GHOSTS OF YESTERDAY

GHOSTS OF YESTERDAY (US 1918)
Regia di Charles Miller

Ghosts of Yesterday (Fantasmi del passato) è l’adattamento di Two Women (Due donne), l’opera teatrale di Rupert Hughes che fu allestita per la prima volta a Broadway il 29 novembre 1910 segnando il ritorno al teatro di prosa di Mrs. Leslie Carter, la quale, dopo aver rotto con Belasco nel 1906, per quattro anni aveva fatto solo varietà. A New York, nella stagione 1910-11, lo spettacolo ebbe soltanto 47 repliche, ma fu portato in tournée per vari anni. Dalla critica fu accolto con giudizi curiosamente contrastanti. La recensione del Billboard (26.11.1910) della prima tenutasi a Cleveland, Ohio, il 21 novembre, fu entusiastica: conteneva un lusinghiero paragone con Camille e Zaza ed esaltava l’interpretazione di Mrs. Leslie Carter. La stessa rivista giudicò invece in maniera assai più fredda la prima a Broadway (10 dicembre 1910), prevedendo che sarebbe stato un successo ma solo grazie alla potente claque della signora. E nel medesimo numero ristampava una feroce critica del New York World, che definiva il lavoro “un drammone vecchio stampo traboccante di emozioni … senza la minima plausibilità”.
Come fa notare sia la recensione del World di Two Women sia quella del Moving Picture World sul del film con la Talmadge, Two Women è un epigono di La Dame aux camélias. Il lavoro di Hughes era una traduzione, o piuttosto un adattamento, di un’opera del 1862 del drammaturgo e attivista politico friulano Teobaldo Ciconi, La statua di carne. Ciconi esplicita il collegamento con La signora delle camelie dando, all’inizio dell’ultimo atto, queste istruzioni: “I violini coi sordini, in modo che appena si sentono, suonano l’aria della Traviata: ‘Di quell’amor’ ”. (Oggi quest’aria prende di solito il titolo dal suo primo verso, “Un dì, felice, eterea”; nel passaggio che inizia con “Di quell’amor”, Alfredo descrive a Violetta una mistica filosofia dell’amore che costituisce un elemento centrale del dramma di Ciconi.)

La statua di carne narra la vicenda di un uomo, Paolo di Santa Rosa, che ama una donna bella e virtuosa, che però muore lasciandolo inconsolabile finché non incontra un’altra, Noemi Keller, che assomiglia alla prima e che lui cerca di trasformare in una sua sostituta. Ma Noemi assomiglia solo esteriormente a colei che l’ha preceduta. Si tratta di un soggetto che ha in seguito avuto una gran fortuna. Si possono individuare due varianti. Quella ottimista, cui appartengono il “dramma romanzo” di Ciconi e almeno uno dei successivi adattamenti cinematografici italiani, La statua di carne di Mario Almirante (1921), presentato alle Giornate 1991 e 2014, si impernia sulla seconda donna, che si innamora dell’eroe e in tal modo si redime. Quella pessimista è esemplificata dal romanzo di Georges Rodenbach Bruges-la-morte (1892), che mette in primo piano l’uomo, il quale, comprendendo che la seconda donna non è degna della prima, finisce per ucciderla, strangolandola con la treccia, gelosamente conservata, della compianta moglie. Anche Bruges-la-morte ha avuto una seconda vita cinematografica: ha infatti offerto la base sia a uno dei più deliranti film di Yevgeni Bauer, visto alle Giornate del 1989, Grezy (Sogni ad occhi aperti, 1915), sia, più sorprendentemente, a un film americano da un rullo, The Braid, prodotto dalla Comet nel 1910. Il film del 1943 di Camillo Mastrocinque, La statua vivente (recentemente restaurato dalla Cineteca del Friuli), benché pubblicizzato come adattamento del dramma di Ciconi, appartiene al filone pessimistico, giacché alla fine l’eroe uccide la seconda donna; Vertigo di Hitchcock (1958) continua il motivo.
Two Women e Ghosts of Yesterday appartengono palesemente alla variante ottimistica, benché non sia chiarissimo come si concludano. A quanto risulta il dramma di Hughes non fu mai pubblicato e, per evitare gli spoiler, i riassunti fatti nelle recensioni sono reticenti circa il finale (il critico del World affermò di aver lasciato la sala prima dell’ultimo atto, prevedendo tuttavia un duello in cui l’eroe sarebbe rimasto ferito, assistito poi dalla seconda donna che l’avrebbe condotto alla guarigione: scioglimento probabile, e in effetti i riassunti segnalano un duello). La copia sopravvissuta di Ghosts of Yesterday manca dei rulli finali, ma dalle sinossi si evince che l’eroe perde la vista in una rissa con un rivale, anziché battersi a duello con lui: una svolta narrativa che sembra essere stata adottata solo in questo film.
Rispetto a La statua di carne, inoltre, Ghosts of Yesterday si riallaccia più direttamente a un altro dei motivi sottesi a queste storie: il mito di Pigmalione. Il protagonista del film, Howard Marston, è un pittore e la seconda donna, Jeanne, attira il suo interesse non come amante sostitutiva bensì come modella grazie alla quale potrà completare il ritratto della prima, Ruth Grahame. La medesima situazione è implicita nel titolo del dramma di Ciconi, il quale segnala la cosa quando, dopo la redenzione di Noemi, Paolo dice che “la statua, come la Galatea di Pigmalione, al soffio dell’amore ha sentito palpitare le sue tempre”.
Il ritratto diede origine a un aneddoto ripreso più volte dalla stampa. Ne erano state approntate due copie, una era quella “vera”, o comunque costosa, l’altra era un accessorio di scena da quattro soldi che la Talmadge, esasperata dall’apparente indifferenza dell’amante, doveva squarciare. Purtroppo se la prese con il “vero” ritratto, suscitando commenti di biasimo verso la casa di produzione che dimostrava di ignorare le restrizioni contro gli sprechi in vigore in tempo di guerra.
Norma Talmadge fu elogiata per la sua interpretazione di questo duplice ruolo, con uno dei due personaggi che veniva radicalmente cambiando. Scrisse Longacre su Motion Picture News (26.01.1918): “La principale delle due parti con cui si cimenta Norma Talmadge era, se ci è consentita l’osservazione, assai difficile da caratterizzare.
Rendere il cambiamento dalla frivola, irriverente, godereccia Jeanne Le Fleur dei cabaret parigini alla dolce tenerezza … [del] suo primo ruolo, quello di Ruth, ha richiesto a Miss Talmadge un concentrato di tutti i suoi talenti, in particolare l’applicazione di quel suo straordinario senso del personaggio che è uno dei suoi maggiori vanti. La sua capacità di esprimere le emozioni l’ha condotta a un indiscusso primo posto fra le stelle del cinema, e questa sua ultima prova non è di certo la meno notevole.”

Ben Brewster, Lea Jacobs

GHOSTS OF YESTERDAY (US 1918)
regia/dir: Charles Miller.
prod: Joseph M. Schenck.
scen, adapt: Mildred Considine, dalla commedia/from the play by Rupert Hughes, Two Women (1910).
photog: Edward Wynard.
cast: Norma Talmadge (Ruth Grahame/Jeanne La Fleur), Eugene O’Brien (Howard Marston), Stuart Holmes (conte/Count Pascal de Fondras), John Daly Murphy (Duc de Lissac), Henry J. Hebert [Henry J. Herbert] (Roger Sterns), Ida Darling (Mrs. Whitaker), Blanche Douglas (Marie Calleaux).
prod: Norma Talmadge Film Corporation.
dist: Select Pictures Corporation.
uscita/rel: 01.1918.
copia/copy: incomp., DCP, 60′ (da/from 35mm, incomp., ultimi rulli mancanti/missing final reels, ?? ft. [orig. l: 6 rl.], ?? fps); did./titles: ENG.
fonte/source: Library of Congress National Audio-Visual Conservation Center, Packard Campus, Culpeper, VA.

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