FOOL’S PARADISE

FOOL’S PARADISE (US 1921)
(Paradiso folle) 
Cecil B. DeMille

Oh, trovarsi assieme a Beulah Marie Dix (1876‒1970) e a Sada Cowan (1882‒1943) nella stanza in cui esse trasformarono il sobrio racconto di Leonard Merrick “The Laurels and the Lady” nello spettacolare Fool’s Paradise di Cecil B. DeMille! Willy Childers, il protagonista del racconto di Merrick, è un poeta fallito e ammalato di tubercolosi, infelicemente innamorato, relegato a languire in una remota e polverosa località del Sudafrica, ove conosce un’effimera felicità e poi muore. Dix e Cowan scambiano Willy con Arthur Phelps, privo anch’egli di talento letterario ma operante come speculatore petrolifero nella prospera città di El Paso, in Texas. Mentre Willy era stato spedito nelle regioni minerarie del Sudafrica dalla madre inglese, che sperava di far sorgere in lui un po’ di sana ambizione, Arthur è un americano pieno di ottimismo e volontà, la cui vista è rimasta danneggiata sui campi di battaglia francesi durante la prima guerra mondiale.
La donna amata da Willy è Rosa Duchene, un’attrice che arriva in Sudafrica per recitare in La Dame aux Camélias, mentre la Rosa Duchene di Arthur è una ballerina che si dedica con passione alla propria arte e ai flirt. Giunta nella vicina Hope City per interpretare la Regina delle nevi di Hans Christian Andersen, strappa gli uomini alle innamorate e muta in ghiaccio il loro cuore. Willy non incontra mai veramente la sua Rosa, Arthur invece sì: in Francia, in Texas e in Siam (!). C’è infine Poll Patchouli: in Sudafrica possiede un negozio che vende “profumi mediocri”; sul confine fra Texas e Messico danza, con più ardore che tecnica, in una cantina di proprietà del geloso Roderiguez, abile nel maneggiare il coltello.
Inizialmente circolò la notizia che Olga Printzlau e Sada Cowan stavano adattando il racconto di Merrick per DeMille, ma il nome della prima scomparve ben presto, e la rivista Camera (11 marzo 1922) informava i lettori che Sada Cowan lavorava all’adattamento del testo originale, mentre  Beulah Marie Dix scriveva la sceneggiatura. Allo stato attuale non ci è possibile accertare se sia stata una delle due autrici, o siano state entrambe, ad aggiungere alla trama un tappeto volante, un sigaro esplosivo, un cane di nome Chum, una fossa brulicante di coccodrilli e un lieto fine.
Tre modifiche apportate al popolare racconto di Merrick dimostrano che le sceneggiatrici padroneggiavano perfettamente la forma narrativa del cinema hollywoodiano. In primo luogo esse utilizzano la prima guerra mondiale in maniera strategica: all’inizio del film una breve e semplice scena nel giardino di un ospedale francese basta – con estrema economia – a collocare la vicenda nel tempo e a presentare il protagonista. Una ferita da shrapnel ha danneggiato la vista di Arthur, ma la convalescenza nell’ospedale gli offre l’occasione di incontrare Rosa Duchene, avviando così il percorso della narrazione: egli è un coraggioso soldatino ferito, e le sue credenziali eroiche sono ben chiare fin dall’inizio.
Gli spettatori dell’epoca conoscevano bene i problemi e le difficoltà che un veterano disabile doveva affrontare al ritorno a casa, e questo riferimento d’attualità forniva a Dix e Cowan uno strumento comodo e convenzionale, da utilizzare nella costruzione di una trama che si faceva sempre più bizzarra. Inoltre il richiamo alla prima guerra mondiale consente di interpretare la vicenda secondo un’ideologia ben precisa: questo giovane americano può anche essere depresso e amareggiato, e può anche essersi invaghito di una francese bella e capricciosa; ma alla fine avrà successo (diventerà ricco) e comprenderà che Poll vale più dell’altra (infatti è capace di cucirgli i bottoni sulle camicie). Dopo tutto gli americani hanno contribuito alla vittoria nella guerra mondiale, e Arthur ha avuto l’intraprendenza di chiedere a Rosa un suo fazzoletto come ricordo.
In secondo luogo, a due terzi circa del film, Arthur – la cui vista è tornata perfetta – viene spedito nel Siam a corteggiare Rosa, che si è recata in quel paese per studiare antiche danze religiose e civettare con il principe Talat-Noi. Una destinazione tanto esotica non è casuale come potrebbe sembrare: DeMille era amico della scrittrice-conferenziera Florence Burgess Meehan, che all’epoca era considerata un’autorità per tutto ciò che riguardava il Siam e che collaborò al film come consulente. Le esperienze di Arthur in Siam sono speculari alle vicissitudini che aveva vissuto in Francia: se la grande guerra lo aveva quasi privato della vista, il Siam gli conferisce una maggior capacità di comprensione, e funge anche da elemento di contrasto, rispetto al quale l’America postbellica risalta perentoria nella sua modernità. Le prime immagini di Fool’s Paradise ci mostrano la Main Street movimentata e multietnica di El Paso, dove le donne guidano la motocicletta portando i bambini nel sidecar e i pozzi petroliferi si ergono come una promessa di ricchezza smisurata. Il Siam appare invece più tradizionale. Qui le donne fanno il bucato nel fiume, i mahut guidano gli elefanti lungo i sentieri e le cupole smerlate degli edifici evocano una fantasia orientalista (che appare veramente straordinaria in una copia a colori attualmente non preservata, detenuta dal George Eastman Museum). Non sorprende che la produzione abbia sforato il bilancio: secondo uno stimolante articolo dell’Exhibitors Trade Review (24 dicembre 1921) in occasione della prima al Criterion Theatre di New York il film fu presentato in una versione da 11.000 piedi. Se questo dato è attendibile, viene da chiedersi che cosa contenessero esattamente i 2.319 piedi ora perduti.
Benché si tratti di episodi presentati per suscitare risate razziste, a El Paso un afroamericano può fare il lustrascarpe un giorno e diventare ricco il giorno successivo; una donna nativa americana può sedere fumando la pipa davanti alla propria tenda, osservando stupefatta gli uomini che vi stanno spingendo dentro un pianoforte. La società siamese ripete invece da tempo immemorabile gli stessi rituali e gli stessi formalizzati passi di danza. Arthur rifiuta con sdegno le antiche usanze del luogo, e dopo aver letteralmente salvato un agnello sacrificale esclama “In questo paese avete uno strano modo di divertirvi!”. Il Siam è splendido ma il Texas, pur rozzo ed aspro, è pronto ad accogliere un giovane che ora getterà alle ortiche le sue orribili poesie per accingersi alla costruzione di un paese dinamico e democratico.
Il terzo significativo elemento che Dix e Cowan aggiungono alla sceneggiatura è l’umorismo. Anche in questo caso danno prova di capacità e arguzia. Non è un caso che Poll Patchouli rubi la scena. In effetti tutte le figure femminili sono abili e coraggiose: Dix e Cowan le descrivono piene di fantasia, determinate e competenti nel proprio lavoro – e tutte hanno un lavoro. Poll, però, è quella divertente; basta guardare le anatre impagliate prendere il volo quando ella imita la chiamata alla ribalta di Rosa. Quando Arthur l’abbandona per Rosa, Poll mette in guardia Chum, il cane di lui: “È meglio che tu vada con lui o lascerà anche te per un barboncino francese”. Beulah Marie Dix e Sada Cowan hanno aggiunto in questa trama americanizzata azione, divertimento e scene di fuoco e di ghiaccio. La segnalazione contenuta negli annunci pubblicitari e nei titoli era corretta: il racconto di Leonard Merrick “The Laurels and the Lady” aveva soltanto “suggerito” Fool’s Paradise.Leslie Midkiff DeBauche

FOOL’S PARADISE (US 1921)
(Paradiso folle) 

regia/dir: Cecil B. DeMille.
scen: Beulah Marie Dix, Sada Cowan, suggerito dal racconto di/suggested by the short story by Leonard Merrick, “The Laurels and the Lady” (1896).
photog: Alvin Wyckoff, Karl Struss.
mont/ed: Anne Bauchens.
cost: Clare West [Mitchell Leisen, Natacha Rambova].
asst dir: Cullen Tate, Karl Struss.
cons: Florence Burgess Meehan.
cast: Dorothy Dalton (Poll Patchouli), Mildred Harris (Rosa Duchene), Conrad Nagel (Arthur Phelps), Theodore Kosloff (John Roderiguez), John Davidson (Prince Talat-Noi), Julia Faye (Samaran, moglie principale/his chief wife), Clarence Burton (Manuel), Guy Oliver (Briggs), Kamuela C. Searle (Kay), Jacqueline Logan (Girda), George Fields (a Mexican), Pal (Chum, il cane/the dog), John Brown (orso lottatore/wrestling bear).
prod: Jesse L. Lasky, Famous Players-Lasky Corp.
dist: Paramount Pictures.
première: 16.12.1921 (Criterion Theatre, New York; 11,000 ft.).
uscita/rel: 19.03.1922 (8,681 ft.).
copia/copy: DCP, 109′ (da/from 35mm, imbibito/tinted); did./titles: ENG.
fonte/source: Library of Congress National Audio-Visual Conservation Center, Packard Campus, Culpeper, VA.

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