HANS KUNGL. HÖGHET SHINGLAR / MAJESTÄT SCHNEIDET BUBIKÖPFE

HANS KUNGL. HÖGHET SHINGLAR / MAJESTÄT SCHNEIDET BUBIKÖPFE
[Sua Maestà il barbiere/His Majesty the Barber] (SE/DE 1928)

Regia di Ragnar Hyltén-Cavallius

Dopo aver completato gli studi universitari, Nickolo fa ritorno alla cittadina svedese dove il nonno André Gregory fa il barbiere. Anziché cercare una professione più prestigiosa, egli decide di lavorare nel salone del nonno, ove attira l’interesse delle ragazze del luogo, non solo per il suo aspetto da idolo delle matinée ma anche in quanto conoscitore dei più recenti stili di acconciatura, e in particolare dello shingle e della pettinatura a caschetto. Sophie Svensson, che ha inventato un miracoloso tonico per capelli brevettato, nutre snobistiche velleità di grandezza e aspira a un matrimonio aristocratico per la nipote Astrid; si angoscia pertanto per l’amore che sboccia tra la fanciulla e Nickolo, il cui passato, peraltro, non è quello che tutti immaginano. Il nonno del giovane riceve in segreto la visita di alcuni monarchici del paese di Tirania, che vorrebbero riportare sul trono la dinastia a suo tempo spodestata; trapela la voce che Nickolo non sia il nipote di un barbiere bensì il figlio dell’assassinato re di Tirania, condotto in Svezia da Gregory per guadagnare tempo prima di poter reclamare i diritti che gli spettano per nascita. Ma sarà proprio così?
La Ruritania sbarcò assai presto in Svezia: The Prisoner of Zenda apparve a puntate sui giornali svedesi, con il titolo Fången i Zenda, nel luglio 1894, soltanto tre mesi dopo la prima pubblicazione a puntate in Gran Bretagna, e la traduzione completa fu pubblicata successivamente nello stesso anno. Per quanto ci risulta, nessuno studio è stato dedicato all’impatto dell’opera sull’industria cinematografica del paese: la coproduzione svedese-tedesca Hans Kungl. Höghet shinglar / Majestät schneidet Bubiköpfe è una tardiva ripresa di alcuni dei temi classici, non sempre nello spirito della commedia. Non c’è un Doppelgänger, ma il film gioca con l’argomento dell’errore di identità e si conclude con un autentico colpo di scena (curiosamente rivelato nella recensione apparsa sul Berliner Tageblatt del 27.05.1928; bell’esempio di spoiler). Barbieri e mitici regni balcanici avevano già intrecciato le loro sorti nello sfortunato King, Queen, Joker di Sydney Chaplin (1921), che, come ha rilevato Frank Scheide, esercitò un’importante influenza su The Great Dictator di Charlie Chaplin. Particolare più cupo, il flashback che, in Hans Kungl. Höghet shinglar, ci mostra l’assassinio del re nel palazzo vuole sicuramente rievocare la sanguinaria strage in cui nel 1903 perirono il re di Serbia, Alessandro I Obrenović e sua moglie, la regina Draga. Per la Svezia, in particolare, tutto ciò che riguardava le famiglie reali acquistò una risonanza speciale verso la fine degli anni Venti, quando vari rampolli della casa regnante raggiunsero un’età adatta al matrimonio e nel paese si moltiplicarono ansiose speculazioni su possibili fidanzamenti. Meno di un anno prima della realizzazione del film la principessa Astrid di Svezia sposò Leopoldo, principe ereditario del Belgio (ciò spiega probabilmente il nome scelto per la protagonista femminile del film).
Hans Kungl. Höghet shinglar è l’ultima di una serie di sette coproduzioni tedesco-svedesi realizzate dalla società Isepa alla fine degli anni Venti nel tentativo di internazionalizzare l’industria cinematografica svedese; le scene in esterni furono filmate in Svezia mentre il resto fu girato a Berlino. Le recensioni furono in gran parte positive, anche se il giornale svedese Folkets Dagblad Politiken (14.02.1928) scrisse “Questo film non è né carne né pesce. Una miscela di farsa americana e di commedia tedesca, di commedia isolana svedese e di opera viennese, con un pizzico di sparatorie americane”. Quasi a riconoscere la natura ubiqua dei temi ruritani, le didascalie tedesche cambiarono il nome del paese da Tirania (balcanico ma neutro) a Schnorrkadien (all’incirca “paese degli scrocconi”), e il critico del Berliner Tageblatt, evidentemente sazio di questo tipo di storie, lamentò: “Le cospirazioni in miniatura, dall’Illiria a Schnorrkadien, hanno avuto un numero sufficiente di parodie; è giunto il momento di parodiare le parodie.” Il titolo provvisorio tedesco, Romeo und Julia von heute (Romeo e Giulietta di oggi) fu cambiato prima dell’uscita; per la proiezione all’Internationale Bonner Stummfilmtage del 2019 Stefan Drößler ha potuto utilizzare i documenti della censura tedesca per riprodurre le didascalie tedesche originali.
Come altre coproduzioni Isepa, Hans Kungl. Höghet shinglar può vantare un cast di divi internazionali, tra cui Julius Falkenstein (noto interprete di film di Lubitsch, Murnau e Lang), l’attrice-regista Karin Swanström e la giovanissima Brita Appelgren, appena sedicenne. Nel ruolo principale di Nickolo recita l’attore cileno Enrique Rivero (il cui vero cognome era Riveros, 1906-1954), definito in modo scarsamente verosimile il Valentino svedese; una poesia riprodotta nel programma svedese (e probabilmente scritta appositamente) raggiunge vette liriche: “Ho scordato gli occhi azzurri di Gösta Ekman / per il tuo fascino spagnolo e sudamericano.” Egli girò tre film in Svezia prima di raggiungere maggior fama lavorando con Jean Renoir, Alberto Cavalcanti e soprattutto Jean Cocteau in Le Sang d’un poète (1932).

La copia Nel 1973 un duplicato negativo, ridotto al formato Academy, è stato ottenuto da un nitrato positivo; nello stesso anno la copia di proiezione è stata ricavata da questo negativo. A causa della decomposizione della fonte le scene d’apertura sono state copiate come fotogrammi singoli. La partitura originale scritta da Pasquale Perris per la versione tedesca distribuita nel 1928 non è stata rintracciata.

Magnus Rosborn, Jay Weissberg, Amy Sargeant

HANS KUNGL. HÖGHET SHINGLAR / MAJESTÄT SCHNEIDET BUBIKÖPFE [Sua Maestà il barbiere/His Majesty the Barber] (SE/DE 1928)
regia/dir: Ragnar Hyltén-Cavallius.
scen: Paul Merzbach.
did/titles: Charlie K. Roellinghoff.
cartelli did./intertitle des: Alva Lundin.
photog: Axel Lindblom, Gustav A. Gustafson.
scg/des: Victor Trivas, Vilhelm Bryde.
mus: Pasquale Perris (1928).
asst dir: Willy Lehmann, Birger af Sandeberg.
cast: Hans Junkermann (André Gregory, barbiere/barber), Enrique Rivero (Nickolo, suo nipote/his grandson), Karin Swanström (Sophie Svensson), Brita Appelgren (Astrid Svensson), Maria Paudler (Karin, la sua amica/Astrid’s friend), Julius Falkenstein (conte/Count Claës-Adam Edelstjerna), Georg Blomstedt (von Alyhr, ex ciambellano/former chamberlain), Fritz Alberti (General Kirwan, ex ministro delle finanze/former Minister of Finance), [Friedrich Felix (mendicante/the beggar), Albert Steinrück, Curt Bois, Ernst Verebes, Sigurd Lohde, Olav Riégo, Gucken Cederborg, Weyler Hildebrand, Sture Lagerwall, Sigge Fürst, Geza L. Weiss, Luizi Bussoni].
prod: Oscar Hemberg, AB Isepa (Stockholm), National-Film AG (Berlin).
dist: Filmindustri AB Skandias Filmbyrå (Stockholm), National-Film AG (Berlin).
v.c./censor date: 10.02.1928 (SE), 06.02.1928 (DE).
uscita/rel: 13.02.1928 (Röda Kvarn, Stockholm), 22.05.1928 (Tauentzien-Palast, Berlin).
copia/copy: 35mm, 2123 m. (orig. l: 2259 m.), 84′ (22 fps); did./titles: SWE.
fonte/source: Svenska Filminstitutet, Stockholm.

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