SLAPSTICK PROG. 6

Slapstick europeo – Prog. 6
Giornata Valentin

DER NEUE SCHREIBTISCH [La nuova scrivania] (DE 1914)
regia/dir: Peter Ostermayr. scen: Karl Valentin. cast: Karl Valentin. prod: Münchner Kunstfilm Peter Ostermayr. riprese/filmed: 1913. copia/copy: DCP, 11′; did./titles: GER. fonte/source: Filmmuseum München.
Nel 1912 Karl Valentin iniziò a utilizzare immagini in movimento come mezzo per  comunicare la propria comicità, e iniziò a girare film in esterni con i colleghi di teatro. Grazie a un prestito contratto presso una banca di Monaco, allestì uno “studio con luce artificiale per fotografare immagini cinematografiche” in un edificio dietro la Pfisterstrasse a Monaco, impiegando – secondo un annuncio pubblicitario dello  studio di Valentin – “una potenza di 4.000 candele”. L’impresa  “Valentin al cinema” rimase però al di sotto delle aspettative, nonostante “la qualità e l’importanza” del prodotto, sottolineate da uno degli annunci, e nonostante il valore promozionale “derivante dal solo nome di Valentin”. Der neue Schreibtisch fu perciò prodotto da Peter Ostermayr, ex operatore di Pathé e Gaumont che nel 1910 aveva avviato la propria impresa.
Ostermayer era convinto che la fonte letteraria, il “materiale”, fosse un elemento essenziale del successo di un film. Di conseguenza, una storia pubblicata nel 1891 dal cartoonist Emil Reinecke sul Münchener Bilderbogen, “Der neue Schreibtisch”, si può considerare il modello di questo film. Un impiegato, alle prese con lo scrittoio  che gli è stato appena consegnato, di gran lunga troppo alto, si mette a segare alternativamente le gambe del tavolo e della sedia, che non corrispondono mai. Alla fine le gambe sono state tanto accorciate che l’impiegato “riesce a malapena a sedersi”. Valentin rende questa situazione assai più anarchica e assurda. Il protagonista trapana il pavimento in modo da avere più spazio per le proprie gambe. L’uso di campi medi lungo tutto il film offre a Valentin spazio sufficiente perché il suo “pas de deux tra una persona smilza e uno scrittoio verticale” (secondo la definizione del critico Hans Günther Pflaum) mostri le caratteristiche della sua comicità.
Negli anni Venti Walter Jerven esaltò la figura di Valentin, e le sue osservazioni rimangono vere ancor oggi: “Quando Valentin vuole padroneggiare una situazione, tutto va storto e i guai si susseguono; egli soccombe, si rassegna ed è disorientato. Valentin è grottesco, di per sé e tramite se stesso. Non ha bisogno di idee, né di bluff a effetto. Provoca il grottesco grazie a un semplice contatto con la realtà. Allenta i migliori istinti dell’uomo. Non si limita a commuoverci; ci incoraggia e ci sprona.”
Non sono stati reperiti programmi o pubblicità sulla stampa, né tanto meno recensioni che confermino eventuali proiezioni di questo film al di fuori di Monaco; alla fine degli anni Venti era ritenuto perduto. Grazie a un’inserzione pubblicata sul Film-Kurier, fu ritrovata una copia, approvata dalla censura il 17 maggio 1929. Jerven utilizzò il film nel 1929 per i suoi programmi “Aus der Kinderstube des Films” (“L’infanzia del cinema”).

[KARL VALENTIN UND LIESL KARLSTADT] [Karl Valentin e Liesl Karlstadt] (DE, c.1929)

regia/dir: ?. cast: Karl Valentin, Liesl Karlstadt. copia/copy: DCP, 2′; senza didascalie/no intertitles. fonte/source: Filmmuseum München.
Queste riprese non datate non si possono analizzare come un lavoro autonomo; devono quindi essere considerate filmati amatoriali, materiali di lavorazione o frammenti di uno dei numerosi progetti cinematografici perduti di Valentin. In un’intervista del 1923, egli descrisse così la sua situazione: “Sono un semplice umorista musicale! Ho lottato per quindici anni, ho fatto una proposta dietro l’altra a impresari di cabaret e varietà. Ho presentato le mie idee, ma non mi ascoltavano nemmeno!, “Non è roba per me” mi rispondevano ogni volta. Lo stesso fiasco per i film. Proponevo idee su idee ai pezzi grossi del cinema, idee per cui garantivo risate, per cui nemmeno la persona più irascibile e scorbutica avrebbe potuto fare a meno di ridere, per non morire di rabbia all’idea di non ridere. Non sono riuscito a trovare un centesimo; per vivere dovevo girare film e fare smorfie. Mi pagavano per questo, non gliene importava niente delle idee” (Karl Valentin, in una conversazione con Josef M. Jurinek, Neues Wiener Journal, 1° marzo 1923).
La smorfia di Valentin si colloca nella tradizione del Gähnmaul (“boccaccia che sbadiglia”), un gesto di derisione che mescola scherno e ridicolo. In questa smorfia la bocca viene spalancata e stiracchiata in modo del tutto innaturale; si infilano i pollici o le altre dita nelle guance e si tira la bocca ai lati. È un gesto che si osserva nei dipinti del quindicesimo secolo che raffigurano il Cristo deriso, oltre che in maschere diaboliche.

DER SONDERLING [Lo stravagante] (DE 1929)
regia/dir: Walter Jerven, Franz Osten. scen: Walter Jerven, Karl Valentin, Liesl Karlstadt. photog: Hans Karl Gottschalk. scg/des: Peter Rochelsberg. cast: Karl Valentin (Karl Valentin), Liesl Karlstadt (Paula Kuhn),Truus van Aalten (her niece Anni), Ferdinand Martini (Friedrich Kuhn), Heinz Koennecke (Herr Lechner), Gustl Stark-Gestettenbaur (Toni). prod: Karl Valentin Filmproduktion, München. dist: Union-Film, München. uscita/rel: 28.12.1929 (Gloria-Palast, München). copia/copy: 35mm, 2513 m., 91′ (24 fps); did./titles: GER. fonte/source: Bundesarchiv-Filmarchiv, Berlin.
Walter Jerven, editore di annuari e antologie, nonché sceneggiatore, già all’inizio degli anni Venti scriveva sulla comicità fisica di Karl Valentin. Collezionista di film, alla fine dello stesso decennio presentava programmi di pellicole mute degli esordi del cinema, che accompagnava in qualità di narratore, “come ai vecchi tempi”. Il pezzo forte conclusivo erano i primi film di Karl Valentin, allora completamente dimenticati. L’enorme successo di queste presentazioni portò a fondare la “Produzioni Karl Valentin”, allo scopo di realizzare “lungometraggi comici con Karl Valentin e Liesl Karlstadt”. Il sostegno finanziario venne dalla banca Martin Löwenthal & Justin Walther. Non si conosce con certezza la durata delle riprese; nell’elenco di “Impegni portati a termine” del 1941 Valentin segnala solo cinque giorni di riprese  per Der Sonderling, dal 21 al 25 ottobre 1929. Il budget era modestissimo (38.000 marchi), per cui l’idea originale di aggiungere una colonna sonora con effetti e sequenze di dialogo fu abbandonata. Alla data della prima rappresentazione di questo film muto, verso la fine del 1929, l’Ufa si era già interamente convertita al sonoro e aveva distribuito con successo le prime operette cinematografiche sonore in sale tecnicamente all’avanguardia.
Il Münchner Neueste Nachrichten segnalò “l’applauso alla scena di apertura” scoppiato nella sala in cui si era svolta la prima, e commentò entusiasta: “Il cinema tedesco e il Chaplin tedesco si sono finalmente incontrati, e senza dubbio gli spettatori di tutto il mondo apprezzeranno questo film non meno di quelli di Monaco”. Der Sonderling non giunse però nelle sale più importanti delle altre città, già passate al cinema sonoro; non recuperò i costi di produzione, e la società di distribuzione fu liquidata. Valentin e Jerven non furono mai pagati. Quando il film fu finalmente rilevato dalla Arnold & Richter HG per la distribuzione a passo ridotto nei cineclub e a uso domestico, l’ufficio censura ne vietò le proiezioni pubbliche, il 9 aprile 1942, “per offesa alla sensibilità artistica”. La motivazione venne illustrata in un documento recante la stessa data: “Il film è stato prodotto circa quindici anni fa. Il contenuto è talmente privo di senso che non si può nemmeno definire una trama, e non dovrebbe più essere inflitto agli spettatori”.
È assai probabile che il fratello del produttore Peter Ostermayr, Franz Osten, indicato dapprima come co-regista e poi come supervisore artistico, abbia offerto un aiuto decisivo nella produzione a Walter Jerven, inesperto ammiratore di Valentin. Osten era infatti un navigato regista di costosi film tratti dai romanzi di Ludwig Ganghofer ambientati negli altopiani bavaresi. A Jerven, d’altro canto, va dato il merito di aver riconosciuto i principi essenziali della comicità di Valentin, e di avergli concesso la libertà necessaria per la realizzazione dell’opera. Il film ci presenta Valentin nei panni di un apprendista sarto e collezionista di francobolli, in lotta contro le asperità del mondo materiale che lo circonda e sospettato di furto. La fedele figlia del sarto, segretamente innamorata di lui (interpretata da Liesl Karlstadt, partner abituale di Valentin sul palcoscenico), risolve però il caso. Valentin viene rilasciato dal carcere; il guardiano gli annuncia: “Sei innocente”; Valentin ribatte: “Perché?”
I recensori criticarono il semplicismo e la struttura frammentaria del film. Scriveva il Neue Berliner Zeitung: “C’è un motivo per cui il nuovo film di Valentin non ha esordito a Berlino; egli è rimasto totalmente ancorato al cinema di una volta. La comicità è tutta nelle didascalie. Gli ammiratori di Valentin saranno costernati  per la vacuità delle espressioni e della recitazione”.
Altri, come il Berliner Börsen-Zeitung, si dimostrarono più clementi: “Tuttavia, ci sono molti dettagli divertenti, e ciò sembra dimostrare che Valentin è un interprete adatto anche al cinema, nonostante gli occhi poco fotogenici. Forse, però, è più idoneo ai film sonori che a quelli muti: senza l’assurdità filosofica dei suoi monologhi e dei suoi dialoghi, il vero Valentin non viene alla luce”.

Stefan Droessler

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