Prog. 2 Lavoro e tempo libero
DIE WARNUNG [L’avvertimento] (DE 1921)
regia/dir: ?. photog: ?. prod: Projektionsgesellschaft Palast Charlottenburg, Berlin. riprese/filmed: 1920. v.c./censor date: 11.01.1921. copia/copy: 35mm, 61 m. (orig. 63m), 3’03” (18 fps); did./titles: GER. fonte/source: Bundesarchiv-Filmarchiv, Berlin.
Il primo cinema pubblicitario tedesco servì spesso alla promozione di prodotti di lusso quali profumi, cioccolatini, vini spumanti e la Kupferberg Gold, un’azienda leader nella produzione di questi ultimi, fu una delle prime ad abbracciare convintamente il nuovo mezzo. Quando questo film venne realizzato nel 1920, il pubblico conosceva ormai bene il bicchiere di champagne e le bollicine simbolo della Kupferberg – aveva offerto il pretesto per vari trucchi cinematografici in film quali Sektzauber (Champagne magico) di Julius Pinschewer (1912). La Kupferberg investì massicciamente a fini promozionali anche in altre tecnologie, come i giganteschi annunci luminosi per esterno che mostravano, tramite immagini animate, vino frizzante versato dalla bottiglia al bicchiere. In questa comica réclame, gli autori ricorrono all’iconografia western per mostrare come un bicchiere di Kupferberg potrebbe salvarvi la vita.
Michael Cowan
DIE PRITZELPUPPE [La bambola Pritzel] (DE 1923)
regia/dir: Ulrich Kayser. scen: Maria Elisabeth Kähnert. photog: Max Brinck. cast: Lotte Pritzel, Blandine Ebinger, Niddy Impekoven. prod: Ufa (Universum-Film AG). v.c./censor date: 10.08.1923. copia/copy: 35mm, 381 m., 18’31” (18 fps); did./titles: GER. fonte/source: Bundesarchiv-Filmarchiv, Berlin.
Documentare gli artisti all’opera: questo tema ricorre spessissimo nella serie Schaffende Hände inclusa in questo programma. C’erano però altre varianti; questo film è dedicato al lavoro dell’artista Lotte Pritzel (1887-1952), creatrice di bambole e costumista. La sceneggiatura è opera della scrittrice e critica cinematografica Maria Elisabeth Kähnert, mentre la regia è di Ulrich Kayser – responsabile della produzione tecnica dell’Ufa-Kulturabteilung, che successivamente sarebbe divenuto uno specialista di film industriali – e la fotografia è di Max Brinck (che collaborò anche a Die Seele der Pflanze).
Quando fu realizzato Die Pritzelpuppe, Lotte Pritzel era da oltre un decennio una figura notissima sulla scena dell’arte bohémienne a Monaco di Baviera. Conosceva molti dei più importanti artisti e scrittori dell’epoca, tra cui Emmy Hennings, Jakob van Hoddis, Oskar Kokoschka e Rainer Maria Rilke, che rimase affascinato dalla sua opera e le dedicò un saggio nel 1921. Il lavoro di Lotte Pritzel esercitò una forte influenza su danzatrici come Anita Berber (che due anni prima, nel 1921, aveva eseguito un balletto intitolato anch’esso Die Pritzelpuppe) e Niddy Impekoven (che appare in questo film). Pritzel si può inserire in una lunga serie di creatori sperimentali di bambole, nella quale rientrano anche l’artista del Bauhaus Oskar Schlemmer (Triadisches Ballett) e l’opera di Hans Bellmer (con cui ella rimase poi in contatto).
Nel film, Kähnert e Kayser ci accompagnano dietro le quinte per mostrarci Lotte al lavoro nel suo studio; illustrano le sue tecniche, riflettono sulle sue fonti d’ispirazione e collocano il suo lavoro nel quadro di una storia di più lungo periodo degli stili artistici.
Michael Cowan
SCHAFFENDE HÄNDE. OTTO DIX [Mani al lavoro: Otto Dix] (DE 1924)
regia/dir: Hans Cürlis. prod: Institut für Kulturforschung e.V. copia/copy: 35mm, 249 m., 9’04” (24 fps); did./titles: GER. fonte/source: Bundesarchiv-Filmarchiv, Berlin.
Questo breve documento filmato fa parte di una lunghissima serie del cineasta Hans Cürlis, intitolata Schaffende Hände (Mani al lavoro); egli iniziò a filmarla nel 1923 e continuò ben oltre la fine della seconda guerra mondiale. Cürlis dirigeva l’Institut für Kulturforschung (Istituto di ricerca culturale), importante centro di cinematografia didattica, ove operarono come animatori Lotte Reiniger e Berthold Bartosch. Schaffende Hände era una serie live-action che documentava l’attività di artisti visivi (pittori, scultori, ecc.), e saltuariamente estendeva la propria attenzione anche ad altri tipi di lavoro manuale (per esempio Schaffende Hände. Wie Süßigkeiten entstehen/Mani al lavoro: come si fanno i dolci, 1929). Nel corso dei decenni la serie ha fornito sequenze filmate a molti progetti documentari, e in parte notevole è sopravvissuta fino a oggi (per esempio le immagini di Kandinsky mentre dipinge, ancora disponibili su YouTube). Questo segmento, dedicato al pittore della Neue Sachlichkeit (“Nuova oggettività”) Otto Dix, fu realizzato come film autonomo nel 1924, e successivamente, nel 1926, integrato in una pellicola più lunga, Schaffende Hände. Die Maler (Mani al lavoro: i pittori), insieme a parecchi altri segmenti dedicati a George Grosz, Lovis Corinth e altri artisti.
Michael Cowan
WENN DIE FILMKLEBERIN GEBUMMELT HAT… [Quando la montatrice del film fa pasticci…] (DE 1925)
regia/dir: O. F. Mauer. cast: Alice Kempen. copia/copy: 35mm, 328 m., 14′ (20 fps); did./titles: GER. fonte/source: DFF – Deutsches Filminstitut & Filmmuseum, Frankfurt-am-Main.
Questo film ispirato al movimento Dada, noto anche con il titolo Tragödie einer Uraufführung (Tragedia di una prima rappresentazione), fu realizzato nel 1925 all’ombra di Entr’acte, il classico film dadaista francese di René Clair e Francis Picabia che venne proiettato a Berlino il 3 maggio 1925 nella famosa matinée del cinema d’avanguardia Der absolute Film (“Il film assoluto”). Filmkleberin dirige la sua satira verso lo stesso cinema d’avanguardia, suggerendo che il rifiuto della narrazione sia il risultato di negligenza e sbagli grossolani. Questo film poco noto, diretto da O. F. Mauer e interpretato da Alice Kempen, entrambi figure minori del cinema di Weimar, esprime anche un punto di vista comico su censura, produzione cinematografica e prassi di proiezione commerciale.
Filmkleberin inizia alla maniera di un film industriale, con il titolo “Alta stagione in un’azienda di montaggio cinematografico” seguito da una carrellata sugli apparecchi della moviola, che si sofferma su un gruppo di cinque lavoratrici in camice bianco, intensamente impegnate in un cruciverba (nel 1925 le parole crociate erano di per sé un fenomeno nuovo: si veda la nostra voce su Kreuzworträtsel im Film Nr. 3). Una didascalia spiega che i film vengono composti con 1.000 scene grandi e piccole: un processo manuale che la cinepresa procede a illustrare con primi piani di mani femminili che usano lamette da barba, forbici e colla per raschiare, tagliare e unire tra loro strisce di pellicola.
La trama del film si concentra su una giovane addetta al montaggio che, visibilmente annoiata dal proprio lavoro, si perde a fantasticare su un giovanotto. Il primo piano dell’immaginario bacio della coppia è interrotto da una didascalia che proclama “Zensur”, e dall’esame della scena del bacio sotto una lente d’ingrandimento; alla fine un paio di forbici distrugge la scena scandalosa. La ragazza si risveglia dal suo sogno a occhi aperti e riprende il lavoro: ora deve affrettarsi per completare il montaggio di un film in orario, entro le sei. La cinepresa effettua una panoramica su due scatole, una delle quali reca l’etichetta “Ritagli vari di cinegiornali”, mentre sull’altra si legge “Boccioli che fluttuano nel fango” un film di compilazione fittizio il cui eccitante titolo allude ai cosiddetti Aufklärungsfilme (film di educazione sessuale) realizzati nel periodo tra novembre 1918 e maggio 1920, in cui non vi era censura. Com’era prevedibile, l’addetta al montaggio mescola le due scatole e riunisce in un unico film ritagli provenienti da entrambe, con risultati sbalorditivi. La seconda parte di Filmkleberin si svolge in una sala cinematografica, ove la protagonista siede tra il pubblico contemplando il risultato del suo sbadato montaggio.
Frammenti di vita reale tolti da cinegiornali e cortometraggi Kulturfilm interrompono, scandiscono e mettono in ridicolo l’artificio narrativo del film di compilazione. Per esempio, una didascalia proclama “Lil Dagover a colazione” ma, anziché l’affascinante star del cinema vediamo una donna africana seminuda che allatta il suo bambino bevendo vino di palma: scena presumibilmente tratta da uno dei popolari cortometraggi di viaggio come Quer durch Africa (Attraverso l’Africa, 1924). Un’altra didascalia che annuncia il cagnolino preferito della diva è seguita dalle immagini di un ippopotamo; e così via. Segue, a ritmo sempre più incalzante, il montaggio casuale di ritagli di avvenimenti sportivi e di intrattenimento, tra cui una breve parodia del lungometraggio Kulturfilm del 1924, Forza e bellezza (1925), nonché un frammento di un cortometraggio intitolato Zur Vermännlichung der Frau (Sulla mascolinizzazione della donna): ne scaturisce un’anarchia talmente caotica, da spingere gli spettatori sconcertati e inferociti a scagliare oggetti contro lo schermo e infine a strapparlo (anche Entr’acte si conclude con la distruzione della didascalia recante la parola “Fine”).
Nella tradizione dei film che riflettono sul cinema, questo cortometraggio spiega al pubblico come si realizza e come si distrugge un film a soggetto. Filmkleberin viola tutte le norme dell’organizzazione logica e formale e in tal modo le sbeffeggia e le sfida tutte, compresa la censura, la norma che stabilisce in maniera inappellabile ciò che è permesso o non è permesso vedere.
Anton Kaes
ALLEREI VOLKSBELUSTIGUNGEN IN JAVA [Svaghi popolari di vario genere a Giava] (DE 1928)
regia/dir, scen, photog, mont/ed: Lola Kreutzberg. prod: Ufa (Universum-Film AG). sponsor: Parufamet GmbH. v.c./censor date: 19.11.1927. copia/copy: 35mm, 200 m., 9’43” (18 fps); did./titles: GER. fonte/source: Bundesarchiv-Filmarchiv, Berlin.
Dedicato alle tradizionali attività di svago delle popolazioni giavanesi, Allerlei Volksbelustigungen in Java è il quinto episodio della serie Aus dem holländischen Insel-Indien, prodotta dall’Ufa-Kulturabteilung. Il film è diretto da Lola Kreutzberg (1887-1966), ex veterinaria diventata poi, negli anni Venti, una pioniera del cinema e dei libri fotografici dedicati agli animali, alla natura e alla vita esotica.
Nel panorama del cinema e della fotografia degli anni Venti il cineoperatore “avventuriero” era una figura ben nota, rappresentata in Germania da cineasti come Colin Ross (il regista di Mit dem Kurbelkasten um die Erde, 1924). Lola Kreutzberg fu una delle poche donne ad avventurarsi in questo campo; poteva tuttavia rifarsi al precedente delle viaggiatrici e conferenziere di fine Ottocento, come la statunitense Esther Lyons. Kreutzberg fu anche un personaggio famoso sulla scena culturale di Weimar. Nel 1926, per esempio, la Berliner Illustrierte Zeitung pubblicò una serie dei suoi resoconti di viaggio, e nello stesso anno l’artista del Bauhaus Marianne Brandt realizzò un fotomontaggio intitolato “Miss Lola”. L’opera di Kreutzberg non rimase però esente da critiche; per esempio, il Volksverband für Filmkunst (Associazione popolare per l’arte cinematografica, una casa cinematografica di sinistra i cui membri parteciparono alla realizzazione di molti film di militanza politica che mostreremo nel nostro terzo programma) commentò così il suo lavoro nel 1930: “Nel suo viaggio alle colonie, Lola Kreutzberg ha scorto solo gli aspetti esotici della vita coloniale. È rimasta cieca dinanzi alla lotta di queste popolazioni oppresse, alla miseria e alla povertà, alla tirannia del sistema coloniale”
Allerlei Volksbelustigungen in Java è uno dei numerosi film che ella realizzò per l’Ufa alla fine degli anni Venti, prima di fondare una propria casa di produzione, la Lola Kreutzberg-Film GmbH, che fino al 1932 avrebbe prodotto dozzine di film dedicati a viaggi e spedizioni. In questa pellicola si riflettono alcune delle contraddizioni proprie dell’opera dell’autrice. Per molti aspetti si tratta di un tipico documentario coloniale, in cui un narratore onnisciente spiega agli spettatori occidentali le usanze di una popolazione “straniera”. Ma il film è notevole anche perché è realizzato da una donna, e in molti motivi conduttori (bambole, giochi di ombre, ecc. ) riecheggia l’opera di altre artiste (Lotte Pritzel, Lotte Reiniger) che figurano in questo programma.
Michael Cowan