Portfolio

LA GRANDE GUERRA
GLI EFFETTI DELLA GUERRA

Questo programma ha un carattere personalissimo e non aspira certo a trattare in maniera equilibrata e uniforme tutti i combattenti di tutti i fronti. Brillano per la loro assenza i film realizzati nel Regno Unito, nonostante la straordinaria ricchezza del materiale conservato presso l’Imperial War Museum. All’inizio avrei voluto gettare una rete di dimensioni maggiori, ma un programma più vasto sarebbe stato difficile da padroneggiare, e il contenuto emotivo di molti di questi film rende assai arduo il compito del curatore. Chiunque abbia familiarità con il preziosissimo sito EFG1914 European Film Gateway può farsi un’idea della quantità di filmati disponibili, ma in realtà ce ne sono molti di più. Spesso sono uno spettacolo difficile da tollerare; alcuni dovrebbero essere visionati solo a porte chiuse, da un pubblico di studiosi. Non ho inserito questi film nel programma, ma esistono. I cineoperatori puntarono i loro apparecchi su soggetti così orrendi per dare testimonianza di una disumanità tanto sconvolgente da non poter essere espressa in parole, senza dubbio nella speranza che atrocità siffatte non si sarebbero più ripetute se se ne fossero veramente comprese le dimensioni.
Nell’elaborare questo programma sono stato guidato da una logica che ha cercato anche di sottolineare gli infernali legami tra quell’epoca e il tempo presente. Mosul, Raaqa, Aleppo, Homs: antiche città rase al suolo come i devastati centri urbani di Les Ruines des villes d’Armentières, Lens et La Bassée o la Salonicco ridotta in cenere di Après l’incendie de Salonique. Denutrizione e rachitismo tornano a flagellare i bambini in Iraq, nello Yemen si segnalano più di 600.000 casi di colera e in Afghanistan è ricomparso lo scorbuto. La crisi dei rifugiati è oggi più grave di quanto sia mai stata dall’epoca della seconda guerra mondiale. Se mai dalle trincee della prima guerra mondiale e dalla linee dei fronti della seconda è emerso un insegnamento, questo è stato poi rapidamente dimenticato, e non abbiamo alcun diritto di nutrire un compiaciuto senso di superiorità nei confronti dei nostri avi. Sono ancora vere le parole scritte da Sigmund Freud nel saggio “Vergänglichkeit” (Caducità), del novembre 1915: “… la guerra scoppiò e depredò il mondo delle sue bellezze. E non distrusse soltanto la bellezza dei luoghi in cui passò e le opere d’arte che incontrò sul suo cammino; infranse anche il nostro orgoglio per le conquiste della nostra civiltà, il nostro rispetto per moltissimi pensatori ed artisti, le nostre speranze in un definitivo superamento delle differenze tra popoli e razze.”
Il nostro programma non si esaurisce però in una prova di sopportazione. Comprende alcune comiche, come La paura degli aeromobili nemici di André Deed, in cui la paura di un raid aereo nemico alimenta le propensioni distruttive di Cretinetti, e Comment j’ai mangé du pain K.K., arguto esempio di propaganda antitedesca che fa appello allo stomaco dei francesi non meno che al loro senso dell’umorismo. Il cibo è un ingrediente importante di Sammelt Knochen!, cortometraggio realizzato dalle autorità pubbliche che avrà suscitato risate ma anche lamenti, poiché descrive nei dettagli il metodo alquanto drastico adottato dal governo tedesco per porre rimedio alla scarsità di margarina e farina, oltre che di lubrificanti industriali e mangimi per animali. Per alcuni, il modo migliore per tirare avanti era fingere che tutto continuasse come al solito: 1917 Val Duchesse, riscoperto di recente, mostra una splendida festa di beneficenza a favore degli orfani di guerra belgi e francesi, che però si svolge nel Belgio occupato dai tedeschi.
I film selezionati danno ampio spazio agli effetti della guerra sulla condizione femminile. Molte donne entrarono per la prima volta a far parte della forza lavoro, e altre passarono a svolgere mansioni che contribuivano allo sforzo bellico. Le donne si trovarono improvvisamente costrette a guadagnare un salario oltre che a badare alle famiglie, e insieme a offrire un conforto emotivo agli uomini che si trovavano al fronte. A milioni, mandarono avanti con sforzi sovrumani le aziende agricole di famiglia mentre mariti e padri combattevano. E non dobbiamo dimenticare quelle che rimasero vedove durante la guerra (tre o quattro milioni), circostanza che spiega la necessità di pubblicazioni come il Journal des Veuves de Guerre, pubblicato a partire dal 1924. La Femme française pendant la guerre e Frauenarbeit im Ersten Weltkrieg, due film assai diversi l’uno dall’altro, analizzano la gamma di occupazioni che le donne intrapresero negli anni di guerra, mentre due cortometraggi a soggetto, Noël de Guerre e Petite Simone, trattano il tema delle vedove di guerra che cercano di sbarcare il lunario e allevare i figli.
Un impressionante esempio delle conseguenze che la guerra ebbe sui soldati è offerto dalle riprese realizzate dal neurologo Camillo Negro, che registrano dal punto di vista clinico i movimenti ripetitivi di un giovane paziente vittima di shock da bombardamento. L’espressione, introdotta nel febbraio 1915 dal dottor Charles S. Myers su The Lancet, divenne ben presto una diagnosi standard; le riviste mediche dell’epoca costituiscono una penosa lettura. In Rééducation des mutilés: aux champs vediamo mutilati dotati di protesi che reimparano a svolgere i lavori agricoli; alla fine di La Vie reprend dans les régions libérées, altri uomini, colpiti da analoghe disabilità, apprendono nuove competenze per riuscire a svolgere attività produttive. La denutrizione e l’impatto della guerra sui bambini sono l’argomento di Två hungrande städer vid Donau, mentre La Croix Rouge suisse accueille des réfugiés français en gare de Bâle consente di osservare da una prospettiva inedita la crisi dei rifugiati (si stima che in Europa e nell’impero ottomano i profughi siano stati dieci milioni).
I film in programma descrivono ciò che è quantificabile: la denutrizione si può combattere, le ferite si possono curare, i rifugiati possono ricevere una nuova casa, gli edifici si possono ricostruire. Ma non è altrettanto facile valutare i traumi della guerra, i suoi effetti di lungo periodo. Chiedetelo agli abitanti del Friuli, ove l’esperienza della prima guerra mondiale fu spaventosa. Il nostro approccio a questi film è condizionato da tutte le esperienze successive, e dal modo in cui intendiamo la nostra situazione attuale. Lascio l’ultima parola alla storica Leila Tarazi Fawaz, che nella sua magistrale opera A Land of Aching Hearts: The Middle East in the Great War (La terra dei cuori dolenti: il Medio Oriente nella Grande Guerra) scrive: “… forse nulla, negli ultimi cento anni, è cambiato più drasticamente delle trincee della prima guerra mondiale, sostituite dai droni del 2014. Il moderno Medio Oriente è talmente complesso che, nonostante i grandi progressi della sanità, dell’istruzione, della scienza e della tecnologia, il mondo del 1900 ha ancora i suoi motivi di fascino, il principale dei quali è che la popolazione  di allora nutriva ancora speranze.”

Jay Weissberg

 

Prog. 1
Lun/Mon 2 – 11:45 – Teatro Verdi

TVÅ HUNGRANDE STÄDER VID DONAU (SE 1920)
[Due città affamate sul Danubio/Two Starving Cities on the Danube]
1917 VAL DUCHESSE (BE 1917)
LA PAURA DEGLI AEROMOBILI NEMICI (IT 1915)
André Deed
LES RUINES DES VILLES D’ARMENTIÈRES, LENS ET LA BASSÉE (FR 1918)
LA VIE REPREND DANS LES RÉGIONS LIBÉRÉES (FR 1917)

Prog. 2
Mer/Wed 4 – 14:30 – Teatro Verdi

Visit Project
Date
  • 16 March 2017