JUST AROUND THE CORNER

JUST AROUND THE CORNER (US 1921)
Regia di Frances Marion

Just Around the Corner è il secondo e ultimo film di Frances Marion con lei come unica regista. Per ambizione e richiamo divistico è assai più modesto di The Love Light (1921), ma dopo il successo di Humoresque di Frank Borzage (girato nel 1920 e distribuito nel 1921), l’adattamento di un’altra opera di Fannie Hurst sembrava una scommessa sicura. Tratto dal racconto “Superman”, pubblicato per la prima volta su The Saturday Evening Post nel giugno 1914, il film presentava meno motivi di coinvolgimento e interesse rispetto ad altri lavori della scrittrice (che spesso trattavano di abuso di droghe, tubercolosi, divorzio, pregiudizi razziali o infedeltà), ma metteva in scena temi melodrammatici eterni e di sicuro impatto, come l’amore materno, la lotta dei poveri, l’amore romantico. Per le parti della madre e della figlia Marion scelse Margaret Seddon, valida interprete di teatro, e Sigrid Holmquist, affascinante attrice svedese ai suoi primi passi, qui al suo esordio americano. Per il ruolo del “Vero Uomo” ex machina si affidò invece alla sana vitalità del suo nuovo marito Fred Thomson (che non aveva ancora intrapreso la carriera di cowboy). L’azione si svolge quasi completamente in interni, in soffocanti spazi notturni, con le poche scene in esterni (una New York innevata o il mercato ebraico) che infondono al film quella specificità locale e quel realismo pittorico per cui ci si rammarica che al direttore della fotografia Henry Cronjager non siano state offerte maggiori occasioni come questa.
Il film narra la storia della povera ma onesta famiglia Birdsong, guidata da una vedova malata, con due figli adolescenti che lavorano entrambi. L’ultimo desiderio di mamma Birdsong è che la figlia Essie si sposi con un “brav’uomo” (senza dover più lavorare per vivere) e che il figlio Jimmie faccia un lavoro onesto. La dolcezza di Essie e il suo bell’aspetto ne fanno un’attraente candidata sul mercato matrimoniale, ma la sua innocenza e la sua ingenuità la rendono facile preda di giovanotti equivoci e vulnerabile sul luogo di lavoro. L’adattamento di Frances Marion mette in evidenza i pericoli cui sono esposte le donne lavoratrici: condizioni di lavoro malsane (illustrate da uno scantinato affollato e semibuio), potenziale sfruttamento (prolungamento degli orari di lavoro, turni di notte) e persino molestie sessuali (espressione ovviamente ignota a quell’epoca).
È significativo che il luogo di lavoro femminile sia utilizzato per mettere in scena e concretizzare la convenzionale minaccia melodrammatica della “virtù femminile in pericolo”. All’inizio vediamo un’Essie sfruttata che sgobba in uno scantinato dove il potere (sessuale) del capo non deriva da un privilegio di classe o economico, ma dalla sua posizione di datore di lavoro. Mamma Birdsong sembra avere ragione nel voler vedere la figlia “sicura” in un ambito domestico ma, come chiarisce un’opportuna didascalia (che prende il posto dei periodici e accorati interventi autoriali di Fannie Hurst), l’ideale domestico è implicito nella lotta della giovane lavoratrice la cui “bellezza svanisce confezionando fiori per cappellini da signora”. Se a tratti il film esprime una critica nei confronti delle reali condizioni lavorative e guarda con favore alla necessità economica di un salario per le donne, esso ribadisce l’idea che un’occupazione retribuita costituisca ancora, idealmente, un’attività femminile  temporanea e promuove la tesi che per una donna (soltanto) il matrimonio con un marito facoltoso e in grado di provvedere a lei possa in ultima analisi garantirle l’integrità fisica, oltre che la realizzazione domestica e personale. Un’altra convenzione più melodrammatica (la seduzione) è incarnata dal fidanzato di Essie, che sembra “sveglio e moderno” ma ruba i baci e rifiuta la comune decenza.
Un secondo topos melodrammatico – una toccante scena di morte – è organizzato secondo i canoni delle rappresentazioni convenzionali proprie della letteratura, della pittura e del teatro, ma la sequenza è resa più intensa – e più cinematografica – dal fatto che inizialmente Essie rischia di non arrivare a casa in tempo perché il fidanzato la trattiene per partecipare a una gara di ballo. Il montaggio incrociato ci fa temere che l’anelato momento della riconciliazione familiare e del perdono possa non giungere, e questo rende ancor più gratificante l’inquadratura finale. (La sequenza del ballo manca completamente nella versione conservata dall’Eye, ma la ricostruzione basata sui materiali Eye e Library of Congress rivela tutta la potenza drammatica dell’ultima sequenza.)
Dato il carattere conservatore dei valori femminili che propone, Just Around the Corner non è un testo direttamente femminista; è però un testo femminile, la cui trama propone il punto di vista e l’esperienza di una donna. La relativa oscurità in cui il film è caduto si può attribuire allo scarso successo riscosso all’uscita (poche furono le recensioni positive) e all’assenza di star fra gli interpreti. Scritto da due donne che nella vita privata erano progressiste, femministe e anticonformiste, questo film narra una storia che si richiama a un tradizionalismo conservatore e alle esigenze della compiutezza narrativa, con una coda moralistica e conservatrice: rispecchia quindi le contraddizioni e i compromessi propri dell’epoca in cui fu realizzato. Nel corso degli anni Venti i film diretti da donne si fecero sempre più rari, e dunque questa piccola storia di “spietata crudeltà e dolce tenerezza” merita tutta la nostra attenzione.

Anke Brouwers

JUST AROUND THE CORNER (US 1921)
regia/dir: Frances Marion.
asst dir:  Stuart Heisler.
scen/adapt: Frances Marion; da un racconto di/based on a short story by Fannie Hurst (“Superman”, The Saturday Evening Post, 20.06.1914).
photog: Henry Cronjager.
scg/des: Joseph Urban.
cast: Margaret Seddon (“Ma” Birdsong), Lewis Sargent (Jimmie), Sigrid Holmquist (Essie), Eddie [Edward] Phillips (Joe Ullman), Fred Thomson (Il Vero Uomo/The Real Man), Peggy Parr (Lulu Pope), Mme. Rosa Rosanova (Mrs. Finshreiber), William Nally (Mr. Blatsky).
prod: “Famous Players-Lasky Corporation presents a Paramount Picture. A Cosmopolitan Production, copyright International Film Service Co., Inc.”
première: 11.12.1921.
copia/copy: DCP, 79′; did./titles: ENG.
fonte/source: Eye Filmmuseum, Amsterdam.

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