VENERDÌ 6 OTTOBRE 2023
ore 21:00 - Teatro Zancanaro, Sacile
Evento di pre-apertura
POKER FACES (US 1926; 83’)
di Harry A. Pollard, con Edward Everett Horton
Partitura scritta e diretta da Juri Dal Dan ed eseguita dalla Zerorchestra
Jimmy Whitmore è un modesto impiegato che per ottenere una promozione deve aiutare il suo capo a concludere un contratto con un cliente facoltoso ma difficile. Egli accetta, sia pure controvoglia, poiché sua moglie insiste che deve farsi aumentare lo stipendio. È da qui che nasce tutta una serie di comiche complicazioni. Nel ruolo del marito troviamo l’impareggiabile Edward Everett Horton, di cui il critico triestino Tino Ranieri scriveva: "Amichevole, attonito, tutto scatti intempestivi, egli aveva portato alla perfezione il vecchio trucco mimico del ‘double-take’ (la reazione ritardata), trasferendolo nel campo dell commedia sofisticata con effetti impensabilmente umoristici”. La parte della moglie è invece interpretata da una popolare diva Universal degli anni Venti, Laura La Plante, “comunicativa attrice brillante”.
Per Juri Dal Dan, autore dell’accompagnamento musicale, Poker Faces “è un piccolo gioiello nascosto che fotografa da lontano la spensieratezza di un periodo storico. La musica, ispirata agli anni ’20, ritrae o per meglio dire fonde le caratteristiche dei personaggi con le dinamiche delle vicende. Caratterizzato da un crescendo rossiniano che trasforma il film da commedia a comica, la colonna sonora ne incalza il ritmo cercando di assecondarne il finale rocambolesco”. - Steve Massa
SABATO 7 OTTOBRE 2023
ore 21:00 - Teatro Verdi, Pordenone
Evento inaugurale
LA DIVINE CROISIÈRE (La divina crociera) (FR 1929; 95’)
di Julien Duvivier
Partitura scritta e diretta da Antonio Coppola ed eseguita da Octuor de France
Tra il 1919 e il 1967 Julien Duvivier realizzò 67 film, 22 dei quali muti. La Divine Croisière, parzialmente girato in Bretagna, è uno dei suoi ultimi film muti. Vicenda pregna di religione, della forza della natura e della lotta dell’uomo per la sopravvivenza, odora di mare e di salsedine. Duvivier ci offre una visione della Bretagna e della sua gente tanto più sincera e straordinaria, in quanto non esita a impiegare abitanti del luogo per i ruoli secondari. I paesaggi, i primi piani dei lineamenti segnati e le espressioni dei volti sono sorprendenti per forza e autenticità.
La trama è semplice: il capitano del mercantile La Cordillère è segretamente innamorato della figlia del disonesto armatore della nave. Quest’ultimo, accecato dall’avidità, obbliga capitano ed equipaggio a imbarcarsi per un viaggio destinato alla catastrofe.
Autentico manifesto di propaganda per la lotta di classe, alla sua prima uscita il film fu censurato in primo luogo per il rischio che costituisse un incitamento alla rivolta. Le scene della ribellione dei marinai contro il ricco armatore furono eliminate e il film venne relegato ai circuiti distributivi minori. Nelle versioni ridotte sopravviveva la vicenda di una nave perduta e ritrovata, in un contesto caratterizzato da fede religiosa e affidamento alla protezione della Vergine Maria (Stella Maris). Si perdeva tutta la forza e la crudele bellezza di questo capolavoro del cinema muto, quale riemerge nella ricostruzione e nel restauro realizzati nel 2021 dalla Lobster Films con il sostegno del CNC (Centre National du Cinéma et de l’Image animée). Naturalmente il sottotesto religioso è sempre presente, come in filigrana, ma la fede non è più l’unico modo per combattere la solitudine, la disperazione e la crudeltà del mare. I marinai di Duvivier prendono in mano il proprio destino e si ribellano contro il capitalismo e lo sfruttamento dei lavoratori del mare. - Serge Bromberg, Lenny Borger
DOMENICA 8 OTTOBRE 2023
ore 21:00 - Teatro Verdi, Pordenone
HELL’S HEROES (Eroi del deserto) (US 1929; 64’)
di William Wyler, con Charles Bickford
Pianoforte: John Sweeney
Hell’s Heroes (letteralmente “Eroi dell’inferno”) è il primo film sonoro della Universal girato in esterni. È tratto da Three Godfathers (Tre padrini), un romanzo breve del famoso scrittore di western Peter B. Kyne, che era già stato adattato per lo schermo due volte, sempre per conto della Universal: nel 1916 e nel 1920 (Marked Men di John Ford), in entrambi i casi con Harry Carey. E in entrambi la trama era assai fedele all’originale: tre rapinatori in fuga nel deserto si imbattono in una carovana abbandonata, dove una donna in fin di vita sta per dare alla luce un bambino. Prima che ella muoia, i tre malviventi diventano i padrini del neonato e le promettono che lo avrebbero consegnato al padre. Due di essi muoiono durante la traversata del deserto, mentre il terzo riesce fra incredibili stenti a portare a termine la propria missione. Nella versione di Wyler invece anche il terzo bandito muore dopo aver portato in salvo il piccolo. Il regista insistette perché il film fosse girato nel deserto del Mojave e nella Panamint Valley. Egli voleva che il film fosse caratterizzato da un crudo realismo. Il caldo estivo avrebbe senz’altro creato disagi e difficoltà tecniche durante le riprese, iniziate il 9 agosto 1929, ma ne sarebbe valsa la pena perché avrebbe conferito autenticità alle scene dei tre fuggitivi consumati dalla sete in mezzo al deserto. Il film di Wyler sarebbe così risultato il più cupo e il meno sentimentale tra gli adattamenti del racconto di Kyne (compresa la versione di John Ford del 1948, interpretata da John Wayne, Pedro Armendariz e Harry Carey Jr. e uscita in Italia con il titolo di In nome di Dio). Scrisse il Film Weekly di Londra (07.06.1930): “Dopo Greed di von Stroheim, la spaventosa atmosfera del deserto del West non era mai stata portata sullo schermo con tanto crudo realismo. Sembra quasi di sentire l’intensità della calura e di avere la gola arsa dalla sete come gli uomini che vediamo sullo schermo. È questo realismo che fa del film anche un vivido ritratto di uomini in lotta contro la natura in uno dei suoi aspetti più ostili”.
La versione muta di Hell’s Heroes viene riproposta alle Giornate di quest’anno dopo il grande successo ottenuto nell’edizione del 1994 anche grazie a un sorprendente accompagnamento musicale. Come ha scritto Mark Le Fanu in un articolo sui primi vent’anni del festival (Griffithiana 71/2001), quella proiezione “è rimasta nella memoria collettiva come uno dei grandi momenti del festival”.
LUNEDÌ 9 OTTOBRE 2023
ore 21:00 - Teatro Verdi, Pordenone
MERRY-GO-ROUND (Donne viennesi) (US 1923; 120’)
di Rupert Julian, [Erich von Stroheim]
Accompagnamento musicale: Mauro Colombis (pianoforte), Frank Bockius (percussioni), Romano Todesco (violoncello)
La lavorazione di Merry-Go-Round (uscito in Italia con il titolo di Donne viennesi) fu tempestosa, tanto che la Universal, la casa produttrice, tolse di mano il film al suo sceneggiatore e regista, il “geniale, sfrenato e anticonformista maestro della storia del cinema” Eric von Stroheim (Vienna, 1885 - Maurepas, Francia, 1957). “Benché ciò che vediamo oggi – osserva Alessandro Cappabianca – sia solo una pallida eco di ciò che il film avrebbe potuto essere, la struttura generale resiste e nella prima parte, soprattutto, la mano di Stroheim si fa sentire con tutta la sua forza. Fin dall'inizio, si pone il tema del film, che è quello della giostra [merry-go-round significa appunto giostra], e quindi della circolarità dei destini. Simbolo della giostra è la grande ruota del Prater, quindi Vienna. Ancora una volta, gli studi della Universal si riempiono degli edifici principali d’una città della vecchia Europa, ricostruiti al vero con la solita minuziosità. Con gli edifici, Stroheim rifà gli eserciti, le truppe del glorioso esercito austro-ungarico per le sequenze dedicate alla prima guerra mondiale, e anche qui la sua cura maniacale lo spinge a girare più volte complesse scene di battaglia solo perché, a suo giudizio, i soldati hanno zaini troppo vuoti. Stroheim, come è sempre più chiaro, vuole duplicare il mondo, duplicarlo col cinema, e non tanto in chiave elegiaca, come rimpianto per una scomparsa (la scomparsa del mondo asburgico, per esempio), quanto come atto di ri-fondazione capace, nella sua potenza, di essere più vero del preteso vero.” All’uscita del film in Italia nel 1924 la critica scrisse: “Vi si vede la fantasia bizzarra dello Stroheim, abilissimo nello sfruttare le scene à sensation, come nel creare personaggi d’ambiente che possano colpire lo spettatore. Superba è la messa in scena specialmente nelle difficili riproduzioni d’ambiente, fatte alla perfezione.” Particolarmente apprezzata fu “la bella interpretazione” della protagonista femminile, Mary Philbin, che era stata scoperta da Stroheim a Chicago in un concorso di bellezza.
MARTEDÌ 10 OTTOBRE 2023
ore 21:00 - Teatro Verdi, Pordenone
PÊCHEUR D’ISLANDE (The Iceland Fisherman) (FR 1924; 93’)
di Jacques de Baroncelli, tratto dal romanzo di Pierre Loti (1886)
Pianoforte: Gabriel Thibaudeau
Nel 1924, quando il film uscì, sul manifesto furono stampate queste parole: “L’adattamento per lo schermo di questo capolavoro del grande autore francese, un’opera splendida e grandiosa e insieme di estrema semplicità, è un’impresa che il cinema doveva a sé stesso. È con spirito di fedeltà e sincerità che il celebre regista francese Jacques de Baroncelli ha girato Pêcheur d’Islande, traendo da un romanzo ricco di suggestioni questo melodramma intenso e malinconico, quest’affermazione di terribile fatalismo che trasporta alla dimensione degli elementi la nostra umanità umile e orgogliosa. Pêcheur d’Islande è un’opera cinematografica di qualità degna del romanzo che l’ha ispirata. È una di quelle produzioni eccellenti che nobilitano il cinema”.
I ritratti della vita nella natia Bretagna creati dal romanziere Pierre Loti avevano sempre affascinato Baroncelli. Purtroppo il grande scrittore morì l’anno prima della realizzazione di questo film; pubblicato nel 1886, Pêcheur d’Islande è il settimo libro di Loti, e quello che lo ha portato alla fama come narratore. Quando lo scrisse, egli era imbarcato con la marina militare francese.
Nella loro Histoire du cinéma (1938) gli storici Bardèche e Brasillach coglievano l’atmosfera del film: “È Pêcheur d’Islande che doveva definitivamente consacrare Baroncelli: la grazia di Sandra Milowanoff nel ruolo di Gaud, i cieli offuscati, la passeggiata della giovane donna tra le croci senza tombe del cimitero degli scomparsi, l’emozione del mare e della morte, facevano veramente di questo film un’opera di una bravura estrema e di una notevole potenza”.
Il film fu girato a Paimpol e Ploubazlanec nella Bretagna settentrionale, e il veliero Marie divenne uno studio galleggiante, oltre che un ospedale provvisorio per le persone della troupe che soffrivano di mal di mare. Gli abitanti del posto si offrirono come comparse per immortalare la vicenda di quello che consideravano il loro libro. - Kevin Brownlow
MERCOLEDÌ 11 OTTOBRE 2023
ore 21:00 - Teatro Verdi, Pordenone
Evento del mercoledì
HINDLE WAKES (GB 1927; 116’)
di Maurice Elvey
Partitura scritta e diretta da Maud Nelissen ed eseguita da Daphne Balvers (soprano e alto sax), Lucio Degani (violino), Francesco Ferrarini (violoncello), Maud Nelissen (pianoforte), Rombout Stoffers (percussioni e fisarmonica)
Ogni anno, per una settimana, i lavoratori di Hindle, cittadina del Lancashire, interrompono la fatica quotidiana nei cotonifici e si abbandonano a una sfrenata vacanza, definita in ambito locale “The Wakes”. Alcune scene mozzafiato girate nella località balneare di Blackpool ci trasportano, letteralmente ed emotivamente, sulle montagne russe. Il film, tratto dal pionieristico dramma sociale di Stanley Houghton – un classico della “scuola di Manchester” – dedicato ai conflitti generazionali e di classe, indica un modello di comportamento in Fanny Hawthorne, che rifiuta di conformarsi all’ipocrisia dimostrata dai suoi genitori e dai suoi datori di lavoro nei confronti dell’avventura da lei avuta con il figlio del padrone.
Il regista Elvey realizzò il primo adattamento cinematografico per la Samuelson Film Manufacturing Company nel 1918. Questo film è perduto da tempo, ma Elvey era così interessato al soggetto da volerne fare un remake. Raccontò allo storico Denis Gifford che riteneva fosse “veramente una grande opera; dice veramente qualcosa”, una dimostrazione che il cinema poteva rappresentare una forza di progresso sociale. Grazie alla maggior generosità dei budget postbellici ne fece il suo capolavoro.
Gli spettatori di oggi apprezzeranno il favoloso turbinio della gita a Blackpool. L’operatore Basil Emmott si legò a uno dei carrelli della ferrovia panoramica per girare soggettive strabilianti e 6000 persone si presentarono alla Tower Ballroom per partecipare alle riprese della folla danzante. La seconda metà del dramma è più sobria e claustrofobica, ma si tratta di un aspetto funzionale all’atmosfera della vicenda, poiché i giovani devono accettare le conseguenze di un breve soffio di libertà che cambierà il resto della loro vita. - Bryony Dixon
GIOVEDÌ 12 OTTOBRE 2023
ore 21:00 - Teatro Verdi, Pordenone
POKER FACES (US 1926; 83’)
di Harry A. Pollard, con Edward Everett Horton
Partitura scritta e diretta da Juri Dal Dan ed eseguita dalla Zerorchestra
Jimmy Whitmore è un modesto impiegato che per ottenere una promozione deve aiutare il suo capo a concludere un contratto con un cliente facoltoso ma difficile. Egli accetta, sia pure controvoglia, poiché sua moglie insiste che deve farsi aumentare lo stipendio. È da qui che nasce tutta una serie di comiche complicazioni. Nel ruolo del marito troviamo l’impareggiabile Edward Everett Horton, di cui il critico triestino Tino Ranieri scriveva: "Amichevole, attonito, tutto scatti intempestivi, egli aveva portato alla perfezione il vecchio trucco mimico del ‘double-take’ (la reazione ritardata), trasferendolo nel campo dell commedia sofisticata con effetti impensabilmente umoristici”. La parte della moglie è invece interpretata da una popolare diva Universal degli anni Venti, Laura La Plante, “comunicativa attrice brillante”.
Per Juri Dal Dan, autore dell’accompagnamento musicale, Poker Faces “è un piccolo gioiello nascosto che fotografa da lontano la spensieratezza di un periodo storico. La musica, ispirata agli anni ’20, ritrae o per meglio dire fonde le caratteristiche dei personaggi con le dinamiche delle vicende. Caratterizzato da un crescendo rossiniano che trasforma il film da commedia a comica, la colonna sonora ne incalza il ritmo cercando di assecondarne il finale rocambolesco”.
VENERDÌ 13 OTTOBRE 2023
ore 21:00 - Teatro Verdi, Pordenone
CIRCE THE ENCHANTRESS (Circe la maga) (US 1924; 53’)
di Robert Z. Leonard, con Mae Murray
Accompagnamento musicale: Günter Buchwald (pianoforte e violino), Frank Bockius (percussioni), Aaron van Oudenallen (sax)
Mae Murray era all’apice della carriera quando il celebre romanziere spagnolo Vicente Blasco Ibáñez scrisse per lei il soggetto di Circe the Enchantress. Grazie al suo talento di ballerina era passata dal vaudeville a Broadway, aveva conquistato i cabaret di New York, aveva aperto il sentiero che da Ziegfeld Girl l’avrebbe portata ad essere una star di Hollywood. Lo scrittore venne ispirato a creare una vicenda basata sull’antico mito greco di Circe: la storia di una moderna tentatrice che accende negli uomini una passione ossessiva, tale da spingerli a ricoprirla di perle e in cambio essere trattati come porci.
Circe è un film costruito su misura per l’attrice, con un ruolo in cui la sua immagine traspariva appieno e allo stesso tempo ampliava la sua gamma espressiva – da dea appassionata a vivace ninfa del jazz, scolara malinconica, flessuosa ballerina, riservata insegnante in un convento e commovente paziente: per i recensori coevi la sua interpretazione nella parte di Cecilie raggiunse vette di autentico valore artistico. Come Florence Lawrence, sottovalutata caporedattrice per gli spettacoli del Los Angeles Examiner, osservò (in un ritaglio non datato), “La vicenda … fornisce alla maliziosa star l’occasione di esibirsi in una caratterizzazione vivace e camaleontica. Ella incarna di volta in volta l’idolo viziato e coccolato di un circolo di ricchi adoratori e la donna triste e pensosa che implora l’attenzione dell’unico uomo degno da lei conosciuto.” - Artemis Willis
SABATO 14 OTTOBRE 2023
The Pilgrim © Roy Export S.A.S.
ore 21:00 - Teatro Verdi, Pordenone
Evento di chiusura
THE PILGRIM (Il pellegrino) (US 1923; 46’)
di e con Charles Chaplin
Partitura di Charles Chaplin, arrangiamento di Timothy Brock
Esegue Orchestra da Camera di Pordenone diretta da Ben Palmer
Prima di questo, i cortometraggi di Chaplin si erano sviluppati sul set, senza una sceneggiatura, nel corso delle riprese. Per The Pilgrim le note di pianificazione e produzione sono più ricche che per qualsiasi film precedente, forse a causa dell’arrivo nello studio di Monta Bell, l’ex giornalista che aveva coadiuvato Chaplin nella stesura del libro My Trip Abroad. Sin dall’inizio gli elementi essenziali della trama sono stabiliti: un evaso scambia la divisa da detenuto con gli abiti di un ecclesiastico che si era spogliato per fare un tuffo in mare. Charlie giunge così abbigliato in una cittadina che attende l’arrivo della sua nuova guida spirituale; l’equivoco è pertanto inevitabile e l’evaso è obbligato ad adattarsi al nuovo ruolo e a inventare propri metodi, peculiari ma stimolanti, per infondere ispirazione cristiana nel suo nuovo gregge.
Nel 1959 Chaplin curò la riedizione di The Pilgrim, insieme a A Dog’s Life, Shoulder Arms e How to Make Movies, con una nuova partitura orchestrale di sua composizione, sotto il titolo collettivo The Chaplin Revue. - David Robinson
a seguire
SHERLOCK JR. (Calma, signori miei) (US 1924; 47’)
di e con Buster Keaton
Partitura di Daan van den Hurk
Esegue Orchestra da Camera di Pordenone diretta da Ben Palmer
Questo film sta per compiere cent’anni eppure ancor oggi lo spettatore si chiede “Ma come hanno fatto?” Ci si pone questa domanda perché il film è stato realizzato praticamente senza effetti speciali, semplicemente sfruttando le fenomenali doti fisiche di Keaton: con perfetta disinvoltura egli viaggia seduto sul manubrio di una motocicletta in corsa, apparentemente ignaro del fatto che il guidatore è caduto. Apprendeva senza sforzo nuove capacità: per girare una scena doveva padroneggiare la stecca con sbalorditiva maestria, cosa che imparò subito a fare. Gli effetti speciali sono pochi, ma quelli che ci sono (gli istantanei cambi di costume effettuati semplicemente saltando attraverso un cerchio) sono concepiti ed eseguiti alla perfezione.
Per giustificare l’elaborata azione, Keaton (che voleva sempre evitare le trame “troppo ridicole”) la concepì come il sogno del proiezionista di una sala cinematografica, innamorato infelice ed entusiasta detective dilettante, che si addormenta accanto al proiettore e immagina di percorrere il corridoio in mezzo alla sala e di entrare nello schermo, per farsi travolgere dagli effetti di un rapido montaggio post-griffithiano che lo scaraventa qua e là con brusca violenza, e poi cacciarsi nei guai con la banda di ignobili malfattori che minaccia l’eroina; quest’ultima nella vita reale è la fidanzata del proiezionista, concupita da un perfido bellimbusto. - David Robinson
DOMENICA 15 OTTOBRE 2023
replica in collaborazione con il Teatro Verdi di Pordenone
The Pilgrim © Roy Export S.A.S.
ore 16:30 - Teatro Verdi, Pordenone
Replica evento di chiusura
THE PILGRIM (Il pellegrino) (US 1923; 46’)
di e con Charles Chaplin
Partitura di Charles Chaplin, arrangiamento di Timothy Brock
Esegue Orchestra da Camera di Pordenone diretta da Ben Palmer
Prima di questo, i cortometraggi di Chaplin si erano sviluppati sul set, senza una sceneggiatura, nel corso delle riprese. Per The Pilgrim le note di pianificazione e produzione sono più ricche che per qualsiasi film precedente, forse a causa dell’arrivo nello studio di Monta Bell, l’ex giornalista che aveva coadiuvato Chaplin nella stesura del libro My Trip Abroad. Sin dall’inizio gli elementi essenziali della trama sono stabiliti: un evaso scambia la divisa da detenuto con gli abiti di un ecclesiastico che si era spogliato per fare un tuffo in mare. Charlie giunge così abbigliato in una cittadina che attende l’arrivo della sua nuova guida spirituale; l’equivoco è pertanto inevitabile e l’evaso è obbligato ad adattarsi al nuovo ruolo e a inventare propri metodi, peculiari ma stimolanti, per infondere ispirazione cristiana nel suo nuovo gregge.
Nel 1959 Chaplin curò la riedizione di The Pilgrim, insieme a A Dog’s Life, Shoulder Arms e How to Make Movies, con una nuova partitura orchestrale di sua composizione, sotto il titolo collettivo The Chaplin Revue. - David Robinson
a seguire
SHERLOCK JR. (Calma, signori miei) (US 1924; 47’)
di e con Buster Keaton
Partitura di Daan van den Hurk
Esegue Orchestra da Camera di Pordenone diretta da Ben Palmer
Questo film sta per compiere cent’anni eppure ancor oggi lo spettatore si chiede “Ma come hanno fatto?” Ci si pone questa domanda perché il film è stato realizzato praticamente senza effetti speciali, semplicemente sfruttando le fenomenali doti fisiche di Keaton: con perfetta disinvoltura egli viaggia seduto sul manubrio di una motocicletta in corsa, apparentemente ignaro del fatto che il guidatore è caduto. Apprendeva senza sforzo nuove capacità: per girare una scena doveva padroneggiare la stecca con sbalorditiva maestria, cosa che imparò subito a fare. Gli effetti speciali sono pochi, ma quelli che ci sono (gli istantanei cambi di costume effettuati semplicemente saltando attraverso un cerchio) sono concepiti ed eseguiti alla perfezione.
Per giustificare l’elaborata azione, Keaton (che voleva sempre evitare le trame “troppo ridicole”) la concepì come il sogno del proiezionista di una sala cinematografica, innamorato infelice ed entusiasta detective dilettante, che si addormenta accanto al proiettore e immagina di percorrere il corridoio in mezzo alla sala e di entrare nello schermo, per farsi travolgere dagli effetti di un rapido montaggio post-griffithiano che lo scaraventa qua e là con brusca violenza, e poi cacciarsi nei guai con la banda di ignobili malfattori che minaccia l’eroina; quest’ultima nella vita reale è la fidanzata del proiezionista, concupita da un perfido bellimbusto. - David Robinson