LA MORTE CHE ASSOLVE

LA MORTE CHE ASSOLVE

Alberto Carlo Lolli (IT 1918)

“Con appena cinque lavori, Elettra Raggio è riuscita, così di sorpresa, a fermare la nostra attenzione ad ammirarla, ad imporsi! E come è stato? Tante dive silenziose … si sono fatte conoscere … o per la loro bellezza, o per lo sfarzo del vestiario, o infine, per la potenza d’espressione. E questo non è certo interessante, … perché il pubblico dopo dieci anni di spettacoli cinematografici ha evoluto e raffinato i suoi gusti … Il pubblico oggi chiede, e ne ha il diritto, qualcosa di effettivamente superiore; vuole – insomma – non più il mestiere ma l’arte. Elettra Raggio fa dell’arte, ecco perché s’impone.” Questa eloquente descrizione del suo successo sulla rivista La Vita Cinematografica del 1917, conferma l’importanza di riportare alla luce l’unico film sopravvissuto con Elettra Raggio.
Attrice ma anche sceneggiatrice, regista e produttrice, la Raggio è una figura poliedrica singolare nel panorama del suo tempo, il cui lavoro merita di essere finalmente accessibile e ammirato dal pubblico. Grazie al lavoro di ricerca di studiosi del cinema, tra i quali Raffaele De Berti, Vittorio Martinelli ed Elena Mosconi e alle fonti provenienti dall’archivio cartaceo della Cineteca di Milano, conosciamo le salienti tappe biografiche e lavorative dell’attrice: nata a Milano il 21 febbraio 1887, vero nome Francesca Ginevra Rusconi, Elettra esordisce nel mondo del teatro accanto al grande Ermete Novelli, per poi approdare definitivamente al cinema nel 1915 per la Milano Film con La cattiva stella. Subito si cimenta nel triplice ruolo di sceneggiatrice-attrice-regista con il mediometraggio Le due seduzioni, che precede l’uscita nel 1916 di Verso l’arcobaleno (regia di Eugenio Perego). La consapevolezza artistica e anche imprenditoriale della Raggio la portano alla creazione, l’anno successivo, di una sua casa di produzione, la Raggio Film, con cui produce e interpreta Galeotto fu il mare e Primavera (entrambi diretti da Achille Mauzan). Altro titolo importante è nel 1917 Automartirio diretto da Ivo Illuminati, un melodramma familiare, interpretato accanto a sua sorella Maria, che evoca la morale familiare presente anche in Morte che assolve, uscito l’anno successivo. Con altri tre film, da lei scritti e interpretati, Miracolo d’amore (1919, regia di Ivo Illuminati), La valanga (1919, regia di Francesco Bertolini) e San-Zurka-San (1920, co-diretto con Emilio Roncarolo), termina l’esperienza cinematografica della Raggio, che morirà nel 1973.
In La morte che assolve, diretto da Alberto Carlo Lolli, la vediamo in due ruoli: la madre Maddalena, che viene ripudiata dal crudele marito di professione usuraio, Falco, e la figlia Erica, adottata da una signora americana. Una volta cresciuta, Erica subirà le avance del Conte Giancarlo, che a suo tempo le salvò la vita, e affronta un doloroso incontro con il padre che l’ha abbandonata. Il melodramma esalta il valore della famiglia e quello, supremo, dell’amore. Nel ruolo di Falco, è Ermete Novelli, attore teatrale popolarissimo che offre qui la sua ultima e riuscita prova attoriale per il cinema, con una gestualità e mimica facciale ridotti all’essenziale. Quanto alla Raggio, non interpreta nessuno dei canoni divistici dell’epoca. Rifugge dall’archetipo della madre “sottomessa”: malata e provata dalle circostanze sfavorevoli, Maddalena esce di scena per cause naturali e non per estremo sacrificio finale verso la figlia. D’altro canto non ci appare nemmeno come femme fatale, mostrando invece una giovane donna, la figlia Erica, non dominatrice o ammaliante, ma semmai una donna moderna. Lo stile recitativo della Raggi è naturalistico, non enfatizza il gesto, ricordando quasi la Duse di Cenere. A differenza della Duse però, la Raggio non si sottrae alla macchina da presa, regala un paio di intensi primi piani e perfino un ammiccante sguardo in camera. Eppure il fatto che sia giunto fino a noi un solo film con lei, testimonia che, nonostante il favore della critica, la Raggio non sia riuscita a imporsi nel grande pubblico come un modello femminile inarrivabile, né come l’incarnazione di desideri e ideali reconditi, come fu per altre attrici. Se, infatti, una caratteristica delle grandi dive del muto italiano è la riconoscibilità immediata della loro identità scenica (certi gesti, sguardi, emozioni reiterate anche in storie diverse) che finisce poi per creare “il mito”, la Raggio predilige l’eterogeneità dei ruoli che le permette di mettere in campo una multiformità espressiva rara per quei tempi. Il suo è un cinema elitario, se vogliamo; sicuramente più sofisticato e misurato, da apprezzare oggi più di ieri.

Il restauro. Il MicLab di Fondazione Cineteca Italiana ha effettuato una scansione in 2K dell’originale negativo in supporto nitrato. Il materiale misura 980 metri, a fronte dei 1300 dichiarati nel visto di censura, che includevano anche le didascalie, mancati nel negativo. Le didascalie sono state aggiunte, facendo riferimento alla trama consegnata nel visto di censura. I colori sono stati ricostruiti studiando frammenti di altri film della Raggio Film, consegnati negli anni Cinquanta da Elettra Raggio a Fondazione Cineteca Italiana.

Frida Bonatti

regia/dir: Alberto Carlo Lolli.
scen: Francesco Serravalle.
photog: Mario Bacino.
cast: Elettra Raggio (Maddalena; sua figlia/her daughter Erica), Ermete Novelli (Falco), Ettore Piergiovanni (conte/Count Giancarlo Della Croce).
prod: Raggio-Film, Milano.
riprese/filmed: 1918.
v.c./censor date: 01.07.1918 (n. 13813).
première: 15.02.1919 (Roma).
copia/copy: DCP, 50’15” (da/from nitrate neg., 980 m.; imbibito/tinted); did./titles: ITA.
fonte/source: Cineteca Italiana, Milano.

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