FLEUR DE PARIS

FLEUR DE PARIS

André Hugon (FR 1916)

In Chignon d’or, Mistinguett interpretava ruoli multipli: per prepararsi a recitare in una nuova pièce teatrale, si traveste da prostituta e deve poi salvarsi dal pericolo fingendo di essere un ragazzino che vende i giornali. Fleur de Paris la vede recitare in due parti molto diverse fra loro. Nella prima è una stella del music hall, la cui popolarità induce un impresario americano a offrirle un allettante contratto per una tournée negli Stati Uniti. Il ruolo le consente di indossare lussuose pellicce e cappelli vistosi, di ballare mettendo in bella mostra le sue celebri gambe, e di eseguire un numero alquanto audace con il suo partner, Harry Podge. L’altra identità è quella di Margot Panard, giovane sartina che si innamora del teatro davanti ai manifesti di Mistinguett; si concede il lusso di acquistare un biglietto in galleria, ed è così eccitata dalla prestazione della grande stella da sognare di prendere il suo posto al fianco di Podge. Questo colpo di testa, al quale fa apparentemente seguito un licenziamento, avrà tristi conseguenze per la sua povera famiglia: non potendo pagare il panettiere, la ragazza fugge da una finestra, salta su un’auto di passaggio e diventa a un certo punto una fioraia; la madre e il fratellino Riri sono ridotti alla miseria (e il padre disoccupato scompare). Dopo una serie di vicissitudini tipiche del melodramma, Margot incontra Podge, che non manca di notare la sua somiglianza con Mistinguett. Il momento culminante del film non la vede tuttavia esibirsi al fianco di Podge; lui la invita invece nel suo bell’appartamento ammobiliato, chiede a Riri e alla mamma di unirsi a loro (ora sono una coppia), e allestisce un tableau finale che riunisce la famiglia di Margot presentandola in una più elevata classe sociale.
Al pari di Chignon d’or, Fleur de Paris è notevole per le sue vedute di esterni a Parigi e dintorni. Le riprese coinvolgono ogni tanto folle nei pressi di teatri, o vicino a uno spettacolo di marionette (dove Margot sta vendendo fiori); i passanti guardano spesso verso la macchina da presa e sorridono, come nei film di attualità delle origini, così che le peuple diventa il centro dell’attenzione e un riflesso della comunità degli spettatori di cinema. Ciò attribuisce al film un inaspettato senso di autoreferenzialità, così come accade quando Mistinguett strizza l’occhio o fa un cenno verso la macchina da presa. Spiccano al contempo alcuni dettagli realistici: la madre e Riri che siedono sconsolati sui gradini all’ingresso del teatro; lo scambio fra Riri dalla finestra dell’appartamento e suo padre con il droghiere nella strada sottostante; l’ingenua Margot, ignara di dover dare una mancia alla donna che la sta accompagnando alla poltrona della galleria, o che più tardi ha ancora in testa gli arricciacapelli di carta mentre usa una vetrina come specchio per sembrare Mistinguett; e la costipata cucina dell’appartamento (parzialmente illuminata), stranamente somigliante a quella di Shoes (Lois Weber, 1916). C’è anche un momento particolarmente intenso, in cui Mistinguett giunge all’ingresso del teatro e si ferma brevemente accanto alla madre di Margot, che emette un grido di spavento credendo che lei sia sua figlia.
Il doppio ruolo di Mistinguett è particolarmente interessante anche in rapporto al periodo bellico e al presunto ruolo dell’attrice nella vita reale in quanto agente segreto. Da un lato, una delle trame del film sembra sottolineare il risoluto desiderio femminile di avere una carriera professionale, anche se ciò porterà una celebrità del music hall parigino a tradire il suo compagno e il suo paese; ma ciò serve forse a istituire un collegamento tra la Francia e gli Stati Uniti, che a fine 1916 non erano ancora entrati in guerra? D’altro canto, la seconda e più importante linea narrativa del film segue la vivace figura di Margot, la sua infatuazione per il teatro, il suo improbabile sogno, e la sua caduta. La melodrammatica realizzazione di quel sogno la riporta tuttavia alla sfera domestica, che la riconduce a una famiglia non convenzionale ma ancora molto paternalistica: nel vestirla, sembra che Podge voglia trasformare Margot in Mistinguett, così come James Stewart fa con Kim Novak, in maniera molto più inquioetante, in La donna che visse due volte. In ultima analisi, il film ottiene il risultato previsto: non solo esibisce Mistinguett in quanto stella del varietà (mettendo forse in secondo piano il suo “tradimento” durante il periodo bellico), ma mette anche in scena la storia della sua ascesa dalla povertà alla ricchezza.

Richard Abel

regia/dir: André Hugon.
scen: Gem.
cast: Mistinguett (Mistinguett / Margot Panard), Harry Baur (Harry Podge), Louis Paglieri (Brackson), Guita Dauzon (mamma/mère Panard), Marc Gérard.
prod: Films Succès. uscita/rel: 03.11.1916.
copia/copy: DCP, 43′ (da/from 35mm, incomp., 802 m., 16 fps); did./titles: FRA.
fonte/source: CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, Bois d’Arcy.

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