A BRYONY DIXON E MARK-PAUL MEYER IL PREMIO JEAN MITRY 2024

IN FIOR D’OMBRA IL FASCINO DI ANNA MAY WONG
L’ATTRICE SINOAMERICANA CHE CONQUISTÒ ANCHE L’EUROPA

PER I GRANDI CLASSICI DEL CANONE IL CAPOLAVORO ESPERESSIONISTA DI ROBERT WIENE TRATTO DA DELITTO E CASTIGO

I DOCUMENTARI DI CLAUDE E DINA LÉVI-STRAUSS NEL MATO GROSSO E LE IMMAGINI DI LUCA COMERIO DEL TERREMOTO DI MESSINA

Fin dal 1986, quattro anni dopo la loro fondazione, le Giornate hanno istituito, prima con il sostegno della Provincia di Pordenone, poi con quello della Fondazione Friuli, il premio Jean Mitry, dedicato a uno dei più importanti teorici del cinema del XX secolo, tra i fondatori della Cinémathèque Française e primo presidente delle Giornate. Lo scopo del premio è di segnalare quelle personalità o istituzioni che si sono distinte nel campo del restauro e della conservazione del patrimonio del cinema muto. Il Premio viene quest’anno assegnato a Bryony Dixon, conservatrice al BFI National Archive di Londra, responsabile per la collezione di film muti, e Mark-Paul Meyer, conservatore all’Eye Filmmuseum in Amsterdam, nella cerimonia d’apertura della serata di venerdì 11 ottobre al Teatro Verdi alle ore 21. Il premio sarà consegnato dal Vicepresidente della Fondazione Friuli, avv. Bruno Malattia.

A seguire la proiezione del film Großstadtschmetterling: Ballade Einer Liebe (Fior d’ombra, DE/GB 1929) di Richard Eichberg con l’accompagnamento musicale del trio Günther Buchwald, Frank Bockius e Mirko Cisilino. È il secondo film europeo di Anna May Wong girato negli studi di Neubabelsberg e per gli esterni a Montecarlo, Nizza, Mentone e Parigi. Come nel precedente Song, anche qui c’è una trama alla Madama Butterfly (per sfruttare le caratteristiche etniche della protagonista) con momenti di comicità da cabaret per alleggerire l’atmosfera drammatica del film. Di grande suggestione l’uscita di scena in campo lungo di Anna May Wong che si allontana nel suo abito da sera orlato di lustrini, da sola, per scomparire nel buio. Großstadtschmetterling fu il suo ultimo film muto; negli ultimi mesi del 1929 imparò il tedesco e il francese per realizzare il suo primo film sonoro girato in tre lingue. Grazie al suo multilinguismo Wong non ebbe difficoltà nel passaggio dal muto al sonoro e, forte del successo ottenuto in Europa, dall’ottobre del 1930 tornò negli Stati Uniti aprendo un nuovo capitolo della sua carriera che la vide protagonista anche a teatro.

Il programma della giornata di venerdì 11 ottobre propone anche altri appuntamenti di grandissimo interesse. Merita infatti una segnalazione di riguardo il film del Canone alle 14, Raskolnikow capolavoro espressionista di Robert Wiene del 1923, adattamento cinematografico del romanzo di Dostoevskij Delitto e castigo. Gli interpreti sono tutti attori del Teatro Artistico di Mosca di Konstantin Stanislavsky la celebrata compagnia teatrale che si era trasferita a Berlino dopo la Rivoluzione d’ottobre. Il film uscì con successo in molti Paesi: a Bucarest riempì i duemila posti dell’Ekoria Cinema per ben quattro settimane. Ugualmente positivo il riscontro della critica: una rivista tedesca scrisse che “nessun attore tedesco avrebbe potuto conseguire ciò che questi russi hanno ottenuto con tale naturalezza, con così tanto colore umano, con tanto straziante realismo…”

Per la retrospettiva dell’Uzbekistan Arabi del 1930 (alle 9.45) è il tipico film di propaganda che mette in risalto i brillanti risultati di un collettivo nell’allevamento di ovini Karakul della migliore qualità. La regista è Nadezhda Zubova, figlia di una nobile famiglia di San Pietroburgo, che fu una delle prime studentesse della scuola di cinema di Mosca. Per tutti gli anni Venti lavorò come attrice e Arabi è il suo unico film di finzione.

Alla Nazimova, attrice russa naturalizzata statunitense, è la protagonista nel ruolo di una danzatrice indiana di Stronger than Death (Più forte della morte, US 1920) di Herbert Blaché, con le scene di Ben Carré, in programma al Teatro Verdi alle 11. Alla fine della collaborazione con la società di Tourneur, il 36enne Carré era un professionista molto richiesto e fu così che venne contattato dalla società di produzione che Nazimova aveva fondato col marito, Charles Bryant. La lavorazione di Stronger Than Death fu un’esperienza che Ben Carré ricordava con molto piacere per l’armonia che si era creata sul set, e lo sfarzo dell’ambientazione e delle scene fu molto elogiato dalla critica.

Il terzo programma di film sulla Sicilia, alle 12.45, è centrato sul genere catastrofico, con le impressionanti immagini che Luca Comerio girò all’indomani del terremoto di Messina.

La retrospettiva sull’America Latina presenta, alle 17.45, l’ultima testimonianza conosciuta della cinematografia peruviana a soggetto del periodo muto, Bajo el sol de loreto, del 1936, con la regia di Antonio Wong Rengifo. Ambientato all’inizio del ventesimo secolo in Amazzonia nel territorio degli Aushiri, il film unisce la documentazione etnografica alla struttura narrativa e all’estetica del western americano.
Importantissimi da un punto di vista scientifico i documentari realizzati dal grande antropologo Claude Lévi-Strauss e da sua moglie, Dina, nel Mato Grosso, nella regione centro-occidentale del Brasile. Oltre ai filmati, i risultati della spedizione, finanziata dal Musée de l’Homme di Parigi e dal dipartimento della Cultura di Sao Paulo allora diretto dallo scrittore Mario de Andrade, furono documentati in testi e fotografie. In particolare, i due illustri studiosi puntarono l’obiettivo su due gruppi indigeni nettamente distinti, i Bororo e i Kadiwéu, mostrandone le usanze, i rituali e le tradizioni.

Completano il quadro della giornata, alle 16.30, alcuni filmati dello Studio Ivens, fra cui Heien (Palificazione, NL 1929) una delle prime prove dello stesso Ivens commissionatogli dal Sindacato Generale degli Operai Costruttori Olandesi, con immagini dei lavori per la bonifica del terreno acquitrinoso intorno ad Amsterdam.

L’ultimo appuntamento della giornata, alle 23, per il ciclo dedicato ai film naturalistici svedesi è con Farornas ö (L’isola dei pericoli, SE 1930) di Sten Nordenskiöld, girato in condizioni molto difficili nell’estate del 1929. L’ambiente è quello delle isole più estreme dell’arcipelago delle Fær Øer nell’Atlantico Settentrionale dove anche solo l’arrivo era difficoltoso; se pensiamo che vi sbarcò una piccola troupe con le loro scomode e ingombrati apparecchiature, ecco allora che si può parlare di un’impresa davvero notevole.

Al Ridotto del Teatro Verdi, alle 17.30, ultimo appuntamento con gli incontri con gli autori: Paolo Caneppele presenta il suo Il catalogo del mondo. La belle époque al cinema. Cinegiornali in Italia 1910-1914 (Kaplan); Hans Kitzmüller Lontano da Vienna. Frammenti di un’autobiografia di Nora Gregor (Casa Editrice Vita Activa) e Christian Lovato Charlie Chaplin a spasso tra i media. Il vagabondo come personaggio.

Il programma online di venerdì 11 ottobre alle 21 è dedicato alle Riscoperte e Restauri: Peg o’ Mounted (US 1924) di Alfred J. Goulding, con Baby Peggy, e Folly of Vanity (US 1924) di Maurice Elvey e Henry Otto, accompagnati dal pianoforte di Philip Carli.
Si segnala infine che in occasione delle Giornate, l’Associazione Carcere e Comunità ODV e Cinemazero, già impegnati in una attività di cineforum settimanale che coinvolge i detenuti della Casa Circondariale, proietteranno sempre venerdì 11 ottobre tre cortometraggi con Buster Keaton:
The Hayseed (Il rustico, 1919) e The Garage (Il garage, 1920) diretti da Roscoe Arbuckle, e One Week (Una settimana, 1920) diretto dallo stesso Keaton. Ad accompagnare dal vivo i tre corti il pianista e compositore Mauro Colombis, originario di Pordenone ma di casa a Sydney e da molti anni parte della squadra dei musicisti del festival.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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