BLUE BLAZES RAWDEN
(L’uomo dagli occhi chiari)
William S. Hart (US 1918)
Blue Blazes Rawden fu il secondo adattamento di J.G. Hawks da una storia già portata sullo schermo da Hart con il titolo Keno Bates, Liar. Esso costituisce un utile esempio del passaggio dai film in due bobine ai lungometraggi in cinque rulli. Hart colse al volo l’occasione di sviluppare una drammaturgia matura, fedele alla sua visione dei valori western, approfittando del nuovo contratto con la Artcraft e delle risorse produttive che la società gli aveva messo a disposizione.
Per cominciare, le riprese in esterni furono più articolate del consueto. Per gli sceneggiatori, la “foresta della frontiera” era una buona variazione rispetto alle aride colline tipiche dei film di Hart. Blue Blazes Rawden è ambientato nel nord-ovest canadese intorno al 1880, in un selvaggio avamposto popolato di indiani, emigrati e boscaioli. Le foreste e i depositi di pietra calcarea di Felton, California, sono qui usato per l’ambientazione a Timber Cove. Gli elaborati interni del Far North Saloon – opera di un promettente scenografo alle dipendenze di Ince, G. Harold Percival – resero necessario l’intervento dell’intero personale di Hart agli studi Lasky. Una fiorita didascalia d’apertura e la magnifica fotografia di Joe August, collaboratore di lunga data di Hart, imprimono al film un’atmosfera elegiaca ben nota ai western dai tempi di Owen Wister, non senza un’allusione alle preoccupazioni dei californiani per il destino delle loro foreste di sequoia. Il caposquadra Rawden posa la mano su un gigantesco albero appena abbattuto come un cacciatore davanti alla sua preda.
In secondo luogo, i lungometraggi davano modo di meglio sviluppare e approfondire le caratterizzazioni dei personaggi. I film in due rulli della NYMPC erano contraddistinto da coloriti stereotipi, immediatamente riconoscibili dal pubblico: Keno Bates è una classica figura western, il giocatore d’azzardo professionista. In Blue Blazes Rawden incontriamo invece Jim Rawden, archetipo maschile che potrebbe provenire da un romanzo di Jack London, un uomo di fatica che appartiene “alla foresta e all’acqua di fiume”, imbattibile nel proprio ambiente ma a impacciato di fronte alla civiltà. Rawden irrompe nel villaggio nella baldoria del giorno di paga, con un irresistibile istinto da capo branco a dominare il viscido e sprezzante proprietario inglese di un saloon e la sua focosa amante meticcia.
In entrambe le versioni del soggetto di Hawks, il protagonista è attratto dalla ragazza del saloon. In Blue Blazes Rawden, Maude George interpreta la caparbia Babette DuFresne, mezza franco-canadese e mezza indiana, dalle sinuose movenze feline. Era stata ingaggiata per altri ruoli di vamp o di straniera dalla dubbia moralità in molti film Universal, Triangle e Selig, ed era molto apprezzata da Lois Weber; entrò più tardi a far parte degli interpreti favoriti da Erich von Stroheim. Babette è più simpatica dell’Anita di Keno Bates, Liar, ma le due mezzosangue condividono gli stessi difetti: l’orgoglio, la gelosia e il temperamento focoso, pericoli mortali per l’eroe bianco.
Di fronte alle traversie di una donna bianca, ineffabile baluardo della civiltà, il protagonista si impegna in entrambi a proteggerla dai traumi della cruda verità della vita di frontiera. Hart non ha bisogno di spiegare il rapporto con una madre o con una sorella; esso è dato per scontato, e lo si ritrova così spesso nell’opera di Hart che lo si dovrebbe forse esaminare in relazione alla sua vita personale (nella sua autobiografia, Hart manifesta il suo senso di colpa per non essere stato in grado di occuparsi della madre e poi della sorella). Nel film in due rulli Keno Bates, Liar, la decisione di Bates di mentire e di coltivare con ciò un dolce e necessario inganno è dapprima trattata con toni lievi, quasi da commedia. Ma in questa versione lunga della storia, una volta preso l’impegno di mentire, Rawden si ritrova profondamente spiazzato; non potendo sfuggire alla crudele ironia della sua situazione respinge le attenzioni di Babette, decide di vendere il saloon, e si fa sparare addosso per preservare la sua amorosa menzogna.
La dirittura del lungometraggio offre infine a Hart tutto il tempo e lo spazio necessario a una messa in scena molto più elaborata. Hart lavorò con Lambert Hillyer – proveniente dalla scuderia Triangle – in tutti i suoi film alla Artcraft, anche se Hillier non fu accreditato per via di una controversia legale. I drammatici episodi al Far North Saloon sono descritti con diverse posizioni della macchina da presa, con comparse accuratamente disposte nella scena, con eloquenti scambi di sguardi e con incisive didascalie. In quanto attore, Hart ha una chiara preferenza per il gesto e per l’espressione del viso rispetto al puro e semplice montaggio per esprimere la maniacale, quasi belluina forza di Jim Rawden, fino al momento in cui il boscaiolo si ritrova soggiogato dalla propria cavalleria. In questo caso, il protagonista si affida a convenzioni teatrali di provata efficacia, dispiegate con tale passione da infiammare quasi lo schermo. Ma dopo il crescendo drammatico del duello al buio nel saloon, sia lui che gli altri attori si accontentano di interpretazioni più sobrie e “naturali”, come vediamo nella composta scena della morte di “Ladyfingers” Hilgard (Robert McKim), quando egli consegna a Rawden la fatale lettera della mamma.
Questo è William S. Hart all’apice della sua forma, a dispetto dell’ormai compromesso rapporto professionale con il suo maestro Thomas H. Ince. Era diventato ricco, adorato da milioni di spettatori in tutto il mondo, impegnato con colleghi fidati in una generosa e forsennata tabella di marcia produttiva, ma tuttora in grado di esprimere i propri valori in forma di parabole western per i suoi concittadini americani. E gli ammiratori volevano che i suoi film culminassero in un lieto fine. Ci sono ben poche eccezioni a questa regola nei sedici film di Hart per il primo contratto con la Artcraft. Il personaggio di Hart si separa dalla sua beneamata in Wagon Tracks, ma finisce sempre per farla sua (quando c’è) in tutti gli altri film, con l’eccezione di due soli titoli. In Blue Blazes Rawden e nel successivo Tiger Man egli sceglie una morte probabile (ancorché fuori campo) quale soluzione a dilemmi senza soluzione. La tempesta di neve che nel finale avviluppa Rawden, quest’uomo semplice e schietto, potrebbe essere letta come un’anticipazione delle profonde delusioni – sul piano professionale come su quello personale – che avrebbero atteso Hart negli anni a venire.
Diane Koszarski
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regia/dir: William S. Hart.
sogg/story, scen: J. G. Hawks.
photog: Joe August.
scg/des: G. Harold Percival.
cast: William S. Hart (Jim “Blue Blazes” Rawden), Maude George (Babette DuFresne), Gertrude Claire (Mamma/Mother Hilgard), Robert McKim (“Ladyfingers” Hilgard), Robert Gordon (Eric Hilgard), Hart [Jack] Hoxie (Joe La Barge).
prod: William S. Hart Productions, supv: Thomas H. Ince.
dist: Paramount-Artcraft.
uscita/rel: 18.02.1918.
copia/copy: DCP, 61′; did./titles: ENG.
fonte/source: Library of Congress Packard Center for Audio-Visual Conservation, Culpeper, VA.
Preserved by the Library of Congress in cooperation with the UCLA Film and Television Archive.