IL CANONE RIVISITATO
Nel 2009, quando le Giornate iniziarono a esplorare in modo sistematico l’eredità culturale dei “classici” del cinema muto, le varie definizioni di cinema “canonico” furono l’epicentro di un percorso di riscoperta, in forma di proiezioni di film celebri, spesso citati in monografie e manuali e restaurati a più riprese nel corso del tempo. La fortuna critica dei capolavori del muto ha una lunga storia, sia in ambito accademico che archivistico: nel lontano 1962, la Commissione di Programmazione della FIAF (Federazione Internazionale degli Archivi del Film) compilò un elenco di titoli a uso e consumo dei suoi affiliati, inteso sia come strumento di consultazione che in quanto suggerimento sui film da includere nelle collezioni e da presentare periodicamente al pubblico. Il documento riproduceva 146 titoli in ordine alfabetico, più una mezza dozzina di antologie su grandi registi (Dreyer, Keaton, Chaplin), società di produzione (Pathé), e periodi-chiave nel cinema dei primi anni (la cosiddetta “Scuola di Brighton”). Va segnalato che il compendio della FIAF includeva anche un film da tempo scomparso, Sperduti nel buio (1914). Non sapremo mai se la presenza di questo titolo fosse l’espressione di una speranza di ritrovamento, oppure l’allusione all’esistenza di una copia nascosta chissà dove.
Il programma di quest’anno – il nono della serie – comprende due esempi ideali di “canone” cinematografico. Il primo, La folla (The Crowd, King Vidor, 1928), è da tempo acclamato come uno fra le espressioni supreme del cinema muto in quanto arte. La folla è anche un caso famigerato nella storia del restauro del film: una sequenza-chiave dell’opera era stata a suo tempo tagliata dall’unico esemplare esistente e utilizzata per una produzione televisiva, ma ci si dimenticò di reintegrarla alla copia (la sezione mancante fu poi trovata in un esemplare a 16mm). Per converso, Aelita (Yacov Protazanov, 1924) si colloca in qualche modo a metà strada fra lo status di film “canonico” e di cult movie, vuoi in virtù del suo genere (la fantascienza), vuoi perché le sue immagini sono influenzate dall’estetica del futurismo. Il fatto che Aelita non fosse affatto tipico dello stile di Protazanov, né fra i migliori film del regista, non contava quanto l’idea di questo film in quanto epitome di tutto il cinema muto, punto di collisione fra una lingua ormai estinta (il “vecchio cinema”) e la modernità (con la sua visione del futuro); da ciò l’inclusione di Aelita nel novero dei “film da vedere” nel documento della FIAF, redatto a scopo di acquisizione e di esibizione in un contesto archivistico.
In questa prospettiva, uno dei messaggi-chiave della retrospettiva sul “Canone rivisitato” dovrebbe essere ormai chiaro: i film “canonici” non sono necessariamente i migliori mai realizzati durante il periodo muto, né i più rappresentativi di un autore, uno stile, una tecnica, o un paese di produzione. Sono tracce archeologiche, specchi del gusto di varie epoche, indicatori di un’evoluzione nel modo di guardare il cinema muto nel suo insieme. Non c’è da sorprendersi se The Crowd né Aelita non siano mai apparsi nel catalogo delle Giornate dal loro esordio nel lontano 1982. Per molto tempo si è ritenuto che presentarli a questo festival fosse un po’ come convertire chi è già credente. Le cose sono tuttavia cambiate. Moltissime persone non hanno mai visto questi film sul grande schermo, tantomeno nelle migliori copie disponibili. Questo pubblico non ha bisogno di essere convertito, perché già è ben consapevole dell’importanza del cinema muto nella storia della cultura visiva. Con ogni probabilità, La folla dimostrerà ancora una volta che i curatori e gli storici del 1962 avevano perfettamente ragione nel considerare King Vidor un genio, mentre Aelita sarà “rivisitato” nel contesto dell’opera complessiva di Protazanov; il “canone” del cinema muto continuerà così a evolversi, in questa costante dialettica fra continuità e rottura rispetto al passato.
Paolo Cherchi Usai
DAWN
Herbert Wilcox (UK 1928)
Ven/Fri 6 – 10:30 – Teatro Verdi
THE CROWD [LA FOLLA]
King Vidor (US 1928)
Sab/Sat 30 – 20:30 – Teatro Verdi
A FOOL THERE WAS
Frank Powell (US 1915)
Ven/Fri 6 – 20:30 – Teatro Verdi
MÉNILMONTANT
Dimitri Kirsanoff (FR 1926)
Mar/Tue 3 – 22:15 – Teatro Verdi
FIÈVRE
Louis Delluc (FR 1921)
Mar/Tue 3 – 22:15 – Teatro Verdi
AELITA
Jacov Protazanov (USSR 1924)
Mar/Tue 3 – 16:30 – Teatro Verdi
L’EMIGRANTE
Febo Mari (IT 1915)
Dom/Sun 1 – 15:45 – Teatro Verdi
FAUNO
Febo Mari (IT 1917)
Dom/Sun 1 – 15:45 – Teatro Verdi
- 16 March 2017