THE PRISONER OF ZENDA

THE PRISONER OF ZENDA (US 1913)
Regia di Edwin S. Porter

Si deve a un giudice autorevole come Virginia Woolf l’osservazione che Anthony Hope “conosce il suo mestiere” (Times Literary Supplement, 20.09.1907); oggi va di moda svalutarne la cospicua produzione, ma è opportuno ricordare che egli conosceva veramente assai bene il suo mestiere e il suo pubblico. The Prisoner of Zenda, la cui prima edizione risale al 1894, è un lavoro relativamente precoce. Fu rapidamente tradotto in varie lingue, e generalmente apparve a puntate prima che in volume: in Francia, per esempio, uscì per la prima volta a puntate sul Journal des Débats Politiques et Littéraires con il titolo Le Prisonnier de Zenda, a partire dal 04.09.1895. Per una curiosa coincidenza, si tratta della stessa data in cui esordì il primo adattamento teatrale, firmato da Edward Rose e definito su The Critic (14.09.1895) “una delle più soddisfacenti versioni teatrali di un romanzo… mai realizzate”. L’impresario americano Daniel Frohman cercò in un primo momento di acquistare i diritti direttamente da Hope, ma apprese che l’autore aveva già firmato con Rose, il quale, tuttavia, accettò da Frohman un’offerta di 75 dollari per il passaggio dei diritti. Questo fu forse l’affare migliore di tutta la carriera di Frohman: il dramma ebbe un successo enorme e fu rappresentato in tournée negli Stati Uniti per decenni, in particolare con James K. Hackett nel ruolo del protagonista. Quest’ultimo interpretò anche l’adattamento teatrale di Rupert of Hentzau, il romanzo scritto da Hope nel 1898 come seguito della prima opera. In Gran Bretagna, dopo la prima londinese (07.01.1896), Zenda divenne una miniera d’oro per l’attore e impresario George Alexander, che si concesse la soddisfazione di avere per tre volte il nome in cartellone. La produzione tornò in repertorio nel 1900 con Rupert of Hentzau, e un’altra volta nel 1909; il dramma andò ripetutamente in tournée nelle province nel corso degli anni, riscuotendo sempre grande successo.
Quando Adolph Zukor e la Famous Players si misero alla ricerca di produzioni di prestigio, The Prisoner of Zenda fu una scelta ovvia: nel 1912 la storia si era ormai radicata nella cultura popolare, e la presenza di Frohman come direttore esecutivo della società, oltre alla somma di 5.000 dollari, convinsero Hackett ad apparire dinanzi alle macchine da presa. Edwin S. Porter iniziò le riprese nel dicembre 1912, in uno studio allestito presso il vecchio arsenale del nono reggimento sulla 26a Strada a Manhattan (allora sede del 69° reggimento); le scene in esterni furono girate a The Palisades, la tenuta di campagna dell’industriale Joseph Leiter sul Potomac (come riferì il Washington Times, 03.01.1913). Secondo articoli comparsi all’epoca sulla stampa la troupe si sarebbe spostata in Florida per il resto delle riprese in esterni (New York Times, 22.12.1912), ma nel materiale filmato sopravvissuto pochi sono gli indizi che potrebbero giustificare la spesa di un viaggio in Florida per girare alcune scene; del resto né Zukor né Frohman lo menzionano nelle loro memorie. Considerato il carattere iperbolico della pubblicità, informazioni tanto improbabili non sono sorprendenti: per il numero di scene girate, ad esempio, si citarono cifre – certamente esagerate – oscillanti fra 84 e 110. Secondo la rivista The Theatre (05.1913) ogni scena sarebbe stata provata da sette a venticinque volte, e nel corteo dell’incoronazione sarebbero state impiegate 300 comparse, ma in nessuna delle scene di massa sembra di poterne contare più di 40.
Gli autori del film pensavano senza dubbio che gli spettatori conoscessero la fonte; le didascalie introducono ciascuna scena, ma presuppongono alcune conoscenze preliminari. Stufo di passare la sua vita al club, Rudolf Rassendyll si reca da Londra in Ruritania per assistere all’incoronazione di un suo lontano parente, il dissoluto Rodolfo V. Il cugino del re, “Michele il nero”, ambisce al trono e concupisce la principessa Flavia, fidanzata di Rodolfo; ordisce pertanto un complotto per rapire il monarca. Il colonnello Sapt e Fritz von Tarlenheim, fedeli alla dinastia degli Elphberg, scoprono che Rassendyll è il perfetto sosia del re e convincono il leale inglese a fingersi il sovrano fino a quando quest’ultimo non riprenderà il suo legittimo ruolo.
Il film del 1913 non esprime un carattere specificamente balcanico, e benché lo stesso Hope non sia chiarissimo su questo punto e la lingua della Ruritania sia il tedesco, nell’immaginario del pubblico Zenda era inesorabilmente legato all’universo balcanico. La convincente analisi di quest’importantissimo aspetto proposta da Vesna Goldsworthy nel suo Inventing Ruritania (2013) è una lettura essenziale, e vale la pena di citare il collegamento geografico che ella traccia fra la Ruritania e il genere gotico: “Nonostante le ovvie differenze rispetto alle storie d’amore e d’avventura ruritane, il gotico balcanico presuppone per i propri scenari il medesimo mondo preindustriale e feudale. I racconti ruritani … di Hope dipendono dalla persistenza del principio monarchico, anche quando infiltrano nei circoli regali una variopinta schiera di sudditi britannici di origine non aristocratica”. Anche la presenza di Doppelgänger trova un’eco nella narrativa gotica, ma Hope e i romantici a lui affini utilizzano quest’espediente narrativo nel quadro di vicende romantiche e avventurose. L’elemento chiave dei racconti di Zenda, e di questo film, è la concezione di ciò che un gentiluomo inglese fa, e di ciò che non fa: egli non tradisce la fiducia altrui, e se mente – come fa con la principessa Flavia quando afferma di essere il re – mente soltanto perché comportarsi altrimenti sarebbe ignobile. La cavalleria, pur essendo un concetto antiquato, rimane una parte cruciale del DNA di un modernissimo gentiluomo inglese, soprattutto di fronte ai suoi “meno civilizzati” vicini. Lo stile di recitazione teatrale di Hackett (leggermente più controllato di quello di David Torrence) intende comunicare precisamente questi concetti: non c’è un fossato tanto pericoloso da indurre Rassendyll a venir meno ai suoi doveri, nei confronti non solo di Flavia e dei propri amici, ma anche dell’idea della superiorità britannica.
La mise-en-scène di Porter merita un’analisi più approfondita di quella possibile in questa sede, e sono in corso ricerche sulla partitura di Joseph Carl Breil; Charles Musser e James Quinn hanno però studiato l’importanza del film per la Famous Players e il ruolo di rilievo che ebbe allora nelle controversie relative alla distribuzione basata sugli “states rights”. L’attuale versione restaurata del George Eastman Museum non è completa: altri elementi sono infatti conservati presso la Library of Congress e si sa, per esempio, che il film si conclude nel club londinese dove Rassendyll è ritornato dopo le sue avventure. Secondo Variety (04.04.1913) una proiezione all’American Roof di New York sarebbe durata 85 minuti, il che sembra un po’ troppo.

Amy Sargeant, Jay Weissberg

THE PRISONER OF ZENDA (US 1913)
regia/dir: Edwin S. Porter.
scen: Hugh Ford, dal romanzo di/from the novel by Anthony Hope e sulla pièce di/and the play adaptation by Edward Rose (NY première 04.09.1895, Lyceum Theatre).
asst dir: Albert W. Hale.
scg/des: Richard Murphy.
mus: Joseph Carl Breil.
studio mgr: Albert A. Kaufman.
publicity: Ben P. Schulberg, Fred Jordan.
cast: James K. Hackett (Rudolf V/Rudolf Rassendyll), Beatrice Beckley (principessa/Princess Flavia), David Torrence (“Black Michael”, il duca di/Duke of Strelsau), Frazer Coulter (Colonel Sapt), C.R. Randall (Fritz Von Tarlenheim), Walter Hale (Rupert of Hentzau), Frank Shannon (Detchard), Minna Gale Haynes (Antoinette de Mauban), Charles Green (Johann), Tom Callahan (Josef), Sidney Barrington (Marshall Strakenez), Walter Claton (cancelliere/Chancellor), H.G. Hebert [Henry G. Herbert] (ministro/Minister), Wilmer Dame (secondo ministro/Second Minister), George Neville (Lorenz Teppich), William H. Cone (Franz Teppich), A. Rudolph, Frank Stone, H. Hammill (cospiratori/Black Michael’s conspirators), Frank Young (Lord Topham), John E. Trevor (Cardinal), Irving Williams (maggiordomo francese/French butler), [Evart Jansen Wendell, Frank E. Richards (comparse/extras)].
prod: Adolph Zukor, Daniel Frohman, Famous Players Film Co.
dist: States Rights.
uscita/rel: 18.02.1913 (Lyceum Theatre, New York).
copia/copy: DCP, 53′ (da/from 35mm, ?? ft., orig. l: 4,000 ft.); did./titles: ENG.
fonte/source: George Eastman Museum, Rochester, NY.

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