THE RUNAWAY PRINCESS

THE RUNAWAY PRINCESS (Priscillas Fahrt ins Glück) (GB/DE 1929)
Regia di Anthony Asquith

The Runaway Princess, che si ispira – più che esserne uno scrupoloso adattamento – al romanzo The Princess Priscilla’s Fortnight (1905) di Elizabeth von Arnim, è una sintesi da manuale di temi e personaggi ruritani animati da uno spirito da commedia. Nel libro Von Arnim descrive brevemente il granducato di Lothen-Kunitz che si trova “nel meridione d’Europa”: “quella ridente regione di pianure feconde, colline ammantate di foreste e ampi fiumi. È uno dei primi luoghi ove la Primavera sosta giungendo dall’Italia; e il benedetto Autunno, scendendo da settentrione caldo di sole e carico di frutti, al suo arrivo vi indugia lento e maturo, recando cieli sereni e giornate senza vento quando da tempo gli abitanti di Sassonia e Prussia hanno dovuto accendere la stufa e togliere la pelliccia dall’armadio”.
Un’effimera versione teatrale, probabilmente assai più fedele all’originale, fu rappresentata a New York nel 1909, con il titolo The Cottage in the Air, nell’adattamento di Edward Knoblauch (Knoblock; famoso soprattutto come drammaturgo per il suo Kismet). Il testo fu trasformato da Anthony Asquith per la sua coproduzione anglo-tedesca (1929) in cui Guglielmina Maria Alessandra Vittoria, principessa di Lothen-Kunitz, granduchessa di Gerstein (eccetera, eccetera), conosciuta dagli amici come Priscilla, celebra il ventunesimo compleanno circondata da cortigiani ossequiosi e servita da valletti abbigliati in uniformi ornate da piume e alamari. Ma Priscilla è stanca della vita lussuosa e indolente che trascina in un castello fiabesco. Quando i genitori la informano che è stato combinato il suo matrimonio con il principe ereditario di Savonia, ella decide di fuggire: “Non sposerei un principe per nulla al mondo.”
I membri delle famiglie reali ruritane vivono spesso nella speranza – di solito illusoria – di una vita normale (si veda per esempio l’adattamento di The Queen Was in the Parlour di Noël Coward firmato da Graham Cutts nel 1927). Sperando di poter viaggiare in incognito, stratagemma che si rivela essenziale anche in Three Weeks e Graustark, per spostarsi in treno attraverso il continente Priscilla indossa un velo e simula una malattia infettiva, mentre la stampa comunica che la principessa è “indisposta”. Il fascino esercitato dalle famiglie reali sui media rimane una costante nei decenni: in The Vagabond Queen di Géza von Bolváry (1929), interpretato da Betty Balfour e proiettato alle Giornate nel 2002, un numero di The Balkan Times segnala la scomparsa della principessa Zonia, futura “regina di Bolonia e di tutte le Bolonie”, “della casa reale dei Forseasburgo”, che, come Priscilla, fugge a Londra.
Abituata a ricevere un ricco assegno per il suo guardaroba, la principessa sembra inizialmente impreparata ad affrontare le sfide che la vita propone ai cittadini comuni, giacché le sono più familiari il caviale e lo champagne che le uova strapazzate. Esaurita la riserva di denaro contante, Priscilla annuncia l’intenzione di cercare lavoro e fa domanda per un posto da segretaria: “è gradita la conoscenza delle lingue straniere” avverte l’annuncio (l’ottima conoscenza di molte lingue è di solito una tipica caratteristica dei membri di famiglie reali: nell’adattamento cinematografico – realizzato nel 1921 – del lavoro teatrale di  Channing Pollock Such a Little Queen (1909) Anna Vittoria di Gzbfernigambia parla correntemente sette lingue tra cui, presumibilmente, lo gzbfernigambiano). Dopo uno sfortunato tentativo di intraprendere la carriera di modella, ostacolata dalla mancanza di referenze, Priscilla trova finalmente lavoro: deve consegnare cappelliere, cosa che dà modo di escogitare nuove situazioni comiche a spese della principessa.
Come The Queen Was in the Parlour di Cutts, The Runaway Princess fu una coproduzione internazionale, girata soprattutto a Berlino, anche se una parte della lavorazione avvenne, sembra, presso i nuovi studio della British Instructional a Welwyn nello Hertfordshire; i critici dell’epoca, inoltre, elogiarono l’utilizzo, da parte di Asquith, di popolari attrazioni turistiche londinesi (come la Torre di Londra, il Savoy, le luci di Piccadilly) per segnalare l’ambientazione del film. Benché molte fonti secondarie indichino Fritz Wendhausen come coregista, le riviste coeve di lingua tedesca gli attribuiscono invece la künstlerische Oberleitung (supervisione artistica). Per Wendhausen la Ruritania era un tema familiare: egli aveva infatti diretto Mady Christians in Eine Frau von Format (1928), interpretato anche da Diana Karenne, nota per le sue apparizioni negli adattamenti, realizzati nel 1916 e nel 1920, del romanzo di Anthony Hope Sophy of Kravonia (1906). Paul Cavanagh, che qui vediamo in uno dei suoi primi ruoli, fece ritorno a un mitico regno balcanico nell’era del sonoro, interpretando il principe Keri di Zalgar nell’adattamento di The Queen Was in the Parlour intitolato Tonight Is Ours (1933).

Amy Sargeant

THE RUNAWAY PRINCESS (Priscillas Fahrt ins Glück) (GB/DE 1929)
regia/dir: Anthony Asquith.
scen: Anthony Asquith, dal romanzo di/from the novel by Elizabeth von Arnim, The Princess Priscilla’s Fortnight (1905).
artistic supv: Fritz Wendhausen.
photog: Arpad Viragh, Henry Harris.
scg/des: Ian Campbell-Gray, Hermann Warm.
asst dir: Victor A. Peers.
cast: Mady Christians (principessa/Princess Priscilla), Paul Cavanagh (il corteggiatore/the Suitor), Norah Baring (il falsario/the Forger), Claude H. Beerbohm (the Detective), Fred Rains (Fritzing), Lewis Dayton (Granduca/the Grand Duke), Eveline Chipman (contessa/Countess Distahl), Anne Gray (Anneliese), Ronald Curtis (Jones), Ella Atherton (Mary), Randolph Thompson (il truffatore/the Crook).
prod: H. Bruce Woolfe, British Instructional Films (Welwyn) / Länder-Film (Berlin).
dist: Jury Metro-Goldwyn (GB), Terra-Filmverleih (DE).
riprese/filmed: 1928 (studios: Terra, Berlin; Welwyn, GB).
v.c./censor date: 29.12.1928 (DE).
trade show: 15.03.1929 (GB).
uscita/rel: 08.1929 (London).
copia/copy: 35mm, 7,054 ft., 86′ (22 fps); did./titles: ENG.
fonte/source: BFI National Archive, London.

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