MORÆNEN (DK 1924)
(The House of Shadows) [La morena]
Regia di Anders Wilhelm Sandberg
Musica di Stephen Horne & Elizabeth-Jane Baldry
In un angolo buio e desolato del nord della Norvegia, il duro e spietato Thor Brekanæs è l’onnipotente notabile locale. Nel prologo, egli apprende che sua moglie ha trovato conforto tra le braccia di un altro e che il figlio Vasil non è suo, a differenza di quello che lei porta ora in grembo. Subito dopo la nascita del bambino, Brekanæs scaccia la donna spingendola al suicidio. Passano venticinque anni e Brekanæs è ancora consumato dal senso di colpa. Il secondo figlio, Aslak, è debole di mente e deve essere assistito da Thora, la giovane figlioccia di Brekanæs. Questi impone alla ragazza di accettare il fidanzamento con Swein, il figlio di un affittuario che egli ha preso sotto la propria ala. Vasil, che ha abbandonato gli studi di legge per diventare un poeta, ritorna a casa e manda a monte il fidanzamento. Fra lui e Thora c’è infatti da tempo un’attrazione reciproca. Brekanæs è furioso per l’affronto da parte di quel figlio illegittimo da lui mai accettato e di cui non si è mai curato. Prima di poter prendere provvedimenti contro di lui, il vecchio viene assassinato – la testa schiacciata da una pietra – nella desolata valle morenica dove va a sfogare la sua rabbia. Vasil è immediatamente sospettato di aver ucciso l’inflessibile patriarca.
Tra i film prodotti in Danimarca nei primi anni Venti dalla Nordisk, solo pochi pongono l’accento sulla “nordicità”. Il selvaggio paesaggio montano in cui si svolge Morænen (La morena) è un’importante eccezione, ma siamo nel nord della Norvegia, non in Danimarca, per cui viene a mancare la dimensione nazionale propria dei film degli altri Paesi nordici. Eredità e conflitti intergenerazionali sono temi frequenti nei drammi rurali scandinavi, ma Morænen è diverso anche perché non si avvale di fonti letterarie di prestigio: il copione è infatti originale e lo firma il prolifico Laurids Skands (1885-1934), che era uno sceneggiatore e non un romanziere o un drammaturgo. Skands aveva collaborato con A.W. Sandberg (1887-1938) a vari film, tra cui i primi tre dei quattro adattamenti di Dickens prodotti dalla Nordisk. Sandberg era molto orgoglioso di Morænen, salutato dalla critica danese come uno dei vertici dell’arte cinematografica nazionale (una valutazione che pare oggi eccessiva), ma è stato forse l’eccessivo risalto dato al contributo del regista a causare la rottura con Skands.
Pellicole analoghe di Paesi vicini, dove il paesaggio nordico gioca un ruolo importante, tendono a presentarlo con orgoglio, infondendovi grandeur, vitalità, spirito nazionale. In Morænen invece è una cupa landa desolata che grava sull’animo dei suoi abitanti. Solo nelle “terre del sole” (presumibilmente l’Italia) possono fiorire l’arte, l’amore e lo spirito umano. Più volte le didascalie evocano il carattere triste e plumbeo delle fredde lande del nord in cui il film è ambientato, trovando conferma nella messinscena. Benché Sandberg fosse andato con la sua troupe in Norvegia per girarvi gli esterni, gran parte della pellicola si svolge in claustrofobici interni, con travi scure e piccole finestre spesso fuori campo che contribuiscono all’atmosfera claustrofobica. Secondo la pubblicità dell’epoca, la residenza di Brekanæs era basata su un’autentica casa norvegese, accuratamente misurata e riprodotta dal formidabile scenografo della Nordisk Carlo Jacobsen. Eppure l’edificio che vediamo nel film, con al centro un vasto atrio e grandiose, ripide scale che salgono verso il buio, sembra avere un’impronta troppo gotica rispetto alle abitazioni dai bassi soffitti degli altri film nordici. C’è in Morænen, con la sua trama imperniata sull’oppressione patriarcale e su un caso di omicidio, una profonda vena melodrammatica e un brano musicale vi gioca un ruolo centrale: riesce a calmare un folle, riporta alla mente memorie redentrici di una madre perduta, risolve la trama. Il brano non viene indicato nel film, ma la lista dei pezzi selezionati per l’accompagnamento in occasione della prima esiste ancora: è probabile si tratti della “Berceuse” (1904) del compositore finlandese Armas Järnefelt, il quale fu anche autore delle musiche per il capolavoro di Mauritz Stiller del 1919, Sången om den eldröda blomman (Il canto del fiore scarlatto).
La copia proiettata alla Giornate è stata ricavata dal Danske Filminstitut nel 1959 a partire dal negativo originale, con nuove didascalie basate sulla lista didascalie originale della Nordisk.
Magnus Rosborn, Casper Tybjerg
(Testo originariamente pubblicato sul catalogo delle Giornate del Cinema Muto 2017)
MORÆNEN (DK 1924)
(The House of Shadows) [La morena]
dir: Anders Wilhelm Sandberg
scen: Laurids Skands.
photog: Louis Larsen, Chresten Jørgensen.
scg/des: Carlo Jacobsen.
cast: Peter Nielsen (Thor Brekanæs, high sheriff), Karen Caspersen (Gunhild, sua moglie/his wife), Emanuel Gregers (Vasil Brekanæs), Peter Malberg (Aslak Brekanæs), Karina Bell (Thora, la figlioccia di Thor/Thor’s god-daughter), Charles Wilken (Gudmund, affittuario/tenant farmer), Sigurd Langberg (Swein Gudmundsson, suo figlio/his son).
prod: Nordisk Films Kompagni.
uscita/rel: 25.02.1924.
copia/copy: 35mm, 2346 m., 103′ (20 fps); did/titles: DAN.
fonte/source: Det Danske Filminstitut, København.
Film presentato alla 36a edizione delle Giornate del Cinema Muto (sezione “Cinema scandinavo: la sfida della Svezia”).