Prog. 2: Una colonia produttiva / The Productive Colony

Prog. 2: Una colonia produttiva

DE KINACULTUUR [La coltivazione della cincona / The Cultivation of Cinchona] (NL, 1912/[1923])
regia/dir, photog: J.C. Lamster. prod: Koloniaal Instituut. copia/copy: DCP, 7′ (da/from 35mm, 137 m., 18 fps, imbibito/tinted); did./titles: NLD. fonte/source: Eye Filmmuseum, Amsterdam.

L’albero di cincona, originario delle Ande, fu importato nella colonia intorno al 1850. Apprezzato per le proprietà medicinali (in particolare antipiretiche) della corteccia, veniva coltivato in stretta collaborazione con scienziati, industrie e governi a livello internazionale. Questa situazione gettò le basi del monopolio mondiale (oltre il 90 per cento!) del chinino – usato per il trattamento della malaria – detenuto dalle Indie orientali olandesi nella prima metà del Novecento. Il chinino fu una delle colture d’esportazione che per decenni colmarono le casse del governo neerlandese e finanziarono l’ammodernamento dell’infrastruttura di canali e ferrovie nei Paesi Bassi.

Nico de Klerk

IN DE WERKPLAATSEN STAATSSPOOR TE BANDOENG [Nelle officine delle ferrovie nazionali a Bandung / In the National Railways Workshops, Bandung] (NL, 1912-1913/1923)
regia/dir, photog: J.C. Lamster. prod: Koloniaal Instituut. copia/copy: 35mm, 138 m., 7′ (18 fps), b&w, imbibito/tinted); did./titles: NLD. fonte/source: Eye Filmmuseum, Amsterdam.

Una “corsa fantasma” ci mostra le officine delle ferrovie nazionali destinate alla costruzione, al montaggio, alla manutenzione e alla riparazione del materiale rotabile, nonché gli operai indigeni. I film dell’Istituto coloniale erano concepiti per attirare a lavorare nella colonia potenziali emigranti neerlandesi, ma vennero filmati ben pochi luoghi o posti di lavoro in cui essi avrebbero veramente lavorato. Questo è uno dei molti film che illustrano dove non sarebbero stati impiegati. Il testo di commento obbligatorio ne spiega il motivo, usando stereotipi razziali: il folto numero di operai indigeni in questo stabilimento è reso indispensabile dal fatto che il loro rendimento è inferiore (poiché sono “calmi”, “lenti”) rispetto ai loro omologhi europei. Questi ultimi, d’altra parte, non sarebbero in grado di tollerare un lavoro così pesante e hanno un loro tenore di vita troppo elevato rispetto ai salari offerti dalle officine. Di fatto gli europei sono adatti soltanto a mansioni qualificate, direttive o di controllo.

Nico de Klerk

THEECULTUUR IN WEST-JAVA [La coltivazione del tè nelle regioni occidentali di Giava / The Cultivation of Tea in West Java] (NL, 1912-1913/[1923])
regia/dir, photog: J.C. Lamster. prod: Koloniaal Instituut. copia/copy: 35mm, 186 m., 9′ (18 fps), b&w, imbibito/tinted; did./titles: NLD. fonte/source: Eye Filmmuseum, Amsterdam.

Ecco un esempio di film che nella versione iniziale fu considerato inadeguato. Anzitutto il regista era giunto sul posto in una fase del processo di coltivazione in cui la produzione dei semi era già terminata. Inoltre importanti dettagli, come i metodi di raccolta del tè, erano apparentemente difficili da filmare. E infine alcune fasi del processo produttivo erano state semplicemente ignorate. Di conseguenza furono inserite stampe e fotografie filmate a parte. Questo è l’unico film che rende il senso della grandezza di una piantagione di tè. Con il “sistema di coltivazione” basato sulla forza lavoro indigena coatta in uso negli anni Venti dell’Ottocento la coltivazione del tè otteneva scarsi risultati; il successo economico giunse solo dal 1870 in poi, quando tale sistema fu sostituito da quello delle piantagioni private.

Nico de Klerk

STRAFGEVANGENIS TE BATAVIA [Carcere a Batavia / Prison in Batavia] (NL, 1912-1913/1923)
regia/dir, photog: J.C. Lamster. prod: Koloniaal Instituut. copia/copy: 35mm, 130 m., 7′ (18 fps), b&w, imbibito/tinted; did./titles: NLD. fonte/source: Eye Filmmuseum, Amsterdam.

Come in molte altre istituzioni pubbliche, nelle carceri la segregazione era ampiamente praticata (solo per le detenute non si teneva conto dell’origine etnica, essendoci in tutta la colonia un’unica prigione femminile). Tradizionalmente la condanna comportava un periodo di lavori forzati, ma in questa prigione i prodotti fabbricati dai detenuti indigeni erano considerati corrispondenti alle loro capacità e competenze. Si suppone che le mansioni illustrate nel film di norma venissero svolte al coperto e che l’attrezzatura sia stata spostata all’esterno per permettere la realizzazione delle riprese: altrimenti la didascalia “Ai detenuti viene periodicamente concessa un’ora d’aria” non avrebbe senso.

Nico de Klerk

IMMIGRATIE IN DELI [Immigrazione a Deli / Immigration to Deli] (NL 1917)
regia/dir: L. Ph. de Bussy. prod: Koloniaal Instituut. copia/copy: 35mm, 443 m., 21′ (18 fps); did./titles: NLD. fonte/source: Eye Filmmuseum, Amsterdam.

Dalla fine degli anni Sessanta dell’Ottocento in poi lo sfruttamento economico delle cosiddette “regioni periferiche”, ossia le isole diverse da Giava e Madura, provocò uno straordinario sviluppo delle piantagioni sulla costa orientale di Sumatra. Le imprese prosperarono grazie a un sistema di vincolo della manodopera introdotto nel 1880 con il sostegno del governo, che si basava sull’immigrazione di coolie da Malesia, Cina e Giava. Questi lavoratori poco costosi e sacrificabili versavano in una condizione di sistematica servitù ed erano sotto il totale controllo delle imprese, che non si astenevano da crudeli punizioni corporali. Privo di effettivi poteri di esecuzione amministrativi e giuridici in queste regioni da poco accessibili, il governo coloniale non solo aveva implicitamente trasferito la responsabilità alle imprese, ma ne tollerava le prassi disumane in nome della prosperità economica. Nella consapevolezza delle crescenti critiche, i trattamenti cui erano sottoposte le persone nelle scene qui filmate erano evidentemente considerati accettabili per la vetrina cinematografica.

Nico de Klerk

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