SUZANNE GRANDAIS PROG 1

Suzanne Grandais – Prog. 1

LE CHRYSANTHÈME ROUGE (Il crisantemo rosso / Love’s Floral Tribute) (FR 1912)
regia/dir: Léonce Perret. photog: ?. cast: Suzanne Grandais (Miss Suzie), Léonce Perret, Émile Keppens, André Luguet. prod: Gaumont. uscita/rel: 02.1912. copia/copy: DCP, 13′ (da/from 35mm, b&w, pochoir/stencil-colour); did./titles: FRA. fonte/source: Gaumont Pathé Archives, Saint-Ouen, Paris.
Uno dei grandi sodalizi del cinema iniziò verso la fine del 1911, quando Léonce Perret diresse per la prima volta Suzanne Grandais in Le Chrysanthème rouge. Per molti di noi, com’è avvenuto a Didier Blonde, il primo incontro con lei è elettrizzante: seduta nel suo artistico salotto, fumando con disinvoltura una sigaretta, ella domina, calda e affettuosa, lo spazio e gli amici che vi ha radunato. Due uomini rimangono in disparte, contendendosi il suo affetto. Per placarli, ella promette che chi le porterà un bouquet dei suoi fiori prediletti conquisterà il suo cuore; ma guardando la suprema sicurezza di questa donna, tutta protesa a godere la vita, comprendiamo che sta conducendo un gioco, poiché è di gran lunga troppo saggia e abile per donare il proprio cuore in modo tanto casuale.
Dominique Païni, nella monografia su Perret pubblicata dall’AFRHC nel 2003 e curata da Bernard Bastide e Jean A. Gili, descrive il regista come l’ultimo dei simbolisti e colloca il personaggio di Suzanne Grandais in una lunga serie di femmes fatales, analizzando anche l’ormai dimenticato linguaggio dei fiori e il suo impiego in questo film. Tali elementi sono certamente presenti, ma Suzanne è  civettuola, non crudele, e l’umorismo ha una parte importante nella narrazione fino all’inatteso finale, quando uno dei suoi corteggiatori si pratica volontariamente un taglio e sparge il proprio sangue sul crisantemo bianco che le ha donato, giacché ella ha dichiarato che solo quelli rossi la renderanno felice. L’immagine che ne risulta, colorata a mano in rosso sangue, rappresenta uno scarto inquietante in una storia altrimenti lieve e leggera, ma l’animo si risolleva quando Suzanne benda la ferita e sorridendo annuncia all’altro corteggiatore (lo stesso Perret) che concederà il suo cuore al rivale. Ma sarà veramente così? A vederla lì nel suo vestito liberty, immagine di una donna moderna che abbraccia un signore dall’aspetto assai all’antica, sospettiamo che stia semplicemente prendendo tempo, in attesa di un vero amore, che non dovrà sottoporsi a sacrifici così crudeli. Non è la vampira di Rudyard Kipling: è semplicemente una donna sicura di sé che riscrive le norme sociali alle proprie condizioni.

Jay Weissberg

LE HOMARD (GB: A Lucky Lobster; US: Lobsters, All Styles) (FR 1913)
regia/dir: Léonce Perret. photog: Georges Specht. cast: Léonce Perret (Léonce), Suzanne Grandais (Suzanne), Valentine Petit (bagnante/a bather). prod: Gaumont. uscita/rel: 01.1913. copia/copy: DCP, 14’20”; did./titles: FRA. fonte/source: Gaumont Pathé Archives, Saint-Ouen, Paris.
LE HOMARD (De Kreeft) (GB: A Lucky Lobster; US: Lobsters, All Styles) (FR 1913) (estratto/extract)
regia/dir: Léonce Perret. photog: Georges Specht. cast: Léonce Perret (Léonce), Suzanne Grandais (Suzanne), Valentine Petit (bagnante/a bather). prod: Gaumont. uscita/rel: 01.1913. copia/copy: DCP, c.3′ (da/from 35mm, pochoir/stencil-colour); senza did./no titles: FRA. fonte/source: EYE Filmmuseum, Amsterdam.
Meno di due anni dopo la morte di Suzanne Grandais, un giornalista di Ciné-Journal(22.04.1922) la commemorava scrivendo che ella sarebbe stata sempre ricordata per Le Homard. Questo film fu il primo della nuova serie “Léonce” della Gaumont, fondata sul personaggio cinematografico del regista-attore, il quale spesso recita in coppia con la Grandais o con le sue altre muse, tutte curiosamente di nome Suzanne (Petit e Le Bret) e tutte interpreti di un personaggio chiamato Poupette. Nella citata monografia dedicata a Perret dall’AFRHC nel 2003, Laurent Le Forestier afferma che Poupette è anche il nome della moglie di Léonce in Le Homard, ma nella copia Gaumont, che reca didascalie moderne, è chiamata Suzanne.
In vacanza a Dinard, Suzanne desidera ardentemente gustarsi un’aragosta, ma il tirchio Léonce non è disposto a pagare il prezzo richiesto. Per placare l’imbronciata consorte, paga un pescatore, così da poter fingere di aver affrontato una tempesta per catturare personalmente i crostacei, mentre in realtà è andato al cinema a guardare un film comico. Quest’ultima scena è abilmente resa da un triplice split-screen: a sinistra Suzanne prega, angosciata per la sorte del marito, al centro le ondate si infrangono sugli scogli e a destra Léonce si sganascia dalle risate nella sala cinematografica (all’esterno notiamo i manifesti dei film Zigoto et le château mystérieux, La Cassette de l’émigrée, Le Lien dello stesso Perret più un altro difficile da identificare). L’inganno è smascherato quando Suzanne incontra il pescatore, con la conseguenza di uno scoppio d’ira degno della sezione “Nasty Women” di quest’anno. Ancora incollerita con il marito, Suzanne se ne va a fare un bagno, ma guardandola con il binocolo (sequenza realizzata in fase di montaggio per mezzo di dissolvenze a iride) Léonce si accorge che ella sussulta dal dolore; accorre in suo aiuto e le toglie una grossa aragosta dal sedere.
Il personaggio della Grandais è ormai ben definito: Suzanne incarna una donna affettuosa ma decisa ed energica, che non si lascia ingannare da nessuno ma alla fine sa accettare gli scherzi, anche quando ne è lei il bersaglio. La copia della Gaumont è la più lunga a noi nota, ma l’EYE Filmmuseum ne possiede una colorata a pochoir, troppo bella, ancorché più breve, per rinunciare a proiettarla: per tale motivo, proponiamo i pochi minuti finali di questa versione a colori, proponiamo i pochi minuti finali.

Jay Weissberg

LES ÉPINGLES (Gli spilloni da cappello / For Two Pins) (FR 1913)
regia/dir: Léonce Perret. photog: Georges Specht. cast: Léonce Perret (Léonce), Suzanne Grandais, Émile Keppens (dottore/the doctor). prod: Gaumont. uscita/rel: 02.1913. copia/copy: 35mm, 268 m. (orig. 279 m.?), 14’20” (16 fps), b&w, col. (imbibito/tinted); did./titles: ENG. fonte/source: EYE Filmmuseum, Amsterdam.
Una caratteristica – non originalissima –  della serie “Léonce” è il modo in cui i personaggi si dimostrano consapevoli della presenza del pubblico, come nella deliziosa scena di Les Épingles in cui Léonce e Suzanne stanno per baciarsi, ma egli volge lo sguardo verso la cinepresa e cela pudicamente l’abbraccio agli occhi degli spettatori con il sottomano della scrivania. L’esile trama tratta apparentemente di spilloni per cappello, ma è concepita per offrire a marito e moglie (chiamati Mr. e Mrs. Doodledum nella versione americana) l’occasione di giocarsi a vicenda amabili scherzi. Quando Suzanne rifiuta di mettere una protezione allo spillone, benché una nuova legge imponga di coprirne le estremità, Léonce finge di essersi ferito con la punta acuminata. Ella scopre l’inganno spiando il marito che ride con il medico, e simula a sua volta una ferita; alla fine anche questo trucco viene scoperto, e la coppia si riappacifica a porte chiuse.
La pubblicità in lingua inglese della Gaumont definiva il film “una commedia deliziosa, divertente ma raffinata”: sintesi impeccabile. Nel suo programma di comiche mute per il Museum of Modern Art, Steve Massa ha sottolineato l’influenza della serie “Léonce” sulle comiche Vitagraph di Mr. and Mrs. Sidney Drew e questo parallelismo qui emerge con particolare evidenza. Ancora una volta Suzanne ride per ultima, chiarendo così in maniera inequivocabile di essere una partner con pari diritti, sia nella relazione con il marito, sia negli scherzi.

Jay Weissberg

UN NUAGE PASSE (Un Nuage) (Donkere Wolkjes) (A Passing Cloud) (FR 1913)
regia/dir: Léonce Perret. photog: Georges Specht. cast: Léonce Perret (Léonce), Suzanne Grandais (Suzette/Suzanne). prod: Gaumont. uscita/rel: 01.1913. copia/copy: 35mm, 215 m. (orig. 240 m.?), 10’34” (18 fps), col. (imbibito/tinted); did./titles: NLD. fonte/source: EYE Filmmuseum, Amsterdam.
La nuvola passeggera di Un Nuage passe ha natura duplice: è quella metaforica, che sconvolge temporaneamente l’armonia familiare, ed è quella reale, formata dagli sbuffi di fumo di sigaretta che provocano un breve dissapore tra i novelli sposi. Se Léonce può fumare a colazione, può farlo anche Suzanne, ma egli non gradisce che lei accenda una sigaretta e la reciproca ostinazione li conduce a dormire in camere separate. Rivolgendosi a gesti verso il pubblico, per farci capire quanto le manchino gli abbracci del marito, Suzanne cerca una riconciliazione, ma nell’altra stanza lui si è già addormentato profondamente. Le urla di Suzanne, che ha trovato due topolini nel letto, lo fanno però accorrere, e alla fine compare Cupido in persona, a far sì che i due innamorati tornino l’uno tra le braccia dell’altra.

Jay Weissberg

LA DEMOISELLE DES P.T.T. (De Juffrouw van de Post) (US: Shooing the Wooer) (FR 1913)

regia/dir: ?. photog: ?. cast: Suzanne Grandais (Suzanne), Léon Lorin (Oscar Sanzatoux), Sarah Duhamel (Rosalie) (?). prod: Gaumont. uscita/rel: 03.1913; US rel. 07.08.1913. copia/copy: 35mm,  201 m., 9’52” (18 fps); did./titles: NLD. fonte/source: EYE Filmmuseum, Amsterdam.
Quando La Demoiselle des P.T.T. fu proiettato al Gaumont-Palace nel marzo 1913, il programma descrisse Suzanne come “una gentile signorina minuta cui lo Stato consente di lavorare con la posta, il telegrafo e i telefoni per uno stipendio mensile ridicolmente esiguo … rispondendo a un pubblico irascibile a ore incredibili”. Gli spettatori avranno forse scambiato il programma di quel cinema di lusso per un opuscolo sindacale. Solo quattro anni prima, le lavoratrici dei telegrafi e delle poste avevano conquistato la simpatia dell’opinione pubblica francese, quando il politico Julien Simyan le definì saloperies (spazzatura) e sales poupées (bambole sudicie). I suoi insulti sessisti provocarono il primo sciopero generale del settore postelegrafonico, con le comunicazioni interrotte nella gran parte del Paese.
La Demoiselle des P.T.T. sfrutta l’interesse del pubblico per queste donne che si trovavano sulla prima linea delle comunicazioni moderne. Suzanne Grandais incarna un certo spirito anarchico in un ruolo assai differente da quello delle donne borghesi che aveva precedentemente interpretato alla Gaumont. Qui ella si cala senza difficoltà nella parte della giovane donna che lavora, ruolo che avrebbe interpretato successivamente alla Eclipse in film di Louis Mercanton e René Hervil come Midinettes (1917) e Son aventure (1919).
Il film fa parte della serie comica “Oscar” (1913-1914), il cui protagonista è Léon Lorin nel ruolo di Oscar Sanzatoux, un vecchio borghese i cui tratti distintivi sono il monocolo, il cilindro e il bastone. Il regista è ignoto. Le pellicole di “Oscar” sono attribuite qualche volta a Louis Feuillade e in altri casi a Léonce Perret, René D’Auchy o allo stesso Lorin. In La Demoiselle des P.T.T. Oscar fa delle avance a Suzanne, che nel rispondergli dimostra la propria padronanza dello spazio urbano e delle moderne tecnologie della comunicazione. Oscar chiama Suzanne al telefono e in un’inquadratura split screen, con lo schermo diviso in tre parti e i fili del telegrafo nel pannello centrale, Suzanne respinge le sue avance (in Le Homard vedremo un altro split-screen frazionato in tre). Oscar è insistente. Si spedisce una lettera che deve essere ritirata presso l’ufficio postale di Suzanne. Lei intercetta la missiva e scrive un proprio messaggio per Oscar, che questi legge furente sotto lo sguardo divertito di Suzanne e delle sue compagne di lavoro. Dal film manca la scena della lettera ma secondo De Bioscoop-Courant essa conterrebbe il seguente passo della favola di La Fontaine “L’asino e il cagnolino”: “Non dovremmo mai contraddire il talento che la natura ci ha dato, perché allora qualsiasi nostro sforzo ci renderà sgraziati. Una creatura goffa, per quanta pena si dia, non sarà mai leggiadra!”

Annie Fee

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