SUI GRADINI DEL TRONO

SUI GRADINI DEL TRONO (De Strijd om een Troon) (On the Steps of the Throne) (IT 1912)
Regia di Ubaldo Maria Del Colle

“Silistria è un gran paese di risorse per la cinematografia!” proclamò Pier de Castello in La Vita Cinematografica (10.1914), commentando Il mistero di Silistria della Pasquali (1914). Mentre nei paesi anglosassoni il nome tipico dei fiabeschi reami balcanici era Ruritania, in Italia, in Francia e certamente anche in altri paesi si usava Silistria o Silistrie. Nella medesima rivista, in un numero precedente dello stesso mese (07.10.1914, in una recensione di Zirka), un altro critico la definì “la terra promessa degli eroi cinematografici … una specie di caserma nella quale risiede un re, un principe ereditario, dei grandi generali, capitani, ufficiali, pochi soldati, molte spie e qualche diplomatico … Da qualche anno è divenuta la sede di tutti i furti di documenti, di tutti i segreti di Stato … Quindi i drammi silistriani si seguono e si assomigliano; tutte le Case cinematografiche hanno raccontato parecchi dei fatti e fattacci che ivi succedono”.
Non si può dire con certezza se Sui gradini del trono della Pasquali sia il primo film italiano ambientato in Silistria, ma di sicuro fu uno dei più influenti. La trama riprende una serie di elementi da The Prisoner of Zenda, pubblicato a puntate dal dicembre 1904 al gennaio 1905 nella collana “Il romanzo mensile” del Corriere della Sera (ma non si può escludere che fosse già stato pubblicato a puntate in Italia prima di allora). La Silistria è governata dal reggente Backine, in attesa che il principe ereditario Wladimiro diventi maggiorenne: qui occorre un notevole sforzo di immaginazione, poiché Alberto Capozzi, che in questa edizione delle Giornate ammiriamo anche in Profanazione, sembra alquanto più anziano dei suoi 26 anni. Per mantenere il potere Backine architetta un matrimonio tra la propria figlia Alexandra e il principe, ma Wladimiro è innamorato della principessa Olga. Viene ordita una trama per spedirlo per un anno a Parigi, in compagnia di Cirillo Sobieksi, scagnozzo di Backine, nell’intento di corrompere la moralità del principe.
Mentre l’affascinante danzatrice Thaïs cerca di sedurre Wladimiro, Sobieski scopre che il ballerino spagnolo Chichito è un sosia del principe. Assieme a Thaïs, respinta da Wladimiro, Sobieski complotta per tendere un tranello all’erede al trono silistriano sostituendolo con Chichito, che giunto in Silistria si fingerà Wladimiro e sposerà Alexandra. La congiura fallisce allorché Olga comprende che qualcuno ha preso il posto del suo innamorato, e il fedele maestro di scherma del principe nota che sul braccio dell’uomo che afferma di essere il futuro re manca la cicatrice che contraddistingueva Wladimiro. Thaïs, attanagliata dal rimorso, aiuta il principe a fuggire poco prima dell’incoronazione e i complici della cospirazione vengono smascherati.
Sui gradini del trono fu scritto da Renzo Chiosso (1877-1949), sceneggiatore specializzato in storie silistriane, cui si devono i copioni di Il Romanzo di un Re (Ambrosio, 1914), ambientato in Alidara; La vita per il Re (Pasquali, 1914), che si svolge in Oritza (“ovviamente un piccolo Stato balcanico”, osservò The Thanet Advertiser, 17.04.1915); La Regina Mezurka (Pasquali, 1914) e Il re dei pezzenti (Eridiana, 1919), ambientati entrambi in Silistria (probabilmente egli partecipò anche a Zirka, vicenda silistriana prodotta dalla Pasquali, 1914). Forse tutto il tempo dedicato a immaginare reami mitici alimentò la sua fantasia, poiché in seguito egli divenne famoso come autore di romanzi di fantascienza.
Secondo i miei calcoli tra il 1912 e il 1924 in Italia furono realizzati almeno 65 film ambientati in fiabeschi regni balcanici: un numero notevole, sebbene l’elenco sia probabilmente ancora incompleto. Le ragioni di tanto interesse sono varie; in primo luogo c’è la figura della regina Elena, la principessa montenegrina che nel 1896 sposò il principe ereditario Vittorio Emanuele e fu amata regina d’Italia dal 1900 al 1946. Si potrebbe affermare che le origini della regina contribuirono in qualche misura a rendere meno esotici i Balcani in Italia, permettendo però, al tempo stesso, che un vago concetto di quella regione, ispirato a Anthony Hope e alla sua scuola, diventasse lo scenario locale preferito per il brivido di avventura e regalità spesso desiderato da un pubblico ghiotto di vicende siffatte.
Con il suo turbine di Doppelgänger, duelli tra spadaccini, botole, inganni e trappole, Sui gradini del trono attinge abbondantemente al genere Zenda, cosa che non sfuggì ai critici. Osserva The Kinematograph and Lantern Weekly (09.01.1913): “L’azione di ‘On the Steps of the Throne’ ricorda irresistibilmente un romanzo di Anthony Hope. Come nei suoi libri, la vicenda è ambientata in un piccolo principato europeo e la sostituzione del vero principe con un sosia fa da sfondo a una trama densa di mirabolanti colpi di scena.” Forse Chiosso fu influenzato anche da Den sorte Kansler della Nordisk, uscito in Italia con il titolo Il cancelliere nero nel settembre 1912, ossia pochi mesi prima di Sui gradini del trono; in effetti The Kinetradogram (08.01.1913) descrisse il film della Pasquali come “un esempio di quello che potremmo definire il genere ‘Cancelliere nero’ ”; considerando lo smodato impiego, da parte del costumista, di uniformi di foggia stravagante, sempre munite della czapka, il tipico copricapo in uso nella cavalleria, è difficile non pensare alla battuta nel romanzo di Sir William Magnay The Red Chancellor (da cui fu tratto Den sorte Kansler), in cui il narratore si sofferma sul “teatrale equipaggiamento” della cavalleria.
Uno dei critici di La Vita Cinematografica (15.01.1913) intuì con notevole preveggenza la funzione che questa prima ondata di avventure silistriane avrebbe assolto rispetto ai gusti del pubblico cinematografico: a suo parere Sui gradini del trono indicava una nuova direzione, “un orientamento che appagasse le odierne esigenze del pubblico, il quale oggi reclama soggetti di grande azione, e vuole essere incatenato dal succedersi di avvenimenti imprevisti, vivere di emozioni e di ansie, a costo di allontanarsi per un momento dalla visione reale delle cose”. Proprio come gli odierni film di supereroi, che riempiono le sale ma esasperano i critici, a un certo punto i soggetti silistriani vennero a noia a coloro che dovevano scriverne. Per Guido Landri (La Vita Cinematografica, 07.02.1915),  “pare proprio che la Casa ‘Pasquali’ altro non abbia fra le mani, in questi tempi, che la terra di Silistria… come soggiorno preferito. Non potrebbe decidersi a cambiare residenza?!”
È impossibile indicare con certezza la lunghezza originaria del film nella versione distribuita in Italia. Secondo Vittorio Martinelli sarebbe di 1.000 metri, ma si tratta di una stima approssimativa. La versione francese (intitolata Sur les marches du trône) era lunga 1.263 metri, e quella britannica 3.350 piedi; le notizie su quella statunitense oscillano fra i 3.000 e i 3.500 piedi.

Jay Weissberg

SUI GRADINI DEL TRONO (De Strijd om een Troon) (On the Steps of the Throne) (IT 1912)
regia/dir: Ubaldo Maria Del Colle.
scen: Renzo Chiosso.
cast: Alberto A. Capozzi (Wladimiro/Wladimir; Chichito), Maria Gandini (la principessa Olga), Giovanni Enrico Vidali (il reggente/the regent Backine), Giovanni Ciusa (Cirillo Sobieski/Sobiesky), Orlando Ricci, [Mario Guaita-Ausonia].
prod: Pasquali.
v.c./censor date: 16.11.1914.
uscita/rel: 12.1912.
copia/copy: 35mm, ?? m., 61′ (?? fps), imbibito/tinted; did./titles: NLD.
fonte/source: Eye Filmmuseum, Amsterdam.

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