[TUMBLEWEEDS: INTRODUCTION]

[TUMBLEWEEDS: INTRODUCTION]

William Berke (US 1939)

Dopo la rottura con Zukor e Lasky, Hart firmò un contratto per due film con la United Artists e fece uscire il suo ultimo lungometraggio a soggetto, Tumbleweeds (La lotta per la terra), nel 1925. Elegiaco canto di addio all'”ultimo del West”, Tumbleweeds fu bene accolto dalla critica e dal pubblico, ma fu anche distribuito così malamente dalla United Artists che Hart citò la società per danni. Vinse la causa, e il tribunale gli aggiudicò 278.000 dollari (equivalenti a 5 milioni di oggi). Il secondo film non fu mai realizzato; il caso era ancora in Corte di Appello allorché Hart fece uscire Tumbleweeds in una riedizione sincronizzata con musica e prologo parlato. A parte quelli di Chaplin, i film muti erano stati considerati commercialmente obsoleti per un decennio. Questo atteggiamento stava tuttavia cambiando: Son of the Sheik (Il figlio dello sceicco) era stato rimesso in circolazione – sia pure in forma limitata – e il Museum of Modern Art aveva creato nuove copie a 35mm e 16mm per la distribuzione di alcuni film d’archivio. Due pellicole di Hart, Keno Bates, Liar e The Taking of Luke McVane – entrambi con titoli cambiati, e con la regia erroneamente attribuita a Thomas H. Ince – erano mostrati in licei e università insieme alle opere di Griffith, Eisenstein e Dreyer (in seguito a un’alluvione nel 1941 in cui Hart vide distrutte molte copie dei suoi film nella propria residenza di Newhall, l’autore fece dono al MoMA del materiale sopravvissuto).
Hart può avere intuito il risorgere dell’interesse per i suoi film, ma egli approfittò pure della rinascita delle grandi produzioni western. Da molti anni i western di serie B – spesso interpretati da cowboys canterini come Gene Autry e Roy Rogers – imperversavano sugli schermi americani, umiliando la reputazione di ciò che un tempo era stato un genere altamente rispettato, ma nel giro dei primi quattro mesi del 1939 le majors avevano fatto uscire opere del calibro di Jesse James, Stagecoach, The Oklahoma Kid, Dodge City e Union Pacific. Tumbleweeds riapparve di nuovo a maggio di quell’anno; a dispetto della distribuzione da parte della Astor, società di piccolo calibro specializzata in riedizioni e film fuori diritti, l’opera fu applaudita dalla critica specializzata (anche se un articolo su Harrison’s Reports osservò che la proiezione a 24 fotogrammi al secondo era “molto più veloce” rispetto a quella di ripresa). Anche quanti riconobbero che il suo stile era sotto certi aspetti fuori moda, tutti concordarono sul fatto che la sequenza della corsa delle carovane alla conquista delle terre dell’Oklahoma era stata diretta in modo magistrale. Gli elogi andarono soprattutto alla breve comparsa iniziale di Hart, un emozionante monologo in cui il vecchio attore sembrò fondere il crepuscolo del West con quello dei Western del periodo muto. “Miei cari amici”, proclamò Hart, “ho tanto amato l’arte del fare cinema”, e colse di sorpresa il pubblico moderno con un tono declamatorio mai più sentito dai tempi dei suoi spettacoli itineranti con Modjeska; “per me”, aggiunse, “è come il respiro della vita”. Quel che avrebbe potuto essere nient’altro che un’imbarazzante eco dei tempi trascorsi fu riconosciuto anche dai più cinici recensori come “straordinario”: la rivista Film Daily lo trovò paragonabile soltanto al discorso di Gettysburg pronunciato da Charles Laughton in Ruggles of Red Gap. Nei mesi successivi, Hart negò ripetutamente di essere in trattativa con la Columbia o la Republic, ma chi avrebbe mai potuto immaginare che l’autore di un simile discorso, William S. Hart, stesse pronunciando le sue parole di addio a Gower Gulch?
La Astor distribuì il film per molti anni a seguire, accontentando quegli esercenti che ancora volevano qualcosa fuori dall’ordinario. Era un vecchio film, certo, ma ciò non significava che lo si dovesse vedere soltanto alla vecchia maniera. Così, il 17 luglio 1941, le poche centinaia di persone che già potevano sintonizzarsi a New York  sul canale televisivo WNBT accesero il loro apparecchio alle ore 21 per godersi Tumbleweeds nell’intimità del loro salotto. Bill Hart aveva conquistato un pubblico completamente nuovo.

Richard Koszarski

regia/dir: William Berke.
scen: William S. Hart.
cast: William S. Hart.
prod, dist: Astor Productions, Inc.
riprese/filmed: 04.03.1939 (Horseshoe Ranch, Newhall, CA).
uscita/rel: 01.05.1939.
copia/copy: 35mm, 720 ft., 8′ (24 fps), sd.; dial: ENG.
fonte/source: Academy Film Archive, Los Angeles.

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