LA SULTANE DE L’AMOUR (La sultana dell’amore; The Sultaness of Love) (FR 1919)
Regia di Charles Burguet, René Le Somptier
Solo una meravigliosa sultana può restituire al sultano Malik il gusto della vita. Impaziente e sanguinario, il tiranno affida a tre emissari la missione di recargli la perla rara che potrebbe rallegrarlo; uno di loro, Kadjar, scopre la principessa Daoulah, la sultana dell’amore. La fanciulla respinge però le avances del sovrano, poiché anela disperatamente a rivedere l’uomo che in passato l’ha salvata dall’annegamento, ma che conosce solo sotto falso nome. Il suo salvatore altri non è che il principe Mourad, il quale a sua volta è partito alla ricerca di lei…
La Sultane de l’amour, le cui riprese iniziarono nell’estate del 1918 nella Francia meridionale, uscì sugli schermi nel dicembre 1919, dopo la prima che aveva avuto luogo al Cirque d’Hiver di Parigi in ottobre riscuotendo grande successo. Il produttore, Louis Nalpas, desideroso di mettersi in proprio dopo aver diretto durante la prima guerra mondiale la casa Film d’Art su richiesta di Charles Delac, mobilitato, approfittò del ritorno di quest’ultimo dal fronte per lasciare la società e trasferirsi a Nizza, perché la luce e i paesaggi del sud della Francia gli ricordavano la nativa Turchia. Fondò la Compagnie des Films Louis Nalpas, e nel corso dei sopralluoghi effettuati per il film scoprì a Cimiez, sulle alture nei dintorni di Nizza, Villa Liserb, di proprietà di un sudamericano (“Liserb”, ovvero Brésil – Brasile in francese – all’incontrario). Soggiogato dal fascino di questa dimora dal parco immenso, la prese in affitto e la trasformò in uno studio cinematografico. La villa diventò così l’ambiente ideale per ricreare l’atmosfera orientalista delle Mille e una notte.
Il produttore elaborò un racconto ancora inedito dell’orientalista Franz Toussaint, che nel 1912 aveva tradotto liberamente una parte del poema Golestan del grande autore persiano Sa’dì, coniando l’espressione “la Sultane de l’amour” (La Vie Parisienne, 28.09.1912). Per realizzare il film Nalpas si circondò dei suoi due accoliti, Charles Burguet e René Le Somptier, affidò la scenografia al pittore Marco de Gastyne e ingaggiò alcuni dei divi più celebri dell’epoca. Alla lavorazione fu dedicato un ampio reportage, corredato di 13 foto e uscito su L’Illustration (15.03.1919) subito dopo la fine delle riprese.
Il film ebbe un’accoglienza assai lusinghiera, come testimonia la recensione apparsa su La Cinématographie française (18.10.1919): “Gli sforzi profusi nella realizzazione di questo film superano di gran lunga qualsiasi cosa sia stata tentata finora in Francia. Nessun bluff, nessun imbonimento pomposo, nessuna prefazione incomprensibile. Nessuna teoria politica o sociale, né didascalie barbose e confuse… Bellezza, verità, arte: ecco il segreto del successo di La Sultane de l’amour”. O quella di André de Reusse in Hebdo-Film (18.10.1919): “Perché è Nalpas a firmare La Sultane de l’amour? La risposta è semplice: l’Opéra è stata costruita da abili muratori, da scultori geniali, da artigiani perfetti. Ma è stato Garnier l’ispiratore e l’architetto … E allora? È soprattutto a Nalpas che La Sultane de l’amour deve l’ottimo voto che gli ho dato per aver così splendidamente contribuito alla gloria del cinema francese”.
La Sultane de l’amour, che segna il rinnovamento del cinema francese dopo la Grande Guerra, fu concepito come opera spettacolare, con l’esplicito obiettivo di contrastare la cinematografia americana che dilagava sugli schermi di tutto il mondo. Nalpas portò personalmente il film negli Stati Uniti nel 1921 e vendette i diritti di distribuzione alla First National, ma nel gennaio 1922, per motivi imprecisati, fu annunciato che la società non avrebbe fatto uscire il film (Film Daily, 22.01.1922). Dato il suo successo, esso fu ridistribuito in Francia nel 1923 in una versione più breve (1800 metri rispetto ai 2400 della versione originale, che è quella depositata al CNC), ma interamente colorata au pochoir, per renderlo più attraente dal punto di vista commerciale. La Sultane de l’amour divenne così il primo film a colori del cinema francese, grazie a un’impresa titanica che vide 50 artisti colorare au pochoir 100.000 immagini, lavorando direttamente sulla pellicola per quattro anni.
Gli elogi per la colorazione – prevista sin dall’uscita del film nel 1919 – non furono però unanimi. La succitata recensione di André de Reusse per Hebdo-Film continua così: “Ho tributato a questa bella opera le lodi che le sue singolari qualità meritano. Per essere imparziale devo però criticarne i difetti, che sono di una gravità imperdonabile e probabilmente fatali. Abbiamo appreso che il film è ora sospeso tra la vita e la morte e presto riposerà nella fossa comune delle peggiori boiate. Pare certo, purtroppo, che nonostante le mie disperate invocazioni, che speravo avessero convinto i responsabili, l’ammirevole fotografia del film sarà … disonorata da colori tali da trasformare questo delizioso racconto in una volgare stampa di Epinal”.
Curiosamente, sembra che questa versione a colori, o forse un tentativo precedente, sia uscita per la prima volta in Italia nel gennaio 1922, dove ebbe successo di pubblico, nonostante le riserve di alcuni critici, secondo i quali i colori erano eccessivamente vivaci e pertanto innaturali: “Infatti uomini cogli zigomi perfettamente e violentemente rossi, non credo che nemmeno nella tanto decantata India ne esistano, a meno che non siano sempre sottoposti ad un regime di quaranta gradi di febbre per lo meno” (M. Balustra, La rivista cinematografica, 25.07.1922).
Ma lasciamo l’ultima parola a Jean de Mirbel su Cinémagazine (28.09.1923): “Una versione rimontata di La Sultane de l’amour ha appena fatto ritorno sui nostri schermi. L’opera di Louis Nalpas e René Le Somptier ha mantenuto tutto il suo fascino e la colorazione è di un gusto splendido. Questo film francese, uno dei migliori del dopoguerra, merita di essere conosciuto da tutti coloro che non hanno avuto l’occasione di vederlo”.
Il film è stato restaurato nel 1992 dal CNC utilizzando un positivo nitrato a colori a 35mm della Cinémathèque de Toulouse, ed è stato oggetto di un restauro digitale nel 2021. La digitalizzazione, la ricostruzione e il restauro in 4K sono stati effettuati dal laboratorio del CNC a partire da tre copie nitrato imbibite e colorate au pochoir della Cinémathèque française.
Dominique Moustacchi
LA SULTANE DE L’AMOUR (La sultana dell’amore; The Sultaness of Love) (FR 1919)
regia/dir: Charles Burguet, René Le Somptier.
scen: Louis Nalpas, dal racconto di/from the story by Franz Toussaint.
photog: Georges Raulet, Albert Duverger.
scg/des: Marco de Gastyne; Gaston Albert Lavrillier [maquettes].
cost: Edouard Souplet.
cast: France Dhélia (Sultana Daoulah), Marcel Lévesque (Nazir), Sylvio de Pedrelli (principe/Prince Mourad), Paul Vermoyal (sultano/Sultan Malik), Yvonne Sergyl (principessa/Princess Zilah), Gaston Modot (Kadjar), Armand Dutertre (sultano/Sultan Bahram Yezid), Albert Bras (sultano/Sultan Mahmoud-El-Hassam), Pillot (Vizier Moslih), Dourga [Marcelle Frahier] (danzatrice/the dancer Djahilà), [Frankeur (Frakach), Maryse Querlin (vestale/a vestal)].
prod: Louis Nalpas, Les Films Louis Nalpas.
dist: Union-Éclair.
première: 10.10.1919 (Cirque d’Hiver, Paris).
uscita/rel: 05.12.1919 (Pt. I), 12.12.1919 (Pt. II).
copia/copy: DCP (4K), 93′, col. (da/from 35mm pos. nitr., orig. l: 2400 m., imbibizione e pochoir/tinting & stencil-colouring); did./titles: FRA.
fonte/source: CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, Bois d’Arcy.