GARDIENS DE PHARE

GARDIENS DE PHARE

Jean Grémillon (FR 1929)

Due uomini, un padre e suo figlio, dicono addio rispettivamente alla moglie e alla fidanzata, e si imbarcano per il loro turno di guardia sul faro, della durata di trenta giorni. Il figlio mostra al padre il segno di un morso subìto da un cane nel corso di una passeggiata con la sua promessa sposa. In quel periodo, la rabbia era stata diagnosticata nel villaggio. Ignorando questo pericolo, padre e figlio intraprendono il loro servizio di sorveglianza del faro, che deve essere acceso tutte le sere. Il padre sogna già la festa di matrimonio del figlio, ma quest’ultimo è ormai febbricitante, e le sue condizioni si deteriorano. Il padre non può cercare aiuto, poiché si è scatenata una tempesta e il mare è in burrasca. Il figlio diventa sempre più aggressivo, e impedisce al padre di riaccendere il faro proprio mentre una nave in difficoltà ha attivato la sirena di allarme. A terra, le donne sono informate dell’epidemia di rabbia; il padre ingaggia una furibonda lotta con il figlio e finisce per gettarlo nel vuoto. Sconvolto dagli eventi, l’uomo riaccende infine il faro.
Il melodramma di Autier e Cloquemin conobbe un grande successo di pubblico, sia a teatro (dove la pièce rimase in cartellone al Grand Guignol per molti mesi) che in libreria (il libro conobbe otto riedizioni fra il 1905 e il 1928) e al cinema. Un primo adattamento fu prodotto in Turchia nel 1923 per la regia di Muhsin Ertugrul con il titolo Kiz Kulesinde bir facia (“Tragedia alla torre della Vergine”).
Nato nel 1901 a Bayeux in Normandia da una famiglia di umili origini, Jean Grémillon ebbe due maestri: il regista Charles Dullin, che fondò nel 1927 il “Cartel des quatre” con Louis Jouvet, Gaston Baty e Georges Pitoëff e che produrrà Maldone (1928), di cui interpreta pure il ruolo principale; e il cineasta Jacques Feyder, uno dei più brillanti artisti della sua generazione e autore dell’adattamento cinematografico del dramma Gardiens de phare. La presenza di questi due numi tutelari è un’eloquente indicazione delle ambizioni artistiche del giovane Grémillon. La musica originale del film, considerata perduta, era stata composta dallo stesso Grémillon, che aveva studiato alla Schola Cantorum sotto la guida di Vincent d’Indy.
Il ruolo principale fu affidato a Geymond Vital (1897-1987), attore della compagnia di Charles Dullin presso il Théâtre de l’Atelier, per il quale lavorò regolarmente a partire dal 1922. Aveva già recitato in cinque film, fra i quali Un Chapeau de paille d’Italie di René Clair (1928), Maldone di Grémillon (dove interpreta la parte del fratello di Maldone), e La Zone di Georges Lacombe (un film prodotto, al pari di Maldone, da Charles Dullin).
Le riprese iniziarono nell’agosto 1928 ma furono interrotte in seguito alla realizzazione di numerose scene in esterni a causa di un grave incidente stradale di cui era stato vittima Gilbert Dalleu, che era stato ingaggiato nel ruolo di papà Bréhan ma al quale dovettero amputare un braccio. Paul Fromet riprese il ruolo l’anno seguente, e tutte le scene furono girate una seconda volta. Dalleu morì due anni dopo l’aggravarsi delle sue ferite.
Gardiens de phare è un film originale per diversi motivi: da una parte per la sua dimensione documentaristica, concernente la vita quotidiana sul faro e quella delle donne sulla terraferma, che raccolgono i resti di navi naufragate; dall’altra per la straordinaria architettura luministica del faro e per le vedute del mare che lo circonda; a ciò si aggiunge l’audace costruzione narrativa, che intreccia le scene del tempo presente (con un montaggio alternato tra il faro e la terraferma), un episodio del passato (la passeggiata dei fidanzati sulla spiaggia), una scena di “anticipazione” (il matrimonio), e infine gli incubi del ragazzo devastato dalla rabbia.
Il montaggio è anch’esso basato sull’opposizione plastica fra il mare, elemento in continuo agitarsi nella sua distesa aperta, evanescente e illimitata, e le vedute del faro, stabile, fisso, dai contorni ben definiti; l’operatore, Georges Périnal, riprende il più delle volte il mare in forma di onde schiumanti che si infrangono in una violenza disordinata, mentre la luce del faro, vista dall’interno, è al contrario un’architettura luminosa complessa ma perfettamente geometrica: le inquadrature dal basso dell’enorme lampada che ruota su se stessa colgono riflessi frastagliati all’infinito dalle sue lame metalliche, producendo un effetto di ciclopica potenza. In questo scontro di giganti tra il faro e il mare, gli uomini sono vittime più che arbitri, quasi come se il padre debba sacrificare il proprio figlio per placare la collera degli elementi (viene qui in mente Agamennone che sacrifica Ifigenia per permettere alla flotta greca di attaccare Troia). L’ostilità della natura è parimenti evocata dalla rabbia di cui è affetto il cane, e che condanna il giovane a una morte orribile. A questo confronto fra l’uomo e la natura si aggiunge la separazione fra gli uomini e le donne rimaste sulla terraferma, lacerate fra il timore e la speranza; gli uni e le altre non sono uniti che dal ricordo, dal sogno, e dai loro fantasmi. In virtù di questa messa in scena cosmica, Grémillon ha trasformato il melodramma in tragedia.
La versione originale del film fu per lungo tempo considerata “dispersa in mare”, secondo l’immaginifica espressione dello stesso Grémillon. Una copia fu finalmente trovata in Danimarca nel 1954. Grémillon intendeva comporre una nuova musica di accompagnamento al film, ma morì nel 1959 senza poter realizzare il suo progetto.

Geneviève Sellier

La copia qui presentata proviene dalla collezione di Komiya Tomijiro presso il National Film Archive of Japan, già noto come National Film Center. Essa è tratta da uno splendido positivo di prima generazione, stampata per la distribuzione nei paesi di lingua inglese, che mette in particolare risalto le qualità luministiche della fotografia di Jean Jouannetaud e Georges Périnal. [NdR]

regia/dir, mont/ed: Jean Grémillon.
scen: Jacques Feyder, dalla pièce di/based on the play by Paul Autier, Paul Cloquemin (08.03.1905, Théâtre du Grand Guignol, Paris).
photog: Jean Jouannetaud (1928), Georges Périnal (1929).
scg/des: André Barsacq.
asst: Jean Mamy, André Barsacq.
cast: Geymond Vital (Yvon Bréhan), Paul Fromet (suo padre/Yvon’s father), Génica Athanasiou (Marie), Gabrielle Fontan (sua madre/Marie’s mother).
prod: Société des Films du Grand Guignol.
dist: Films Armor.
riprese/filmed: (1) 08-09.1928 (Studios Billancourt), (2) 04-05.1929 (Studios Gaumont-Buttes Chaumont); locs: Bretagne (Saint-Guénolé; Île-de-Bréhat; Perros-Guirec; Triagoz [faro/lighthouse]; Port-Blanc).
première: 25.09.1929 (Ciné-Max Linder, Paris).
uscita/rel: 4-17.10.1929 (Ciné-Max Linder, Paris); première (sd. vers.): 28.05.1930 (Artistic Cinéma, Paris).
copia/copy: 35mm, 1693 m. (orig. 2400 m.), 82′ (18 fps), imbibito/tinted; did./titles: FRA, ENG.
fonte/source: National Film Archive of Japan, Tokyo (Komiya Collection).

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