SLAPSTICK PROG. 4

Slapstick europeo – Prog. 4
Pat & Patachon

Slapstick alla scandinava
“La caratteristica più notevole di Pat e Patachon è quella commedia della povertà che già costituiva l’elemento essenziale delle comiche di Chaplin … Ma Pat e Patachon non sembrano affatto soffrire della loro povertà. Si tratta della povertà dei vagabondi, scelta deliberatamente, per convinzione. Sono due bohémien, e dal loro atteggiamento nei confronti della prosperità e della proprietà borghesi traspare evidente un disprezzo timido e sfrontato insieme … Com’è toccante e profondamente simbolico il loro gesto stereotipo: l’espressione della più profonda solidarietà di una creatura. I due vagano, mano nella mano, attraversando i film come semplici episodi … Ma anche le più grandiose trame cinematografiche rimangono solo episodi del loro vagabondaggio, e l’intera società borghese è forse solo un capriccio del caso. Le uniche cose eterne sono la strada, l’amicizia che li lega e la nebbia azzurra del Nirvana che si insinua nell’ombra meridiana di un albero.” (Béla Balázs, “Pat und Patachon”, Der Tag, 30 dicembre 1924, ristampato in/tradotto da Béla Balázs, Schriften zum Film, Monaco, Carl Hanser Verlag, 1982)

Dopo il declino della Nordisk Film nel corso della prima guerra mondiale, il cinema danese doveva trovare il modo di tornare sul mercato internazionale: il nuovo duo comico creato da Lau Lauritzen si rivelò una squadra perfetta. Conosciuti in campo internazionale come Pat e Patachon, Doublepatte e Patachon, Watt en Halfwatt, Long and Short, eccetera, i due entrarono nella schiera dei grandi comici del cinema muto europeo, e in paesi come la Germania, i Paesi Bassi, la Francia, il Belgio e la Russia la loro popolarità rivaleggiava con quella di maestri hollywoodiani quali Chaplin, Keaton, Lloyd e altri ancora.
Meticolosamente concepiti dal regista Lau Lauritzen, veterano del cinema comico, al suo arrivo all’appena fondata società danese Palladium nel 1921, Pat e Patachon, comici vagabondi dal cuor d’oro, si ispiravano al modello di Don Chisciotte e Sancio Panza. La loro comicità aveva un timbro scanzonato, e i due lasciarono un segno peculiare con il loro bizzarro e innocuo umorismo. In questa variante danese-europea della slapstick comedy, ricca di una sua autenticità, la gentile lievità e la caratterizzazione comica della trama si stagliavano di solito sullo sfondo degli splendidi paesaggi danesi (e di splendide Bellezze al bagno): tali elementi erano ritenuti molto più importanti di una perfetta scelta dei tempi comici. Il duo divenne immediatamente popolarissimo, e non solo in Danimarca.
Dopo un paio di primi tentativi, in cui il più basso tra i componenti del duo era ancora interpretato da un altro attore, Aage Bendixen, nel 1921 Film, Flirt og Forlovelse (Film, flirt e stelle del cinema / Cinema e flirt), nominalmente una comica di Oscar Stribolt, introdusse in via definitiva la squadra vincente formata da Carl Schenstrøm e Harald Madsen, ossia “Fy e Bi”, che colsero un immediato, travolgente successo.
Harald Madsen (Patachon / Bivognen / Short, 1890-1949) esordì nel circo come trapezista, contorsionista e clown. Una sera, tra il pubblico che assisteva allo spettacolo c’erano Lau Lauritzen e il proprietario della Palladium Svend Nielsen. Essi compresero subito di aver trovato uno degli elementi di un team comico.
Anche Carl Schenstrøm (Pat/ Fyrtaarnet / Long, 1881-1942) era collegato, tramite il nonno, al mondo circense, ma iniziò a studiare recitazione fin da giovanissimo. Esordì come attore cinematografico assai prima di Madsen, alla Nordisk Film nel 1909, e in questi primi anni lavorò con Lauritzen.
Ben presto la Palladium distribuì i film del duo in altri paesi europei, dando luogo all’esportazione di maggior successo vantata dal cinema danese negli anni Venti. Quasi tutti i film di Pat e Patachon vennero prodotti nel loro paese natale, ossia la Danimarca, ma in un limitato numero di casi i due furono inviati in Germania, Austria, Svezia e persino in Inghilterra, ove lavorarono con il regista Monty Banks (che più tardi avrebbe diretto Laurel e Hardy in Great Guns, 1941) e comparvero addirittura in un film parlato in cockney (!), Alf’s Carpet (1929). Grazie ad altri film parlati, di produzione tedesca, danese e austriaca, conservarono a lungo una buona popolarità durante l’epoca del sonoro. In complesso, tra il 1921 e il 1940 girarono più di 40 film.
Carl Schenstrøm morì nel 1942, ma la popolarità del duo gli sopravvisse, grazie dapprima a un tentativo di revival che affiancò Madsen a un nuovo partner in Calle og Palle (Calle e Palle, 1948; Madsen si sarebbe spento l’anno successivo), e poi a numerose riedizioni e compilazioni cinematografiche e televisive, sonorizzate e rimontate, che ebbero successo soprattutto in Danimarca e in Germania. Purtroppo, proprio al gran numero di riedizioni e rimontaggi (tratti dal materiale più importante della Palladium), sommato alla perdita dei negativi originali, si deve addebitare il cattivo stato di conservazione odierno della loro opera.
Benché i libri di Marguerite Engberg (Copenaghen, 1979) e Hauke Lange-Fuchs (Germania, 1980) abbiano fatto segnare tappe importanti sulla strada di una doverosa rivalutazione, i film di Pat e Patachon sono rimasti oscurati dai capolavori di Laurel e Hardy, e in confronto a questi hanno subito critiche eccessivamente severe per la loro pretesa lenta piattezza; accuse derivanti forse, in non piccola misura, dai tempi di proiezione troppo lunghi segnalati da Lange-Fuchs sulla base di un uso scorretto della velocità di 16 fps, oppure da copie scadenti o rimontate. Se ammirati in copie nitrato imbibite di alta qualità – o in adeguate digitalizzazioni di queste ultime – i film di Pat e Patachon possono rimanere commoventi, gradevoli e divertenti com’erano alle origini. Pur lontani dalle vette artistiche di Chaplin o Keaton, o dalla precisione di un genio delle gag come Harold Lloyd, meritano di essere apprezzati nel proprio contesto, oltre che in termini di storia del cinema. La digitalizzazione odierna qui presentata, di uno dei loro successi più duraturi, Filmens Helte [Gli eroi del cinema] (1929), tratta da una bellissima copia nitrato svedese, antica e imbibita, vuol contribuire a quest’opera di apprezzamento e rivalutazione, ma molto lavoro resta ancora da fare.
Nell’ambito di un vastissimo progetto di digitalizzazione intrapreso dal Danske Filminstitut, che nell’arco dei prossimi cinque anni si estenderà a tutti i film muti danesi ancora esistenti, alle opere di Pat e Patachon spetterà un posto di grande rilievo. Tutti i loro film muti saranno digitalizzati, e alcuni restaurati usando i materiali della Palladium e di altra provenienza conservati presso il DFI. Tuttavia, poiché il duo costituì un fenomeno autenticamente europeo, qualsiasi tentativo di recuperare Pat e Patachon dovrebbe idealmente spingere lo sguardo al di là della Danimarca. I primi sondaggi inducono a credere che la loro popolarità internazionale si rifletta nella presenza di un certo numero di versioni d’esportazione superstiti, conservate nei vari archivi nazionali di tutta Europa. Molti dei loro film furono girati con due cineprese – cosa che sullo schermo risulta visibile soprattutto in Filmens Helte (1929) – allo scopo di produrre due negativi, uno per la distribuzione nazionale e uno per quella all’estero. Sarà quindi avviata una costante ricerca di materiale filmato di Pat e Patachon in altri archivi europei della FIAF, quale non si effettuava in maniera sistematica da decenni. Tutto questo, e molto altro, sarà inserito nel nuovo sito web dedicato dal DFI al cinema muto, che verrà lanciato proprio durante le Giornate di quest’anno.

Mikael Braae, Ulrich Ruedel

MIN SVIGERINDE FRA AMERIKA [La cognata Americana] (DK 1917)

regia/dir: Lau Lauritzen Sr. cast: Frederik Buch, Agnes Andersen, Bertel Krause, Kate Fabian, Gyda Aller. prod: Nordisk Films Kompagni. copia/copy: 35mm, 172 m., 9′ (16 fps); did./titles: DAN. fonte/source: Det Danske Filminstitut, København.
Prima di inventare, agli studio Palladium, il duo comico internazionale di gran successo formato da Pat e Patachon, l’ex ufficiale Lau Lauritzen poteva già vantare una carriera estremamente prolifica, prima di attore e poi di regista, iniziata nel 1909 alla Nordisk Film, dove lavorò con comici come Oscar Stribolt (il monaco grasso in Häxan di Benjamin Christensen e un’abituale spalla di Pat e Patachon) o, in questo film, il piccolo Frederik Buch, “il primo comico grasso della storia del cinema”, che avrebbe poi proseguito la carriera in Germania con il nomignolo di “Knoppchen”. “Min Svigerinde fra Amerika è una tipica comica alla Lauritzen, in cui un piccolo dramma familiare si scatena quando il marito tenta di far passare la propria amante per la moglie di suo fratello” (Thomas Christensen, Giornate del Cinema Muto, 2016).
I cortometraggi di Lauritzen, di cui questo è un buon esempio, sono delle delicate commedie basate sui rapporti familiari o interpersonali, analoghe a quelle che più tardi offriranno la struttura narrativa fondamentale per il primo periodo di Pat e Patachon. In queste pellicole, il duo comico ha la funzione di un “Robin Hood danese” (Kaj Wickbom) che contribuisce, per esempio, al buon esito di una storia d’amore contrastata da barriere sociali. Il risultato non ha quindi genuini tratti slapstick; siamo piuttosto di fronte a tipici esempi dell’apprezzato genere danese della folkekomedie, semplici “commedie popolari” in cui i due vagabondi dello slapstick riescono in qualche modo a inserirsi.

Ulrich Ruedel

HØJT PAA EN KVIST [Su in soffitta] / MOSTER MALINS MILLIONER [I milioni di zia Malin] (The Mannequins) (DK?/SE?, 1929) [Swedish trailer]
regia/dir: ?. cast: Carl Schenstrøm (“Fyrtårnet” [Swe:“Fyrtornet”]), Harald Madsen (“Bivognen” [Swe: “Släpvagnen”]). prod. [feature film]: A/S Dansk Filmindustri Palladium. dist. (Sweden): National Film AB. copia/copy: 35mm, 96 m., 4′ (22 fps); did./titles: SWE. fonte/source: Svenska Filminstitutet, Stockholm.
Questo trailer svedese del film comico danese di Pat e Patachon Højt paa en Kvist (Su in soffitta), 1929, privo di didascalie a parte i titoli di apertura, contiene una serie delle principali gag della pellicola. La brillante comicità fisica di Carl Schenstrøm e Harald Madsen, amata dagli spettatori di tutto il mondo, costituiva certo una ragione sufficiente per attirare al cinema gli appassionati; purtroppo, però, manca la fine del trailer, e quindi per gli spettatori di oggi è impossibile sapere quale fosse il punto culminante del film. Non sappiamo neppure se questo trailer giunto a noi sia rappresentativo del modo in cui venivano commercializzati in Svezia i film di Pat e Patachon (o altri film): si tratta infatti di uno dei pochissimi trailer svedesi dell’epoca del muto che ci siano pervenuti.
Il titolo scelto dal distributore svedese è particolarmente interessante. Costruito sul modello di un’allitterazione di tre parole, tipica di molti dei primi film del duo comico, il titolo svedese Moster Malins millioner (I milioni di zia Malin) si adatta assai meglio di quello originale danese all’opera di Pat e Patachon.
Qualche informazione sulla copia: nel 2019 da una copia nitrato imbibita è stato tratto un duplicato negativo in bianco e nero a 35mm. La copia di proiezione è stata ricavata nello stesso anno da questo nuovo negativo, utilizzando come riferimento per il colore l’imbibizione del nitrato originale.

Magnus Rosborn

BEZOEK WATT EN HALFWATT [La visita di Pat e Patachon] (NL 1924)
Cinegiornale olandese/Dutch newsreel: Weeknummer: 24-06. prod: Polygoon-Profilti. uscita/rel: 17.03.1924. copia/copy: DCP, 2’01”; did./titles: NLD. fonte/source: Nederlands Instituut voor Beeld en Geluid, Amsterdam

DIE UNZERTRENNLICHEN! ANKUNFT DER BELIEBTEN FILMKOMIKER PAT UND PATACHON IN BERLIN
[Gli inseparabili! L’arrivo a Berlino degli amati comici Pat e Patachon] (DE 1927) [frammento/fragment]
prod: Firma Fuhrmann-Filmproduktion. uscita/rel: 10.1927. copia/copy: 35mm, 43 ft., 32″ (24 fps); senza did./no titles.  fonte/source: BFI National Archive, London.
JOURNAAL: RECLAME WATT EN HALFWATT FILMS II [Cinegiornale: Pubblicità, Pat & Patachon Films 2] (NL 1925)
prod: ?. copia/copy: 2’49”; did./titles: senza did./no titles. fonte/source: EYE Filmmuseum, Amsterdam.
La popolarità internazionale di Pat e Patachon risulta evidente da questi filmati d’attualità, in cui le immagini di folle ansiose di vedere il duo comico ricordano scene simili, ove i protagonisti sono Charlie Chaplin o, successivamente, Laurel e Hardy oppure Dean Martin e Jerry Lewis. Bezoek Watt en Halfwatt (La visita di Pat e Patachon) riguarda con ogni probabilità proprio il loro arrivo ad Amsterdam nel 1924, descritto da Schenstrøm nella sua autobiografia  (Fyrtaarnet Forteller, Copenaghen, Hagerup, 1943: citazione tratta, e tradotta, da Pat und Patachon di Hauke Lange-Fuchs, Schondorf/Ammersee: Roloff & Seeßlen, 1980): “Era la prima volta che viaggiavo verso sud. Ero entusiasta. Prima tappa, l’Olanda. Giunti alla stazione di Amsterdam fummo letteralmente ‘schiacciati”. Migliaia di persone volevano vedere ‘Watt e Halfwatt’, come eravamo chiamati nei Paesi Bassi. La polizia dovette fare spazio. Gli operatori ci filmarono mentre scendevamo dal treno. I saluti dei dignitari … Poi ci portarono in automobile al ‘Cinema de Munt’ … quando entriamo, tutti si alzano in piedi e l’orchestra esegue ‘Kong Christian stod’ [l’inno nazionale danese].” Nel 1927 gli Unzertrennlichen (inseparabili) Pat e Patachon giungono a Berlino e, come segnala l’ironica didascalia – “Vor dem Denkmal Otto Gebührs!” (Di fronte al monumento di Otto Gebühr!) – rendono omaggio al loro collega, famoso per l’interpretazione di Fredericus Rex (Federico il Grande).
Mentre questi due cinegiornali ci mostrano “l’originale”, il filmato pubblicitario olandese del 1925 documenta un’altra spia del massiccio successo della coppia: l’emergere di una serie di imitatori che lavoravano per conto proprio, oppure facevano pubblicità ai film, com’è effettivamente il caso del duo di imitatori che vediamo all’opera qui (si noti il nome olandese della coppia, Watt en Halfwatt, sugli spropositati bagagli dei due vagabondi). Un articolo coevo di Der Spiegel, “Urlaub vom Himmel” (In vacanza dal paradiso), segnala ancora nel 1954 un duo di imitatori (“Pat” Becky e “Patachon” Willy Klein), sempre attivo, e anzi intento a un progetto cinematografico.

Ulrich Ruedel

FILMENS HELTE [Eroi del cinema] (DK 1928)
regia/dir: Lau Lauritzen. scen: Alice O’Fredericks. cast: Carl Schenstrøm (Pat), Harald Madsen (Patachon). copia/copy: DCP, 67′, col. (da/from 35mm, imbibito/tinted); did./titles: SWE. fonte/source: Det Danske Filminstitut, København.
La fortuna arride improvvisamente a due attori squattrinati grazie a una scommessa tra un produttore e un regista. Quest’ultimo promette audacemente che riuscirà a trasformare in divi anche i peggiori attori che sia possibile scovare. L’impresa sembra destinata al fallimento, ma alla fine i protagonisti si affermano davvero come star del cinema comico.
Questo “meta-film” – vediamo effettivamente Pat e Patachon al lavoro presso la Palladium, che produsse i loro film danesi negli ultimi anni del muto – descrive con efficacia l’essenza del duo comico “Fy og Bi” (Fyrtårnet og Bivognen / Faro e Rimorchio) e spiega bene i motivi per cui fu tanto apprezzato da larga parte del pubblico europeo. La loro popolarità – che oggi può sembrare scarsamente comprensibile – rivaleggiava con quella dei grandi comici americani, e anzi anticipò il successo che parecchi anni più tardi arrise a Laurel e Hardy.
Questa pellicola fu concepita specificamente come “film dell’anniversario” per celebrare “la venticinquesima comica Palladium di Lau Lauritzen con Pat e Patachon” (Hauke Lange-Fuchs, Pat und Patachon, 1980).
Giudicata evidentemente la vetrina ideale per il loro specifico tipo di comicità, fu ripresa come elemento centrale della compilazione cinematografica Filmens Helte ancora nel 1979, e fu usata come fonte per i primi due episodi dello show televisivo tedesco Pat e Patachon (1984).
Il film è stato digitalizzato a partire da uno splendido nitrato d’epoca  svedese imbibito.  

Mikael Braae, Ulrich Ruedel

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