DALLA CINETECA DI TOLOSA LO STRAORDINARIO DOCUMENTO HARLEM SKETCHES, SULLA VITA DEI NERI DI HARLEM DURANTE LA GRANDE DEPRESSIONE
NELL’OMAGGIO A SONIA DELAUNAY ANCHE BALLET MÉCANIQUE DI FERNAND LÉGER
È difficile immaginare oggi l’aura che circondava i divi del cinema all’epoca del muto. Se sommiamo la popolarità del calciatore più conosciuto, del cantante più ammirato, dell’influencer più seguita, il risultato sarà comunque un millesimo della fama delle star del cinema muto. Una di queste è stata sicuramente Mae Murray (1885-1965) protagonista del film che seguirà la cerimonia di consegna del Premio Jean Mitry a Natalia Noussinova e Heide Schlüpmann nella serata di venerdì 13 ottobre (ore 21, Teatro Verdi), Circe the Enchantress, (Circe la maga, US 1924) diretto da Robert Z. Leonard, suo partner in oltre venti film e terzo marito. Il soggetto di Circe fu scritto appositamente per l’attrice dal celebre romanziere spagnolo Vicente Blasco Ibanez ed è basato sul mito greco di Circe come una moderna seduttrice che ispira in tutti gli uomini un’ossessiva passione. Mae Murray si dimostrò perfetta nella parte sfoggiando una vasta e intensa gamma di espressioni e mettendo anche a frutto la sua abilità di danzatrice. Prima infatti di diventare una diva di Hollywood, Mae Murray aveva fatto parte delle Ziegfeld Follies ed era stata in molte tournée negli Stati Uniti e in Europa con partner strepitosi come Rodolfo Valentino. Quando esce Circe the Enchantress Mae Murray è all’apice della carriera, un anno prima di girare La vedova allegra di Erich von Stroheim per il quale passerà alla storia. Le scenografie sono di Cedric Gibbons, artista più volte premiato con l’Oscar, 11 statuette, secondo solo a Walt Disney. Circe era considerato perduto ma una copia è stata ritrovata nell’Archivio di Praga e, benché sia incompleta, presenta sostanzialmente intatta la trama restituendo appieno la bellezza delle scene di ballo di danza moderna e di jazz.
La proiezione del film è preceduta dal cortometraggio proveniente dalla Cinémathèque de Toulouse Harlem Sketches (US 1935) che testimonia le misere condizioni di vita dei neri di Harlem durante la Grande Depressione e che venne girato lo stesso anno della prima sommossa del quartiere. Il regista Leslie Bain, vicino alla sinistra, nello stile realista della denuncia sociale e della rappresentazione della cultura afro-americana innesta anche alcuni formalismi dell’avanguardia degli anni ’20. Anche la musica del cortometraggio fa riferimento a quel movimento artistico e porta la firma di George Antheil, molto interessato peraltro anche alla musica afro e autore della colonna sonora di Ballet mécanique di Fernand Léger, in programma alle Giornate alle 12.15 nell’ambito dell’omaggio a Sonia Delaunay, in cui figurano anche Anemic Cinema di Marcel Duchamp e Disque 957 concepito come una impressione visiva generata dall’ascolto dei preludi No. 5 e No. 6 di Frédéric Chopin.
Da segnalare, alle ore 10, anche uno dei film più scatenati di Harry Piel, Zigano, Der Brigant von Monte Diavolo (DE 1925) con un repertorio di sparatorie, duelli, cavalcate e acrobazie che non ha nulla da invidiare allo Zorro di Douglas Fairbanks, uscito nello stesso anno. E, alle 18.30, The Oath of the Sword (US 1914) di Frank Shaw, prodotto dalla Japanese American Film Company, la prima società in America posseduta controllata e gestita da giapponesi. Nel film, una delle prime apparizioni sullo schermo di Yutaka Abe, che intraprese poi un’importante carriera nell’industria cinematografica nipponica come sceneggiatore regista e produttore di grande successo e prestigio. Il restauro è del George Eastman Museum in collaborazione con il Japanese American National Museum e con la sovvenzione della National Film Preservation Foundation.
Infine, alle 14.30, Modern Love (US 1929) con Charley Chase che uscì nelle due versioni, una muta e l’altra parzialmente sonora, unica sopravvissuta, che restaurata dalla Universal viene presentata alle Giornate.
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