TIKHI DON (The Quiet Don / [And] Quiet Flows the Don) [Il placido Don] (USSR 1930-1931)
Regia di Olga Preobrazhenskaya, Ivan Pravov
Tichij Don fu il primo adattamento cinematografico di uno dei romanzi russi più famosi (più precisamente della sua prima metà, l’unica parte scritta all’epoca). Negli anni Sessanta il libro riceverà poi il Premio Nobel.
Grigorij Melechov, discendente di una famiglia cosacca, vorrebbe sposare Aksin’ja. Tuttavia, lei è già sposata con Stepan e il padre di Grigorij obbliga suo figlio a sposare Natal’ja. Scoppia la prima guerra mondiale e, sul fronte di battaglia, Grigorij comprende l’ingiusta situazione, dal momento che i contadini e i cosacchi sono stati mobilitati solo per proteggere le proprietà dei ricchi. Tuttavia, lo sgomento personale ed esistenziale di Grigorij sta inesorabilmente andando verso una svolta inaspettata grazie agli imminenti eventi storici.
Nel film, per la prima volta al cinema, fu scoperto il mondo dei contadini russi che vivevano nella natura. Come avevano già fatto in precedenza nel loro film Baby ryazanskie (Le donne di Ryazan) del 1927, la trama della versione di Preobraženskaja e Pravov del libro di Šolochov era immersa in uno stile di vita reale documentato, spinta fino alla rappresentazione di elementi fisiologici. Le comparse locali lo riproducono con entusiasmo davanti alla macchina da presa. Già prima dei film di Dovzhenko, per la prima volta nel cinema sovietico il paesaggio qui passa dall’essere sfondo della narrazione all’essere un personaggio attivo. Il mondo patriarcale è qui portato al limite degli sconvolgimenti storici che lo hanno distrutto, le passioni umane non adattandosi a una vita misurata intessuta nel ciclo della natura. Inoltre, Ol’ga Preobraženskaja, che aveva frequentato la scuola di Stanislavsky e poi di Meyerhold nel suo passato teatrale, aveva una predisposizione per l’organica psicologica e l’affidabilità dell’attore. Nei loro film, fu scoperta un’intera galassia di nuove star cinematografiche di talento che brillò per la prima volta. Baby ryazanskie e Tichij Don furono certamente film innovativi che ottennero un grande successo nazionale e mondiale.
La produzione di Tichij Don fu concepita nel 1929 quando alcune case di produzione straniere iniziarono a chiedere con insistenza di collaborare con lo stesso regista e lo stesso cast di Baby ryazanskie (che era stato distribuito con successo in Europa con il titolo Il villaggio del peccato).
Un accordo fu raggiunto con la casa di distribuzione tedesca Derussa. Condizione indispensabile era la partecipazione al film di Emma Cesarskaja, la protagonista di Baby ryazanskie e l’attrice più importante scoperta da Preobraženskaja e Pravov. Michail Šolochov, alla vigilia di un lungo viaggio di lavoro in Germania, prontamente approvò questa scelta, così come l’altro protagonista, il giovane attore di teatro Andrej Abrikosov, futura star non solo di Preobraženskaja e dei successivi film di Pravov, ma anche delle opere di Sergej Eisenstein e Ivan Pyryev. L’autore del romanzo raccomandò anche il luogo delle riprese, la fattoria cosacca Dichensk (Dichenskyy) sulle rive di un affluente del Don, il fiume Seversky Donets. Gli abitanti della fattoria aderirono con entusiasmo alla lavorazione sia come interpreti che come consulenti locali.
Tuttavia, già prima del completamento dell’opera nel 1930, la situazione politica nel paese si era drammaticamente ribaltata. La collaborazione con la società straniera dovette essere rifiutata. I vertici si concentravano ora su titoli di agitazione e propaganda. Questa storia di passione si rivelò essere chiaramente fuori tempo massimo. “La forza trainante degli episodi decisivi e principali del film sono i motivi fisiologici, che non raggiungono in alcun modo il livello di generalizzazione sociale. Laddove lo spettatore cerca di fare tali generalizzazioni, egli inevitabilmente arriverà alla conclusione che esse non sono in alcun modo in armonia con l’ideologia del proletariato”, scrisse la rivista Proletarskoye kino. Il verdetto era categorico: “Ogni film sovietico deve mobilitarsi per la costruzione del presente o incitare all’odio per il passato. Il film non fa né l’una né l’altra cosa”.
Alle proiezioni in anteprima per gli operai, all’epoca ampiamente organizzate, il pubblico accolse con entusiasmo il film, letteralmente fischiando e cacciando dal palco i rappresentanti dell’ARRK (Associazione dei lavoratori della cinematografia rivoluzionaria), sostenitori del punto di vista ufficiale. Ma gli ideologi ufficiali ebbero l’ultima parola. Preobraženskaja e Pravov furono alla fine espulsi dall’Associazione “per subordinazione al pubblico piccolo-borghese”. Solo l’intervento di Šolochov, tornato dalla Germania, rese possibile la distribuzione del film dopo un divieto di sei mesi.
Tuttavia, il film fu venduto all’estero subito dopo il completamento e fu persino aggiunto il suono in Francia. Questa versione sonora uscì anche sugli schermi sovietici nel 1933.
Venezia 1932 In occasione della prima Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ci fu una notevole curiosità per la cinematografia russa sia da parte del pubblico che da parte della critica, pur essendo solo due i film inviati dall’Unione Sovietica.
Presentato nel corso della dodicesima serata, mercoledì 17, la ricostruzione storica di quale versione di Tichij Don sia stata effettivamente proiettata nel 1932 è forse la più intrigante tra i titoli che compongono il presente programma.
Poco dopo la fine della manifestazione, Eugenio Giovannetti scrisse sulla testata Pegaso: rassegna di lettere e arti che “anche in questa pellicola [come anche nell’altro film russo, Putëvka v žizn (Il cammino verso la vita)] la parola interviene poco e quasi sempre con valore corale. Era qui, direi, la più alta lezione che ci venisse dalle due opere russe: parola discreta, quasi simbolica, e musica panteistica, uscente, attraverso cose ed animali, dal gorgo dell’azione. Il sonoro-parlante, ch’è per tutti gli altri popoli una barriera fra il cinema e l’arte, è pei russi vita sinfoniale delle cose. Il cinema russo è l’unico che si sia arricchito col suono e con la parola e che abbia trovato la essenziale musica cinematografica”.
A parte il continuo confronto con Putëvka v žizn, che caratterizza praticamente tutte le recensioni contemporanee di Tichij Don e dalle quali quest’ultimo titolo sembra uscire perennemente sconfitto (Putëvka v žizn fu peraltro il vero “vincitore” di questa intera prima manifestazione), tali parole sembrano intendere che anche Tichij Don fosse stato proiettato in una versione, pur se limitatamente, sonora o sonorizzata.
Tuttavia, oltre al fatto che la versione sonorizzata di Tichij Don fu distribuita solo a partire dal 14 settembre 1933, quindi un anno dopo, nello stesso contributo di Giovannetti così come in altri articoli più vicini temporalmente alla proiezione (si veda ad esempio, Il Gazzettino, 18 agosto 1932) si afferma chiaramente che la copia pervenuta a Venezia era malconcia ed aveva didascalie flash o del tutto rimosse, al posto delle quali restavano spesso abbaglianti e fastidiosi spazi bianchi.
Forse il termine “parola”, nell’uso che ne fa Giovannetti deve essere inteso come “dialogo” (non importa se in forma sonora o scritta) e allora in questo caso fu proiettata semplicemente la versione muta; o forse, e questa è un’ipotesi suggestiva, all’epoca la copia inviata da Mosca era stata messa insieme alla ben e meglio con l’inserimento, su una copia muta, di sporadici effetti sonori e musicali. Ma, se così fosse, di questa copia non è sopravvissuta nessuna traccia né documentazione.
La copia Tichij Don viene presentato grazie a una rarissima copia vintage proveniente dalle collezioni dell’EYE Filmmuseum di Amsterdam. Si tratta della versione muta del film, conservata presso la sede di Amsterdam della compagnia Sovexport per le proiezioni nei Paesi Bassi. La copia presenta immagine full-frame e didascalie in russo con sottotitoli in olandese impressi e fu donata all’archivio nel 1967.
Yevgeni Margolit, Federico Striuli
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TIKHI DON (The Quiet Don / [And] Quiet Flows the Don) [Il placido Don] (USSR 1930-1931)
regia/dir, scen: Olga Preobrazhenskaya, Ivan Pravov, dal romanzo di/from the novel by Mikhail Sholokhov.
photog: Dmitri Feldman, Boris Epstein.
scg/des: Dimitri Kolupaev.
asst dir: Nikolai Borovishki, Boris Epstein.
cons: Mikhail Sholokhov.
cast: Nikolai Podgorny (Pantelei Melekhov), Andrei Abrikosov (Grigori Melekhov, figlio di Pantelei/Pantelei’s son), Aleksandr Gromov (Piotr Melekhov, figlio di Pantelei/Pantelei’s son), Emma Tsesarskaya (Aksinia), Raisa Puzhnaia (Natalia Korshunova), Georgi Kovrov (Stepan Astakhov), Yelena Maximova (Daria, moglie di Piotr/Piotr’s wife), Sergei Kurakovsky (Yevgeni Listnitski, il figlio del Generale/the General’s son), Ivan Bykov (Garandzha), Galli Slavatinskaia (la donna turca/the Turkish lady), Vasili Kovrigin (Prokofi Melekhov), E. Safonova (Ilyinichna), Sofia Levitina (madre di Natalia/Natalia’s mother), Antonin Pankrysev (membro della famiglia imperiale/member of the Imperial family), Leonid Yurenev (gendarme/police officer).
prod: Soyuzkino (Moscow), 1930.
uscita/rel: 14.05.1931 [orig. l: 2388 m.].
copia/copy: 35mm, 2602 m., 114′ (20 fps); did./titles: RUS, subt. NLD.
fonte/source: Eye Filmmuseum, Amsterdam.