Le Giornate del Cinema Muto it Mon, 28 Jun 2021 14:34:48 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.2.11 ADDIO A MADELINE MATZ (1936-2021) it/addio-a-madeline-matz-1936-2021/ it/addio-a-madeline-matz-1936-2021/#comments Mon, 28 Jun 2021 10:13:28 +0000 /?p=20144 Madeline Matz, che al MoMA di New York prima e alla Library of Congress poi, è stata per tutti gli studiosi di cinema una referente insostituibile nelle ricerche bibliografiche, ci ha lasciati il 25 giugno. La ricordiamo con le parole pronunciate da David Francis quando nel 2007 le Giornate del Cinema Muto assegnarono a lei […]

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Madeline Matz, che al MoMA di New York prima e alla Library of Congress poi, è stata per tutti gli studiosi di cinema una referente insostituibile nelle ricerche bibliografiche, ci ha lasciati il 25 giugno. La ricordiamo con le parole pronunciate da David Francis quando nel 2007 le Giornate del Cinema Muto assegnarono a lei e a John Canemaker la XXII edizione del Premio Jean Mitry: “Non sentirete mai Madeline pontificare ai convegni cinematografici, ma se vi capiterà di ascoltare un intervento importante o di leggere un articolo o un libro particolarmente esaustivo, ci sono ottime probabilità che lei c’entri in qualche modo. È proprio il tipo di persona a cui un festival come le Giornate, che fa della buona ricerca la chiave per le proprie selezioni, presentazioni e pubblicazioni, deve rendere onore nel nome di Jean Mitry.”

Foto di Paolo Jacob

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LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO 2021 it/le-giornate-del-cinema-muto-2021/ Wed, 02 Jun 2021 10:00:28 +0000 /?p=20130 LE GIORNATE DI PORDENONE TAGLIANO IL TRAGUARDO DELLA 40a EDIZIONE E TORNANO IN SALA CON UN PROGRAMMA DI RISCOPERTE CHE METTE IN RISALTO IL RUOLO DELLE DONNE NEL CINEMA MUTO, NON SOLO DAVANTI ALLA MACCHINA DA PRESA. APERTURA CON IL CAPOLAVORO DI LUBITSCH IL VENTAGLIO DI LADY WINDERMERE, DA OSCAR WILDE, IN UN NUOVO RESTAURO […]

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LE GIORNATE DI PORDENONE TAGLIANO IL TRAGUARDO DELLA 40a EDIZIONE E TORNANO IN SALA CON UN PROGRAMMA DI RISCOPERTE CHE METTE IN RISALTO IL RUOLO DELLE DONNE NEL CINEMA MUTO, NON SOLO DAVANTI ALLA MACCHINA DA PRESA.

APERTURA CON IL CAPOLAVORO DI LUBITSCH IL VENTAGLIO DI LADY WINDERMERE, DA OSCAR WILDE, IN UN NUOVO RESTAURO DEL MOMA E CON LA MUSICA DI CARL DAVIS.

CHIUDE IL CASANOVA DI VOLKOFF CON IL DIVO IVAN MOSJOUKINE E LA NUOVA PARTITURA PER ORCHESTRA DI GÜNTER BUCHWALD.

Dopo una 39a Limited Edition che si è svolta quasi esclusivamente on line, le Giornate del Cinema Muto di Pordenone celebreranno con il pubblico in presenza al Teatro Comunale Giuseppe Verdi, dal 2 al 9 ottobre 2021, la 40a edizione. Era infatti il 1982 quando la Cineteca del Friuli e Cinemazero unirono le forze per presentare una rassegna di tre giorni sul comico francese Max Linder. Nessuno immaginava che quella sarebbe stata la prima edizione di un festival il cui pionieristico lavoro avrebbe contribuito a riscrivere la storia dei primi trent’anni di cinema e che Pordenone sarebbe presto diventata meta irrinunciabile per studiosi e appassionati di cinema muto da tutto il mondo.

L’edizione 2021 non potrà prescindere dalla sicurezza e dunque dalle norme anti-Covid che prevedibilmente saranno ancora in vigore a ottobre. Il programma sarà dunque suddiviso in quattro sessioni di proiezioni giornaliere e si terrà conto dell’esperienza del 2020. Con il raddoppio degli accrediti, l’edizione on line ha rivelato la possibilità di allargare di molto la platea degli amanti del cinema muto e per fidelizzare il nuovo pubblico, ma anche per i fedelissimi del festival che quest’anno non potranno raggiungere Pordenone, alle proiezioni e agli incontri in presenza si affiancherà una selezione di film on line.

GLI EVENTI MUSICALI

Per la tradizionale serata di pre-apertura, venerdì 1° ottobre al Teatro Zancanaro di Sacile, in occasione del settecentenario dantesco è in programma un omaggio cine-musicale al Poeta con Maciste all’inferno (1926) di Guido Brignone accompagnato dalla Zerorchestra.

A inaugurare ufficialmente le Giornate, sabato 2 ottobre al Teatro Verdi, è il capolavoro di Ernst Lubitsch, Lady Windermere’s Fan (Il ventaglio di Lady Windermere, 1925, tratto dall’omonima commedia teatrale di Oscar Wilde), più scintillante che mai nel nuovissimo restauro che il Museum of Modern Art di New York ha realizzato a partire da una copia nitrato originale. La partitura per tre musicisti, in linea con la natura cameristica del film, è composta e diretta da Carl Davis.

La grande orchestra arriverà per l’evento di chiusura di sabato 9 ottobre e la replica del 10 ottobre. I musicisti dell’Orchestra San Marco di Pordenone eseguiranno in prima mondiale l’accompagnamento di Günter Buchwald per lo spettacolare Casanova (1927) di Alexandre Volkoff, con il divo russo Ivan Mosjoukine nei panni del grande avventuriero e libertino Giacomo Casanova. Il film è presentato nel nuovo restauro digitale in 4k della Cinémathèque française di Parigi.

Più che mai all’insegna della sensualità anche l’evento musicale di metà settimana, realizzato in collaborazione con la Slovenska kinoteka. Il dramma ceco Erotikon (1929) di Gustav Machatý, pietra miliare del tardo periodo muto, con l’attrice slovena Ita Rina, sarà accompagnato con la partitura del compositore sloveno Andrej Goricar eseguita da otto musicisti.

LE RETROSPETTIVE

La valorizzazione del contributo delle donne alla storia del cinema, da sempre un punto fermo nei programmi delle Giornate, diventa il filo rosso di questa edizione, la sesta con la direzione di Jay Weissberg. La principale retrospettiva è dedicata all’attrice e produttrice ebrea austriaca Ellen Richter (1891-1969), poliedrica star del cinema di Weimar, popolarissima in molti Paesi, inclusa l’Italia. La maggior parte dei suoi film è purtroppo andata perduta e oggi il suo nome è quasi dimenticato, ma grazie alle ricerche degli studiosi Oliver Hanley e Philipp Stiasny alcune gemme sono state ritrovate negli archivi di Germania, Russia, Paesi Bassi e Francia. Oltre a riscoprire, nei ruoli più diversi, le straordinarie doti di attrice di Ellen Richter, la rassegna ne svela l’energica personalità anche come produttrice. Nel programma è incluso Der Juxbaron (1926/27), un film da lei prodotto ma non interpretato, in cui compare invece una Marlene Dietrich agli inizi della sua leggendaria carriera divistica.

Quale riconoscimento dell’immenso contributo e del ruolo fondamentale che le donne hanno avuto nella formazione dell’industria cinematografica d’oltreoceano, si inaugura quest’anno una rassegna biennale dedicata alle sceneggiatrici americane, dominatrici assolute nel campo. Il loro multiforme talento si espresse non solo in film romantici e di famiglia ma in ogni altro genere, dai western ai film di guerra, dai gialli ai drammi polizieschi. Fra i nomi celebrati in questa prima parte, Anita Loos, Beulah Marie Dix, Dorothy Yost, che lavorarono con grandi registi quali John Ford e Cecil B. DeMille e legarono il loro nome al successo di star come Douglas Fairbanks e Constance Talmadge.

Sempre sul fronte femminile si segnala il ritorno delle “Nasty Women”, l’allegra banda di comiche anarchiche che si ribellano alle convenzioni e ai ruoli di genere. La nuova serie, sempre a cura di Maggie Hennefeld e Laura Horak, comprende soprattutto cortometraggi francesi e americani dal 1899 al 1914 che vedono protagoniste, fra le altre, le beniamine del pubblico Rosalie (Sarah Duhamel) e Cunégonde (Little Chrysia).

Negli ultimi decenni, ben prima dell’exploit di Bong Joon-ho con Parasite nel 2019, un folto gruppo di registi sudcoreani capeggiati da Kim Ki-duk ha conquistato l’attenzione dei maggiori festival internazionali. Della storia del cinema coreano però si conosce pochissimo anche perché pochissimo è sopravvissuto. Grazie a Sungji Oh del Korean Film Archive di Seoul e al direttore del Filmmuseum di Monaco, Stefan Drössler, le Giornate offrono la rara occasione – probabilmente la prima fuori dai confini nazionali – di scoprire alcuni preziosi film muti coreani arrivati fino a noi.

Fra le altre proposte di questa 40a edizione, i film australiani con l’atletica star di caratura mondiale Snowy Baker, un’anticipazione della retrospettiva “Ruritania” (fissata per il 2022) con il film italiano All’ombra d’un trono di Carmine Gallone, con la diva Soava Gallone. Non mancheranno titoli del canone e molte sorprese dai ritrovamenti e i nuovi restauri che gli archivi cinematografici nazionali e internazionali presenteranno a Pordenone. Fra questi anche la Lobster Films di Parigi, che con il nuovo restauro dell’ultimo film di Max Linder, Il re del circo (Max, der Zirkuskönig, 1924) ci riporterà là dove tutto è cominciato.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

Foto: May McAvoy e Ernst Lubitsch sul set di Lady Windermere’s Fan (US 1925) di Ernst Lubitsch
Credit: Academy of Motion Picture Arts and Sciences, Margaret Herrick Library, Los Angeles

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I FESTIVAL CINEMATOGRAFICI IN TEMPI DI PANDEMIA it/i-festival-cinematografici-in-tempi-di-pandemia/ it/i-festival-cinematografici-in-tempi-di-pandemia/#respond Wed, 24 Feb 2021 10:50:46 +0000 /?p=20118 IL DIRETTORE JAY WEISSBERG RACCONTA AGLI ALLIEVI DELLA 6a WINTER SCHOOL DELLA FIAF LA SFIDA AFFRONTATA DALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE Come si è affrontata e si affronta la sfida di mantenere alto l’interesse del pubblico per il patrimonio cinematografico in contesti critici come quello di una pandemia? L’argomento, di stretta attualità, sarà […]

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IL DIRETTORE JAY WEISSBERG RACCONTA AGLI ALLIEVI DELLA 6a WINTER SCHOOL DELLA FIAF LA SFIDA AFFRONTATA DALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE

Come si è affrontata e si affronta la sfida di mantenere alto l’interesse del pubblico per il patrimonio cinematografico in contesti critici come quello di una pandemia? L’argomento, di stretta attualità, sarà affrontato giovedì 25 febbraio nella prima giornata della 6a Winter School organizzata dalla FIAF, la Federazione internazionale degli archivi cinematografici, in collaborazione con la Cinémathèque française e la Fondation Jérôme Seydoux-Pathé. Interverrà come relatore Jay Weissberg, direttore delle Giornate del Cinema Muto, insieme a Robert Byrne del San Francisco Silent Film Festival, Cecilia Cenciarelli del Cinema Ritrovato di Bologna e Ines Aisengart Menezes del brasiliano CineOP, Mostra de cinema de Ouro Preto.

Il ruolo fondamentale dei festival nella diffusione e valorizzazione del patrimonio preservato dalle cineteche internazionali si è misurato in quest’ultimo anno con la capacità di adattamento alla difficile situazione globale causata dal Covid. Weissberg ripercorrerà e commenterà l’esperienza della 39a edizione delle Giornate, svoltasi dal 3 al 10 ottobre 2020 on line con un’unica replica dal vivo, al Teatro Verdi di Pordenone, dell’evento speciale di chiusura. Una sfida difficile, che ha comportato lo stravolgimento del programma previsto e l’adattamento della struttura del festival a un formato inedito. Una sfida vinta grazie alla qualità dei film selezionati e degli accompagnamenti musicali, agli eventi “live” (masterclass sulla musica, presentazioni di libri, approfondimenti sui film visti) che hanno ricreato on line la freschezza dell’incontro con il pubblico, alla preziosa collaborazione delle cineteche e del partner MyMovies. Se l’intento principale era di continuare a stimolare l’interesse degli studiosi e appassionati di cinema muto, lo scopo è stato raggiunto e superato, come testimonia il numero degli accrediti, più che raddoppiato.

Vale la pena ricordare che prima e dopo il festival sono stati attivati una serie di strumenti che contribuiscono a tenere viva l’attenzione del pubblico. Sul sito localhost/giornatedelcinemamuto sono state create due nuove sezioni: The Silent Stream, per la visione gratuita online di alcuni dei grandi film proposti a Pordenone e Sacile in anni precedenti, e il blog La gatta muta o The Silent Cat, con approfondimenti del direttore su temi e personaggi dell’era del cinema muto. Inoltre, sul canale YouTube delle Giornate si possono rivivere tutti i momenti “live” dell’edizione 2020.

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IL SONDAGGIO ANNUALE DI SILENT LONDON DECRETA LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO MIGLIOR FESTIVAL DI CINEMA MUTO ON LINE DEL 2020 it/il-sondaggio-annuale-di-silent-london-decreta-le-giornate-del-cinema-muto-miglior-festival-di-cinema-muto-on-line-del-2020/ Wed, 27 Jan 2021 13:00:18 +0000 /?p=20114 AL DIRETTORE JAY WEISSBERG VA IL TITOLO DI “EROE” DEL CINEMA MUTO Il 2020 non è stato un anno come gli altri. Vale anche per i festival cinematografici, che hanno dovuto adattarsi via via alla situazione e alle regole sanitarie decidendo per l’annullamento o per lo svolgimento in presenza, on line o in forma mista. […]

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AL DIRETTORE JAY WEISSBERG VA IL TITOLO DI “EROE” DEL CINEMA MUTO

Il 2020 non è stato un anno come gli altri. Vale anche per i festival cinematografici, che hanno dovuto adattarsi via via alla situazione e alle regole sanitarie decidendo per l’annullamento o per lo svolgimento in presenza, on line o in forma mista. In un simile contesto, assume un significato speciale il sondaggio che Silent London, il seguitissimo blog della giornalista inglese Pamela Hutchinson (collaboratrice di testate quali The Guardian Sight and Sound), rivolge annualmente al mondo degli studiosi e degli amanti del cinema muto.

È di ieri l’annuncio dei vincitori dell’edizione 2020, che ha inteso celebrare “coloro che hanno mantenuto viva la cultura del cinema muto nel mezzo di una pandemia globale”. I votanti, più numerosi che mai, hanno eletto le Giornate del Cinema Muto miglior festival di cinema muto on line del 2020 e il direttore Jay Weissberg nientemeno che “Silent Film Hero”, eroe del cinema muto.

Per quanto riguarda i singoli film, Penrod and Sam (1923) di William Beaudine, proposto alle Giornate dall’americana Library of Congress e accompagnato musicalmente da Stephen Horne, è stato giudicato la scoperta dell’anno e la migliore presentazione in streaming di un film muto. Un altro riconoscimento, quale miglior restauro, è andato ad Abwege (1928) di G.W. Pabst, restaurato dal Filmmuseum di Monaco e presentato on line con l’accompagnamento al pianoforte del musicista pordenonese, che da anni vive in Australia, Mauro Colombis. Apprezzamenti sono stati espressi anche per altri titoli, fra cui il film danese Ballettens Datter (1913) di Holger-Madsen, con la ballerina Rita Sacchetto, la cui immagine ha rappresentato l’edizione 2020 delle Giornate.

I risultati del sondaggio con i vincitori di tutte le sezioni sono consultabili su Silent London, a questo link:

https://silentlondon.co.uk/2021/01/26/the-silent-london-poll-of-2020-and-the-winners-are/

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CONCLUSA L’EDIZIONE 2020 DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE it/conclusa-ledizione-2020-delle-giornate-del-cinema-muto-di-pordenone/ Sun, 11 Oct 2020 05:11:18 +0000 /?p=20019 UNA “LIMITED EDITION” CHE HA RADDOPPIATO GLI ACCREDITI E RAGGIUNTO GLI SPETTATORI IN 37 PAESI LA REPLICA DAL VIVO DELL’EVENTO FINALE DOMENICA 11 OTTOBRE AL TEATRO VERDI E LE ATTESE PER IL 2021 CON LA 40a EDIZIONE DEL FESTIVAL Oltre le migliori previsioni: si può sintetizzare così il bilancio delle Giornate del Cinema Muto 2020, […]

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UNA “LIMITED EDITION” CHE HA RADDOPPIATO GLI ACCREDITI
E RAGGIUNTO GLI SPETTATORI IN 37 PAESI

LA REPLICA DAL VIVO DELL’EVENTO FINALE DOMENICA 11 OTTOBRE AL TEATRO VERDI
E LE ATTESE PER IL 2021 CON LA 40a EDIZIONE DEL FESTIVAL

Oltre le migliori previsioni: si può sintetizzare così il bilancio delle Giornate del Cinema Muto 2020, che per la prima volta nella loro storia, a causa della pandemia, si sono svolte on line. Sarà in presenza invece, domenica 11 ottobre alle 16.30 al Teatro Verdi di Pordenone, nel rispetto delle norme anti-Covid, la replica dell’evento di chiusura “Laurel o Hardy”, una serie di cortometraggi realizzati fra il 1916 e il 1925 che ci fanno scoprire quanto i due comici più famosi del mondo sapessero divertire il pubblico anche prima del loro fatale incontro sul set. L’accompagnamento è dei musicisti della Zerorchestra.

Di certo nel corso della settimana è mancata l’emozione dello spettacolo dal vivo e la presenza del pubblico a Pordenone ma lo spessore del programma che il direttore Jay Weissberg ha messo insieme con la collaborazione delle cineteche internazionali per questa Limited Edition e che grazie a MYmovies è stato proposto con una qualità visiva e sonora ineccepibile, hanno certamente soddisfatto gli spettatori che si sono collegati da tutto il mondo. Il web ha consentito da una parte di mantenere il legame con la grande famiglia delle Giornate, il pubblico affezionato che segue il festival da molti anni, dall’altra si è dimostrato un’eccellente cassa di risonanza portando al festival tanto pubblico nuovo, complice anche il costo popolare (9,90 euro) degli accrediti base.

I numeri non mentono e ci parlano di un’edizione che ha più che raddoppiato gli accrediti, che hanno superato quota 2000. Fra gli altri dati interessanti spiccano il tempo totale delle visioni, oltre 11.500 ore, distribuite fra 37 Paesi. In cima come sempre gli Stati Uniti, seguiti da Italia, Regno Unito, Germania e Canada, ma occupano un posto alto della classifica anche Australia, Spagna, Francia e Paesi scandinavi e non mancano Nuova Zelanda, Filippine, Singapore, Cina ed Emirati Arabi. Fra le città è Londra quella con il maggior numero di ore di collegamenti al festival. Seguono New York, Los Angeles, Roma e San Francisco, ma ci sono anche Parigi, Montreal, Melbourne, Berlino, Buenos Aires, Città del Messico. Oltre che in Friuli Venezia Giulia, in Italia il festival è stato maggiormente seguito da Roma, dal Veneto, da Milano, Firenze e Bologna.

Un risultato ottenuto anche grazie al visitatissimo sito del festival, con 56.000 pagine consultate, e a un’efficace campagna sui social (il post più popolare è stato proprio quello sull’accredito last minute con Buster Keaton in corsa), che quest’anno ha utilizzato anche le sponsorizzazioni. In un mese (dal 10 settembre) i post su Facebook sono stati visti 3.200.000 volte e hanno raggiunto 2.700.000 persone con 110.000 interazioni e un aumento di 1000 like rispetto all’anno scorso. Su Instagram sono stati raggiunti 322.500 account con 2.000 interazioni. Su Twitter, dove i follower sono aumentati di oltre 250 unità, le visualizzazioni sono state 131.000.

Il canale YouTube, che dal 2010 a oggi ha registrato 48.200 visualizzazioni, è stato utilizzato quest’anno insieme a Twitch per le dirette quotidiane del festival – gli approfondimenti dopo i film che hanno coinvolto archivisti, esperti e musicisti, le masterclass sugli accompagnamenti e le presentazioni di libri – totalizzando 12.500 visualizzazioni, cui si aggiungono le dirette su Facebook.

Questi momenti live sono stati fondamentali per mantenere il contatto con il pubblico e per coinvolgere tante persone, come docenti e studenti che in questo periodo dell’anno sono impegnati con i corsi e non potrebbero venire a Pordenone: un’esperienza di cui fare tesoro anche per il futuro.

La possibilità di collegarsi via web ha consentito infine lo svolgimento dei seminari del Collegium, quest’anno riservati agli iscritti, come sempre 12 nuovi studenti e ricercatori da ogni parte del mondo.

Sono 18 le cineteche internazionali che hanno inviato i loro film consentendo alle Giornate di portare, attraverso il web, il cinema muto “nel futuro”, anche alle nuove generazioni: China Film Archive (Pechino), Cinémathèque française (Parigi), Cinémathèque Royale de Belgique (Bruxelles), Danske Filminstitut (Copenaghen), Eye Filmmuseum (Amsterdam), Filmmuseum München (Monaco), Filmoteka Narodowa (Varsavia), Fondazione Cineteca Italiana (Milano), Gaumont Pathé Archives (Saint-Ouen, Paris), George Eastman Museum (Rochester, NY), Library of Congress, Packard Center for Audio-Visual Conservation (Culpeper, VA), Lobster Films (Parigi), Museum of Modern Art (New York), Národni filmový archiv (Praga), Nasjonalbiblioteket (Oslo/Mo i Rana), National Film Archive of Japan (Tokyo), Tainiothiki tis Ellados (Atene), oltre alla Cineteca del Friuli (Gemona), co-organizzatrice con Cinemazero del festival.

Sotto il profilo artistico, il direttore del festival Jay Weissberg si è detto soddisfatto di un programma che ha dato l’idea della bellezza e della varietà del cinema muto, dalle origini (la compilation The Brilliant Biograph, con immagini dal 1897 al 1902) fino agli anni più tardi (il film cinese Guofeng, del 1935), dai nomi più noti (Stan Laurel, Oliver Hardy, Cecil B. DeMille, G.W. Pabst, Mary Pickford, Sessue Hayakawa, Brigitte Helm) a quelli meno conosciuti e da riscoprire. Fra questi ultimi anche Carlo Campogalliani del periodo muto, che con il suo originalissimo La tempesta in un cranio, del 1921, ha scalfito l’idea di un cinema italiano del dopoguerra esclusivamente legato alle grandi dive e agli uomini forti alla Maciste. Un cinema italiano che finora non ha avuto grande visibilità ma che, come hanno dimostrato anche i recenti omaggi delle Giornate a Mario Bonnard, merita di essere riscoperto e rivalutato. Il programma ha inoltre rivelato, a posteriori, collegamenti inaspettati fra le diverse proposte, con il tema del viaggio, inteso anche come viaggio nella storia, che ha attraversato tutto il programma.

La musica, parte integrante e irrinunciabile della presentazione del cinema muto, ha avuto come sempre grande rilievo. Con l’unica eccezione del film greco, evento orchestrale con la musica pre-registrata, gli accompagnamenti sono stati affidati all’insuperabile squadra dei musicisti del festival: Neil Brand, Philip Carli, Stephen Horne, John Sweeney, José María Serralde Ruiz, Daan van den Hurk, Gabriel Thibaudeau, Günter Buchwald, Frank Bockius, Mauro Colombis, Donald Sosin. Sono stati loro, singolarmente o in gruppo, anche i protagonisti delle masterclass quotidiane sull’accompagnamento dei film.

Una nota finale riguarda la promozione del territorio. Da sempre le Giornate del Cinema Muto esportano il nome di Pordenone nel mondo e questa edizione online è stata l’occasione per mostrare le bellezze e le numerose attrattive turistiche della città e della regione, con le presentazioni dei film del direttore, tutte registrate a Pordenone nei luoghi più familiari al pubblico abituale del festival, e con gli spot di Promoturismo FVG.

Per il ritorno delle Giornate del Cinema Muto in città si confida nel 2021. La 40a edizione, dal 2 al 9 ottobre, punterà – oltre che su tanti eventi speciali – sulle sezioni tematiche che non si sono potute realizzare nel 2020, fra cui la rassegna sul cinema coreano, l’omaggio alle sceneggiatrici americane e soprattutto l’ampia retrospettiva sulla Ruritania, mitico paese europeo localizzabile nei Balcani, ambientazione di film appartenenti a diverse cinematografie nazionali, inclusa quella italiana, e tanto numerosi da costituire un vero e proprio genere cinematografico. Dopo un periodo critico come quello che stiamo attraversando, in cui si avverte più che in altri momenti la necessità di evadere almeno temporaneamente in un “altrove”, la Ruritania, luogo di esotismo e mistero, di femme fatale e di avventura, rappresenta un’idea di cinema grazie al quale è possibile immaginare e sperare in un mondo migliore.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

 

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NEL PROGRAMMA “LAUREL O HARDY” CHE CHIUDE IL FESTIVAL it/nel-programma-laurel-o-hardy-che-chiude-il-festival/ Sat, 10 Oct 2020 05:29:00 +0000 /?p=20011 LA PRIMA MONDIALE DEL RICOSTRUITO MOONLIGHT AND NOSES Gran finale e risate garantite alle Giornate del Cinema Muto Limited Edition, e davvero in questi tempi tristi la comicità sembra la miglior panacea. E quali medici migliori dei mitici Stan Laurel e Oliver Hardy – o più familiarmente Stanlio e Ollio – non già come coppia […]

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LA PRIMA MONDIALE DEL RICOSTRUITO MOONLIGHT AND NOSES

Gran finale e risate garantite alle Giornate del Cinema Muto Limited Edition, e davvero in questi tempi tristi la comicità sembra la miglior panacea. E quali medici migliori dei mitici Stan Laurel e Oliver Hardy – o più familiarmente Stanlio e Ollio – non già come coppia ma quando ancora agivano separatamente. Grazie alla Lobster Films di Parigi e all’americana Library of Congress, saranno loro i protagonisti dell’evento speciale di chiusura “Laurel o Hardy”, in streaming sabato 10 ottobre (a partire dalle 20.30) con l’accompagnamento di Neil Brand, e della replica in presenza al Teatro Verdi di Pordenone domenica 11 ottobre alle 16.30 con l’accompagnamento dal vivo dei musicisti della Zerorchestra.

Fu davvero una misteriosa alchimia artistica quella che diede vita al duo comico più famoso di sempre perché personalità e caratteristiche – oltre a quelle fisiche – più diverse non si potrebbero immaginare. Britannico di nascita, famiglia di attori e lunga gavetta nel music-hall e nel vaudeville, Stan Laurel si distinse all’inizio non solo come attore ma anche come sceneggiatore e regista, mentre Oliver Hardy, americano della Georgia, nato in una famiglia di origini inglesi e scozzesi completamente estranea al mondo dello spettacolo, aveva da piccolo la passione per il canto. Il cinema arrivò più tardi, intorno ai 18 anni. Favorito anche dalla notevole stazza fisica, Oliver (all’epoca noto con il soprannome “Babe”) Hardy non tardò a imporsi nelle comiche, all’inizio nel ruolo del grassone cattivo.

Alle Giornate vengo presentati due film con Hardy, The Serenade, del 1916, e The Rent Collector, del 1921, diretto e interpretato nel ruolo principale da Larry Semon, uno dei maggiori comici di Hollywood, famoso anche in Italia come Ridolini. Semon, che era molto generoso con gli attori che lavoravano con lui, valorizzò da subito Oliver, di cui divenne grande amico e al quale trasmise l’amore per il golf, uno sport che per Hardy divenne un’ossessione.

Stan Laurel attore lo troviamo in Detained (1924) di Percy Pembroke e Joe Rock, con sceneggiatura di Tay Garnett (che diventerà il regista di Il postino suona sempre due volte) e nella parodia di Rodolfo Valentino, che diventa Rhubarb Vaselino, nell’unico rullo rimasto di When Knights Were Cold (1922), film in costume che, come si usava all’epoca, sfruttava i set già costruiti per altri film più fastosi e costosi. Piatto forte del programma è la prima mondiale del ricostruito Moonlight and Noses, del 1925, di cui Laurel è regista e sceneggiatore. Il film è stato restaurato integrando la copia esistente alla Library of Congress con una copia in 16 mm proveniente dal National Film & Sound Archive di Canberra, conservata forse per la presenza nel cast da protagonista di Clyde Cook, gloria del cinema australiano. Nel film appare anche Fay Wray, l’eroina del primo King Kong, indimenticabile ospite delle Giornate del Cinema Muto nel 1999, quando il festival si svolgeva a Sacile.

Il programma “Laurel o Hardy” è preceduto nel pomeriggio (dalle ore 17) da un’altra interessante proposta che arriva dal Danske Filminstitut di Copenaghen: il nuovo restauro di Ballettens Datter (La figlia del balletto), del 1913, diretto da Holger-Madsen, uno dei registi di punta della Nordisk Film nel periodo d’oro del cinema scandinavo. Protagonista di questa “commedia moderna” – com’era definita nel programma danese dell’epoca – è l’attrice e ballerina Rita Sacchetto, tedesca di origine italiana (il padre era veneziano), famosa per aver portato negli anni ’10 del 900 sui palcoscenici di tutto il mondo i Tanzbilder, quadri danzanti ispirati ai dipinti di pittori come Botticelli, Velázquez e altri. Il film ne mette in risalto le doti sia di attrice che di ballerina, interpreta infatti la danzatrice Odette Blant di cui si innamora il conte de Croisset dopo averla ammirata in alcuni spettacoli. Per sposarlo Odette promette di abbandonare il palcoscenico ma ha nostalgia della propria arte e su invito dell’impresario del teatro finirà per accettare di sostituire una collega infortunata. Nel 1917 Rita Sacchetto sposò un conte polacco e la sua carriera di ballerina si interruppe bruscamente nel 1924, quando un amico del marito la ferì incidentalmente al piede con un colpo di pistola.

Per l’approfondimento live che segue la visione di Ballettens Datter, al direttore del festival Jay Weissberg si uniranno Mary Simonson della Colgate University (New York), Casper Tyberg dell’università di Copenaghen e, da Londra, il pianista John Sweeney, che ha accompagnato il film.

Al termine del programma “Laurel o Hardy” di sabato sera, Weissberg dialogherà con Rob Stone della Library of Congress (Culpeper, Virginia), Serge Bromberg della Lobster Films di Parigi; David Robinson, direttore emerito delle Giornate; la figlia di Fay Wray, Victoria Riskin, dal Massachusetts; il pianista Neil Brand da Londra.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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IL PREMIO JEAN MITRY 2020 A VERA GYÜREY E J.B. KAUFMAN it/il-premio-jean-mitry-2020-a-vera-gyurey-e-j-b-kaufman/ Fri, 09 Oct 2020 20:10:46 +0000 /?p=20002 Nell’ambito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone viene assegnato ogni anno a personalità e istituzioni che si sono distinte nell’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio cinematografico il premio internazionale Jean Mitry. Istituito dalla Provincia di Pordenone nel 1986 e, dopo l’abolizione dell’ente nel 2017, sostenuto dalla Fondazione Friuli, il premio è giunto alla […]

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Nell’ambito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone viene assegnato ogni anno a personalità e istituzioni che si sono distinte nell’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio cinematografico il premio internazionale Jean Mitry. Istituito dalla Provincia di Pordenone nel 1986 e, dopo l’abolizione dell’ente nel 2017, sostenuto dalla Fondazione Friuli, il premio è giunto alla sua 35a edizione. Nonostante l’eccezionalità della situazione attuale che ha portato il festival online, il premio sarà consegnato virtualmente in attesa della cerimonia ufficiale in presenza l’anno prossimo al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone nel corso della 40a edizione del festival.

I premiati 2020 sono la storica del cinema e archivista ungherese Vera Gyürey e il ricercatore indipendente americano J.B. Kaufman.

Come insegnante di lingua e letteratura ungherese, Vera Gyürey ha promosso fin dagli anni ’60, in un paese come l’Ungheria che per tradizione prediligeva la cultura letteraria, l’insegnamento del cinema nella scuola media superiore. Dopo essere stata chiamata a far parte dell’archivio cinematografico nazionale ungherese (Magyar Nemzeti Filmarchívum) nel 1985 dall’allora direttore István Nemeskürty, ne è stata la direttrice dal 1990 al 2011, svolgendo un ruolo fondamentale per la conservazione e il restauro del patrimonio cinematografico ungherese cui ha dato grande impulso, ampliando anche notevolmente le collezioni di cinema muto. Tra le opere restaurate durante la sua direzione il film del 1917, presentato nel 2002 a Pordenone, Az utolsó éjszaka [L’ultima notte] di Jenő Janovics, alla cui scuola si sono formati grandi registi come Mihály Kertész (Michael Curtiz) e Sándor Korda (Alexander Korda, di cui l’archivio ha restaurato l’unico film ungherese conservatosi, Az aranyember [L’uomo d’oro], del 1918). Nel 2007, in occasione dei 50 anni del Magyar Nemzeti Filmarchívum, le Giornate del Cinema Muto hanno ospitato una retrospettiva e una mostra. Insieme al marito, il regista István Szabó, Vera Gyürey è tuttora fra gli spettatori più assidui del festival.

J.B. Kaufman, storico del cinema, fra i maggiori conoscitori dell’opera di Walt Disney e autore di numerosi libri, ha inaugurato la fortunata serie di pubblicazioni con il volume, vincitore del prestigioso Kraszna Krausz, Walt in Wonderland – Nel paese delle meraviglie, firmato con Russell Merritt (premio Jean Mitry nel 2018) e pubblicato dalle Giornate del Cinema Muto nel 1992, in occasione della retrospettiva dedicata alla produzione muta di Disney. Altrettanto fortunato il loro secondo volume, dedicato alle Silly Symphonies, pubblicato dalla Cineteca del Friuli nel 2006. Le ricerche su Disney hanno condotto J.B. Kaufman alla figlia di Walt, Diane, che lo ha successivamente coinvolto in numerosi progetti, affidandogli la stesura di diversi libri fra cui South of the Border with Disney, e le storie “definitive” di due dei capolavori disneyani, Biancaneve e Pinocchio. È inoltre coautore di alcuni volumi pubblicati dalla Taschen e della prima di una nuova serie di monografie sui lavori di Disney meno conosciuti. Alla passione per l’animazione, Kaufman unisce l’interesse per il cinema muto e numerosi sono i suoi contributi alla rivista della Cineteca del Friuli Griffithiana e soprattutto al pluriennale Progetto Griffith delle Giornate. Da anni sta conducendo approfondite ricerche sulla vita e la carriera dell’attrice e produttrice Blanche Sweet.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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CON DEMILLE E PICKFORD ARRIVANO I TITANI it/con-demille-e-pickford-arrivano-i-titani/ Fri, 09 Oct 2020 05:52:54 +0000 /?p=19994 Proviene dal George Eastman Museum di Rochester, NY, la splendida copia di A Romance of the Redwoods (Un amore tra le sequoie, 1917) – in programma venerdì 9 ottobre a partire dalle 20.30 alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone – Limited Edition diretto da Cecil B.DeMille e interpretato da Mary Pickford, già star consacrata e qui […]

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Proviene dal George Eastman Museum di Rochester, NY, la splendida copia di A Romance of the Redwoods (Un amore tra le sequoie, 1917) – in programma venerdì 9 ottobre a partire dalle 20.30 alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone – Limited Edition diretto da Cecil B.DeMille e interpretato da Mary Pickford, già star consacrata e qui alla sua prima prova nel  western, genere popolarissimo nel cinema e nel teatro americano. Ed è proprio con la famosa pièce di David Belasco, La fanciulla del West, portata sullo schermo dallo stesso DeMille nel 1915 e che ha ispirato la celebre opera lirica di Giacomo Puccini, che A Romance of the Redwoods ha molto in comune.

La storia, che si svolge in California all’epoca della corsa all’oro, è una variazione sul tema del malfattore redento e sulla forza dell’amore scritta con vivacità e mestiere dallo stesso DeMille e dalla sua sceneggiatrice di fiducia, Jeanie Macpherson. Il film, girato negli splendidi scenari naturali del Redwood Country, la regione californiana delle foreste di sequoie, ebbe ottimi incassi anche e soprattutto per la presenza di Mary Pickford.
Attrice, produttrice ed eccellente manager, la Pickford, canadese di nascita, è una figura centrale nella storia del cinema. Adorata dal pubblico come “fidanzatina d’America” e “la ragazza dai riccioli d’oro” fu tra i fondatori, con Chaplin, Griffith e Fairbanks, della United Artists e dell’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences (di cui fu co-fondatrice anche Jeanie Macpherson) che attribuisce annualmente gli Oscar. Durante la prima guerra mondiale fu animatrice di tante iniziative patriottiche e dopo il matrimonio con Douglas Fairbanks al centro di una frenetica vita mondana. Ovunque andasse, la coppia era accolta da folle in delirio ed era ricevuta con gli onori di capi di stato. Con l’avvento del sonoro finì la carriera di attrice della Pickford, che tuttavia continuò a restare nel mondo del cinema come produttrice.
A Romance of the Redwoods è la prima di due collaborazioni tra DeMille e Pickford e i due titani del cinema fecero del loro meglio per convivere sul set, ognuno tenendo un po’ a freno la propria personalità dominante.

Dopo la visione, il direttore Jay Weissberg dialogherà, accogliendo anche le domande e i commenti via chat degli spettatori, con la studiosa Anke Brouwers, in collegamento da Anversa, e con i musicisti che hanno accompagnato il film, Donald Sosin e Joanna Seaton dal Connecticut.

Venerdì 9 ottobre, dalle ore 16, l’ultimo appuntamento di questa edizione online delle Giornate con le masterclass dedicate agli aspiranti accompagnatori di cinema muto e a chiunque sia interessato ad approfondire la conoscenza di quest’arte, sarà incentrato su come si scelgono e si utilizzano più strumenti in una performance. Ne parleranno in diretta tre polistrumentisti eccellenti come Stephen Horne, Frank Bockius e Günter Buchwald.

Gli incontri curati da Paolo Tosini sulle novità editoriali cinematografiche (dalle 17), si chiudono con Barbara Tepa Lupack, autrice di Silent Serial Sensations: The Wharton Brothers and the Magic of Early Cinema, un libro dedicato alla riscoperta dei fratelli Wharton, i re dei film a puntate; e con Ned Thanhouser per la presentazione di tre nuovi cofanetti DVD che vanno ad arricchire il vastissimo catalogo della Thanhouser.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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BRIGITTE HELM, LA DIVA CHE DISSE NO A HITLER, PROTAGONISTA DI ABWEGE (CRISI) DI G.W. PABST it/brigitte-helm-la-diva-che-disse-no-a-hitler-protagonista-di-abwege-crisi-di-g-w-pabst/ Thu, 08 Oct 2020 05:38:37 +0000 /?p=19987 La diva scoperta da Fritz Lang con Metropolis (il ruolo della donna robot è una delle icone più famose del cinema di tutti i tempi) è la protagonista di giovedì 8 ottobre alle Giornate del Cinema Muto – Limited Edition, con Abwege (Crisi), del 1928, diretta da Georg Wilhelm Pabst. Brigitte Helm, qui alla seconda […]

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La diva scoperta da Fritz Lang con Metropolis (il ruolo della donna robot è una delle icone più famose del cinema di tutti i tempi) è la protagonista di giovedì 8 ottobre alle Giornate del Cinema Muto – Limited Edition, con Abwege (Crisi), del 1928, diretta da Georg Wilhelm Pabst. Brigitte Helm, qui alla seconda delle tre collaborazioni con il grande regista austriaco, entra nella galleria delle figure femminili – accanto ad Asta Nielsen, Greta Garbo e soprattutto Louise Brooks ­– lanciate da Pabst, che incarnano, secondo Lotte Eisner, i grandi sogni romantici e i grandi incubi weimariani. Helm fu interprete di una decina di film muti e sedici sonori, quasi sempre nel ruolo di “femme fatale”. Lasciò presto e definitivamente il cinema in aperto contrasto con il regime nazista. La relazione di Pabst con il Terzo Reich rimane invece un tema controverso, sebbene il suo film del 1955 Der letzte Akt (L’ultimo atto) sia chiaramente antinazista.
In Abwege, che viene presentato (on line, a partire dalle 20.30) nel restauro del Münchner Filmmuseum, una copia splendidamente imbibita, Brigitte Helm è una signora ricca e annoiata in crisi con il marito, che decide di aprire un locale notturno per una clientela altrettanto ricca e annoiata. Il film è un kammerspiel concentrato sugli attori e sulle atmosfere, con movimenti di macchina e un montaggio che mettono ancora una volta in risalto l’eleganza dello stile pabstiano. Di Abwege esistevano poche didascalie e solo il ritrovamento della sceneggiatura originale presso la Cinémathèque française e lo studio di tutte le recensioni tedesche e dei programmi di sala hanno permesso la ricostruzione dei cartelli originali, essenziali per comprendere le dinamiche tra i personaggi.
Un’ultima curiosità: il protagonista maschile è il viennese Gustav Diessl, che dalla seconda metà degli anni ’30 e fino al 1948 lavorò in Italia anche con Carlo Campogalliani, presente nel programma delle Giornate con la commedia La tempesta in un cranio.

Per parlare del film di Pabst, del restauro che ne ha rivelato pienamente significato e originale bellezza e dell’accompagnamento musicale eseguito per le Giornate, seguirà la conversazione di Jay Weissberg con Stefan Drössler, direttore del Filmmuseum di Monaco, e con il pianista pordenonese Mauro Colombis da Sydney.

A svelare i segreti dell’arte di creare la musica per il cinema muto nella masterclass di giovedì 8 ottobre, in programma dalle ore 16, sarà il pianista e compositore canadese Gabriel Thibaudeau. Nello spazio dedicato ai libri (dalle ore 17) Richard Abel, autore di Motor City Movie Culture, 1916-1925, ci parlerà della nascita della cultura cinematografica a Detroit, la capitale statunitense dell’automobile. Il colore nel cinema degli Anni Venti e l’influenza delle diverse tecniche di colorazione sulla cultura visiva di un secolo fa saranno oggetto del secondo incontro con gli autori di Chromatic Modernity: Color, Cinema, and Media of the 1920s, Sarah Street in collegamento da Bristol e Joshua Yumibe dal Michigan.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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IL FILM PRECURSORE DEL NEOREALISMO GRECO GLI APACHES DI ATENE, STRAORDINARIO DOCUMENTO DELLA VITA NELLA CAPITALE ELLENICA NEL 1930 it/il-film-precursore-del-neorealismo-greco-gli-apaches-di-atene-straordinario-documento-della-vita-nella-capitale-ellenica-nel-1930/ Wed, 07 Oct 2020 05:35:02 +0000 /?p=19982 ACCOMPAGNAMENTO MUSICALE PER ORCHESTRA E CORO Non tragga in inganno il titolo. Non si tratta di un western in salsa ellenica, ma del primo film greco anticonformista, per decenni considerato perduto. Gli apache di Atene (Oi Apachides ton Athinon) di Dimitrios Gaziades, adattamento cinematografico dell’operetta di Nikos Hadjiapostolou, in programma mercoledì 7 ottobre a partire […]

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ACCOMPAGNAMENTO MUSICALE PER ORCHESTRA E CORO

Non tragga in inganno il titolo. Non si tratta di un western in salsa ellenica, ma del primo film greco anticonformista, per decenni considerato perduto. Gli apache di Atene (Oi Apachides ton Athinon) di Dimitrios Gaziades, adattamento cinematografico dell’operetta di Nikos Hadjiapostolou, in programma mercoledì 7 ottobre a partire dalle 20.30 nell’ambito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone – Limited Edition con accompagnamento registrato per orchestra e coro, è uno straordinario documento della vita dei quartieri operai della capitale greca nel 1930. Il regista infatti, formatosi in Germania alla scuola di Lubitsch e Lang, insoddisfatto dalle carenze tecniche degli studi cinematografici ateniesi, decise di portare la macchina da presa in strada girando in esterni, secondo modalità radicalmente diverse dalla tradizione di quegli anni. Non è quindi la trama in sé, ancorché godibile (un simpatico imbroglione soprannominato “il principe” tenta di gabbare con i suoi amici un pomposo arricchito greco-americano) quanto il ritratto della povertà e della miseria di larghi strati della popolazione in un momento, l’ennesimo, di grande travaglio della storia della Grecia.
Il termine “apache” era stato coniato dalla stampa francese tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 per designare le bande giovanili che terrorizzavano Parigi con rapine e omicidi e che si contraddistinguevano per il loro abbigliamento bizzarro.
La copia del film è stata trovata quattro anni fa alla Cinémathèque française di Parigi e il progetto di restauro, avviato sotto gli auspici di Costa Gavras, è stato possibile grazie alla collaborazione tra le cineteche greca (Tainiothiki tis Ellados) e francese e il laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna.

Essendo Gli apache di Atene il primo film greco con registrazione sincronizzata di musica e canzoni, grande importanza riveste la colonna sonora che Yoannis Tselikas del Centro musicale ellenico di Atene ha ricostruito basandosi sulla partitura dell’operetta, cui ha aggiunto tre nuove canzoni. La prima proiezione mondiale del film restaurato si è svolta con grande successo presso la Stavros Niarchos Hall dell’Opera Nazionale di Atene il 15 febbraio scorso.

Dopo la visione saranno ospiti del direttore del festival Jay Weissberg la direttrice della cineteca greca Maria Komninos, Yoannis Tselikas del Centro musicale ellenico e Céline Ruivo, responsabile del progetto di restauro.

L’appuntamento online con il festival comincia nel pomeriggio con le lezioni di musica (dalle ore 16) e le presentazioni di libri (dalle 17). A preparare gli aspiranti accompagnatori di film muti oggi è il compositore britannico Neil Brand, ideatore con David Robinson delle Pordenone Masterclasses. Competenza, passione e capacità affabulatoria sono le armi con cui sa appassionare alla musica e al cinema muto ogni tipo di pubblico. Uso alle standing ovation, per questa edizione Neil Brand ha composto la musica del programma di chiusura “Laurel o Hardy”.
Tutta italiana la sessione odierna delle presentazioni librarie, dedicata ai 70 anni della Cineteca Nazionale di Roma celebrati nella pubblicazione 70 anni della Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia, 1949-2019 a cura di Alfredo Baldi, e allo stretto rapporto fra la moda e il cinema – con un focus sul periodo muto – oggetto dello studio di Eugenia Paulicelli in Moda e Cinema in Italia. Dal Muto ai giorni nostri.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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