WEIMAR PROG 1

Prog. 1 La natura e gli elementi

DIE SEELE DER PFLANZE [L’anima della pianta] (DE 1922)
regia/dir: ?. photog: Max Brinck. prod: Ufa (Universum-Film AG). copia/copy: 35mm, 187 m., 7′ (20 fps); did./titles: GER. fonte/source: DFF – Deutsches Filminstitut & Filmmuseum, Frankfurt-am-Main
Die Seele der Pflanze è uno dei primi cortometraggi prodotti dall’Ufa-Kulturabteilung (la sezione culturale dell’Ufa), fondata nel 1918 per promuovere film di contenuto didattico. Nell’unità di produzione figuravano diversi collaboratori abituali della Kulturabteilung, tra cui il direttore della fotografia Max Brinck e il consulente scientifico Wilhelm Berndt, uno zoologo dell’università di Berlino che nel 1911 aveva organizzato le prime proiezioni cinematografiche presso l’istituto Urania, per collaborare poi a molti dei film selezionati per questo programma.
Nel tentativo di offrire un moderno punto di vista scientifico sulle visioni panteistiche della natura proprie dell’antica Grecia, il film attinge alla lunga tradizione di una letteratura che aveva indagato sulla sensibilità e l’intelligenza potenziali delle piante. Quest’interesse, che si può far risalire almeno a Les Fleurs animées di J. J. Grandville (1847) e a Nanna oder über das Seelenleben der Pflanzen di Gustav Fechner (1848), era diventato particolarmente intenso agli inizi del Novecento grazie a un’ondata di volumi di divulgazione scientifica, scritti da autori come Raoul Francé (per esempio Die Seele der Pflanze, 1924).
Si trattava di un tema particolarmente invitante per i primi cineasti, che cercarono di sfruttare varie tecniche cinematografiche – time-lapse, fotografia microscopica, animazione, ecc. – per offrire prove visive dell’altrimenti invisibile vita delle piante. In Germania, i film di questo tipo vanno dai primi esperimenti di time-lapse effettuati da Oskar Messter (1898) fino a Kulturfilm delle dimensioni di un lungometraggio come Das Blumenwunder (1926), in cui esseri umani danzano seguendo i movimenti delle piante, proiettati in accelerazione.
Die Seele der Pflanze è però importante anche per la sua storia successiva. Per lungo tempo questo film ha costituito una fonte d’archivio, saccheggiata dai registi di film sperimentali e dell’orrore, da Friedrich Wilhelm Murnau (che ne prelevò le riprese di una dionea da affiancare al vampiro in Nosferatu, 1922) fino a Gustav Deutsch e Hanna Schimek (che nel 2009 presero a prestito le immagini degli scienziati che bruciano una sensibile pianta di Mimosa pudica per la loro esplorazione sperimentale delle relazioni di genere in Film ist. A Girl & a Gun).

DAS WOLKENPHÄNOMEN VON MALOJA [Il fenomeno delle nuvole di Maloja] (DE 1924)

regia/dir, photog, mont/ed: Arnold Fanck. prod: Berg- und Sportfilm GmbH. v.c./censor date: 18.06.1924. copia/copy: 35mm, 205 m., 9′ (20 fps); did./titles: GER. fonte/source: Filmarchiv Austria, Wien.
Girato dal pioniere del cinema di montagna Arnold Fanck (che in seguito avrebbe presentato al pubblico Leni Riefenstahl in Der heilige Berg, 1926), Das Wolkenphänomen von Maloja è un breve filmato paesaggistico realizzato nei dintorni del passo del Maloja sulle Dolomiti. Il film uscì nello stesso anno in cui Fanck produsse Berg des Schicksals (girato anch’esso sulle Dolomiti) di cui costituiva probabilmente un progetto collaterale. In un’entusiastica recensione di quest’ultimo film, Siegfried Kracauer elogiò le “splendide immagini della natura” create da Fanck, sottolineando in particolare l’abilità del regista nel filmare le nuvole: “cumuli, giganteschi massicci bianchi che si disintegrano, mari di nuvole che si gonfiano e si ritirano come le maree, lunghi filamenti e vasti greggi”. Non è sicuro che Kracauer conoscesse Das Wolkenphänomen von Maloja, ma il film sembra confermare la sua tesi per cui, nel genere dei film di montagna, le immagini della natura sono importanti almeno quanto la trama.
Filmare le nuvole non era un’impresa facile, e per far vivere le nubi sullo schermo cineasti come Fanck dovettero imparare a impiegare le tecniche consuete nel cinema scientifico. Ne risulta un motivo non meno fotogenico delle immagini d’acqua esplorate nella stessa epoca da Jean Epstein; molti anni dopo, Olivier Assayas avrebbe citato Das Wolkenphänomen von Maloja nel ritratto delle Dolomiti che ci ha offerto nel suo film Clouds of Sils Maria (2014).

POLAR-REISE 1925 MIT DEM DAMPFER “MÜNCHEN” NORDDEUTSCHER LLOYD BREMEN
[Crociera artica del 1925 sul piroscafo “München” del Norddeutscher Lloyd di Brema] (DE 1925)

regia/dir: Richard Fleischut? photog: Richard Fleischhut. riprese/filmed: 10.06.–15.12.1925. copia/copy: 35mm, 318 m., 17’23” (16 fps); did./titles: GER. fonte/source: Bundesarchiv-Filmarchiv, Berlin.
Questo film è stato girato sul piroscafo München, una nave della compagnia Norddeutscher Lloyd. L’autore, Richard Fleischhut, aveva iniziato a lavorare come fotografo di bordo per il  Norddeutscher Lloyd nel 1908, documentando i viaggi verso l’Asia, l’America settentrionale e meridionale e la Scandinavia. Successivamente sarebbe divenuto famoso per i ritratti di passeggeri celebri come Marlene Dietrich, Buster Keaton e Franklin D. Roosevelt, oltre che per le immagini dell’esplosione del dirigibile Hindenburg nel 1937. Ci ha però lasciato anche una vasta collezione di fotografie etnografiche e naturalistiche; anzi, alcune delle sue fotografie naturalistiche più note (immagini di scogliere, iceberg, paesaggi marini e altro) vennero scattate proprio durante la crociera del 1925 cui si riferisce questo film.
Polar-Reise, che è la prima incursione di Fleischhut nel campo delle immagini in movimento, documenta una delle crociere artiche (dirette all’arcipelago delle Svalbard) che il Norddeutscher Lloyd offriva regolarmente ai turisti assetati di paesaggi romantici capaci di ricordare i  dipinti di Caspar David Friedrich. Nel 1928 Fleischhut avrebbe realizzato per la stessa compagnia un altro film di maggior lunghezza sui viaggi polari. In questa sua prima prova egli struttura le immagini intorno all’affascinante alternarsi (che suggerisce varie interpretazioni ) tra i passeggeri sul ponte della nave e il trascorrere delle onde.
L’opera di Fleischhut era probabilmente destinata non tanto alla circolazione nelle sale, quanto a proiezioni amatoriali (e forse anche a spettacoli a bordo delle navi passeggeri). Essa, però, rappresenta anche la spia di un più ampio nesso tra l’industria della navigazione passeggeri e la moda dei film di viaggio che si diffuse negli anni Venti; molti di questi film vennero infatti realizzati in collaborazione con le compagnie di navigazione (per esempio Melodie der Welt di Walter Ruttmann, 1929, che fu finanziato parzialmente dalla HAPAG, la linea Amburgo-America).

ERFINDERIN NATUR [La natura nel ruolo di inventore] (DE 1926-27)
regia/dir: Ulrich K. T. Schulz. scen: Wilhelm Berndt. prod: Ufa (Universum-Film AG). v.c./censor date: 25.02.1927. copia/copy: 35mm, 284 m., 13′ 48” (18 fps); did./titles: GER?. fonte/source: Bundesarchiv-Filmarchiv, Berlin.
Nel corso degli anni Venti l’Ufa-Kulturabteilung produsse numerosi cortometraggi naturalistici da proiettare nelle sale cinematografiche (all’interno del cosiddetto Beiprogramm, il programma complementare), nelle scuole e in vari altri contesti didattici (associazioni, mostre, ecc.). La supervisione di questo film affascinante, Erfinderin Natur, fu curata da Ulrich K. T. Schulz, che aveva diretto la prima produzione della Kulturabteilung proiettata nel programma preliminare di un cinema (Der Hirschkäfer, 1921), e successivamente avrebbe realizzato, tra gli anni Venti e gli anni Sessanta, più di 200 Kulturfilm. La sceneggiatura si deve a Wilhelm Berndt, che aveva collaborato anche a Die Seele der Pflanze.
Questo film esemplifica un argomento ricorrente nell’opera di Schulz e più in generale nei Kulturfilm: le analogie tra tecnologie umane e natura. Anticipando concetti che sarebbero emersi in epoche successive, come la bionica e la biomimetica, il film ci illustra un’intelligenza tecnologica umana radicata nella natura, anziché opposta a essa: la fabbricazione di funi ispirata alle tele di ragno, il disegno dei paracadute che imita i semi di tarassaco, il lazo dei cowboy che copia l’azione della lingua del camaleonte, e così via. Si trattava di un tema già notissimo, grazie a libri di divulgazione scientifica come  Die Pflanze als Erfinder di Raoul Francé (1920) o Mathematik in der Natur di Hermann Ernsch (1921). Nel suo tentativo di dimostrare l’intelligenza della natura, Erfinderin Natur è per certi aspetti affine a Die Seele der Pflanze. Tuttavia, anziché svelarci tale intelligenza ricorrendo a trucchi cinematografici come la fotografia time-lapse, questo film si affida alle tecniche del montaggio parallelo, largamente utilizzato verso la metà degli anni Venti.

PULSIERENDE LEBENSSÄFTE [Fluidi vitali pulsanti] (DE 1928)
regia/dir: Nicholas Kaufmann. prod: Ufa (Universum-Film AG). v.c./censor date: 22.09.1928. copia/copy: 35mm, 291 m., 14′ (18 fps); did./titles: GER. fonte/source: Bundesarchiv-Filmarchiv, Berlin.
Pulsierende Lebenssäfte, un altro cortometraggio scientifico della serie prodotta dalla Ufa-Kulturabteilung, è dedicato al sangue. Fu diretto da Nicholas Kaufmann, che tra gli anni Venti e Sessanta collaborò a dozzine di Kulturfilm, tra cui noti lungometraggi come Der Steinach-Film (1922), Wege zu Kraft und Schönheit (Forza e bellezza, 1925, proiettato alle Giornate del 2007), Falsche Scham (Falsa vergogna, 1926), e Natur und Liebe. Von der Urzelle bis zum Menschen (Natura e amore: dalla cellula primitiva all’uomo, 1927). Anche in questo caso Kaufmann si avvalse della consulenza scientifica di Wilhelm Berndt.
Facendo largo uso della fotografia microscopica, Pulsierende Lebenssäfte tratta un soggetto ricorrente nella divulgazione scientifica: il mondo “invisibile” della circolazione sanguigna, delle cellule e degli agenti patogeni (per esempio le spirochete). Quest’argomento era familiare grazie ai numerosi “film sul sangue” realizzati in quell’epoca a partire dal pionieristico lavoro del microbiologo francese Jean Comandon negli anni Dieci. Pulsierende Lebenssäfte tocca anche il tema del nostro secondo programma, giacché definisce i globuli bianchi la forza di “polizia” del corpo umano.
I mondi, fino ad allora invisibili, rivelati dai primi film microscopici hanno indubbiamente influenzato la fantascienza popolare (per esempio Fantastic Voyage, 1966); e questo motivo continua a esercitare il suo fascino sugli artisti che lavorano con i nuovi media, come dimostra la popolarità delle odierne esperienze di realtà virtuale applicate al corpo umano (per esempio The Body VR: Journey Inside a Cell, 2016).

WASSER UND WOGEN. EIN QUERSCHNITTSFILM [Acqua e onde: un film trasversale] (DE 1929)
regia/dir, scen, photog, mont./ed: Albrecht Viktor Blum. prod: Willy Münzenberg/Filmkartell “Weltfilm“ GmbH. uscita/rel: 19.03.1929 (München), 24.05. 1929 (Berlin). copia/copy: 35mm, 291 m., 14’08” (18 fps); did./titles: GER. fonte/source: Bundesarchiv-Filmarchiv, Berlin.
Albrecht Viktor Blum fu uno dei principali esponenti del film di montaggio nella Germania degli anni Venti. Secondo lo stesso Blum, il suo film più noto, Im Schatten der Maschine (All’ombra della macchina, 1928), era stato influenzato soprattutto dal montaggio sovietico, ma Wasser und Wogen (1929), con il suo giocoso alternarsi di immagini di persone e animali, è forse più vicino all’opera di Walter Ruttmann. Come si intuisce dal sottotitolo, questo film si inserisce anche nella moda più ampia, diffusa verso la fine degli anni Venti, dei cosiddetti Querschnittsfilme (film trasversali) – compilazioni su temi particolari, che attingevano alla crescente massa di riprese reperibile negli archivi cinematografici – tra cui per esempio Rund um die Liebe. Ein Querschnittsfilm (Tutto sull’amore. Un film trasversale, 1929) di Oskar Kalbus, Quer durch den Sport (Un panorama trasversale degli sport, 1929) proprio di Blum, oppure Die Wunder der Welt (Le meraviglie del mondo, 1930) di Edgar Beyfuss.
Blum fu anche un assiduo collaboratore di organizzazioni di sinistra come il Volksverband für Filmkunst (Associazione popolare per l’arte cinematografica) e realizzò il montaggio della produzione Prometheus Das Dokument von Shanghai (1928). Wasser und Wogen, come Im Schatten der Maschine, fu prodotto e distribuito dalla Weltfilm, la stessa casa che produsse Zeitprobleme. Wie der Arbeiter wohnt (Problemi contemporanei: come vive il lavoratore) (vedi programma 3).

Michael Cowan

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