cinema Muto di Pordenone a chiudere, mercoledì 12 febbraio alle 20.45 al Teatro Ca’ Foscari a Santa Marta, la due giorni veneziana sul cinema e i festival “Reframing Film Festivals: Histories, Economies, Cultures”, […]

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IL DIRETTORE JAY WEISSBERG IN DIALOGO CON CARLO MONTANARO
E PROIEZIONI DI FILM CON ACCOMPAGNAMENTO MUSICALE DAL VIVO

Saranno le Giornate del Cinema Muto di Pordenone a chiudere, mercoledì 12 febbraio alle 20.45 al Teatro Ca’ Foscari a Santa Marta, la due giorni veneziana sul cinema e i festival Reframing Film Festivals: Histories, Economies, Cultures, convegno organizzato dal Dottorato internazionale in ‘Storia delle arti’ e dal Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia insieme al Dipartimento di Lettere, Lingue, Arti. Italianistica e Culture comparate dell’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’.

Con il titolo “Carta bianca a…”, la serata – che segue quella a cura del direttore della Mostra di Venezia Alberto Barbera – propone visioni, racconti e approfondimenti con il direttore delle Giornate del Cinema Muto Jay Weissberg in dialogo con Carlo Montanaro, socio fondatore del festival e responsabile delle proiezioni. A rappresentare la grande varietà di generi che ogni anno trova spazio a Pordenone, si vedranno alcuni cortometraggi italiani, francesi e tedeschi, dal 1906 agli Anni Venti, selezionati da Weissberg e provenienti dall’EYE Filmmuseum di Amsterdam: due panorami a colori di Venezia, un film di danza, un melodramma italiano con la diva Pina Menichelli, un cinegiornale sulla moda e una comica con la ragazzina terribile Léontine dalla sezione delle “Nasty Women”, protagoniste alle Giornate nel 2017 e nel 2019. L’accompagnamento musicale dal vivo è a cura del Maestro Giacomo Franzoso. La serata è organizzata in collaborazione con Science Gallery Venice in occasione della mostra ‘Illusion: Nothing is as it seems’.

Il convegno, che avrà una seconda parte in Puglia il 25 e 26 marzo, è una delle prime esperienze di studio e approfondimento sui festival cinematografici (quasi ottomila in tutto il mondo, raddoppiati negli ultimi dieci anni) che si tiene in Italia e coinvolge oltre un centinaio di storici, critici e docenti di cinema da università nazionali ed estere. Le Giornate del Cinema Muto sono al centro anche dell’intervento di Giuliana Muscio dell’Università di Padova e collaboratrice del festival, in programma in mattinata nella sede centrale di Ca’ Foscari nell’ambito della conferenza “Film Festivals: Origins and Histories 1”.

Nella foto il direttore delle Giornate del Cinema Muto Jay Weissberg.
Fotografia di Valerio Greco.

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LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE PREMIATE COME MIGLIOR FESTIVAL DI CINEMA MUTO DAL BLOG SILENT LONDON http://www.giornatedelcinemamuto.it/en/le-giornate-del-cinema-muto-di-pordenone-premiate-come-miglior-festival-di-cinema-muto-dal-blog-silent-london/ Sun, 05 Jan 2020 17:14:27 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=18678 RICONOSCIMENTI ANCHE NELLA SEZIONE DEGLI EVENTI ORCHESTRALI PER THE LODGER DI ALFRED HITCHCOCK E OBLOMOK IMPERII, CON LE PARTITURE ESEGUITE DALL’ORCHESTRA SAN MARCO DI PORDENONE Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone si sono aggiudicate il titolo di Miglior festival di cinema muto del 2019, confermandosi ancora una volta la manifestazione più amata dagli studiosi […]

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RICONOSCIMENTI ANCHE NELLA SEZIONE DEGLI EVENTI ORCHESTRALI PER THE LODGER DI ALFRED HITCHCOCK E OBLOMOK IMPERII, CON LE PARTITURE ESEGUITE DALL’ORCHESTRA SAN MARCO DI PORDENONE


Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone si sono aggiudicate il titolo di Miglior festival di cinema muto del 2019, confermandosi ancora una volta la manifestazione più amata dagli studiosi e appassionati di cinema muto che partecipano al sondaggio annuale del blog britannico Silent London. L’ideatrice e curatrice del blog, la giornalista londinese Pamela Hutchinson, ha pubblicato i risultati del sondaggio a inizio gennaio 2020 congratulandosi con il direttore del festival Jay Weissberg e con tutto lo staff.

Le buone notizie non finiscono qui, perché le Giornate del Cinema Muto sono risultate vincitrici anche nella categoria degli eventi orchestrali, con The Lodger: A Story of the London Fog di Alfred Hitchcock, che ha chiuso la 38a edizione lo scorso ottobre: una medagli a d’oro da condividere con il musicista Neil Brand, autore della partitura, con il direttore d’orchestra Ben Palmer e con l’Orchestra San Marco di Pordenone, a cui il festival affida regolarmente gli accompagnamenti speciali con l’orchestra. Una collaborazione decisamente felice, come conferma anche la menzione d’onore conquistata grazie all’alto numero di preferenze da Oblomok imperii (Un frammento d’impero) di Fridrikh Ermler, l’evento musicale di metà settimana che ha visto la stessa Orchestra, questa volta con la direzione di Günter Buchwald, impegnata nell’esecuzione della partitura originale di Vladimir Deshevov.

Si segnalano infine i due riconoscimenti ottenuti, sebbene nell’ambito di altre manifestazioni, da Stephen Horne, da molti anni nella squadra dei musicisti delle Giornate del Cinema Muto. Il suo accompagnamento di The Phantom of the Moulin Rouge di René Clair eseguito al British Silent Film Festival di Leicester con Elizabeth-Jane Baldry (arpista che più volte si è esibita a Pordenone) è stato premiato con la medaglia d’oro (a pari merito). Horne ha vinto anche con l’accompagnamento per piano solo del film ceco Tonka Sibenice di Karl Anton che ha eseguito al San Francisco Silent Film Festival e al Cinema Phoenix di Londra.

I risultati del sondaggio con i vincitori di tutte le categorie sono consultabili sul sito Silent London, a questo link:
https://silentlondon.co.uk/2020/01/04/the-silent-london-poll-of-2019-the-winners/

 

Foto: Valerio Greco

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STATI UNITI E FRANCIA LE PROSSIME TAPPE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO http://www.giornatedelcinemamuto.it/en/stati-uniti-e-francia-le-prossime-tappe-delle-giornate-del-cinema-muto/ Wed, 30 Oct 2019 13:05:13 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=18664 DAL 31 OTTOBRE, UNA SELEZIONE DI FILM DALLA 38ª EDIZIONE, DA POCO CONCLUSA A PORDENONE, SARÀ PRESENTATA ALL’INDIANA UNIVERSITY DI BLOOMINGTON E, DAL 5 NOVEMBRE, ALLA FONDATION JÉRÔME SEYDOUX-PATHÉ DI PARIGI. “Fondate nel 1982, le Giornate del Cinema Muto sono considerate il festival internazionale di cinema muto più importante al mondo e si svolgono ogni […]

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DAL 31 OTTOBRE, UNA SELEZIONE DI FILM DALLA 38ª EDIZIONE, DA POCO CONCLUSA A PORDENONE, SARÀ PRESENTATA ALL’INDIANA UNIVERSITY DI BLOOMINGTON
E, DAL 5 NOVEMBRE, ALLA FONDATION JÉRÔME SEYDOUX-PATHÉ DI PARIGI.

“Fondate nel 1982, le Giornate del Cinema Muto sono considerate il festival internazionale di cinema muto più importante al mondo e si svolgono ogni anno a Pordenone, nel nord Italia.” Non è un’autocelebrazione ma quanto si legge sul sito dell’Indiana University, che a partire da giovedì 31 ottobre proporrà nella sua sede principale, a Bloomington, sugli schermi dell’IU Cinema, una selezione dei titoli presentati nel corso della 38a edizione delle Giornate del Cinema Muto, conclusasi a Pordenone il 12 ottobre.

Le Giornate continuano dunque a viaggiare e a portare, oltre ai film, il nome di Pordenone nel mondo. Il legame del festival con gli Stati Uniti è particolarmente forte e di lunga data, basti pensare al contributo imprescindibile degli archivi americani alla realizzazione di ogni edizione, alla collaborazione con il San Francisco Silent Film Festival o al Pordenone Silent Film Weekend, che per anni si è tenuto a New York, alla Brooklyn Academy of Music. È però una novità assoluta la collaborazione con l’Indiana University, fortemente voluta dal direttore del festival Jay Weissberg, in volo verso Bloomington per presentare il programma che ha curato insieme a Rachael Stoeltje, Laura Horak, Maggie Hennefeld, e Jon Vickers.

Per gli studenti dell’Università dell’Indiana, che si appresta a celebrare nel 2020 il suo bicentenario, e per il pubblico americano saranno proiettati, sempre con accompagnamento musicale dal vivo, la  commedia Universal con Reginald Denny What Happened to Jones (1926) di William A. Seiter, che aveva entusiasmato gli spettatori sia allo Zancanaro di Sacile in pre-apertura di festival sia al Teatro Verdi di Pordenone; lo spettacolare Joan the Woman (Giovanna d’Arco, 1916) di Cecil B. DeMille, con la famosa cantante lirica Geraldine Farrar; Sally, Irene and Mary (1925), il film MGM di Edmund Goulding, con una giovane Joan Crawford, recentemente restaurato dal George Eastman Museum di Rochester; i cortometraggi comici con le ormai famose “Nasty Women”, ovvero le “donne cattive”, personaggi deliziosamente anarcoidi che amano portare sconquasso nelle convenzioni di genere; e The Lodger (1927) di Alfred Hitchcock, che ha chiuso le Giornate 2019 con l’accompagnamento orchestrale.

Quasi in contemporanea, nella capitale francese, a partire da martedì 5 novembre alla Fondation Jérôme Seydoux-Pathé si terrà per il secondo anno “Le Giornate del Cinema Muto à Paris”. Nella presentazione Weissberg scrive che il festival di Pordenone e la Fondation Seydoux-Pathé “condividono l’obiettivo di esplorare il patrimonio cinematografico muto in tutti i suoi aspetti, da quelli più conosciuti ai più inattesi, e di assicurare che i film siano presentati al pubblico nelle migliori condizioni possibili.”

Le due rassegne, americana e francese, hanno in comune la serie delle “Nasty Women”, molte delle quali sono a ben vedere delle “méchantes femmes”, ovvero le francesi Léontine, Zoé, Cunégonde e Rosalie. I cortometraggi della serie di Léontine saranno presentati per la prima volta oltralpe, dopo Pordenone, nella versione restaurata in 4K dalla stessa Fondation Seydoux-Pathé. Il film con Joan Crawford è un altro punto di contatto con il programma statunitense mentre faranno parte esclusiva della rassegna parigina cinque titoli di e con William S. Hart, fra cui The Aryan (1916), recentemente ritrovato a Buenos Aires, e il ricostruito The Gunfighter (1917), uno dei titoli fondamentali nella carriera dell’attore e regista western, a cui le Giornate hanno dedicato quest’anno una personale. Ci sarà anche Mario Bonnard con uno dei film che l’attore e regista italiano ha girato in Germania, Das letzte Souper (La tragedia dell’Opera), del 1928, con un cast internazionale che comprende l’attore tedesco Heinrich George, la diva italiana Marcella Albani e il francese Jean Bradin.

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CONCLUSA L’EDIZIONE 2019 DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE http://www.giornatedelcinemamuto.it/en/conclusa-ledizione-2019-delle-giornate-del-cinema-muto-di-pordenone/ Sun, 13 Oct 2019 06:00:38 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=18628 SI CONFERMANO IL CONSENSO DEL PUBBLICO E DEGLI ACCREDITATI E IL VALORE DELLA PROPOSTA CULTURALE LE ANTICIPAZIONI DEL DIRETTORE PER IL 2020 Con un bilancio molto positivo per quanto riguarda le presenze degli accreditati e del pubblico si chiude a Pordenone la 38a edizione delle Giornate del Cinema Muto, che oggi alle 16.30 propone insieme […]

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SI CONFERMANO IL CONSENSO DEL PUBBLICO E DEGLI ACCREDITATI
E IL VALORE DELLA PROPOSTA CULTURALE

LE ANTICIPAZIONI DEL DIRETTORE PER IL 2020


Con un bilancio molto positivo per quanto riguarda le presenze degli accreditati e del pubblico si chiude a Pordenone la 38a edizione delle Giornate del Cinema Muto, che oggi alle 16.30 propone insieme al Teatro Verdi, che lo ha inserito nel proprio programma, la replica dell’evento di apertura, The Kid (Il monello) di Charlie Chaplin, accompagnato dall’Orchestra San Marco di Pordenone diretta da Günter Buchwald.

Il direttore Jay Weissberg, per il quarto anno al timone del festival, si è dichiarato soddisfatto del risultato artistico, soprattutto considerando il favore e l’interesse che hanno suscitato le retrospettive di William S. Hart e di Reginald Denny. La prima perché ha permesso di capire il successo di un personaggio che aveva modellato su di sé il primo western e la cui popolarità aveva varcato ogni frontiera al punto da ipotizzare un’influenza della sua recitazione anche sul cinema giapponese. Reginald Denny, che i più ricordavano come brillante caratterista delle commedie sonore dagli anni Trenta in poi, è stato riscoperto come protagonista assoluto della Universal nella metà degli anni Venti, con una comicità del tutto personale che bilanciava il lato slapstick con uno humour più sofisticato dovuto alla sua formazione e origine britannica. Denny non è stato solo un protagonista nel cinema ma un personaggio eclettico soprattutto per il suo interesse per l’aeronautica, come ha raccontato la nipote Kimberly Pucci, ospite speciale per tutta la durata del festival, nel libro Prince of Drones (principe dei droni) presentato a Pordenone.
Anche nel 2019 sono state applaudite le “Nasty Women”, che hanno portato oltre al caos e al disordine sullo schermo anche una nota politica in quanto antesignane di un movimento femminista che rovesciava gli schemi tradizionali di potere uomo-donna. Molti dei cortometraggi visti sullo schermo del Verdi saranno presto riuniti in un dvd a cura degli archivi da cui provengono i film.

Anche il direttore, come già il presidente Livio Jacob, ha sottolineato la difficoltà di allestire un programma all’altezza delle aspettative con una riduzione significativa dei contributi economici rispetto agli anni scorsi.

Come sempre, alla base del programma vi è la collaborazione di tante personalità, una cinquantina fra archivisti e studiosi che hanno curato alcune sezioni e redatto le schede del catalogo, mai così “monumentale” (326 pagine), e il supporto di 48 cineteche e altre istituzioni nazionali e internazionali che hanno prestato i film, come Museo Nazionale del Cinema di Torino, Cineteca Italiana di Milano, CSC-Cineteca Nazionale, Cineteca di Bologna, Library of Congress, George Eastman Museum, San Francisco Silent Film Festival, EYE Filmmuseum, British Film Institute, Lobster Films, National Film Center of Japan, China Film Archive, Národní Filmový Archiv, NBC Universal, gli archivi nazionali dei paesi scandinavi e molti altri. Grazie a loro sono passati sullo schermo del Verdi 222 titoli, un record nonostante l’ultimo film in programma, Anschlub Um Mitternacht [Fante di cuori] di Mario Bonnard, proveniente dal Gosfilmofond, sia rimasto bloccato presso l’ambasciata italiana a Mosca.

Un ruolo fondamentale come sempre lo ha avuto la musica di accompagnamento eseguita sia da singoli musicisti che da gruppi e orchestre. In particolare si segnala l’importante recupero della partitura originale di Vladimir Deshevov per il film sovietico Un frammento d’impero eseguita dall’Orchestra San Marco di Pordenone, con la quale ormai il festival ha stabilito un rapporto duraturo e fruttuoso. Sempre nell’ambito degli eventi musicali, da sottolineare il successo del Monello (The Kid), con la partitura composta dallo stesso Chaplin e riarrangiata da Timothy Brock che ne è stato anche il direttore nella serata inaugurale, mentre per la replica la bacchetta è passata a Günter Buchwald, uno dei collaboratori più fedeli delle Giornate, protagonista in questa edizione anche nell’accompagnamento del film Gardiens de phare, dove si è addirittura sdoppiato fra il pianoforte e il violino. Un musicista molto apprezzato a livello internazionale, seppure giovane, che invece non si era ancora esibito alle Giornate è il britannico Ben Palmer, chiamato a dirigere, in chiusura di festival, la partitura che Neil Brand ha composto per The Lodger di Alfred Hitchcock. Finora si sono fatti i nomi di musicisti stranieri, e naturalmente ricordiamo che per tutte le proiezioni c’è una collaudata schiera di professionisti, provenienti da diversi Paesi, che da anni presta la propria collaborazione per il commento musicale; ma c’è da registrare con soddisfazione il consolidamento del rapporto con ensemble di musicisti “locali” come la Zerorchestra, che anche al di fuori delle Giornate porta in tournée dei progetti legati al cinema muto, e il Conservatorio Tartini di Trieste. Senza dimenticare “A colpi di note”, che avvicina ed educa i giovanissimi delle scuole medie a conoscere e amare la musica e il cinema e che li rende protagonisti di un pomeriggio musicale.

Anche quest’anno uno degli eventi più apprezzati è stata la performance attorial-musicale del benshi Ichiro Kataoka e di un piccolo gruppo di strumentisti giapponesi. Bisogna ricordare che questa antica arte di narrazione, in cui un attore dava voce a tutti i protagonisti del film muto, è quasi scomparsa e Pordenone è uno dei pochi luoghi nel mondo al di fuori del Giappone in cui è possibile assistere a questo spettacolo.

Soddisfazione anche agli stand di FilmFair, alle Pordenone Masterclasses e agli incontri del Collegium, sempre molto frequentati.

Per quanto riguarda il 2020 – la 39a edizione si svolgerà dal 3 al 10 ottobre –  il direttore Jay Weissberg anticipa  che sicuramente ci sarà una ripresa del focus su Suzanne Grandais, l’attrice francese dalla carriera e dalla vita brevissima di cui sono stati presentati quest’anno solo pochi film, e una retrospettiva sulla Ruritania, immaginario Paese europeo identificabile nei Balcani, luogo di esotismo e mistero, di femme fatale e di avventura. Anche in questo caso è prevista una collaborazione con molti archivi internazionali e una presenza nella rassegna anche di titoli italiani. Weissberg ha rimarcato con soddisfazione la centralità e il prestigio che le Giornate del Cinema Muto continuano ad avere nel mondo, considerato anche il fatto che negli anni sono sorte iniziative simili in diversi Paesi, dal San Francisco Silent Film Festival all’International Istanbul Silent Cinema Days. Per tutti questi festival, però, Pordenone rappresenta il punto di riferimento.

Nel frattempo, già a novembre prosegue la collaborazione delle Giornate del Cinema Muto con la Fondation Jérôme Seydoux-Pathé, che per il secondo anno consecutivo organizzerà “Pordenone à Paris”, un evento di due settimane che ripropone nella capitale francese una selezione di film passati al festival. A questo si aggiunge un altro evento che le Giornate co-organizzano negli Stati Uniti, presso la Indiana University a Bloomington (sede di parte dell’archivio di Orson Welles nonché importante archivio di film amatoriali), che pure presenterà una selezione di film di questa edizione del festival abbinati a seminari per studenti e pubblico.

Venendo ai numeri, gli accreditati anche quest’anno hanno superato il migliaio. Aumenta l’internazionalità del pubblico, con gli stranieri a formare il 60% e gli italiani il 40%. Fra coloro che arrivano da più lontano, 15 canadesi, 6 australiani, 8 giapponesi, 5 brasiliani, 6 messicani. Un incremento si è registrato fra i donor, ovvero i sostenitori speciali del festival passati a 218. Sold out, come d’abitudine, nelle serate di apertura e di chiusura, rispettivamente con The Kid di Chaplin e The Lodger di Hitchcock accompagnati dall’orchestra. Grande affluenza in tutti gli ordini di posto fino in terza galleria lo hanno registrato le serate di martedì 8 ottobre con la prima mondiale del restauro di Duck Soup con Stanlio e Ollio seguito da Beverly of Graustark (Il principe azzurro) di Sidney Franklin, con la sempre magnifica Marion Davies; l’evento orchestrale (il terzo) di mercoledì 9 ottobre, il capolavoro sovietico Oblomok imperii (Un frammento d’impero) di Fridrikh Ermler; la serata di venerdì 11 con l’assegnazione del Premio Jean Mitry e la proiezione di Sally, Irene and Mary, con Joan Crawford, accompagnato al pianoforte da un ensemble di musicisti capitanati da Donald Sosin.
Senza dimenticare il favore dimostrato dal pubblico di Sacile, nella preapertura di venerdì 4 ottobre, per What Happened To Jones con Reginald Denny, accompagnato dal vivo dai musicisti della Zerorchestra diretti da Juri Dal Dan.

Aumenta ancora la presenza delle Giornate del Cinema Muto sui social. Il pubblico della pagina Facebook nel periodo 13 settembre – 10 ottobre 2019 ha raggiunto oltre 80.000 profili unici e la pagina ha registrato 1.000 like in più rispetto all’anno precedente. Il numero dei follower su Instagram ammonta a 1521 (30% in più dell’anno scorso). Molto seguito il profilo Flickr, che dal 2011 ha raccolto quasi 10.000 foto del festival con un totale di 2 milioni di visualizzazioni.

 

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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L’URLO DI HITCHCOCK http://www.giornatedelcinemamuto.it/en/lurlo-di-hitchcock/ Sat, 12 Oct 2019 06:12:24 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=18603 THE LODGER DEL MAESTRO DEL BRIVIDO CHIUDE CON L’ACCOMPAGNAMENTO ORCHESTRALE LA 38a EDIZIONE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE WILLIAM S. HART E REGINALD DENNY FRA GLI ALTRI PROTAGONISTI DELLA GIORNATA Un grande film e un grande maestro del cinema per chiudere, sabato 12 ottobre alle ore 20.30, al Teatro Verdi di Pordenone, la […]

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THE LODGER DEL MAESTRO DEL BRIVIDO CHIUDE CON L’ACCOMPAGNAMENTO ORCHESTRALE LA 38a EDIZIONE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE

WILLIAM S. HART E REGINALD DENNY FRA GLI ALTRI PROTAGONISTI DELLA GIORNATA


Un grande film e un grande maestro del cinema per chiudere, sabato 12 ottobre alle ore 20.30, al Teatro Verdi di Pordenone, la 38a edizione del Giornate del Cinema Muto. The Lodger – A Story of the London Fog del 1927, tratto dall’omonimo romanzo di Mrs. Belloc Lowndes, è il terzo film (il secondo tra quelli a noi pervenuti) di Alfred Hitchcock e certamente quello in cui già si manifestano stile e tematiche che saranno presenti in tutta l’opera del regista, di cui quest’anno ricorrere il centoventesimo anniversario della nascita. L’immagine iniziale è il primo piano di una giovane donna che urla, un urlo ovviamente muto che per questo risulta essere come strozzato e trasmette ancora più terrore e inquietudine. I temi della violenza maschile, della sessualità contorta, della manipolazione dell’opinione pubblica, dell’uomo sbagliato, sono tutti presenti in The Lodger, che a Pordenone viene presentato nel restauro realizzato dal BFI in collaborazione con ITV Studios Global Entertainment e Park Circus Films.
Hitchcock nasce in una famiglia cattolica, i suoi genitori avevano un negozio di frutta e verdura a Londra e la sua educazione fu piuttosto severa. Molti anni dopo, nella celebre intervista a François Truffaut, racconterà di essere stato mandato dal padre, quando aveva cinque o sei anni, al commissariato di polizia del quartiere con una lettera, e il poliziotto, dopo averla letta, lo mise in cella per cinque o dieci minuti commentando “ecco che cosa si fa ai bambini cattivi”, “ma io, concluse Hitchcock, non ho la mia minima idea di cosa avessi fatto.”
In famiglia fu comunque trasmessa al piccolo Alfred una grande passione per il teatro, il cinema e la lettura. Inoltre dimostrò una predisposizione per il disegno che, dopo una serie di varie esperienze lavorative, lo aiuta anche a trovare un impiego come disegnatore di titoli e didascalie presso la Famous Players-Lasky Studios, una società anglo americana (la futura Paramount). La fortuna di Hitchcock avviene però con il passaggio alla Gainsborough Pictures di Michael Balcon, il più importante produttore britannico dagli anni Venti agli anni Cinquanta, che dimostrò subito di avere una grande fiducia in lui, assegnandogli diversi ruoli (aiuto regista, sceneggiatore, montatore) e mandandolo anche in Germania sui set de L’ultima risata di Murnau e de I Nibelunghi di Lang, dove Hitchcock assorbì la lezione del cinema espressionista che troviamo anche in The Lodger. Altre figure importanti del cast del film sono lo sceneggiatore Eliot Stannard, che, da solo o con altri, collaborò con Hitchcock in tutto il periodo del muto, e soprattutto Alma Reville, l’aiuto regista che diventò la moglie di Hitchcock proprio durante la lavorazione di The Lodger. Da ricordare anche il montatore Ivor Montagu, un intellettuale che ebbe un ruolo notevole nella diffusione della cultura cinematografica in Gran Bretagna. Montagu, di origine aristocratica, era anche un’attivista politico comunista (nel 1959 vinse il premio Lenin per la pace), un documentarista (nel 1936 vinse l’Oscar per il miglior cortometraggio novità) e un collaboratore di Eisenstein e Pudovkin. Ben più importante per The Lodger è il contributo dell’altro Ivor, il protagonista Ivor Novello. Novello era l’attore britannico più popolare in quegli anni, utilizzato generalmente in ruoli che ne mettevano in risalto la classe, l’eleganza e il bell’aspetto. Merito di Hitchcock è stato anche quello di aver messo in risalto la capacità di Novello di dar vita ad un personaggio così diverso da quelli che finora lo avevano contraddistinto. The Lodger è il film di Hitchcock più legato ai suoi ricordi londinesi, che ritroverà molto più tardi, nel 1972, in Frenzy, il suo penultimo film.
La partitura di Neil Brand originariamente per dodici elementi, per la proiezione delle Giornate è stata allargata a comprendere altri strumenti. A dirigerla è Ben Palmer alla testa dell’Orchestra San Marco di Pordenone. Palmer è stato assistente di grandi direttori quali Sir Roger Norrington e Bernard Haitink ed è oggi uno tra i migliori musicisti specializzati nell’accompagnamento di musiche da film.

Ultime proiezioni, alle 14, per il ciclo di William S. Hart con la proiezione di Keno Bates, Liar del 1915 e per lo slapstick europeo con focus su Charlie Rivel, il Chaplin spagnolo, e il famosissimo clown Grock.

L’ultima puntata della serie americana The Great Gamble viene proiettata la mattina alle 11 presso Cinemazero (perché il Teatro Verdi è impegnato a quell’ora per le prove musicali di The Lodger), preceduta, alle 9, da Variazioni di “The Blacksmith” di Buster Keaton e Mal St. Clair, un progetto di Francesco Ballo in collaborazione con Federico Frefel, e dall’ultimo titolo della sezione “Film sul cinema”, la commedia Ella Cinders (Cinema Star) del 1926, con Colleen Moore nei panni di una “Cenerentola” che ambisce a diventare attrice a Hollywood (ore 10).

La sorpresa di quest’anno è stato Reginald Denny un “comédien” elegante e raffinato, lontano da ogni grossolanità, simpatico, un grande comico che nella vita è stato anche molto altro (come viene ricordato nel libro Prince of Drones – Principe dei droni – presentato a Pordenone dalla nipote Kimberly Pucci). Per questo speriamo che l’ultimo film della rassegna di quest’anno Skinner’s Dress Suit (La scalata ai dollari, 1926), alle 17.30 al Teatro Verdi, nel quale ci stupisce ancora una volta inventando un nuovo ballo, il savannah shuffle, non sia un addio, ma un arrivederci alla prossima edizione delle Giornate del Cinema Muto.

Il sipario sulle Giornate 2019 non si chiuderà comunque prima di domenica 13 ottobre. Alle 16.30 sarà riproposta, nell’ambito della stagione musicale del Teatro Verdi, la replica del film di apertura, The Kid (Il monello, 1921) di Charlie Chaplin. La proiezione sarà accompagnata dalla musica di Chaplin restaurata e adattata da Timothy Brock ed eseguita dal vivo dall’Orchestra San Marco di Pordenone diretta da Günter Buchwald.

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Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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IL PREMIO COLLEGIUM 2019 AL BERLINESE STEPHAN AHRENS PER IL SUO SAGGIO SULLA MUSICA NEL CINEMA MUTO http://www.giornatedelcinemamuto.it/en/il-premio-collegium-2019-al-berlinese-stephan-ahrens-per-il-suo-saggio-sulla-musica-nel-cinema-muto/ Fri, 11 Oct 2019 14:45:10 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=18606 È Stephan Ahrens, trentunenne di Berlino, per il secondo anno a Pordenone per seguire i seminari quotidiani del Collegium, il vincitore del Premio Collegium 2019 con il suo saggio “Unheard music – Notes on silent music moments”, che da oggi si può leggere sul sito delle Giornate del Cinema Muto. Il saggio illustra le scelte […]

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È Stephan Ahrens, trentunenne di Berlino, per il secondo anno a Pordenone per seguire i seminari quotidiani del Collegium, il vincitore del Premio Collegium 2019 con il suo saggio “Unheard music – Notes on silent music moments”, che da oggi si può leggere sul sito delle Giornate del Cinema Muto. Il saggio illustra le scelte compiute dai musicisti del festival, lo scorso anno, nell’accompagnamento improvvisato di alcuni film, fra cui Memory Lane di John Stahl, nei momenti in cui sullo schermo appaiono personaggi che cantano o suonano. Il premio, assegnato da una giuria di esperti, prevede un contributo in denaro di 500 euro.

Con il Collegium, giunto ormai alla 21a edizione, le Giornate del Cinema Muto si pongono l’obiettivo di avvicinare le giovani generazioni al cinema muto mettendole in diretto e informale contatto con i tanti esperti e studiosi che arrivano a Pordenone per seguire il festival. Ogni giorno, nella pausa delle proiezioni, vengono organizzati degli incontri su temi inerenti al programma o alla conservazione del patrimonio cinematografico. Il successo dell’iniziativa è confermato dalle richieste che provengono ogni anno da tutto il mondo in numero sempre maggiore rispetto ai posti disponibili. Ognuno dei partecipanti si impegna a scrivere un saggio dopo il festival e il migliore fra questi riceverà l’anno successivo il Premio Collegium.

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PREMIO JEAN MITRY 2019 A DONALD CRAFTON E MARGARET PARSONS http://www.giornatedelcinemamuto.it/en/premio-jean-mitry-2019-a-donald-crafton-e-margaret-parsons/ Fri, 11 Oct 2019 09:00:01 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=18581 OGGI ALLE 20:30 LA CERIMONIA DI PREMIAZIONE AL TEATRO VERDI DI PORDENONE Nell’ambito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone viene assegnato annualmente – a personalità e istituzioni che si sono distinte nell’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio cinematografico muto – il premio internazionale Jean Mitry, istituito dalla Provincia di Pordenone nel 1986 e, […]

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OGGI ALLE 20:30 LA CERIMONIA DI PREMIAZIONE AL TEATRO VERDI DI PORDENONE

Nell’ambito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone viene assegnato annualmente – a personalità e istituzioni che si sono distinte nell’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio cinematografico muto – il premio internazionale Jean Mitry, istituito dalla Provincia di Pordenone nel 1986 e, dopo l’abolizione dell’ente nel 2017, sostenuto dalla Fondazione Friuli. A riceverlo quest’anno sono due studiosi americani, Donald Crafton e Margaret Parsons

Donald Crafton partecipò per la prima volta alle Giornate del Cinema Muto nel 1987. Quest’anno, prima del Jean Mitry, ha ricevuto un altro prestigioso premio, quello alla carriera assegnatogli dalla Society for Cinema and Media Studies. Nel 2001, l’Academy lo ha nominato primo Academy Film Scholar. Recentemente è stato borsista della John Simon Guggenheim Memorial Foundation. Dopo aver insegnato a Yale e all’università del Wisconsin, dal 2007 al 2016 è stato titolare della cattedra in studi cinematografici all’Università di Notre Dame, nell’Indiana (USA).
Crafton ha trattato della transizione dal cinema muto al sonoro in The Talkies: American Cinema’s Transition to Sound, 1926-1931; e ha pubblicato alcune monografie fondamentali sull’animazione: Emile Cohl, Caricature, and Film, uno studio interdisciplinare sul cineasta francese che per primo produsse film di animazione in studio a partire dal 1908; Before Mickey: The Animated Film, 1898-1928; e Shadow of a Mouse: Performance, Belief, and World-Making in Animation, che ha ricevuto il premio Anne Friedberg dalla Society for Cinema and Media Studies.
È stato fondatore e direttore dello Yale Film Studies Center e presidente del Wisconsin Center for Film and Theatre Research dal 1987 fino al 1994. Per sei anni è stato co-editore di The Moving Image, la rivista dell’Association of Moving Image Archivists.
Dal dicembre 2016 non insegna più a tempo pieno ma continua a coltivare i suoi tanti interessi nell’ambito della storia del cinema. Di recente ha scritto “Winsor e Gertie”, lo spettacolo che ha presentato in prima mondiale a Pordenone nel 2018, basato sulla ricostruzione, da lui co-prodotta, del film di animazione Gertie il dinosauro (1914) di Winsor McCay.

Margaret Parsons ha dato vita al programma di proiezioni e al dipartimento di cinema della National Gallery of Art di Washington DC nel 1979, un anno dopo l’apertura della nuova Ala Est, dedicata all’arte contemporanea. Occasionalmente erano state organizzate delle proiezioni nell’ala principale del museo, ma la National Gallery non aveva mai riservato uno spazio particolare al cinema dalla sua apertura nel 1941. Curiosamente, l’Ala Est venne dotata di un’ampia sala con una cabina di proiezione completamente attrezzata, e l’avvio di una programmazione cinematografica regolare sembrò la cosa ovvia da fare, presto seguita da una collezione specializzata di film sull’arte. Oggi la programmazione riguarda tanto la storia del cinema (la prima retrospettiva fu dedicata a Roberto Rossellini) quanto l’arte, e mette spesso in primo piano il tema della conservazione – missione del museo stesso – sensibilizzando l’opinione pubblica sull’importanza del preservare l’eredità culturale e il passato artistico collettivo.
Nonostante i film siano stati sempre una passione e una colonna portante della sua vita, Margaret Parsons non si è sempre occupata di cinema. Prima che alla National Gallery of Art ha lavorato al National Trust for Historic Preservation a Washington e poi “sul campo” per il Folklife Festival dello Smithsonian Institution, un raduno annuale di tradizioni culturali che si svolge ogni estate al National Mall. Numerosi i titoli di cui è stata insignita: Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres in Francia, Artis Bohemiae Amicis in Repubblica Ceca, l’Ordine d’Onore nella Repubblica di Georgia. Ha inoltre ricevuto il premio alla carriera da Women in Film and Video. Nel 2013 ha fondato i Glimmerglass Film Days, un festival annuale di cinema sull’ambiente che si svolge nel centro rurale dello Stato di New York.

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PALCOSCENICO DI STELLE http://www.giornatedelcinemamuto.it/en/palcoscenico-di-stelle/ Fri, 11 Oct 2019 05:33:51 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=18569 ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO IL FILM CHE LANCIÒ JOAN CRAWFORD Alle Giornate del Cinema Muto, in corso al Teatro Verdi di Pordenone, il film della serata di venerdì 11 ottobre (ore 20.30) è Sally, Irene and Mary (Le Tre Grazie, 1925), restaurato dal George Eastman Museum di Rochester e accompagnato al pianoforte da Donald […]

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ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO IL FILM CHE LANCIÒ JOAN CRAWFORD

Alle Giornate del Cinema Muto, in corso al Teatro Verdi di Pordenone, il film della serata di venerdì 11 ottobre (ore 20.30) è Sally, Irene and Mary (Le Tre Grazie, 1925), restaurato dal George Eastman Museum di Rochester e accompagnato al pianoforte da Donald Sosin. Tre bellissime giovani attrici, Constance Bennet (Sally), Joan Crawford (Irene), Sally O’Neil (Mary) sono tre ballerine amiche che diventano stelle di Broadway. Il lato luccicante di lustrini e quello nascosto fatto di tenacia e di duro lavoro e talvolta anche di personali sofferenze sono descritti con grande maestria dal regista Edmund Goulding in questo meraviglioso film. In realtà Sally, Irene and Mary era la sua seconda regia, ma già mostra di sapere maneggiare bene un genere tra la commedia e il melodramma e soprattutto il suo formidabile istinto di talent scout.
È Goulding infatti il primo a puntare sulla pressoché sconosciuta Lucille Le Sueur – questo il vero nome di Joan Crawford – e a predirle un grande futuro. L’attrice gliene fu sempre grata e anche molti anni dopo in un’intervista dichiarò che se non fosse stato per Eddie (Goulding) sarebbe stata ancora lì a ballare il charleston sui tavoli. A dire il vero, il charleston lo balla anche e meravigliosamente in una delle sequenze più belle di Sally, Irene and Mary. Già nei primi minuti del film vengono delineate chiaramente le caratteristiche principali delle tre protagoniste. Sally (Constance Bennet) è elegante, esperta di mondo, si fa mantenere da un uomo ricco e molto più grande di lei. Irene (Joan Crawford) è ingenua, romantica, sempre in bolletta, alla ricerca del grande amore. Mary (Sally O’Neil) è la vivace ragazza irlandese dei quartieri operai che mantiene il giusto distacco da un ambiente dal quale è comunque affascinata. È lei, piccola e scoppiettante forza della natura con un innato senso dell’umorismo, l’autentica dominatrice del film (assieme agli incredibile e magnifici occhi di Joan Crawford). È interessante osservare come nella vita reale le cose siano andate diversamente per le tre attrici. Sally O’Neil in pratica finì la carriera dopo il muto. Constance Bennet sposò un milionario ma il suo ritiro dalle scene durò poco perché ritornò al cinema nel 1929 e fu una delle protagonista più amate da George Cukor e una delle attrici più pagate dell’epoca. In quanto a Joan Crawford, anche lei fra le più amate da Cukor, c’è poco da dire: è una leggenda del cinema, vincitrice del premio Oscar per la migliore interpretazione nel film di Michael Curtiz del 1945 Il romanzo di Mildred.
Sally, Irene and Mary è un film meraviglioso anche per l’apporto, pur non accreditato, alle scene e ai costumi di Erté, uno degli artisti più geniale dell’art déco. Erté, il cui vero nome era Roman Petrovič Tyrtov, era nato a San Pietroburgo nel 1892 ma sin dal 1912 si era trasferito a Parigi dove morì nel 1990. Famoso per le copertine di Harper’s Bazaar, la Bibbia della moda, per i disegni delle figure femminili eleganti e longilinee, disegnò molti costumi di scena per le dive del music hall tra le quali anche Mistinguett e Marion Davies, che sono fra le protagoniste di questa edizione delle Giornate del Cinema Muto.

Un’altra stella del programma di oggi (ore 10) è senz’altro l’attrice e soprano statunitense Geraldine Farrar, la Giovanna d’Arco del film di Cecil B. DeMille Joan The Woman, del 1916. La storia della pulzella d’Orleans ha un prologo e un epilogo nelle trincee della prima guerra mondiale e il film, come nello stile di tutto il cinema di DeMille, è un’impressionante occasione di spettacolo, in questo caso lo spettacolo della guerra nel tempo presente così come nelle epoche passate. La partecipazione della Farrar, che aveva studiato canto a Berlino dove aveva anche avuto una relazione nei prima anni del ’900 con il principe Guglielmo di Prussia, costituisce per l’attrice un’eloquente dimostrazione di patriottismo. Geraldine Farrar è stata tra le più affermate e ammirate cantanti liriche del primo Novecento, stella assoluta del Metropolitan, molto chiacchierata per la sua relazione con il direttore d’orchestra Arturo Toscanini e con il tenore Enrico Caruso. La Farrar interpretò anche una quindicina di film tra la fine e l’inizio delle annuali stagioni d’opera e questo surmenage artistico la costrinse ad abbandonare le scene in età ancora giovane.

Da non mancare, anche se in tarda serata (ore 22.45), il film francese Gardiens de phare di Jean Grémillon, qui alle sue prime prove al lungometraggio dopo molte esperienze come documentarista. Un film importante soprattutto per la sua straordinaria architettura luministica, l’audace costruzione narrativa e i tanti simbolismi: da una lato il mare, elemento perturbante, sempre agitato, violento; dall’altro il faro, elemento stabile, fisso, dai contorni ben definiti. Nello scontro titanico tra questi due elementi l’uomo è la vittima anche sacrificale, come nel caso del figlio. Oltre al grande tema dell’ostilità della natura, in Gardiens de phare c’è anche quello della separazione tra uomini e donne: gli uni e le altre non sono uniti che dal ricordo, dal sogno e dai loro fantasmi. In virtù di questa messa in scena cosmica Grémillon ha trasformato il melodramma in tragedia. Considerato perduto, le Giornate presentano una splendida copia che mette in risalto le qualità della fotografia appartenente alla collezione Komiya e depositata presso il National Film Archive del Giappone.

Segnaliamo infine nella sezione William Hart, alle 17.30, The Return of Draw Egan (La banda del lupo 1916) con l’accompagnamento musicale degli alunni del Conservatorio di musica Giuseppe Tartini di Trieste diretti da Petar Matošević per la partitura di Ari Fisher. Siamo curiosi di vedere come tutte le sparatorie e il frastuono delle armi da fuoco sarà reso in musica. All’epoca il film ebbe una enorme successo e le cronache registrano molti pienoni anche in sale di millecinquecento posti.

 

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REGINALD DENNY RE DELLA COMMEDIA E PRINCIPE DEI DRONI http://www.giornatedelcinemamuto.it/en/reginald-denny-re-della-commedia-e-principe-dei-droni/ Thu, 10 Oct 2019 06:06:50 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=18554 KARL VALENTIN E LA COPPIA PAT & PATACHON PROTAGONISTI NELLA RASSEGNA DEDICATA ALLO SLAPSTICK EUROPEO IL CANONE RIVISITATO PROPONE PADRE SERGIO DI PROTAZANOV CHUSHINGURA CON IL BENSHI E IL SERIAL D’AVVENTURA THE GREAT GAMBLE COMPLETANO IL PROGRAMMA ODIERNO Alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone è il momento di Reginald Denny. Alle ore 18, al […]

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KARL VALENTIN E LA COPPIA PAT & PATACHON PROTAGONISTI NELLA RASSEGNA DEDICATA ALLO SLAPSTICK EUROPEO

IL CANONE RIVISITATO PROPONE PADRE SERGIO DI PROTAZANOV

CHUSHINGURA CON IL BENSHI E IL SERIAL D’AVVENTURA THE GREAT GAMBLE COMPLETANO IL PROGRAMMA ODIERNO

Alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone è il momento di Reginald Denny. Alle ore 18, al primo piano del Teatro Verdi, la nipote Kimberly Pucci presenta il libro su Reginald Denny, Prince of Drones (Principe dei droni) e la sera, alle 20.30, viene proiettata in sala una delle sue commedie più divertenti, What happened to Jones, con la regia di William H. Seiter con il quale Denny aveva una perfetta intesa artistica. Il film è preceduto da un documentario su una visita agli studi Universal, la casa di produzione con cui era sotto contratto e dove appare con le altre star dello studio. Nato in Gran Bretagna in una famiglia di teatranti inglesi da cinque generazioni, Reginald Denny cominciò a calcare il palcoscenico sin dall’età di sette anni distinguendosi anche per la sua abilità canora. Fu pugile, pilota nella Prima Guerra mondiale e, trasferitosi negli Stati Uniti, dopo molti tentativi non sempre coronati da successo a teatro prima e al cinema poi, riuscì infine ad affermarsi come comico a Hollywood. Per la sua personalità e cultura non poteva accettare di esasperare le situazioni farsesche e questo provocò non pochi contrasti con i dirigenti della Universal. Ma alla fine, trovata anche un’intesa con il regista William H. Seiter, Denny riuscì a far approvare la sua linea e i risultati gli dettero ragione facendolo diventare il beniamino del pubblico. Ebbe una lunga carriera nel cinema e nella televisione e fino agli anni Sessanta e contemporaneamente portò avanti il suo interesse per l’ingegneria aerea, fondando anche una scuola per aeroplani radiocomandati. Durante la Seconda Guerra Mondiale progettò un drone che fu utilizzato in battaglia. Nella fabbrica di Denny che procedeva al montaggio dei droni, durante la guerra lavorava una certa Norma Jeane Mortenson Baker che poco dopo fu scoperta e lanciata nel cinema dalla First Motion Pictures Unit di Ronald Reagan con il nome di Marilyn Monroe. Dai droni all’atomica!

In chiusura di serata (ore 22.30) il programma dello slapstick europeo è dedicato al cabarettista tedesco Karl Valentin, protagonista della scena teatrale di Monaco di Baviera, sua città natale. Fu un attore innovativo all’epoca della Repubblica di Weimar, punto di riferimento per tanti artisti che da lui presero spunto, a partire dal drammaturgo e teorico del teatro tedesco Bertolt Brecht. Valentin non riuscì a esprimersi artisticamente nel cinema quanto in teatro, anche perché le didascalie non potevano certo rendere la forza e la vivacità dei monologhi che erano il suo cavallo di battaglia. In un’intervista del 1923 dice “per vivere dovevo girare film e fare smorfie, non gliene importava nulla delle idee”. Come nota Stefan Drössler, la smorfia di Valentin si colloca nella tradizione del gähnmaul (boccaccia che sbadiglia), un gesto di derisione che mescola scherno e ridicolo, un gesto che troviamo nei dipinti del XV secolo che raffigurano il Cristo deriso, oltre che in maschere diaboliche.

Per il “Canone rivisitato”, alle 14.30 c’è Padre Sergio di Yakov Protazanov (con la collaborazione di Alexander Volkov), definito il “gioiello sulla corona” del cinema prerivoluzionario e tratto dal racconto di Lev Tolstoj. Fu distribuito nel maggio 1918 in piena guerra civile e fu rieditato senza tanto clamore nel 1928 quando tutta la produzione precedente la rivoluzione era considerata reazionaria. Vi furono quindi proteste sulla stampa e accuse di propaganda clericale, in verità del tutto infondate perché il film non lesinava certo critiche al clero e allo zarismo. Protazanov era un regista interessato all’adattamento cinematografico dei classici della letteratura e ammiratore in particolare dell’opera di Tolstoj. Il film inizia come un sontuoso dramma in costume con la rappresentazione estremamente curata delle cerimonie religiose, mentre nella parte più “religiosa” Protazanov riduce al minimo scenografie e accessori per concentrarsi sulla recitazione. Nonostante la società Ermolieff avesse reclutato per il film il fior fiore del teatro e del cinema di quegli anni talvolta anche in ruoli di scarsissimo rilievo, mattatore assoluto è Ivan Mozzhukhin. L’attore fu particolarmente affascinato dalla prospettiva di interpretare il personaggio in tutte l’età e in tutti gli sviluppi psicologici, dall’irruenta adolescenza negli anni della scuola militare, alla brillante figura di giovane ufficiale, a quella di maestoso prelato di un ricco monastero e infine a quella di un umile e anziano pellegrino.
Di Mozzhukhin le Giornate del Cinema Muto si erano già occupate nell’edizione del 2003 e alla sua vita venne dedicata anche una pubblicazione a cura delle Giornate.

Rimanendo in tema di cinema russo prerivoluzionario segnaliamo 1812 alle ore 20.30, uno dei progetti più ambiziosi del cinema russo pre-sovietico. Doveva celebrare il centenario dell’invasione francese della Russia conosciuta anche come la Guerra Patriottica del 1812. Per l’imponenza dei mezzi furono coinvolte due società di produzione, una russa e una francese che invece di competere scelsero di collaborare per ragioni di ordine economico e di ordine diplomatico, poiché il governo russo voleva mantenere un buon rapporto con la Francia. Tutto bene salvo il fatto che ci sono due Napoleoni diversi. La copia proiettata a Pordenone proviene dal George Eastman Museum, più corta di quella del Gostfilmofond ma con parti colorate compresa quella impressionante dell’incendio di Mosca. Questa copia contiene anche le immagini scioccanti dei lupi che sbranano i cadaveri dei soldati francesi.

Dalla Russia al Giappone, con lo spettacolo delle ore 18, quando sullo schermo appariranno le epiche immagini di Chushingura accompagnate dalla narrazione del benshi Ichiro Kataoka, e dalla musica di un ensemble giapponese. “Chushingura” (la verità) è il termine generico che indica una serie di narrazioni originate da un avvenimento storico risalente al marzo 1701, che diede origine a questa saga di lealtà e vendetta. Chushingura è il risultato della collaborazione tra il regista Makino Shozo, padre del cinema giapponese, e la prima star cinematografica, l’attore Onoe Matsunosuke. Tra il 1907 e il 1925 furono prodotti circa sessanta film “Chushingura”. La versione presentata a Pordenone, restaurata digitalmente, contiene il più antico film “Chushingura” ancora esistente, databile al 1910.

Il programma di giovedì 10 ottobre si apre alle 9 con lo slapstick europeo che propone il focus sulla coppia di comici danesi Pat & Patachon, osannati dal grande teorico del cinema Béla Balázs. I due, conosciuti in campo internazionale con questo nome, in paesi come Germania, Belgio, Paesi Bassi, Francia e Russia avevano una popolarità pari a quella di Chaplin, Keaton e Lloyd. Pat & Patachon avevano dato vita a una coppia di comici vagabondi su modello di Don Chisciotte e Sancho Panza e la loro povertà più che una tragedia pareva una scelta di libertà. Il Danske Filminstitut ha avviato un vastissimo progetto di digitalizzazione dei loro film e di tutta la cinematografia danese dell’epoca del muto che sarà inserita in un nuovo sito lanciato proprio alle Giornate del Cinema Muto di quest’anno.

Alle 12 la prima parte del serial The Great Gamble di Joseph A. Golden con Charles Hutchison, la principale star americana maschile dei serial d’avventura della Pathé dal 1918 al 1922. La serie è stata ricostruita a partire dai materiali ritrovati al Gosfilmofond e viene presentata in anteprima grazie alla collaborazione dell’archivio russo con la Cineteca del Friuli. Le restanti due parti sono in programma venerdì 11 ottobre alle 12.45 e la conclusione sabato 12 alle ore 11 a Cinemazero.

 

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