DFF

Sconfinamenti: tre cortometraggi tedeschi del DFF

[AUFBLASE-AKT MIT LUFTPUMPEN] (Luftpumpen-Duell) [Inflating Act with Air Pumps] (DE, 1910s? 1920s?)
regia/dir, anim, artist: ?. prod, dist: Bing Werke A.G. Nürnberg?. uscita/rel: ?. copia/copy: DCP, 1’06” (da/from 35mm nitr. pos., 5 m., 22″, 16 fps; printed 3x); senza did./no titles. fonte/source: DFF – Deutsches Filminstitut & Filmmuseum, Frankfurt/Wiesbaden.

Questo film-loop monocromo proveniente dalla collezione del DFF è stato provvisoriamente identificato come una produzione originale della Bing Werke A.G. di Norimberga. Fu realizzato con un procedimento di stampa litografica e veniva venduto per essere utilizzato su proiettori ibridi, cinematografici e per lanterna magica, principalmente nel mercato interno. La copia 35mm nitrato superstite reca titoli d’archivio assegnati dal DFF, che però corrispondono a una voce che figura nelle edizioni 1927 e 1930 del catalogo Bing. Il titolo che si legge nel catalogo sembra rispecchiare il contenuto del film, e anche la lunghezza corrisponde perfettamente; è elencato con il numero di serie 13/50/06, nella categoria “humoristische Trickfilme, endlos gegklebt ca. 5m” (film d’animazione umoristici, montaggio ad anello, di circa 5 m.): Ein Amerikanisches Duell / Eine Luftpumpengeschichte. Il catalogo multilingue offre la traduzione in francese, spagnolo e inglese: Un Duel américain / Histoire d’une pompe de vélo; Un duelo americano / El quento de bicicleta; An American Duel / Airpump Tale.
La copia ci mostra due uomini che, a turno, si gonfiano l’un l’altro con una pompa di bicicletta, fino a quando quello a sinistra esplode; sullo sfondo si vedono degli astanti. Contesto e significato di questo cortometraggio animato rimangono alquanto misteriosi. Da quali motivazioni scaturisce la descrizione litografica di tale gara? Si tratta di una competizione leale, oppure di un numero che si risolve in una distruzione accidentale? Il concorrente sulla destra sta forse barando, giacché imprime alla pompa due colpi consecutivi?
O forse il film è un riferimento umoristico a un reale “duello americano”, effettuato mediante gonfiatura del corpo umano? In generale, l’espressione “duello americano” indica un patto suicida tra avversari, un suicidio concordato. L’esito, ossia la morte di uno dei partecipanti, è determinato dal caso, in maniera non diversa da quanto avviene nella roulette russa. Negli anni Dieci del secolo scorso questo tema esercitava evidentemente un certo fascino in Germania, dal momento che almeno tre film a soggetto furono intitolati Ein (Das) amerikanische Duell; risalgono rispettivamente al 1911, al 1914 e al 1917/18 (l’ultimo fu diretto da Harry Piel).
La sfida alla morte che rappresenta l’argomento – alquanto raccapricciante – del film sembra in linea con lo Zeitgeist della Germania imperiale e della repubblica di Weimar, ossessionato dal progresso e dall’evoluzione delle tecnologie, soprattutto nel settore dei viaggi aerei. La descrizione del corpo umano trasformato in un enorme dirigibile sembra una calzante allusione al diffusissimo spirito competitivo che non solo alimentava grandi imprese, ma provocava anche frequenti catastrofi aeronautiche che tenevano desto l’interesse del pubblico.Anke Mebold

[BALLONAUFSTIEG] [Ascesa in pallone/Balloon Ascent] (DE, 1911? 1913?)
regia/dir, photog: ?. prod: ?. uscita/rel: 1911? 1913? copia/copy: DCP, 1’26” (da/from 35mm nitr. pos., 13 m., 43″, 16 fps; printed 2x); senza did./no titles. fonte/source: DFF – Deutsches Filminstitut & Filmmuseum, Frankfurt/Wiesbaden.

Il pubblico tedesco era affascinato dai primi voli. Agli inizi del XX secolo, in un contesto di aspra competizione internazionale esaltata da tendenze patriottiche e nazionalistiche, i rapidi progressi compiuti da palloni aerostatici, Zeppelin e aerei occupavano le prime pagine dei giornali. Mettere alla prova, spingere in avanti e infine oltrepassare le frontiere del possibile; esplorare e raggiungere i limiti estremi: questi problemi venivano fervidamente dibattuti, e i numerosi successi, i drammatici fallimenti e i mortali incidenti connessi a queste imprese suscitavano un vivo interesse.
Quest’eccezionale filmato proviene da una collezione di nitrati giunta all’archivio del Deutsches Filminstitut & Filmmuseum (DFF) per posta in piccoli rulli legati con un filo, senza indirizzo del mittente. Con ogni probabilità si tratta di una raccolta di “Theater Film Ausschnitte” (estratti di film destinati al circuito commerciale): ritagli di pellicola nitrato da 35mm provenienti da copie eccedenti destinate alla distribuzione nelle sale che, alla fine della loro vita commerciale, si potevano ordinare alla Bing Werke A.G. di Norimberga e ad altri fabbricanti di giocattoli metallici e apparecchiature ottiche per proiezioni domestiche. Venduti per uso casalingo negli anni Dieci e negli anni Venti, questi ritagli si suddividevano di solito in due categorie, con prezzi diversificati: “mit abgeschlossener Handlung” (con narrazione completa) e “ohne abgeschlossene Handlung” (senza narrazione completa).
Il nostro film inizia e si conclude con un fotogramma strappato, e ci è pervenuto senza didascalie. L’autore originario e il contesto rimangono sconosciuti, ma probabilmente è tratto da un cinegiornale. Qualche indizio ci è fornito dalle immagini stesse, in cui appaiono i palloni aerostatici Münster e Bremen. Nella Germania imperiale l’attività dei palloni aerostatici era organizzata da club che si affrontavano in competizioni periodiche. Il volo, in tutte le sue manifestazioni, era considerato un simbolo di progresso, e assunse un aspetto particolarmente marziale negli anni precedenti alla prima guerra mondiale: questo può forse spiegare perché negli annuari dei club e nei filmati superstiti compaia un così gran numero di ufficiali delle forze armate.
La storia del club di palloni aerostatici a gas Freiballonsport-Verein Münster und Münsterland e.V., fondato nel 1909, ci narra che il primo pallone del club, il Münster, fu battezzato il 1° maggio 1910. In Germania, agli albori dell’attività sportiva dei palloni aerostatici i palloni a gas superavano in numero quelli ad aria calda: per far levare in volo i palloni si usavano soprattutto l’idrogeno, l’elio e il Leuchtgas (gas di carbone); procurarsi quest’ultimo era particolarmente agevole, poiché all’epoca le officine del gas cittadine lo impiegavano per alimentare gli impianti di illuminazione nelle strade e in alcune abitazioni selezionate.
Dalle ricerche compiute sulle riviste che si occupavano di palloni aerostatici emerge che il Münster e il Bremen si trovarono insieme in due occasioni documentate. La prima fu l’inaugurazione del Bremen, il 30 aprile 1911, quando il club cui il pallone apparteneva, il Bremer Verein für Luftschiffahrt e.V., organizzò una cosiddetta “caccia alla volpe” in cui il Bremen era la “volpe”, mentre i palloni Münster, Osnabrück, Nordsee e Pelikan fungevano da inseguitori. I rami d’abete che decorano la navicella del Bremen indicano la festosa occasione. La seconda fu una kriegsmäßige Verfolgung (inseguimento in stile bellico) che ebbe luogo il 18 maggio 1913: in questo caso alcune automobili davano la caccia ai sei palloni partecipanti nel tentativo di prenderli prigionieri. I palloni erano riempiti con una quantità di gas sufficiente per rimanere in aria almeno tre ore coprendo una distanza massima di cento chilometri, a condizione di rimanere al di sotto dello strato di nubi.
L’attento restauro digitale che abbiamo effettuato alla Haghefilm Digitaal ha lasciato visibili i difetti connessi allo sviluppo e altre proprietà fisiche. Si è deciso di mostrare questo cortometraggio denso d’azione per due volte in modo da consentire agli spettatori di oggi di apprezzare meglio non solo la preparazione e il decollo vero e proprio, ma anche alcuni dettagli visivi: il paesaggio e i suoi punti salienti, l’abbigliamento e il comportamento degli spettatori che attorniano le navicelle dei palloni e i membri degli equipaggi al lavoro.Anke Mebold, Tobias Schoenrock

IN DEN DSCHUNGELN AFRIKAS [Nelle giungle dell’Africa/In the Jungles of Africa] (DE, c.1921-1924)
regia/dir: Ilka Schütze. prod: ?. dist: Deutsche Film-Industrie R. Glombeck, Berlin S.W. 68. uscita/rel: ?. copia/copy: DCP, 9’34” (da/from 35mm nitr. pos., 174 m., 16 fps; end-title stretched); did./titles: GER. fonte/source: DFF – Deutsches Filminstitut & Filmmuseum, Frankfurt/Wiesbaden.

Avvertenza: questo cortometraggio d’animazione riproduce con sgradevole insistenza pregiudizi etnici e disuguaglianze di genere predominanti un secolo fa. Nel caso di questa Puppenkomödie (commedia di bambole) dell’altrimenti ignota regista Ilka Schütze, gli stereotipi etnici e di genere tipici della Germania weimariana abbondano e sono anzi l’elemento che mette in moto la trama. La creatrice di questo travelogue di avventure africane utilizza abilmente la tecnica a passo uno per animare bambole e animali di peluche, collocati in una scenografia naturalistica. Le didascalie tedesche del film, imbibite in verde, sono composte in rima, mentre le sequenze delle immagini sono imbibite in rosa.
Due bambole – Mary, “coraggiosa condottiera dell’escursione in pallone”, e Paul, “il nostro eroe del giorno”, partono nottetempo, con l’aiuto del fido orsacchiotto, dalla propria stanza da letto elegantemente ammobiliata per intraprendere un avventuroso viaggio in pallone con destinazione Africa. Arrivati nella giungla, i due fratellini si imbattono in animali selvaggi (di peluche) – un leone, due scimmie, un coccodrillo – e incontrano la popolazione indigena di bambole dalla pelle scura. Le due bambole autoctone ci vengono presentate come “Jaka Hoola di Holalulu” e “Hicki Doola di Samoa”; i nomi sono ovviamente ispirati a “Yaaka Hula Hickey Dula”, canzone in stile hawaiano di grande successo, lanciata nel 1916 da Al Jolson nello spettacolo di Broadway Robinson Crusoe, Jr., e resa popolare in Germania da vari artisti nei primi anni Venti. Impegnati naturalmente in musiche e danze tribali, i nativi – una volta esaurito il repertorio di ballo – dimostrano inclinazioni cannibalistiche. Messo alle strette da quest’inquietante prospettiva e niente affatto desideroso di servire da arrosto agli indigeni, Paul salva la situazione con l’astuzia: la sua calma placa le ansie della sorella ed egli riesce a organizzare la fuga. Non è facile comprendere l’ampiezza del senso dell’umorismo di Ilka Schütze, ma possiamo dire con certezza che questa pioniera (per altri versi sconosciuta) del cinema d’animazione ha costruito il suo Traumreise o “viaggio di sogno” nella forma di un travelogue africano sospeso tra incubo e comicità, come una breve ripresa, esteticamente ingegnosa benché semplicistica, di stereotipi avventurosi sull’Africa intrisi di cliché razzisti.
Il titolo di testa della copia nitrato 35mm conservata presso il DFF contiene scarse informazioni sui credit. Indica Ilka Schütze, residente a Berlino-Tegel, come “Bearbeiter” (autrice), e la Deutsche Film-Industrie Robert Glombeck di Berlino come “Vertrieb” (distributore). Sono in corso ricerche per individuare i fabbricanti delle bambole, degli animali di peluche e del trenino giocattolo. Si esclude che le bambole e l’orsacchiotto siano creazioni delle rinomate ditte Steiff o Schildkröt; si ritiene più probabile che queste bambole in porcellana snodate siano state fabbricate in Turingia alla fine degli anni Venti del secolo scorso. Non si sa ancora se il film sia stato sponsorizzato da un fabbricante di giocattoli. In tal caso In den Dschungeln Afrikas sarebbe stato assai probabilmente sfruttato secondo due strategie diverse: una distribuzione come film d’intrattenimento – quella conservata al DFF – e una versione perduta concepita a fini pubblicitari, provvista forse di titoli diversi o aggiuntivi che illustravano chiaramente il messaggio promozionale citando il fabbricante dei giocattoli.Anke Mebold

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