THE WOMAN UNDER OATH

THE WOMAN UNDER OATH

John M. Stahl (US 1919)

Il film più famoso di Stahl è certamente il noir in Technicolor del 1944 Leave Her to Heaven (Femmina folle), che ha come protagonista Gene Tierney  nel ruolo di una donna che sconvolge la vita del romanziere suo marito (Cornel Wilde), e che culmina in un drammatico processo. Anche il suo The Woman Under Oath (1919), realizzato 25 anni prima, è imperniato su un processo, una scrittrice, vari flashback e un mistero.
Questo film, di una fase ancora relativamente precoce della carriera di Stahl, è un dramma giudziario. Un giovane operaio di nome Jim (Gareth Hughes) è accusato di omicidio; i poliziotti lo sottopongono a uno spaventoso “terzo grado”, e al momento del processo una scrittrice di nome Grace (Florence Reed) è chiamata a far parte della giuria. Nel mondo fittizio del film, ella è la prima donna nella storia dello Stato a fungere da giurata in un processo penale (ma a New York ciò divenne possibile solo nel 1927). Nella trama si dipanano due vicende diverse – quella di Grace e quella di Jim – e benché il film ci mantenga nell’incertezza, il nesso tra le due storie diventa chiaro solo alla fine.
La Reed e Hughes, nei ruoli dei protagonisti, offrono entrambi interpretazioni notevoli. Florence aveva esordito sul palcoscenico, ma fu attiva nel cinema dal 1915 fino alla fine degli anni Trenta (comparendo tra l’altro in tre film di Stahl), prima di concludere la carriera alla TV negli anni Cinquanta. Oggi è ricordata soprattutto per il ruolo di Miss Havisham in Great Expectations (Il forzato) della Universal (1934). Gareth Hughes, che tratteggia con inquietante intensità la figura di un uomo che ha subito un’ingiustizia, è uno dei personaggi più singolari e interessanti nella storia di Hollywood: un gallese specializzato in giovani eroi sensibili come Jim, sia a Broadway che nel cinema muto. Il ruolo cinematografico che segnò una svolta nella sua carriera, un paio di anni dopo The Woman Under Oath, fu quello del protagonista nell’adattamento di Sentimental Tommy di J. M. Barrie. La sua partner in quel film, ora perduto, fu May McAvoy, che vediamo anche qui. Quest’attrice newyorkese, un volto familiare per le sue apparizioni nell’adattamento di Ben-Hur del 1925, in Lady Windermere’s Fan di Ernst Lubitsch e in The Jazz Singer, interpreta Edith, la sorella di Grace. Mildred Cheshire è davvero memorabile nella parte di Helen, la sfortunata ragazza di Jim, vittima di molestie sessuali sul luogo di lavoro, mentre nel ruolo del cattivo troviamo un altro attore britannico: il veterano attore teatrale scozzese David Powell è il defunto e non rimpianto Edward.
Nel 1931, il Los Angeles Times affermò che “forse il fattore più significativo del successo di John M. Stahl … è la sua precisa comprensione del ‘punto di vista delle donne’,” e questo film fornisce abbondanti prove in merito. The Woman Under Oath, realizzato quando le donne americane non avevano ancora diritto di voto, affronta una questione di stampo davvero progressista: “Una donna è caratterialmente adatta a far parte della giuria di un processo penale?”. A quell’epoca, questo tema era considerato così scottante, che durante la post-produzione del film su Motion Picture News apparvero ghiotte notizie come questa: “A causa, a quanto si dice, della natura del titolo, la cui precoce pubblicazione potrebbe stimolare imitazioni per l’attualità e l’importanza dell’argomento, non è stato ancora annunciato un titolo ufficiale; si anticipa tuttavia che la pellicola tratta un tema di nuovo e vitale interesse pubblico, finora mai affrontato né a teatro né sullo schermo.”
Alla fine, The Woman Under Oath argomenta che le donne hanno sia l’empatia sia le conoscenze specifiche necessarie in un processo. Gli uomini da soli, con le loro ipotesi e la loro forza bruta, non sono in grado di risolvere il caso di omicidio. E non solo: il film ci mostra Grace che discute il caso a notte fonda, chiusa a chiave in una stanza con altri undici giurati maschi. È proprio il tipo di situazione compromettente in cui alcuni temevano che le donne potessero trovarsi, se fosse stato loro permesso di far parte delle giurie di processi penali. Grace mantiene però il sangue freddo anche quando i suoi colleghi cercano di estorcerle il consenso intimorendola, scena che Stahl sceglie di rappresentare in modo da riecheggiare le coercizioni subite da Jim nella prima parte del film. The Woman Under Oath, come molti melodrammi muti di Stahl, ha una trama adeguatamente intricata con un colpo di scena nel finale, che egli avrebbe utilizzato ancora una volta in uno dei primi film sonori da lui prodotti alla Tiffany-Stahl nel 1929, Painted Faces.

Pamela Hutchinson

regia/dir: John M. Stahl.
photog: John K. Holbrook.
cast: Florence Reed (Grace Norton), Hugh Thompson (John Schuyler), Gareth Hughes (Jim O’Neil), David Powell (Edward Knox), Florida Kingsley (Mrs. O’Neil), Mildred Cheshire (Helen), May MacAvoy [McAvoy] (Edith Norton), Harold Entwhistle (giudice/The Judge), Thomas McGuire (procuratore/District Attorney), Walter McEwen (avvocato difensore/Defense Attorney), Edward Brennan (cancelliere/Clerk of the Court), Frank De Camp (capo della giuria/Foreman of the Jury), Edward Elkus (giurato/A Juryman).
prod: A. J. Bimberg, Tribune Productions, Inc.
dist: United Picture Theatres of America, Inc.
uscita/rel: 29.06.1919.
copia/copy: 35mm, 5555 ft., 73′ (20 fps); did./titles: ENG.
fonte/source: BFI National Archive, London.

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