Le Giornate del Cinema Muto http://www.giornatedelcinemamuto.it/ Tue, 14 Mar 2023 14:43:23 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.0.3 LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO E LA CINETECA DEL FRIULI PIANGONO LA SCOMPARSA DI RUSSELL MERRITT (1941-2023) http://www.giornatedelcinemamuto.it/it/le-giornate-del-cinema-muto-e-la-cineteca-del-friuli-piangono-la-scomparsa-di-russell-merritt-1941-2023/ Mon, 06 Mar 2023 14:32:19 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=22567 Non ci sarà Russell Merritt alla prossima edizione delle Giornate del Cinema Muto e sarà la prima volta dal 1986. All’epoca era arrivato a Pordenone grazie all’amico fraterno David Shepard della Directors Guild of America, a cui le Giornate rendevano omaggio quell’anno in occasione del cinquantenario. Da allora Pordenone era diventata la sua seconda casa. […]

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Non ci sarà Russell Merritt alla prossima edizione delle Giornate del Cinema Muto e sarà la prima volta dal 1986. All’epoca era arrivato a Pordenone grazie all’amico fraterno David Shepard della Directors Guild of America, a cui le Giornate rendevano omaggio quell’anno in occasione del cinquantenario. Da allora Pordenone era diventata la sua seconda casa. Presenza fissa e familiare, per tutti lo zio di Topolino per gli studi e i libri sul primo Walt Disney, per le Giornate collaboratore e amico ineguagliabile del festival, che aveva contribuito a far conoscere in America, Russell ci ha improvvisamente lasciati nella notte del 3 marzo.

Con lui perdiamo non solo uno studioso di alta levatura, le cui conoscenze e passioni spaziavano dal cinema, alla musica, alla danza, alla pittura e in molti altri campi, ma un amico amabile, partecipe, curioso, entusiasta della vita.

Docente di storia del cinema alla University of California di Berkeley, era un grande esperto di animazione e insieme a J.B. Kaufman aveva scritto due libri pubblicati dalle Giornate e dalla Cineteca del Friuli (del cui comitato scientifico faceva parte): Walt in Wonderland / Nel paese delle meraviglie, del 1992, vincitore anche del prestigioso Kraszna Krausz, e Walt Disney’s Silly Symphonies, del 2006. Portano la sua firma anche moltissimi articoli e saggi su D.W. Griffith, Sergej Ejzenštejn, Erich von Stroheim, Sherlock Holmes, sull’estetica del colore e sui film delle origini, alcuni dei quali apparsi nella rivista Griffithiana, nei cataloghi e in ognuno dei 12 volumi del Griffith Project delle Giornate.

Nel 2002 aveva portato a Sacile il Great Nickelodeon Show, la ricreazione di un programma di nickelodeon di inizio secolo, da lui prodotto e diretto, presentato in molti altri festival fra cui il Telluride Film Festival, TCM Classic Film Festival, Los Angeles Film Festival, al Pacific Film Archive e in numerosi campus universitari.

Sempre alle Giornate, nel 2017 aveva tenuto, per l’annuale Jonathan Dennis Memorial Lecture, la conferenza dal titolo “David Shepard: cinquant’anni a tutela del cinema muto”.

Per il suo infaticabile lavoro sul cinema muto, nel 2018 le Giornate gli hanno assegnato il Premio Jean Mitry.

A Russell Merritt sarà dedicata la 42a edizione del festival, in programma dal 7 al 14 ottobre 2023 al Teatro Verdi di Pordenone, dov’era atteso come sempre con l’amata moglie Karen, che come lui amava il Friuli. Insieme partecipavano sempre alle visite culturali organizzate dalle Giornate per far conoscere il patrimonio artistico regionale e spesso si trattenevano dopo la fine del festival per far visita alla Cineteca, a Gemona, per una passeggiata in montagna o per l’immancabile gita a Venezia, che adoravano al punto da guadagnarsi i soprannomi di “Doge” e “Dogaressa”.

Non ci sarà Russell Merritt alla prossima edizione delle Giornate del Cinema Muto. O, meglio, non lo vedremo, ma di sicuro lui seguirà il festival, insieme all’amico David Shepard, da quel “paese delle meraviglie” dove è andato ad abitare.

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SILENT LONDON DECRETA ANCORA UNA VOLTA LE GIORNATE DI PORDENONE MIGLIOR FESTIVAL DI CINEMA MUTO DELL’ANNO http://www.giornatedelcinemamuto.it/it/silent-london-decreta-ancora-una-volta-le-giornate-di-pordenone-miglior-festival-di-cinema-muto-dellanno/ Thu, 26 Jan 2023 11:14:30 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=22550 SUCCESSO ANCHE PER GLI EVENTI ORCHESTRALI DI APERTURA E DI CHIUSURA: VINCE THE MANXMAN, MENZIONE SPECIALE PER THE UNKNOWN LA PERFORMANCE DI JOHN SWEENEY PER LA DIXIÈME SYMPHONIE DI GANCE È IL MIGLIOR ACCOMPAGNAMENTO PER PIANO SOLO Alla fine di ogni anno, studiosi e appassionati di cinema muto sono chiamati a raccolta da Silent London, […]

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SUCCESSO ANCHE PER GLI EVENTI ORCHESTRALI DI APERTURA E DI CHIUSURA: VINCE THE MANXMAN, MENZIONE SPECIALE PER THE UNKNOWN

LA PERFORMANCE DI JOHN SWEENEY PER LA DIXIÈME SYMPHONIE DI GANCE È IL MIGLIOR ACCOMPAGNAMENTO PER PIANO SOLO

Alla fine di ogni anno, studiosi e appassionati di cinema muto sono chiamati a raccolta da Silent London, seguitissimo blog della nota giornalista britannica Pamela Hutchinson, per decretare il miglior festival al mondo in questo settore e, sempre per somma di voti, assegnare il titolo di “migliore” in categorie come gli accompagnamenti musicali, le riscoperte, le pubblicazioni di film muti in blu-ray/dvd e molto altro.

Il sondaggio relativo al 2022, partito il 14 dicembre scorso, dopo aver raccolto un numero record di voti ha stabilito ancora una volta che le Giornate del Cinema Muto di Pordenone sono il miglior festival di cinema muto dell’anno.

Le soddisfazioni non si fermano qui. Altri due importanti riconoscimenti, che le Giornate condividono con l’Orchestra San Marco di Pordenone, arrivano per gli eventi speciali di apertura e di chiusura. Il titolo di miglior evento orchestrale è andato a The Manxman (L’isola del peccato, 1929) di Alfred Hitchcock, che ha chiuso la 41a edizione delle Giornate con la partitura composta da Stephen Horne, orchestrata e diretta da Ben Palmer ed eseguita dall’Orchestra San Marco a cui si sono aggiunti i solisti Louise Hayter e Jeff Moore. L’evento di apertura, The Unknown (Lo sconosciuto, 1927), capolavoro di Tod Browning, con Lon Chaney e Joan Crawford, si è aggiudicato una menzione d’onore nella stessa categoria grazie alla nuova partitura di José María Serralde Ruiz, che ha diretto nell’esecuzione i musicisti dell’Orchestra San Marco. Il film, presentato in anteprima mondiale a Pordenone nella copia virtualmente completa (più lunga di dieci minuti rispetto all’unica precedentemente conosciuta) ritrovata alla Cineteca di Praga e restaurata dal George Eastman Museum di Rochester, ha avuto una menzione d’onore anche come miglior restauro di cinema muto 2022.

Per quanto riguarda gli accompagnamenti al pianoforte, a stravincere è stata la trascinante performance – che il pubblico del Verdi aveva già premiato con una lunga standing ovation – di John Sweeney per La Dixième symphonie (La decima sinfonia, 1918) di Abel Gance, capace di esaltare al massimo il contenuto artistico e la carica emotiva del film. La musica di Sweeney è risultata la migliore anche per le presentazioni online: il suo accompagnamento di Manolescu (1929) di Victor Tourjansky, con Ivan Mosjoukine e Brigitte Helm, presentato nella sezione del Canone rivisitato, si è aggiudicato la vittoria ex-aequo con Stephen Horne ed Elizabeth-Jane Baldry, che per lo Stummfilmtage di Bonn hanno accompagnato Moral (1928) di Willi Wolff, film fra l’altro presentato a Pordenone nel 2021 nell’ambito della retrospettiva dedicata a Ellen Richter.

Se a vincere come miglior Blu-ray/dvd di cinema muto uscito nel 2022 è il cofanetto targato Kino Lorber Cinema’s First Nasty Women, co-curato da Laura Horak, Maggie Hennefield e Elif Rongen-Kaynakçi, risultato del progetto pluriennale dedicato alle “Nasty Women” che il pubblico delle Giornate ben conosce, si è aggiudicato una menzione d’onore Casanova, pubblicato da Flicker Alley e risultato della collaborazione fra le Giornate del Cinema Muto, la Cinémathèque française e Lobster Films. Il film di Volkoff, con Ivan Mosjoukine nei panni di Giacomo Casanova, accompagnato dalla musica composta e diretta da Günter Buchwald ed eseguita dall’Orchestra San Marco di Pordenone aveva chiuso le Giornate del Cinema Muto 2021.

Anche per quanto riguarda le riscoperte, il festival di Pordenone è stato giudicato fondamentale per la retrospettiva dedicata all’attrice americana Norma Talmadge, “il cui nome si legge spesso ma che raramente si ha la possibilità di vedere sullo schermo”. In questo caso la vittoria è condivisa con il programma “In the Eyes of a Silent Star” che il BFI ha dedicato a Londra ad Asta Nielsen.

I risultati completi del sondaggio con i vincitori di tutte le categorie sono consultabili a questo link

 

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LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO A PARIGI http://www.giornatedelcinemamuto.it/it/le-giornate-del-cinema-muto-a-parigi/ Mon, 17 Oct 2022 08:43:26 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=22501 Una rassegna alla Fondation Jérôme Seydoux-Pathé propone una selezione di film presentati alla 41^ edizione del festival di Pordenone “Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone sono un punto di riferimento fondamentale in materia di conservazione e salvaguardia del patrimonio del cinema muto. Propongono ogni anno una programmazione di film da tutto il mondo, con accompagnamenti […]

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Una rassegna alla Fondation Jérôme Seydoux-Pathé propone una selezione di film presentati alla 41^ edizione del festival di Pordenone

“Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone sono un punto di riferimento fondamentale in materia di conservazione e salvaguardia del patrimonio del cinema muto. Propongono ogni anno una programmazione di film da tutto il mondo, con accompagnamenti musicali dal vivo eseguiti dai migliori musicisti e compositori. Da qualche anno a questa parte, la Fondation Jérôme Seydoux-Pathé è orgogliosa di poter offrire al pubblico parigino una selezione di film dal programma delle preziosissime Giornate.”

È quanto scrive la Fondation Jérôme Seydoux-Pathé presentando la rassegna curata insieme al direttore delle Giornate del Cinema Muto Jay Weissberg che dal 19 ottobre al 1° novembre 2022 proporrà a Parigi alcuni dei titoli visti alla 41^ edizione del festival, da poco conclusa.

Il posto d’onore è per l’attrice Norma Talmadge, star assoluta nella Hollywood tra gli anni ’10 e ’20, ingiustamente dimenticata e che finalmente, grazie alla collaborazione tra la Library of Congress e Cohen Media, è ora possibile rivedere in diversi film che rendono giustizia al suo talento. Oltre ai corti della Vitagraph del periodo 1912-13 sono stati selezionati tre lungometraggi: The Lady (Una vera signora, 1925) di Frank Borzage, The Sign on the Door (Il segno sulla porta, 1921) di Herbert Brenon e Graustark (La principessa di Graustark, 1925) di Dimitri Buchowetzki.

Quest’ultimo film funge anche da collegamento con l’altra maggiore retrospettiva delle Giornate 2022, Ruritania, regno di fantasia inventato da Anthony Hope nel suo romanzo Il prigioniero di Zenda, teatro di avventure, storie d’amore e lotte di potere. Il programma parigino prevede Hans Kungl. Höghet shinglar (Sua maestà il barbiere, 1928) di Ragnar Hyltén-Cavallius, Den Sorte Kansler (Il cancelliere nero, 1921) di August Blom e Sui gradini del trono (1912) di Ubaldo Maria del Colle.

Infine, dalla sezione Riscoperte e Restauri, l’Eye Filmmuseum presenta Just Around the Corner (1921) di Frances Marion, uno dei film più apprezzati a Pordenone, restaurato in collaborazione con la Library of Congress, e ci sono anche Profanazione di Eugenio Perego (1924) e Lāčplēsis (L’uccisore di orsi) di Aleksandrs Rusteiķis (1930), che tra storia e leggenda racconta l’epopea dell’indipendenza della Lettonia.

Tutte le info sull’evento QUI

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MISSIONE COMPIUTA: LA 41a EDIZIONE DELLE GIORNATE HA RIPORTATO A PORDENONE OSPITI DA TUTTO IL MONDO http://www.giornatedelcinemamuto.it/it/missione-compiuta-la-41a-edizione-delle-giornate-ha-riportato-a-pordenone-ospiti-da-tutto-il-mondo/ Sun, 09 Oct 2022 06:00:25 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=22490 L’edizione 2022 ha segnato la ripartenza delle Giornate, senza l’obbligo delle restrizioni che le avevano penalizzate nei due anni precedenti: nel 2020 infatti il festival si svolse esclusivamente online e nel 2021 con la capienza del teatro dimezzata. Non essendo ancora fuori completamente dalla pandemia, per permettere la sanificazione della sala, sono aumentati gli intervalli […]

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L’edizione 2022 ha segnato la ripartenza delle Giornate, senza l’obbligo delle restrizioni che le avevano penalizzate nei due anni precedenti: nel 2020 infatti il festival si svolse esclusivamente online e nel 2021 con la capienza del teatro dimezzata. Non essendo ancora fuori completamente dalla pandemia, per permettere la sanificazione della sala, sono aumentati gli intervalli tra le proiezioni e ne ha quindi risentito la quantità dei film in proiezione; volendo guardare il bicchiere mezzo pieno possiamo dire che i nostri ospiti hanno avuto più tempo libero con indubbio beneficio di bar, ristoranti e attività commerciali.
Come è noto il festival si è sempre contraddistinto per l’internazionalità dei partecipanti e quest’anno finalmente molte sono state le presenze provenienti da altri paesi anche se il timore dei viaggi, soprattutto per chi veniva da lontano, è stato ancora un deterrente per molti. Il numero totale degli accreditati è di 700, ci stiamo quindi riavvicinando ai numeri pre-pandemia, di cui il 65% stranieri con la solita prevalenza degli Stati Uniti (105) seguiti da Gran Bretagna (62) e Germania (50). Particolarmente confortante è stata la presenza di appassionati arrivati dall’altra parte del mondo: Australia, Colombia, India nonché da Islanda, Messico, Giappone, Ucraina.
Lunghe file si sono formate fuori dal Teatro Verdi per tutti gli eventi serali, segnale dell’ottima risposta anche da parte del pubblico proveniente da tutta la regione.
«Quest’anno i titoli in programma sono stati 187 – ha dichiarato il direttore delle Giornate Jay Weissberg – ma con varie pause tra una proiezione e l’altra per una maggiore sicurezza. Questo ha favorito la socializzazione dei nostri ospiti, che finalmente sono stati riaccolti nella nostra grande famiglia. Da David Robinson (direttore emerito del festival) in poi, abbiamo sempre considerato le Giornate una grande comunità accogliente: Pordenone è un paradiso, non solo per i film che si proiettano, ma anche per l’atmosfera ed è commovente vedere il pubblico che torna ogni anno, nonostante lo stop della pandemia, per vivere insieme questa magia».
L’internazionalità delle Giornate si è rispecchiata anche nel programma, dove oltre alla massiccia presenza di film americani c’erano importanti restauri e riscoperte di opere di altre nazioni. A cominciare da Nanook Of The North di Robert Flaherty, che fa parte del patrimonio culturale delle popolazioni Inuit del Canada e di cui ricorreva il centenario; e 102 anni fa era uscito anche il film islandese La Storia Della Famiglia Di Borg una produzione danese che utilizza luoghi e attori islandesi e che segna la nascita della produzione cinematografica in quel paese. Grande interesse hanno riscontrato i 3 programmi dei film coloniali olandesi, concentrati più che sull’aspetto etnografico, sul lato propagandistico che esaltava l’ammodernamento che gli olandesi portavano in Indonesia, allora loro colonia. I corti della collezione norvegese Hans Berge e quelli amatoriali ci hanno condotti in giro per il mondo e si sono visti 24 Pathé-Baby del formato 9,5mm. quasi tutti a colori.
Gli eventi speciali di apertura e chiusura hanno avuto l’eco maggiore, anche per quanto riguarda i media, e non poteva essere altrimenti trattandosi di supercult come The Unknown (Lo sconosciuto) dell’accoppiata Tod Browning regista e Lon Chaney protagonista (senza dimenticare la folgorante presenza di Joan Crawford) e The Manxman (L’isola del peccato) ultimo film muto del maestro della suspense Alfred Hitchcock. Molto successo anche per le due retrospettive principali: Norma Talmadge e Ruritania. La prima ha finalmente fatto luce sull’attività di una star assoluta degli anni ‘10 e ‘20 che con la fine del muto era stata dimenticata; con la seconda si è iniziato un ciclo, che continuerà anche l’anno prossimo, su quei film che a partire dal successo del romanzo Il prigioniero di Zenda del 1894 avevano dato vita ad un vero e proprio genere, Ruritania appunto, un mix di esotismo, avventura, storie d’amore, lotte di potere ambientate in un luogo non definito fra la Mitteleuropa e i Balcani, il più delle volte chiamato Ruritania ma anche Silistria o Anciovia. Un’altra sezione molto apprezzata ha reso omaggio ai 90 anni della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con la riproposta dei 4 muti presenti nell’edizione del 1932, fra cui il celebre corto di Joris Ivens, Regen (Pioggia), e Tikhi Don (Il Placido Don), tratto dal romanzo di Mikhail Sholokhov, che per la prima volta fa assurgere al ruolo di protagonista gli spazi sterminati del paesaggio russo.
Altri appuntamenti cha hanno contraddistinto il festival sono stati il documentario di Jean Epstein sull’eruzione dell’Etna del 1923, La Montagne Infidèle, che era considerato perduto e trovato dalla Cineteca di Barcellona. Europa di Franciszka e Stefan Themerson, capolavoro polacco dell’avanguardia; La Dixième Symphonie del grande Abel Gance; Just Around The Corner uno delle due prove registica di una grande sceneggiatrice di Hollywood, Frances Marion. E hanno fatto sbellicare dalle risate Stanlio e Ollio, con il primo film doppiato in italiano, Ladroni, una ricostruzione del sonoro accanto al negativo delle versioni spagnola e di quanto rimaneva di quella italiana, più lunga di ben 15 minuti rispetto all’americano The Night Owls.
Altro titolo importante di questa edizione delle Giornate è stato Three Weeks del 1924, che non era mai uscito in Italia e l’unica copia conosciuta era al Gosfilmofond di Mosca. Nel 2020 la Cineteca del Friuli si era offerta di ricostruire digitalmente il film sulla base della sceneggiatura originale appartenente ad una collezione della University of Southern California, e nel 2021 furono mandati in Italia dalla Russia i file DPX 4K del film, che ora finalmente è stato proiettato al festival.

Le Giornate non sono solo cinema, ma anche musica. E soprattutto quest’anno possiamo ben dire grande musica. Se è infatti ormai quasi superfluo sottolineare la qualità dei musicisti che compongono il team ormai collaudato – composto da Frank Bockius, Neil Brand, Günter Buchwald, Philip Carli, Mauro Colombis, Stephen Horne, Maud Nelissen, José María Serralde Ruiz, John Sweeney, Gabriel Thibaudeau, Daan van den Hurk, Andrej Goričar, Louise Hayter, Jeff Moore, Bjarni Frimann e Ben Palmer – bisogna dire che il festival di quest’anno ha presentato delle importanti novità che vanno nella direzione di quella internazionalità e attenzione alle culture del mondo che, come abbiamo visto, sono una della caratteristiche precipue della manifestazione. Il primo riferimento deve andare alla musica che ha accompagnato la proiezione di Nanook. La nuova partitura di Gabriel Thibaudeau si è sapientemente ispirata anche ai suoni della natura artica e ha utilizzato il caratteristico canto di gola delle popolazioni Inuit portando a Pordenone dal Canada le cantanti Lydia Etok e Nina Segalowitz. Un evento musicale di gran fascino cui hanno contribuito il quartetto di flauti dell’Orchestra San Marco di Pordenone e i solisti Alberto Spadotto e Anna Viola. Alla musica spagnola, e a De Falla in particolare, si è ispirato il musicista messicano José María Serralde Ruiz che in questo modo ha voluto mettere in risalto l’ambiente nel quale si svolge la torbida vicenda del film inaugurale The Unknown, quella di un circo spagnolo. Elementi legati alla cultura tradizionale islandese unitamente a tracce di salmi religiosi sono sati materia su cui ha lavorato il musicista Thordur Magnusson per la nuova partitura di La storia della famiglia di Borg.
Un altro evento speciale – anteprima a Sacile e poi nel programma delle Giornate a metà settimana – è stato Up in Mabel’s Room (Nella camera di Mabel), presentato con una nuova partitura musicale di Günter Buchwald, che ha anche diretto la Zerorchestra.
Al musicista britannico Stephen Horne è stata commissionata una nuova partitura eseguita dall’Orchestra San Marco di Pordenone, arricchita per l’occasione di alcuni musicisti specializzati in musica celtica sotto la direzione di Ben Palmer, per The Manxman (L’isola del peccato), l’ultimo film del periodo muto di Alfred Hitchcock. L’evento replica domenica 9 ottobre alle 16.30 sempre al Teatro Verdi di Pordenone.

Novità assoluta della 41^ edizione delle Giornate del Cinema Muto è stato il primo incontro sull’importanza dei costumi nel cinema muto, frutto dell’inventiva di Deborah Nadoolman Landis, costumista di film di grande successo come The Blues Brothers, Indiana Jones e Il principe cerca moglie, per il quale ha ricevuto la candidatura all’Oscar. Lo spunto di quest’anno è stato offerto dai film di Norma Talmadge attraverso i quali la costumista e storica della moda Michelle Tolini Finamore ha analizzato la storia della moda e dei costumi nel cinema delle origini.
Deborah Nadoolman Landis, assieme al marito John, sono stati per la seconda volta, anche ospiti illustri per tutta la durata del festival.

Grazie allo streaming e all’ormai collaudata collaborazione con MyMovies, anche quest’anno il festival è stato seguito da ogni parte del mondo, esattamente da 37 paesi. Al primo posto gli Stati Uniti, seguiti da Gran Bretagna, Italia e Giappone. Il film più visto è stato film The Runaway Princess.

Le Giornate avranno anche quest’anno, per la quinta volta, uno spin-off a Parigi alla Fondation Jérôme Seydoux-Pathé a fine ottobre. The Unknown, con la partitura composta da José María Serralde Ruiz, verrà proposta a vari festival internazionali.

Per il 2023, il festival si svolgerà dal 7 al 14 ottobre. Proseguirà la retrospettiva dedicata alla Ruritania, con più commedie, e anche gli incontri sull’importanza dei costumi nel cinema muto.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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IL PREMIO JEAN MITRY 2022 A STELLA DAGNA E EVA ORBANZ http://www.giornatedelcinemamuto.it/it/il-premio-jean-mitry-2022-a-stella-dagna-e-eva-orbanz/ Fri, 07 Oct 2022 19:29:23 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=22468 Nell’ambito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone viene assegnato ogni anno a personalità e istituzioni che si sono distinte nell’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio cinematografico il premio internazionale Jean Mitry. Istituito dalla Provincia di Pordenone nel 1986, dal 2017 è sostenuto dalla Fondazione Friuli presieduta da Giuseppe Morandini. Il premio, giunto alla […]

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Nell’ambito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone viene assegnato ogni anno a personalità e istituzioni che si sono distinte nell’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio cinematografico il premio internazionale Jean Mitry. Istituito dalla Provincia di Pordenone nel 1986, dal 2017 è sostenuto dalla Fondazione Friuli presieduta da Giuseppe Morandini.
Il premio, giunto alla sua 37ma edizione, è stato consegnato dall’avvocato Bruno Malattia, vicepresidente della Fondazione Friuli, venerdì 7 ottobre alle 21 al Teatro Verdi di Pordenone. I vincitori dell’edizione 2022 sono due donne: Eva Orbanz e Stella Dagna.

Nata a Berlino nel 1942, Eva Orbanz dal 1966 ha lavorato in Germania presso il Deutsche Film- und Fernsehakademie Berlin (dffb), sviluppando un forte interesse per la produzione cinematografica e per la storia del cinema. Si è formata come archivista alla Royal Cinémathèque di Bruxelles e al British Film Institute di Londra. Dal 1973 al 2007 ha lavorato alla Deutsche Kinemathek – Museum für Film und Fernsehen di Berlino, prima ricoprendo diversi incarichi fino alla nomina, nel 1982, di conservatrice presso il dipartimento film. Dal 2008 è conservatrice senior [SC1] per i progetti speciali.
Nel corso degli anni, ha collaborato a molti eventi, progetti, pubblicazioni e conferenze, sia per la Deutsche Kinemathek che per il Goethe Institute. È stata membro di giuria ai festival internazionali di Nyon (Svizzera), Chicago (USA) e Kalamata (Grecia). Nell’ambito della FIAF (Federazione Internazionale degli Archivi di Film) è stata eletta nel comitato esecutivo, di cui ha fatto parte dal 1981 al 1989, quindi segretario generale (dal 1989 al 1995) e presidente (dal 2003 al 2009).
Dal 2009 è membro onorario della FIAF e dal 2012 membro onorario della Cineteca nazionale di Pechino.

Archivista e restauratrice, Stella Dagna dopo la laurea in filosofia e il dottorato di ricerca in Storia delle arti figurative e dello spettacolo, Stella Dagna ha lavorato per quindici anni alla Cineteca del Museo Nazionale del Cinema di Torino, dedicandosi in particolare alla collezione di cinema muto. Nel corso della sua vita d’archivio ha co-curato più di un centinaio tra preservazioni e restauri, soprattutto dedicati alla affascinante e talvolta ‘difficile’ produzione muta italiana.
Tra i progetti cui ha lavorato: il restauro e la diffusione dei film sopravvissuti della serie Maciste interpretati da Bartolomeo Pagano, il restauro delle differenti versioni mute de Gli ultimi giorni di Pompei, la ricostruzione di Antologia di materiali neuropatologici di Camillo Negro (1908-1918), il piano di recupero di frammenti da identificare della collezione nitrato del Museo.
Inseguendo il modello professionale di ‘archivista-ricercatore’, ha riservato una attenzione speciale alle politiche di collaborazione con studiosi e appassionati, promuovendo una cultura di archivio aperto. Dal 2009 collabora con l’Università di Torino. Nel 2010 ha partecipato all’internship presso il laboratorio Cineco di Amsterdam per il perfezionamento dei professionisti nel settore degli archivi audiovisuali, coordinato dalla Haghefilm Foundation.
I temi legati all’etica di archivio e di restauro sono, insieme alla promozione della conoscenza del cinema muto italiano, al centro delle sue attività di didattica e di ricerca. Negli ultimi anni, in particolare, la sua riflessione si è concentrata sui problemi degli archivi film in epoca di transizione digitale.
Ha pubblicato diversi lavori dedicati a questi temi, tra cui le monografie Perché restaurare i film? (ETS, 2014) e Ma l’amor mio non muore (Mimesis, 2014).

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LE GIORNATE CHIUDONO SABATO 8 OTTOBRE CON THE MANXMAN, L’ULTIMO MUTO DI HITCHCOCK http://www.giornatedelcinemamuto.it/it/le-giornate-chiudono-sabato-8-ottobre-con-the-manxman-lultimo-muto-di-hitchcock/ Fri, 07 Oct 2022 10:14:43 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=22478 REPLICA DOMENICA 9 OTTOBRE AL TEATRO VERDI La retrospettiva Ruritania si congeda, dando appuntamento al 2023 per la seconda parte, con Rupert Of Hee Haw, con uno Stan Laurel scatenato che si prende gioco del romanticismo che spesso pervade questo genere di film. Nel pomeriggio, anche il corto Long Fliv The King, con un formidabile […]

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REPLICA DOMENICA 9 OTTOBRE AL TEATRO VERDI

La retrospettiva Ruritania si congeda, dando appuntamento al 2023 per la seconda parte, con Rupert Of Hee Haw, con uno Stan Laurel scatenato che si prende gioco del romanticismo che spesso pervade questo genere di film. Nel pomeriggio, anche il corto Long Fliv The King, con un formidabile terzetto comico composto da Charley Chase, Max Davidson e Oliver Hardy.

Secondo Hitchcock i film muti sono la forma più pura del cinema. Lo dice nel celebre libro-intervista con Francois Truffaut. Nello stesso testo quando si arriva a parlare di THE MANXMAN, l’ultimo muto da lui diretto, il regista lo liquida in due parole, quasi infastidito. Nella sua straordinaria carriera sono due i film che non riconosce come del tutto suoi: uno è Rebecca, l’altro è The Manxman (L’isola del peccato, 1929) in programma come evento di chiusura delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone nella serata di sabato 8 ottobre alle 21.00 al Teatro Verdi (con replica il giorno successivo, domenica 9 ottobre alle ore 16.30 sempre al Teatro Verdi di Pordenone).  Se nel caso di Rebecca il giudizio di Hitchcock fu subito smentito da uno straordinario successo, Rebecca vinse due Oscar, per il miglior film e per la fotografia, intorno a The Manxman solo negli ultimi anni si è sviluppata una maggior attenzione critica. Il fatto che Hitchcock non li riconoscesse del tutto come film suoi era dovuto ai condizionamenti esterni cha aveva avuto nell’adattamento cinematografico di Rebecca e di The Manxman: entrambi erano tratti da romanzi di autori di successo, rispettivamente Daphne Du Maurier e Sir Hall Caine, che non gradivano che si apportassero troppe variazioni alle trame dei loro libri e quindi c’erano, da parte loro o da parte dei produttori, troppe interferenze sulle scelte stilistiche e di sceneggiatura fatte dal regista. Come in tutti i film di Hitchcock, al centro di The Manxman c’è una figura femminile, tra le più commoventi di tutta la sua opera, cui dà vita l’attrice di origine ceca, Anny Ondra, che il regista vorrà anche per il film successivo, Blackmail, il primo suo sonoro. La Ondra è anche la prima delle molte bionde che compongono la galleria delle interpreti hitchcockiane. Rivalutare The Manxman vuol dire anche rendere omaggio allo sceneggiatore Eliot Stannard a fianco di Hitchcock in tutto il periodo del muto, che morì dimenticato e in povertà. The Manxman avrà l’accompagnamento musicale dell’Orchestra San Marco di Pordenone, diretta da Ben Palmer, sulla nuova partitura composta da Stephen Horne.
La retrospettiva Ruritania si congeda, dando appuntamento al 2023 per la seconda parte, con Rupert Of Hee Haw (1924) di Percy Pembroke. È una brillante parodia delle opere di Anthony Hope, autore del romanzo Il prigioniero di Zenda, con uno Stan Laurel scatenato che si prende gioco del romanticismo che spesso pervade questo genere di film. Rupert Of Hee Haw precede nel programma la presentazione del film di Hitchcock e si può ben dire che quest’abbinata rappresenta un ottimo coronamento di una settimana dedicata al cinema muto.
Si ride molto anche nel pomeriggio, alle 17.00, con il corto di Leo McCarey Long Fliv The King (1926) con un formidabile terzetto comico composto da Charley Chase, Max Davidson e Oliver Hardy; mentre The Runaway Princess (1929) di Anthony Asquith, una coproduzione anglo-tedesca ispirata al romanzo di Elizabeth von Armin, rappresenta una sintesi perfetta di temi e personaggi ruritani animati da uno spirito di commedia.
Per l’omaggio a Venezia 90, alle 14.00 viene presentato Tikhi Don (il placido Don, 1931) primo adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo, uno tra i più famosi della letteratura russa, il cui autore, Mikhail Sholokhov, fu premiato con il Nobel negli anni ‘60. Per la prima volta nel cinema sovietico il paesaggio diventa un personaggio attivo; i due registi Olga Preobrazhenskaya e Ivan Pravov fanno esordire tanti attori di talento che troveremo nei classici del cinema sovietico, e ottengono l’entusiastica collaborazione, sia come interpreti sia come consulenti locali, dei contadini della fattoria cosacca teatro delle riprese. L’Associazione dei lavoratori della cinematografia rivoluzionaria giudicò piccolo-borghese l’ideologia del film ed espulse i suoi autori dall’associazione stessa. Solo con l’intervento di Solochov fu possibile la circolazione del film dopo un divieto di sei mesi.
Un’ultima segnalazione per il film italiano Profanazione (1924-1926) di Eugenio Perego, attivo con la Lombardo film e con la principale star della società napoletana, Leda Gys, madre di Goffredo Lombardo fondatore e capo della Titanus per molti decenni. Sia la carriera di Perego che quella di Leda Gys si svolsero nell’arco di tempo del muto. La copia è stata digitalizzata dalla Cineteca del Friuli di Gemona e la proiezione è prevista sabato 8 ottobre alle 10.30 a Cinemazero perché il Teatro Verdi, luogo di tutte le proiezioni del festival, è occupato con le prove dell’orchestra San Marco per The Manxman.

Il programma online, su MYmovies, propone alle 17.00 [Japan I Fest] e The Lady; alle 21 Up In Mabel’s Room.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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MELODRAMMI E PARODIE DALLA RURITANIA http://www.giornatedelcinemamuto.it/it/melodrammi-e-parodie-dalla-ruritania/ Thu, 06 Oct 2022 08:41:13 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=22461 In apertura di serata, la cerimonia di premiazione del Jean Mitry Award, che dal 1986 viene assegnato a personalità o istituzioni che si sono distinte per il recupero e la valorizzazione del patrimonio cinematografico muto. La retrospettiva Ruritania, che avrà un seguito nella prossima edizione delle Giornate e di cui già si sono visti molti […]

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In apertura di serata, la cerimonia di premiazione del Jean Mitry Award, che dal 1986 viene assegnato a personalità o istituzioni che si sono distinte per il recupero e la valorizzazione del patrimonio cinematografico muto.

La retrospettiva Ruritania, che avrà un seguito nella prossima edizione delle Giornate e di cui già si sono visti molti film, è al centro della serata di venerdì 7 ottobre, con il collaudato programma che intreccia fiction e documenti storici. Three Weeks del 1924, regia di Alan Crosland, non era mai uscito in Italia e l’unica copia conosciuta era al Gosfilmofond di Mosca. Nel 2020 la Cineteca del Friuli si era offerta di ricostruire digitalmente il film sulla base della sceneggiatura originale appartenente ad una collezione della University of Southern California, e nel 2021 furono mandati in Italia dalla Russia i file DPX 4K del film che ora finalmente è pronto. Oltre a questa novità, l’interesse per il film sta anche nell’alone di scandalo con il quale era stata accolta la sua uscita sugli schermi e prima ancora la pubblicazione del romanzo di Elynor Glyn da cui era tratto. Bollato come osceno negli ambienti conservatori per la sincerità priva di qualunque ipocrisia con cui descriveva il desiderio sessuale femminile, il romanzo fu tradotto in molti paesi compresa l’Italia, dappertutto riscuotendo grande successo. La protagonista di Three Weeks è la regina di un paese balcanico, insoddisfatta del proprio matrimonio, che cerca e consuma una relazione con un uomo più giovane. La combinazione di passione-lotta di potere, ieri come oggi, è sempre una carta vincente: ai tempi del film era peraltro ancora vivo il ricordo dell’assassinio del re Alessandro I di Serbia e della sua consorte, e della Regina, così viene sempre genericamente definita dalla sceneggiatura, viene sottolineata la natura slava, nell’opinione comune passionale e violenta. Sull’elemento della violenza Three Weeks calca decisamente la mano con scene di orde sanguinarie di rivoltosi all’assalto del palazzo del debosciato monarca, che sono assenti nel libro. Contrariamente a quello che appare sullo schermo, tra i due protagonisti, Aileen Pringle (la Regina) e Conrad Nagel (Paul Verdayne, l’amante) non ci fu amore, tutt’altro: la loro recitazione rende comunque bene l’atmosfera di torrida passione, ma sono soprattutto la fotografia e le eccezionali scenografie di Cedric Gibbons a destare unanime ammirazione.
Tutt’altra Ruritania è quella del corto precedente, His Royal Slyness del 1920, diretto da Hal Roach e interpretato da Harold Lloyd, una garanzia di qualità. I soggetti di questi regni da operetta davano ampio spazio alla satira e qui si calca sfrenatamente la mano. Variety definì il film “di gran lunga la migliore comica mai realizzata da Lloyd, tale da suscitare genuine, viscerali e irrefrenabili risate”.
Per la retrospettiva Norma Talmadge c’è in programma alle 10.45, Within The Law (L’onestà vittoriosa, 1923) di Frank Lloyd in cui l’attrice ha due ruoli che non sono però di due personaggi diversi, ma uno unico, quello di una donna ingiustamente incarcerata che da questa esperienza viene radicalmente trasformata. La sceneggiatrice è Frances Marion, che fu la prima donna a vincere l’Oscar nel 1930, ne vinse un altro nel 1932, autrice di centinaia di sceneggiature; fu anche corrispondente di guerra, scrittrice e regista e il programma di venerdì 7 ottobre, alle 14 al Teatro Verdi, le rende omaggio con la proiezione del secondo dei due film da lei diretti, Just Around The Corner del 1921. Il film racconta degli sforzi di una povera vedova malata che lotta per garantire ai due figli una vita onesta; il tema è trattato però convenzionalmente e moralisticamente il che è piuttosto strano se pensiamo che la regista e la sceneggiatrice nella vita privata erano due note e agguerrite femministe.
Da non perdere per la sezione Il Canone Rivisitato, alle 16.30, Manolescu del 1929 di Viktor Tourjansky la prima grande produzione che il regista ucraino realizzò in Germania dopo esser stato assistente di Abel Gance in Napoléon. Il film è ispirato alla storia di un truffatore rumeno di cui molto si era occupata la cronaca berlinese a cavallo tra 800 e 900 ed ha grandi interpreti come Ivan Mosjoukine, Brigitte Helm, Heinrich George, Dita Parlo accanto a un grande direttore della fotografia come Carl Hoffmann che aveva lavorato alle grandi produzioni Ufa di Lang e di Murnau.
In apertura di serata, alle 21 al Teatro Verdi, c’è la cerimonia di premiazione del Jean Mitry Award, che dal 1986 viene assegnato a personalità o istituzioni che si sono distinte per il recupero e la valorizzazione del patrimonio cinematografico muto.

Il programma online, su MYmovies, propone alle 21 Manolescu (1929) di Viktor Tourjansky.

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LADRONI IL PRIMO FILM DI STANLIO E OLLIO DIALOGATO IN ITALIANO http://www.giornatedelcinemamuto.it/it/ladroni-il-primo-film-di-stanlio-e-ollio-dialogato-in-italiano/ Wed, 05 Oct 2022 09:43:00 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=22453 Vestire Norma: la moda nel cinema delle origini sarà la conferenza inaugurale, giovedì 6 ottobre, di una serie annuale di incontri dedicati al tema dei costumi nel cinema muto. Sarà presentata da Michelle Tolini Finamore, studiosa di storia della moda, con l’introduzione di Deborah Nadoolman Landis. “Ladroni il primo film di Stanlio e Ollio dialogato […]

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Vestire Norma: la moda nel cinema delle origini sarà la conferenza inaugurale, giovedì 6 ottobre, di una serie annuale di incontri dedicati al tema dei costumi nel cinema muto. Sarà presentata da Michelle Tolini Finamore, studiosa di storia della moda, con l’introduzione di Deborah Nadoolman Landis.

“Ladroni il primo film di Stanlio e Ollio dialogato in italiano”. Così la Rivista Quindicinale degli Spettacoli annunciava nel dicembre del 1930 l’uscita del primo film comico dialogato in italiano di Stan Laurel e Oliver Hardy, i virtuosi della risata. La coppia era già famosa a livello internazionale all’epoca del muto e ora doveva affrontare la sfida del sonoro, un cambiamento epocale al quale non tutte le star seppero adeguarsi. Hal Roach, regista e produttore, colui che ebbe la geniale idea di mettere insieme i due comici, dette ancora una volta conferma del suo intuito e della sua risolutezza: decise infatti di produrre versioni in diverse lingue per ciascun mercato estero. I protagonisti dovevano autodoppiarsi e parlare, oltre che in inglese, in francese, tedesco, spagnolo e anche italiano. Questo durò pochi anni perché con il perfezionamento della tecnica del doppiaggio subentrarono i bravissimi doppiatori italiani, il più famoso dei quali fu Alberto Sordi che per alcuni anni dette voce a Oliver Hardy. Il buffo linguaggio della coppia ha origine proprio nelle storpiature dell’italiano che Laurel e Hardy facevano quando erano costretti ai tour de force linguistici; l’effetto era esilarante e i distributori non ebbero dubbi che da allora in poi tutti i doppiatori italiani avrebbero dovuto attenersi a quel modello. Dei film girati in italiano oggi non c’è traccia, ma alle Giornate giovedì 6 ottobre alle 21 al Teatro Verdi viene presentata, a cura del Progetto “S.O.S. Stanlio e Ollio”, una versione di The Night Owl (regia di James Parrott e sceneggiatura di Leo McCarey) ricavata dal confronto della copia spagnola Ladrones (1930) con quanto rimaneva del negativo dello stesso film uscito in Italia con il titolo Ladroni. Il risultato è un corto di 15 minuti più lungo del film uscito in America in cui si potrà sentire, seppur molto brevemente, la voce di Oliver Hardy in un’unica battuta pronunciata in un misto di spagnolo e italiano. Nei cartelli di testa di Ladroni compare per la prima volta il tema del cuculo, un motivo musicale legato indissolubilmente alle esibizioni cinematografiche di Stanlio e Ollio.
La programmazione della serata di giovedì 6 ottobre comprende anche la divertente commedia Up In Mabel’s Room (Nella camera di Mabel, 1926) con la regia di E. Mason Hopper e la brillante interpretazione di Marie Prevost. L’attrice di origine canadese ha il ruolo di una giovane signora alla moda che vuole riconquistare a tutti i costi il bel marito da cui aveva divorziato. All’origine di tutto l’acquisto di un babydoll che genera equivoci dal tono talvolta malizioso, come lo spogliarello inscenato da Mabel, rigorosamente celata da un paravento, mentre l’ex marito è intrattenuto da una sua spasimante. Il film ebbe grande successo e una nota marca di lingerie lanciò una grande campagna pubblicitaria riempendo le boutiques americane con sagome di Mabel in babydoll. La nuova partitura musicale è composta da Gunter Buchwald anche alla guida della Zerorchestra.
E parlando di dive, anche il programma di giovedì 6 ottobre prevede Norma Talmadge (alle 9.00 al Teatro Verdi), l’attrice cui è dedicata la retrospettiva che vuole rimediare al totale oblio di decenni intorno alla sua figura.
The Sign On The Door (Il segno sulla porta, 1921) di Herbert Brenon, è un melodramma tratto da un successo di Broadway, mentre dell’adattamento della celeberrima La signora delle camelie, portata sullo schermo nel 1927 da Fred Niblo con Norma Talmadge nel ruolo di Marguerite Gautier, rimane solo un frammento di 11 minuti proveniente dalla Library of Congress.
Incompleto è anche, e purtroppo, perché quello che ci resta è di grande interesse, Graustark (La principessa di Graustark, 1925) un film ponte tra le rassegne Ruritania e Norma Talmadge (alle 14.00, sempre al Teatro Verdi).
Se nei film britannici l’eroe che risolveva le situazioni ingarbugliate dei folcloristici e rissosi staterelli balcanici, individuabili dietro l’immaginario paese di Ruritania, è pur sempre un gentleman, l’approccio di Graustark è più democratico perché il protagonista è una persona comune. Questo consentiva al pubblico di immedesimarsi nella storia e immaginare che anche il sogno di sposare un nobile o un reale poteva avverarsi. L’interpretazione della Talmadge è particolarmente convincente diretta benissimo da Dimitri Buchoewetzki che sfrutta con abilità le bellissime scenografie tra le quali spicca un magnifico giardino Art Dèco. In un piccolo ruolo compare anche la giovanissima Joan Crawford quando ancora si faceva chiamare Lucille LeSueur.

Le Giornate del Cinema Muto iniziano una serie annuale di conferenze dedicate al tema dei costumi nel cinema muto. Ad inaugurare questa iniziativa, giovedì 6 ottobre alle 17.15 al Teatro Verdi, è la storica della moda Michelle Tolini Finamore presentata da Deborah Nadoolman Landis, costumista di film di grande successo come The Blues Brothers e Indiana Jones. Lo spunto di quest’anno è offerta proprio dai film di Norma Talmadge attraverso i quali si analizzerà la storia della moda e dei costumi nel cinema delle origini.
 
Il programma online, su MYmovies, propone alle 21 The Runaway Princess (Priscillas Fahrt ins Glück) (1929) di Anthony Asquith.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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LA STORIA DELLA FAMIGLIA DI BORG È L’INIZIO DELLA PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA IN ISLANDA http://www.giornatedelcinemamuto.it/it/la-storia-della-famiglia-di-borg-e-linizio-della-produzione-cinematografica-in-islanda/ Tue, 04 Oct 2022 09:58:33 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=22448 Mercoledì 5 ottobre proseguono la retrospettiva Norma Talmadge con Yes Or No e per la sezione Venezia 90, Biały Ślad (La traccia bianca, 1932) che rappresentò la Polonia alla prima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Giro del mondo in un unico giorno. Le Giornate del Cinema Muto presentano un caleidoscopio di luoghi ed immagini girate in […]

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Mercoledì 5 ottobre proseguono la retrospettiva Norma Talmadge con Yes Or No
e per la sezione Venezia 90, Biały Ślad (La traccia bianca, 1932) che rappresentò la Polonia alla prima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

Giro del mondo in un unico giorno. Le Giornate del Cinema Muto presentano un caleidoscopio di luoghi ed immagini girate in molti paesi di tutti i continenti. L’appuntamento più importante della giornata di mercoledì 5 ottobre, alle 21 al Teatro Verdi, ci porta in Islanda, con Saga Borgarettarinnar (La storia della famiglia di Borg, 1920) di Gunnar Sommerfeldt. Il film, la storia epica di una famiglia nell’arco di 20 anni, è una megaproduzione danese di ampio respiro e conseguentemente di adeguata durata, quasi tre ore, girato interamente in Islanda, utilizzando attori delle due nazionalità. Segna l’inizio della produzione cinematografica in Islanda ed è tratto dal romanzo d’esordio di Gunnar Gunnarsson (in seguito più volte candidato al Nobel), che ha anche un piccolo ruolo nel film. Accolto tiepidamente alla prima a Copenaghen, La storia della famiglia di Borg fu da subito un trionfo in Islanda dove viene regolarmente mostrato sia in cinema che in televisione. Per il centenario la Cineteca Nazionale Islandese, l’Istituto Gunnar Gunnarsson e l’Associazione Culturale Akureyri hanno curato la ricostruzione digitale in alta definizione delle Giornate. La composizione di una nuova partitura musicale è stata una sfida impegnativa per Thordur Magnusson che ha scelto di utilizzare stili molto diversi, dal postromantico al barocco, alla musica popolare islandese ai salmi luterani. La partitura in origine era prevista per una grande orchestra, ma riflettendo anche sul fatto che negli anni in cui il film era uscito in Islanda le grandi orchestre erano raramente utilizzate, alla fine il compositore ha optato, per l’evento delle Giornate, per un organico di 9 elementi dell’Orchestra San Marco di Pordenone.
Nella sezione sui cineamatori, alle 9.00, il corto In Egitto e ritorno con la Compagnia Aerea Imperial Airways (1931-1932) ci mostra varie immagini dell’Egitto. È opera dell’inglese Ruth Stuart, una cineamatrice prodigio che lo girò all’età di 16 anni quand’era partita da sola e, pare, all’insaputa dei genitori. Il film nel 1933 vinse varie competizioni internazionali per cineamatori e per tutti gli anni ‘30 le produzioni della Stuart ebbero importanti riconoscimenti.
Nella sezione Venezia 90, alle 14, merita attenzione Biały Ślad (La traccia bianca, 1932) che rappresentò la Polonia alla prima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Fu diretto da Adam Krzeptowski, sciatore e giornalista che negli anni 20 aprì uno studio fotografico e subito dopo si dedicò anche alla realizzazione di documentari che esaltavano la bellezza dei monti Tatra e dei dintorni di Zakopane. La traccia bianca è la sua opera più ambiziosa e per la sua realizzazione il regista impiegò due anni, un tempo eccezionalmente lungo per gli standard dell’industria cinematografica polacca. La trama del film è imperniata su una storia d’amore ma non è certo questo il punto forte dell’opera, anche perchè gli attori non erano professionisti ma sportivi amici di Krzeptowski. La qualità del film è data dalla splendida fotografia che esalta la bellezza dei paesaggi di montagna e dalla novità delle arditissime riprese di sport invernali che furono apprezzate ovunque e anche saccheggiate da altri film.
Norma Talmadge è presente nel programma di mercoledì 5 ottobre alle 11.30 con Yes Or No (Tentazioni, 1920), un’altra prova in cui l’attrice si esibisce in una doppia interpretazione di una donna ricca e di una povera. Il film consente alla Talmadge di sfoggiare vari capi di abbigliamento all’ultima moda e su Norma Talmadge e i suoi costumi verterà la conferenza di giovedì 6 ottobre della storica della moda Michelle Tolini Finamore e della costumista Deborah Nadoolman Landis.

Sempre mercoledì 5 ottobre, al Ridotto del Teatro Verdi alle 17, la relazione annuale del Jonathan Dennis Memorial, dedicata alla memoria del fondatore dell’Archivio Cinematografico neozelandese, è tenuta da Stella Dagna sul tema Etica del restauro: segreti e bugie.

Una sessione completa del Collegium è dedicata, alle 13 al Ridotto del Verdi, a Norma Talmadge, una diva da riscoprire.

Sempre al Ridotto del Teatro Verdi, alle 16, agli Incontri con gli autori di FilmFair, è la volta della commedia slapstick, con un libro che riporta alla luce attori e autori dello slapstick americano classico e una nuovissima biografia dell’iconico Buster Keaton, maestro della gag visiva.

Il programma online, su MYmovies, propone alle 21 Kralj Aleksander na Bledu (1922) di Veličan Bešter e Po Horách, Po Dolách (1930) di Karel Plicka.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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NORMA TALMADGE, UNA VERA SIGNORA http://www.giornatedelcinemamuto.it/it/norma-talmadge-una-vera-signora/ Mon, 03 Oct 2022 12:21:53 +0000 http://www.giornatedelcinemamuto.it/?p=22440 LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE NORMA TALMADGE, UNA VERA SIGNORA. MARTEDÌ 4 OTTOBRE PROSEGUE LA RETROSPETTIVA DEDICATA ALLA STAR AMERICANA La retrospettiva Ruritania, propone due documenti storici sul re Nicola del Montenegro: uno italiano di Luca Comerio, Dalla Villa Reale di Rjeka (Montenegro), l’altro francese della Gaumont, Le Roi Nicolas de Monténégro, entrambi […]

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LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE

NORMA TALMADGE, UNA VERA SIGNORA. MARTEDÌ 4 OTTOBRE PROSEGUE LA RETROSPETTIVA DEDICATA ALLA STAR AMERICANA

La retrospettiva Ruritania, propone due documenti storici sul re Nicola del Montenegro: uno italiano di Luca Comerio, Dalla Villa Reale di Rjeka (Montenegro), l’altro francese della Gaumont, Le Roi Nicolas de Monténégro, entrambi del 1912.

Una vera signora. È in italiano il titolo del film di martedì 4 ottobre, alle 21 al Teatro Verdi, in originale The Lady 1925 di Frank Borzage, ma è anche una definizione perfetta per Norma Talmadge cui è dedicata la retrospettiva delle Giornate. Negli anni Dieci e Venti era una star assoluta, un’attrice lodata per la sua versatilità ed eleganza. Rifuggiva da una gestualità troppo accentuata per dare risalto all’espressività e mobilità del volto che le consentivano di interpretare ruoli diversi anche all’interno dello stesso film, con consensi estremamente positivi. È quindi molto strano che la fama di quest’attrice si sia eclissata in modo totale nei decenni successivi alla fine del muto: probabilmente è stato decisivo il fatto che i suoi film fossero diventati irreperibili fino a quando, sul finire del secolo scorso una collezione di film del produttore Joseph M.Schenck, produttore e marito della Talmadge, fu acquisita dalla Library of Congress e da lì iniziò uno studio più sistematico della sua attività nel cinema. The Lady, tratto come tanti film della Talmadge da un lavoro teatrale rappresentato con successo a Broadway, rappresenta un’eccezione nella carriera dell’attrice in quanto non riscosse il successo abituale. In certi casi la critica fu addirittura feroce e il pubblico certamente sconcertato nel vedere la propria beniamina nel ruolo di una vecchia. La protagonista è infatti un ex cantante di music-hall che racconta il suo passato a un cliente del bar che lei gestisce. Una storia tragica di una donna sedotta e abbandonata, costretta ad affidare il proprio bambino alle cure di altri, che passa il resto della sua vita alla ricerca del figlio. Un intreccio troppo melodrammatico e anche un tantino scabroso per il perbenismo del pubblico, soprattutto quello della profonda provincia americana, perché non era difficile intuire quale fosse stato il vero lavoro della protagonista.
In mattinata, alle 9.00, sono in programma altri due film di Norma Talmadge: il primo è un corto del 1914 del suo periodo alla Vitagraph, il secondo un lungometraggio del 1919 diretto da Sidney A. Franklin The Heart Of Wetona, in cui il ruolo dell’attrice è quello di una nativa americana.
La retrospettiva Ruritania, che apre il programma del pomeriggio alle 14.30, comprende due documenti storici sul re Nicola del Montenegro: uno italiano di Luca Comerio, Dalla Villa Reale di Rjeka (Montenegro), l’altro francese della Gaumont, Le Roi Nicolas de Monténégro, entrambi del 1912. Soprannominato “il suocero d’Europa” per aver maritato 5 delle 9 figlie con famiglie reali (Elena fu regina d’Italia) re Nicola, fu il primo re del Montenegro, un paese che corrispondeva perfettamente alle caratteristiche della Ruritania, per l’inacessibilità del territorio e il carattere bellicoso dei suoi abitanti. Tutto molto pittoresco, compresa l’immagine che re Nicola dava di sé, sempre ritratto con il costume nazionale e armato.
Un breve filmato, Kralj Aleksander na Bledu (La visita di re Alessandro a Bled, 1928), proveniente dall’Archivio della Slovenia e di cui è autore Velican Bestar, pioniere della fotografia e del cinema sloveni, documenta la visita di re Alessandro I di Jugoslavia e della sua sposa, la regina Maria, nella località turistica del lago di Bled. Vediamo panoramiche del lago e del Castello Seebach (demolito nel 1939 perché al suo posto fu costruita Villa Bled, residenza di Tito) e di seguito l’arrivo della coppia reale.
Completa il programma di Ruritania Hans Kungl. Höghet Shinglar (Sua maestà il barbiere, 1928) ultima di una serie di sette coproduzioni tedesco-svedesi della società Isepa alla fine degli anni ‘20 che si proponevano di internazionalizzare l’industria cinematografica svedese.
Nella sezione Riscoperte e Restauri, alle 11.15, accanto ai corti della Pathé-Baby 9,5 mm., merita una segnalazione particolare il lungometraggio Lāčplēsis (L’uccisore d’orsi, 1930), ispirato a un’antica leggenda lettone con protagonista un eroe dalla forza straordinaria che mette al servizio della difesa del suo popolo. Il regista Aleksandrs Rusteiķis è considerato uno dei fondatori del cinema lettone e nel film delle Giornate utilizza magistralmente fatti storici e leggenda.
Un omaggio al cinema muto italiano, critico e appassionato, lirico e visionario allo stesso tempo, è il film di produzione italo-francese Italia. Il fuoco, la cenere (1921) di Céline Gailleurd e Olivier Bohler, con la voce narrante di Isabella Rossellini, alle 17 al Teatro Verdi.

Martedì 4 ottobre alle 13, anche il secondo appuntamento del Collegium aperto anche al pubblico: il tema saranno gli esordi del cinema in Svizzera e il centenario del 9,5mm o Pathè baby, il primo tipo di formato per uso amatoriale.
Sempre martedì, alle 16 al Ridotto del Teatro Verdi, gli Incontri con gli autori di FilmFair: L’oro di Atlantide. Il cinema muto italiano e le arti (Kaplan), a cura di Céline Gailleurd. E Sguardi privati. Teorie e prassi del cinema amatoriale (Meltemi) con Paolo Caneppele.

Il programma online, su MYmovies, propone alle 21 Rupert Of Hee Haw (1924) di Percy Pembroke e Hans Kungl. Höghet Shinglar / Majestät Schneidet Bubiköpfe (1928) di Ragnar Hyltén-Cavallius.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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