UNIVERSALMENTE NOTA COME “BABY PEGGY”, L’ULTIMA STAR DEL CINEMA MUTO È MORTA IN CALIFORNIA A 101 ANNI
DAL 2004 AL 2006 ERA STATA OSPITE DEL FESTIVAL
L’ultima stella della Hollywood ai tempi del cinema muto, Diana Serra Cary, l’ex bambina prodigio universalmente nota con il nome di Baby Peggy, nata il 29 ottobre 1918 come Peggy Jean Montgomery, si è spenta lunedì 24 febbraio a Gustine, in California, all’età di 101 anni.
Diana Serra Cary è stata ripetutamente celebrata alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, che oggi la piangono con le parole del direttore Jay Weissberg: “Come Baby Peggy è stata una deliziosa piccola star dotata di un prodigioso senso della comicità e dei tempi comici, come Diana un’amica e mentore capace di superare difficoltà inimmaginabili mantenendo immutati il suo spirito e il calore umano. Lascia un grande vuoto ma la sua eredità è al sicuro e le Giornate continueranno a celebrare i doni che ci ha lasciato.”
Diana Serra Cary – Baby Peggy fu ospite e musa per tre edizioni consecutive delle Giornate del Cinema Muto, negli anni in cui il festival era “in trasferta” a Sacile. Nel 2004 le fu reso omaggio con una medaglia e la presentazione al Teatro Zancanaro di due dei suoi film più famosi, entrambi del 1924: Captain January (Capitan gennaio), il cui remake in versione musical avrebbe portato al successo alcuni anni più tardi la più famosa star bambina di sempre, Shirley Temple; e Helen’s Babies, in cui recita a fianco di Clara Bow. In quell’occasione Diana Serra Cary presentò anche due libri: l’autobiografia What Ever Happened to Baby Peggy (1996) e Jackie Coogan, The World’s Boy King (2003), biografia del mitico “monello” chapliniano, con cui condivise l’esperienza straordinaria e per molti versi traumatica di piccola star.
“La stella indiscussa dell’edizione 2004”, come la definì l’allora direttore David Robinson, tornò alle Giornate nel 2005 per presentare una retrospettiva sulle maggiori star bambine della Hollywood degli anni ’20, ovvero gli stessi Jackie Coogan e Baby Peggy; e poi ancora nel 2006, ormai quasi novantenne, per assistere alla proiezione di un suo film a lungo ritenuto perduto, Peg o’ the Mounted (1923), girato da Alfred Goulding nel 1923 nel Yosemite Park, e ritrovato ad Amsterdam.
Nel corso degli anni le Giornate hanno proiettato una ventina di titoli con Baby Peggy, i primi nella storica retrospettiva del 2002 “Funny Ladies”, che celebrava la comicità al femminile, fino all’incantevole Our Pet (1924) di Herman C. Raymaker, presentato nel 2018, in occasione del centenario della star, nella serata di apertura della 37a edizione. Nel 2011 fu la volta del documentario di Vera Iwerebor Baby Peggy: The Elephant in the Room. Fra i titoli con Baby Peggy passati sugli schermi delle Giornate anche The Clean Up (1921), Little Rascal (1922), The Kid Reporter (1923) e Carmen Jr. (1924), quest’ultimo presentato nel 2008 e riproposto nell’ultima edizione, lo scorso ottobre, con l’accompagnamento dei musicisti in erba di “A colpi di note”, dei quali Baby Peggy è la beniamina.
Approdata casualmente al cinema a soli 19 mesi, nel 1924 Baby Peggy era già comparsa in 150 cortometraggi (la maggior parte dei quali sono purtroppo perduti) rivelando, precocissima, le eccezionali doti comiche che ebbe modo di sfoggiare anche in alcuni lungometraggi (fra cui Captain January). La sua incredibile carriera cinematografica è tutta iscritta nell’arco della sua infanzia e prima adolescenza. Le posizioni molto critiche, espresse in più occasioni, sul fenomeno dei bambini prodigio sono il risultato di un’esperienza personale dolorosa, emblematica della storia di tante star bambine – incluso l’amico Jackie – sfruttate economicamente dalla famiglia e, di fatto, private dell’infanzia. A partire dagli anni Settanta coltivò la passione del cinema come spettatrice e scrittrice, lavorando come giornalista, pubblicando numerosi libri e riuscendo infine a fare pace con i ricordi che per tanti anni l’avevano tormentata. Ha pubblicato il suo ultimo libro, The Drowning of the Moon, a 99 anni.
foto: Diana Serra Cary alle Giornate del Cinema Muto nel 2004 (fotografia di Paolo Jacob)
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