MACISTE ALL’INFERNO (IT 1926)
(US: Maciste in Hell)
Guido Brignone
Musiche di: Teho Teardo & Zerorchestra
Esecuzione dal vivo di: Zerorchestra, Accademia Musicale Naonis & Riccardo Pes (violoncello)
“I miei primi film … li ho visti al cinema Fulgor. Qual è stato il primo tra i primi? Sono sicuro di ricordare con esattezza perché quell’immagine mi è rimasta così profondamente impressa che ho tentato di rifarla in tutti i miei film. Il film si chiamava Maciste all’inferno. L’ho visto in braccio a mio padre, in piedi, tra una gran calca di gente con il cappotto inzuppato d’acqua perché fuori pioveva. Ricordo un donnone con la pancia nuda, l’ombelico, gli occhiacci bistrati lampeggianti. Con un gesto imperioso del braccio faceva nascere attorno a Maciste anche lui seminudo e con un tortore in mano un cerchio di lingue di fuoco.” Federico Fellini, Block-notes di un regista (Milano, 1988)
Il delirante Maciste all’inferno di Guido Brignone è considerato uno dei capolavori del cinema italiano. Questa fantastica incursione nel soprannaturale è sicuramente il migliore della serie di film con Bartolomeo Pagano nel ruolo del “gigante buono” Maciste, la cui prima apparizione risale al kolossal del 1914 Cabiria. Nel volumetto Maciste & Co. I giganti buoni del muto italiano (1981), il compianto storico Vittorio Martinelli individuava abilmente gli elementi che facevano di Maciste all’inferno un classico: “… un insolito impasto di grottesco, di gentile, di sentimentale, di fantastico, di comico e di tragico, ove un abilissimo Guido Brignone, secondato da quell’autentico mago degli effetti speciali di Segundo de Chomón, riuscì a fondere insieme Dante e Méliès, Goethe e Fritz Lang, Gustave Doré ed Alex Raymond per costruire un film curioso, ma godibilissimo, che ancora oggi … incanta per il suo indefinibile pastiche di espressionismo e fumetto d’epoca, sensualità mediterranea e gotico luciferino. Ed in tutto questo, un Maciste ben piantato nella vicenda, per nulla spaesato, anzi sguazzante a pieno agio tra un Barbariccia di sapore caligaresco ed un paio di infoiate diavolesse, un Plutone che ricorda Mangiafuoco ed una torma di abitanti degli Inferi che sembrano usciti da un’incisione medioevale.”
Questo che è sicuramente uno dei più notevoli film muti italiani, è stato a lungo disponibile solo in riedizioni sonorizzate. Nel giugno del 1931 era persino apparso a New York in una versione in cui, come scriveva il New York Times, era stata “introdotta una partitura sincronizzata ed effetti sonori”. Erano versioni mutile attraverso le quali si potevano solo intuire le eccezionali qualità dell’originale.
Nel novembre del 1992 al Cinema Ritrovato, la Cineteca di Bologna presentava per la prima volta, dopo due anni di ricerche, la versione finale del restauro di Maciste all’inferno. Lavorando a partire da due copie nitrato imbibite provenienti dal Danske Filmmuseum e dalla Cinemateca Brasileira, e da più copie safety provenienti dalla Cineteca Nazionale e dalla George Eastman House, è stata recuperata la quasi totalità delle immagini originali, così come le colorazioni, la grafica e il testo delle didascalie originali italiane. Pur provenendo dallo stesso negativo le due copie nitrato presentavano molte differenze. la copia danese, di migliore qualità e più lunga, mancava di buona parte degli effetti speciali di Segundo de Chomón, di tutte le scene più esplicitamente erotiche, della grafica originale dei titoli e di moltissime didascalie. Viceversa la copia brasiliana era estremamente lacunosa e in cattive condizioni di conservazione, ma conteneva le scene erotiche negli Inferi.
Questo restauro è stato tra i primi grossi progetti LUMIERE e anche uno di quelli di maggior successo. Il pubblico internazionale può ora fruire di questo film sempre godibilissimo e capire perché aveva tanto colpito e influenzato Fellini. – <m>Catherine A. Surowiec</m> (adattamento da The LUMIERE Project: The European Film Archives at the Crossroads, 1996)
In un successivo restauro del 2009, realizzato in collaborazione dalla Cineteca del Comune di Bologna e dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, sono state reintegrate le didascalie originali che descrivono gli Inferi con terzine d’ispirazione dantesca. Il restauro è stato eseguito presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna. (Dal catalogo del Cinema Ritrovato 2009)
La musica L’importanza nella storia del cinema italiano di Maciste all’inferno di Guido Brignone e la ricorrenza dell’anniversario dei 700 anni della morte di Dante Alighieri hanno spinto Zerorchestra a immaginare una nuova colonna sonora del film, coinvolgendo nella progettazione uno dei compositori di musica per il cinema e il teatro più originali della scena europea: Teho Teardo. Pordenonese, ma romano d’adozione, in questi anni Teho Teardo ha collaborato con registi quali Paolo Sorrentino, Gabriele Salvatores, Andrea Molaioli, Daniele Vicari solo per citarne alcuni. Nel 2001, inoltre, ha preso parte alle Giornate del cinema muto accompagnando dal vivo il film del 1926 di Teinosuke Kinugasa A Page of Madness (Una pagina folle).
Il risultato dell’operazione “Maciste” è una fusione sorprendente fra le innovative sonorità elettroniche di Teho Teardo e quelle acustiche dei fiati, delle percussioni e degli archi dell’orchestra. Una sfida fra tradizione e contemporaneità che ha saputo trovare il giusto equilibrio nella partitura e nell’organico coinvolto. Maciste interpretato da Bartolomeo Pagano trova la sua “voce” nel suono degli ottoni gravi dell’Accademia Musicale Naonis, mentre la poesia di Dante è espressa con virtuosa maestria dal violoncello solista di Riccardo Pes.
A Teho Teardo e ai musicisti di Zerorchestra il compito di traghettare, come Caronte all’inferno, questo inedito, ambizioso, accompagnamento musicale per uno dei grandi classici del muto italiano. – Piero Colussi
MACISTE ALL’INFERNO (IT 1926)
(US: Maciste in Hell)
regia/dir: Guido Brignone.
scen: Fantasio [Riccardo Artuffo], based on L’Inferno, di/by Dante.
photog: Massimo Terzano, Ubaldo Arata.
spec. effects: Segundo de Chomón.
scg/des: Giulio Lombardozzi. cast: Bartolomeo Pagano (Maciste), Elena Sangro (Proserpina), Pauline Polaire (Graziella), Franz Sala (Barbariccia), Lucia Zanussi (Luciferina), Umberto Guarracino (Pluto), Mario Sajo (Gerione), Domenico Serra (Giorgio).
prod: Stefano Pittaluga, Fert-Pittaluga, Torino.
copia/copy: DCP, 98′ (da/from 35mm, 2306 m. [orig. l. 2475 m.], imbibito e virato/tinted & toned [Desmet process], 20 fps); did./titles: ITA.
fonte/source: Museo Nazionale del Cinema, Torino, & Cineteca di Bologna. Restauro/Restored 2009.