OTETS SERGII

OTETS SERGII
[Padre Sergio]
Yakov Protazanov (+ Alexander Volkov) (RU 1917)

“Il gioiello sulla corona del cinema prerivoluzionario”; “il punto esclamativo nella carriera di Mozzhukhin”; “il film che ha dato gloria al cinema russo”; “un trionfo nel mezzo della monotonia filistea”; “l’unica grande opera del cinema russo delle origini”: tutto questo è stato scritto a proposito di Padre Sergio dagli studiosi di oggi e dai critici del periodo. In verità, a giudicare dalle memorie e dai saggi pubblicati fra gli anni Trenta e gli anni Ottanta, si ha l’impressione che il cinema pre-sovietico non sia degno di essere ricordato se non per le due collaborazioni fra Yakov Protazanov e Ivan Mozzhukhin, La dama di picche e Padre Sergio.
Alla luce di quanto sopra, è il caso di notare che nessuno dei due film fu accolto con particolare entusiasmo all’epoca della loro prima uscita. La dama di picche, uscito nel 1915, anno d’oro dell’industria del cinema russo, ha però fatto presto a maturare: tre anni dopo lo si considerava già un classico. Padre Sergio fu invece distribuito nel maggio 1918, in piena guerra civile. E negli anni Venti tutti i film pre-sovietici erano considerati obsoleti, se non addirittura controrivoluzionari. Quando Padre Sergio fu rieditato in sordina nel 1928 vi furono proteste nella stampa, e accuse di propaganda clericale.
In verità non c’era nulla di clericale né di propagandistico in Padre Sergio. Si può dire anzi che si tratti di un’opera essenzialmente post-rivoluzionaria. Il film non avrebbe mai potuto vedere la luce prima del febbraio 1917, per via della censura del Sacro Sinodo. Interni di chiese, prelati e cerimoniali religiosi erano rigorosamente proibiti nei film a soggetto; senza contare che la radicale filosofia cristiana coltivata per proprio conto da Leone Tolstoi gli era valsa la scomunica da parte della chiesa russa ortodossa. Padre Sergio fu una delle molte opere di Tolstoi in cui egli criticava l’ipocrisia della chiesa ortodossa in quanto istituzione; il testo fu pubblicato postumo, nel 1911; alla fine del decennio esso era ancora considerato qualcosa di nuovo, di molto attuale, e di abbastanza scandaloso.
Un adattamento cinematografico di Padre Sergio non avrebbe potuto neppure essere approvato da una censura laica, poiché qualsiasi rappresentazione della famiglia reale era soggetta all’approvazione del Ministero della Corte; e Nicola I, bisnonno dello zar Nicola II, è qui rappresentato come un personaggio immorale e infido.
Protazanov era un grande appassionato del racconto di Tolstoi, e aveva coltivato per anni l’idea di portarlo sullo schermo. Si tuffò dunque in questo progetto subito dopo la rivoluzione. Il film fu ampiamente pubblicizzato, e subito annunciato come un campione d’incassi. Va anche detto che, fin dalle sue origini, il cinema russo era affascinato dalla figura di Tolstoi, e che quasi tutti gli adattamenti dalle sue opere (nonché le sue apparizioni sullo schermo) erano accolte con trepidazione e ampiamente dibattute.
Le cerimonie religiose sono qui mostrate con evidente gusto per il dettaglio: non solo perché erano stati frutti proibiti per molti anni, ma anche perché Protazanov si era sempre interessato alla vita del clero, con tutte le sue meccaniche e le sue sotterranee ramificazioni. Eppure, cosa molto interessante, benché il film prenda il via come un sontuoso dramma in costume (con due scenografi dai gusti diametralmente opposti), nella parte più propriamente “religiosa” Protazanov riduce al minimo le scenografie e gli accessori allo scopo di concentrarsi sulla recitazione.
Quasi tutto il personale artistico della società Ermolieff fu coinvolto nella produzione del film, e tenuto conto del suo notevole prestigio va notato che alcune grandi stelle dello schermo si limitarono a parti di scarsissimo rilievo. Vera Orlova, promettente attrice del Teatro Artistico di Mosca e protagonista della Dama di Picche, compare solo per un paio di minuti, nel ruolo di un’ottusa ninfomane intenta a sedurre il vecchio santone. La celebre Natalia Lisenko, moglie di Mozzhukhin e suo partner abituale sullo schermo, si limita addirittura a una sola scena (che potrebbe fra l’altro essere considerata come la sua prestazione migliore per il cinema russo). Nikolai Rimskii, giovane e ambizioso primattore nonché principale rivale di Mozzhukin nella società Ermolieff, è quasi irriconoscibile nel minuscolo ruolo di un vecchio vescovo.
Ma Padre Sergio è soprattutto una palestra di bravura per Ivan Mozzhukhin, l’innegabile “re dello schermo russo”, noto per la sua versatilità e per il suo talento mimetico. Era particolarmente affascinato dalla prospettiva di interpretare il proprio personaggio in tutte le età e in tutti i suoi sviluppi psicologici, dall’irruenta adolescenza negli anni della scuola militare alla brillante figura di giovane ufficiale, a quella di maestoso prelato in un ricco monastero e infine a quella di un umile e anziano pellegrino, arrestato in quanto mendicante.
Nonostante la sua reputazione di sant’uomo e di guaritore, il Padre Sergio di Tolstoi rimane fondamentalmente il vanitoso principe Kasatsky, perennemente in lotta con il suo orgoglio e con il progressivo affievolirsi della propria fede. Nella versione filmata del racconto, egli combatte più che altro con le tentazioni della carne; il che è del tutto logico, tenuto conto della fama di Mozzhukhin in quanto sex symbol, e più in generale dell’ossessivo interesse del cinema russo per le questioni sessuali.
Sul piano estetico, Padre Sergio appartiene comunque al cinema russo delle origini. A dispetto del materiale controverso e della convincente recitazione, va sottolineato che c’è ben poco di rivoluzionario nel montaggio e nelle interpretazioni (da questo punto di vista, il ben più modesto melodramma comico La cameriera Jenny, prodotto nello stesso anno, compie passi ben più radicali alla ricerca di un nuovo linguaggio). A conti fatti, Padre Sergio potrebbe non essere il “gioiello della corona”, e di certo non è “l’unica grande opera” prodotta in Russia, ma rappresenta una linea di confine per l’intera tradizione del cinema russo prerivoluzionario. È un punto esclamativo, questo sì. In quanto tale, esso incarnò l’intero periodo per molte generazioni.

Peter Bagrov

regia/dir: Yakov Protazanov (+ Alexander Volkov).
scen: Alexander Volkov, dal racconto di/based on the short story by Lev Tolstoy (1890-98).
photog: Fedot Burgasov, Nikolai Rudakov.
scg/des: Vladimir Baliuzek, Aleksandr Loshakov.
cost: Nikolai Vorobiov.
asst dir: Andrei Brei, Aleksandr Ivanovskii, Kozlova, Georgii Mechikov.
trucco/make-up: Aleksei Shargalin.
still photog: Aleksandra Orlova.
mus: Vladimir Yevgenii Bukke.
cast: Ivan Mozzhukhin (Il principe Kasatsky, poi Padre Sergio/Prince Kasatsky – later Father Sergius), Olga Kondorova (la contessa/Countess Korotkova), Vera Dzheneyeva (Maria, sua figlia/Mary, her daughter), Yevgenii Gaidarov (Nicola I/Nicholas I), Nikolai Panov (il padre di Kasatsky/Kasatsky’s father), Natalia Lisenko (Makovkina, una donna divorziata/a divorcee), Iona Talanov (mercante/merchant), Vera Orlova (sua figlia/his daughter), Piotr Baksheyev (giovane monaco/young monk), Polikarp Pavlov (facchino del monastero/monastery porter), Nikolai Rimskii (vescovo/bishop), Aleksandr Ivanovskii (chierichetto di Padre Sergio/Father Sergius’s ostiary).
prod: I. Yermoliev.
uscita/rel: 14.05.1918; orig. l: 1920 m.
copia/copy: 35mm, 2161 m., 104′ (18 fps); did./titles: RUS, sbt. FIN, SWE.
fonte/source: Kansallinen audiovisuaalinen instituutti (KAVI), Helsinki.

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