IN THE SAGE BRUSH COUNTRY

IN THE SAGE BRUSH COUNTRY

William S. Hart (US 1914)

Nella vicenda descritta (in maniera alquanto fuorviante) dallo sceneggiatore C. Gardner Sullivan come “la romantica avventura di una donna del 1850”, Hart è Jim Brandon, che ha appena rapinato la diligenza di Wolf Creek contenente le buste paga destinate alla Lost Hope Mine, di cui è proprietario Frank Wilding. Temendo un ennesimo assalto, Wilding si sente costretto ad affidare la prossima busta paga alla figlia Edith. Sicuro di non essere riconosciuto, Brandon arriva nel villaggio e ordina da bere nel saloon, dove sente dire che quello è il giorno della paga per la miniera. Uscito dal saloon, Frank scopre che Edith avrà con sé il denaro e la segue sulla diligenza. Alla fermata presso il Mountain House Restaurant, Brandon protegge Edith da un mascalzone che la sta importunando. Nasce così un legame fra i due. Più tardi un bandito messicano ferma la diligenza, getta la pistola di Brandon su un terrapieno, gli prende l’orologio e ruba un bacio a Edith, che per tutta risposta gli molla un ceffone. Il ladro rapisce Edith, portandola a cavallo in un casolare abbandonato e spingendola in camera da letto, lasciandole stranamente tutto il tempo di barricarsi dentro. Nel frattempo Brandon ha recuperato la pistola; segue a piedi le orme del cavallo del messicano e lo trova proprio mentre il ladro sta cercando di forzare la porta. C’è una sparatoria. Brandon uccide il ladro e si riprende l’orologio. Edith gli affida le buste paga, ma una volta arrivati alla miniera Brandon restituisce il denaro alla fanciulla, che può così distribuire la paga ai minatori.
Il primo rullo del film è notevole sotto molti punti di vista, soprattutto perché questo è solo il secondo film diretto da Hart, girato in appena cinque giorni. L’interno della capanna di Brandon è un tipico esempio della preoccupazione di Hart per “l’autenticità nei dettagli”: il barile utilizzato come tavolo, il sacchetto di oro rubato nascosto nel caminetto, la lattina adoperata per fare il caffè. In base allo stesso principio Hart utilizza una comparsa Sioux degli studi Inceville per la ragazza che lava i piatti in una stanza sul retro dell’ufficio di Wilding, contrariamente alla consuetudine nell’industria cinematografica dell’epoca di usare, ad esempio, interpreti anglosassoni per ruoli di messicani (strano a dirsi, la parte è in questo caso affidata a un immigrato nipponico). È qui che Hart inizia a tratteggiare i suoi personaggi in modo distintivo: la casacca nera che arriva al ginocchio, il giubbotto ricamato, l’abilità nell’accendere un fiammifero sulla punta delle dita, l’espressione dura e impassibile adottata come una maschera per l’intero corso del film. Il montaggio incrociato, qui condotto in maniera molto chiara e ordinata, introduce dapprima Wilding e sua figlia, quindi Brandon, con quest’ultimo che la raggiunge nella carrozza; lo sguardo d’acciaio e l’aria concentrata davanti all’ufficio di Wilding denotano che Brandon si sta gradualmente rendendo conto di come le buste paga saranno consegnate questa volta. Nella sequenza del ristorante, infine, Brandon ottiene l’aiuto del proprietario nella sua azione a difesa di Edith con un preciso colpo di proiettile che mette a segno un cartello sul muro; il momento è pure accompagnato da una spiritosa didascalia.
Il secondo rullo del film mostra Hart in versione acrobatica: lo si vede scendere a corda doppia lungo un precipizio per recuperare la pistola; più avanti, con il viso imperlato di sudore, eccolo scivolare lungo un pendio per individuare la capanna del ladro nel fondovalle. In un’inconsueta serie di inquadrature, Brandon apre con cautela la porta della capanna e vede sul vetro della finestra la figura riflessa del messicano, consentendogli così di sparare per primo. L’offerta delle buste paga da parte di Edith è mostrata in un piano relativamente ravvicinato, sottolineato da un movimento della macchina da presa. Dopo un breve scambio di sguardi, una lieve panoramica segue Brandon da solo, quando lui accenna ad allontanarsi da Edith; un’altra torna a lei, che gli sta porgendo la borsa; una terza li riunisce di nuovo quando lui si volta e accetta il denaro dalla fanciulla. La conduce a cavallo lungo una strada deserta finché i due non intravedono le costruzioni della miniera, giù in basso. Lui le restituisce la borsa e le bacia la mano, la guarda scendere verso la miniera, e si volta infine per allontanarsi tutto solo. Il finale codifica così una costante dei protagonisti dei western di Hart: figure solitarie che hanno rinunciato all’amore, guardando o camminando lontano, verso un ineffabile futuro.

Richard Abel

regia/dir: William S. Hart.
scen: C. Gardner Sullivan, Thomas H. Ince.
cast: William S. Hart (Jim Brandon), Rhea Mitchell (Edith Wilding), Herschel Mayall (Frank Wilding), Thomas Kurihara (Juan, un messicano/Juan, a Mexican).
prod: New York Motion Picture Co., supv: Thomas H. Ince.
dist: Mutual/Kay-Bee.
uscita/rel: 25.12.1914.
copia/copy: DCP, 29′; did./titles: ENG.
fonte/source: EYE Filmmuseum, Amsterdam.

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