THREE WEEKS

THREE WEEKS (GB: The Romance of a Queen) (US 1924)
Regia di Alan Crosland

The Prisoner of Zenda fece sensazione dal punto di vista letterario, ma Three Weeks destò scandalo. Al romanzo di Elinor Glyn arrise una notorietà istantanea che si tradusse in milioni di copie vendute (e parliamo soltanto delle edizioni in lingua inglese). I critici conservatori lo bollarono come osceno, eppure tutti lo leggevano, soprattutto nelle classi sociali medie e più elevate; persino l’anarchica Emma Goldman, che esaltò il tono aperto e sincero con cui il romanzo descriveva il desiderio sessuale femminile, e lo definì “magnifico” (St. Louis Post-Dispatch, 1° novembre 1908). Anche il successo internazionale giunse rapidamente: la prima edizione italiana (nella traduzione di Adelaide Viarengo), apparve nel 1909, e quelle in altre lingue furono ancor più precoci. Come mai tanto clamore? Perché Glyn, nella sua prosa magniloquente, aveva osato narrare la storia di una donna vittima di un matrimonio infelice, la regina di un paese balcanico chiamata soltanto “la Signora”, che cerca e consuma una relazione con un inglese più giovane di lei. Three Weeks non fu il primo romanzo a introdurre il sesso in Ruritania, ma sicuramente segnò uno spartiacque tra gli autori che utilizzavano il tema come spunto per spericolate avventure di cappa e spada o per fantasie geopolitiche, e quelli che ne spremevano appassionate storie d’amore.
Glyn riallacciava la genesi del romanzo al suo stesso infelice matrimonio, oltre che all’assassinio (perpetrato nel 1903) del re Alessandro I Obrenović e della regina Draga di Serbia: una miscela di mancato appagamento sessuale e di brutalità balcanica. Ella approfondì il tema della nazionalità slava della sua regina: “Questa razza possiede, più di ogni altra, passione, intensità e capacità di deduzione psicologica” (Grand Magazine, marzo 1920). Pochi mesi dopo l’uscita del romanzo, Glyn stava già pensando a un adattamento teatrale interpretato da Alla Nazimova nel ruolo della sensuale regina e da John Barrymore in quello dell’inglese Paul Verdayne (New York Times, 15 dicembre 1907; Glyn affermò peraltro che l’idea era stata di Nazimova). Nel febbraio del 1908 James K. Hackett, famoso per The Prisoner of Zenda, acquistò i diritti mentre Glyn era in tournée negli Stati Uniti, e sulla stampa apparve la notizia che il dramma, prodotto da Hackett che stava collaborando anche all’adattamento, avrebbe esordito a St. Louis in settembre; egli abbandonò tuttavia l’impresa quando la scrittrice si rifiutò di tagliare alcune scene con allusioni sessuali (New York Times, 22 agosto 1908). Poco prima la stessa Glyn aveva interpretato la regina in una rappresentazione unica a inviti svoltasi il 23 luglio all’Adelphi Theatre di Londra, dinanzi a un pubblico formato dalla crema dell’alta società (The Queen, 1° agosto 1908).
Le parodie furono immediate, a cominciare da Too Weak di Ellova Gryn (pseudonimo di Montague Charles Eliot, ottavo conte di St. Germans), 1907, e il vaudeville trovò abbondante materiale per la propria satira. Possiamo farci un’idea della platea di lettori del romanzo grazie a un articolo di Variety (22 agosto 1908), secondo il quale Tom Miner aveva interrotto le rappresentazioni del burlesque da lui dedicato (invero con scarso successo) a Three Weeks per ampliarlo e adattarlo al pubblico leggermente più sofisticato del vaudeville: “le scene en travesti erano sprecate per gli spettatori del burlesque, che non capivano assolutamente a cosa si riferissero”. Nello stesso mese D.W. Griffith filmò la futura sposina di Balked at the Altar mentre legge eccitata il romanzo. Nei teatri di Londra andarono in scena due versioni: una variazione assai lievemente modificata di G. Carlton Wallace intitolata The Apple of Eden (che esordì il 17 aprile 1912) e l’adattamento autorizzato di Roy Horniman Three Weeks (prima rappresentazione 12 luglio 1917). Il romanzo di Glyn ebbe anche due anonimi (e sciagurati) sequel letterari, One Day (1909; girato da Hal Clarendon nel 1916), e High Noon (1910); la copia conservata presso l’Università della California a Berkeley, donata dalla Hearst Corporation, contiene la furibonda annotazione di Glyn “Questo libro non l’ho scritto io”.
Il film che proiettiamo è uno dei più discussi ma meno rappresentati lungometraggi dell’epoca (gli hanno dedicato eccellenti analisi Vincent L. Barnett, Alexis Weedon, Annette Kuhn e Laura Horak). Si tratta del terzo adattamento cinematografico, dopo il film statunitense del 1914 diretto da Perry Vekroff per la Reliable Feature Film Corporation (conservato alla Library of Congress) e la versione ungherese di Márton Garas Három hét (proiettata alle Giornate nel 2005). Il vicepresidente della Goldwyn Abraham Lehr si batté duramente per ottenere i diritti, promettendo a Glyn un notevole controllo creativo, anche sul copione e sul cast: ne scaturirono forti tensioni con il regista Alan Crosland, ma anche con altri membri del cast e della troupe. Le scene di riempimento ambientate in Sardalia (paese natale della regina) sono probabilmente un’invenzione di Carey Wilson, cui è attribuita la continuità, ma forse vi contribuì anche June Mathis, indicata come “editorial director”. Queste sequenze, gremite di orde di contadini in rivolta che si dirigono minacciose verso il palazzo in cui il dissoluto monarca si abbandona a orge alcoliche, fissano l’ambientazione in un territorio pseudobalcanico, anche grazie alle uniformi degli ufficiali e delle guardie. Nessuna di queste scene figura nel romanzo, benché il film del 1914 aggiunga un antefatto, da cui apprendiamo che Paul è il figlio dell’assassinato re di Veseria, portato clandestinamente in Inghilterra in tenera età (questo particolare sottotema è presente in molte storie ruritane: quest’anno lo troviamo in Hans Kungl. Höghet shinglar).
La versione di Alan Crosland riprende subito dopo i temi propri di Elinor Glyn, allorché Paul arriva in Svizzera ed è ammaliato dalla Signora. A giudizio dei critici dell’epoca fra i due protagonisti Aileen Pringle e Conrad Nagel la scintilla dell’attrazione reciproca era assai flebile (e a onor del vero Pringle detestava il suo partner), ma questo punto debole è compensato da molti altri fattori, non ultimo la torrida atmosfera di passione, intrisa di tutto ciò che non si poteva esprimere in una produzione hollywoodiana del 1924. La splendida fotografia di John J. Mescall fu assai elogiata, e le eccezionali scenografie di Cedric Gibbons – concepite come evocazioni minimaliste dei luoghi cosparsi di rose e pelli di tigre in cui si svolgono i segreti incontri dei due amanti – destarono un’ammirazione tale che una galleria d’arte di Los Angeles ne espose i disegni (Motion Picture News, 9 febbraio 1924). Benché il film non sia del tutto all’altezza della scandalosa reputazione della sua fonte, i guardiani della moralità ne furono oltraggiati: il quotidiano francese Le Radical (28 novembre 1924) segnalò che il Ku Klux Klan si era organizzato contro la proiezione a Hattiesburg, in Mississippi, costringendo il personale del cinema ad armarsi. Altrove il film fu vietato, e in Gran Bretagna il titolo stesso fu considerato così problematico che si decise di cambiarlo in The Romance of a Queen. In Italia il film non fu mai distribuito.

Amy Sargeant, Jay Weissberg

La ricostruzione La ricostruzione L’unica copia conosciuta di Three Weeks si trova al Gosfilmofond di Mosca; consta di un elemento praticamente completo, ancorché privo dei credits iniziali. I cartelli di inizio e fine parte sopravvissuti riportano il titolo dell’edizione inglese del film, The Romance of a Queen; le didascalie flash sono in inglese, tranne otto in tedesco. Nel 2020 la Cineteca del Friuli ha proposto al Gosfilmofond di ricostruire digitalmente il film utilizzando la sceneggiatura originale appartenente alla collezione M-G-M della Doheny Library, University of Southern California. Nell’estate del 2021 la Cineteca ha ricevuto dal Gosfilmofond i file DPX 4K del film. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina non ci sono stati più contatti con Mosca.
La Cineteca ha ricostruito i cartelli iniziali basandosi sulle produzioni Goldwyn dell’epoca e ha ricreato le didascalie e gli inserti mancanti in maniera chiaramente identificabile.

THREE WEEKS (GB: The Romance of a Queen) (US 1924)
regia/dir: Alan Crosland.
scen: Elinor Glyn.
cont: Carey Wilson.
mont/ed: June Mathis (“editorial director”).
photog: John J. Mescall.
scg/des: Cedric Gibbons.
cost: Sophie Wachner.
asst dir: Lynn Shores.
cast: Aileen Pringle (la regina/The Queen), Conrad Nagel (Paul Verdayne), John Sainpolis (re/King Constantine II), Stuart Holmes (Petrovich), Mitchell Lewis (Vasilli), Robert Cain (Verchoff), Nigel De Brulier (Dmitry), Dale Fuller (Anna), Claire De Lorez (Mitze), William Haines (curato/Curate), H. Reeves-Smith (Sir Charles Verdayne), Helen Dunbar (Lady Henrietta), Charles Green (Tompson), Joan Standing (Isabella), Alan Crosland, Jr. (the young King of Sardalia), George Tustain (capitano delle guardie/Captain of the Guards), Dane Rudhyar (granduca/Grand Duke Peter).
prod: Abraham Lehr, Goldwyn Pictures Corporation.
dist: Goldwyn-Cosmopolitan.
uscita/rel: 10.02.1924.
copia/copy: DCP, 103′ (da/from DPX, da/from 35mm pos. con/with flash titles ENG; orig. l: 7,468 / 7,540 ft.); did./titles: ENG.
fonte/source: La Cineteca del Friuli, Gemona (da una copia digitale fornita dal Gosfilmofond Made from digital material supplied by Gosfilmofond, 2021).

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