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A PORDENONE IL FILM DI LOUIS FEUILLADE VENDEMIAIRE, ALLEGORIA DEL VINO COME FONTE DI VITA

LE DOLOMITI NEL FILM DI ARNOLD FANCK LA MONTAGNA DEL DESTINO

L’ARTE DEI COSTUMI NEL CINEMA MUTO: LA CONFERENZA DI BETH WERLING, INTRODOTTA DA DEBORAH NADOOLMAN LANDIS, SUGLI ABITI DI SCENA DI MARY PICKFORD

 

Oggi (giovedì 12 ottobre) è la giornata di Louis Feuillade, con un titolo quasi dimenticato della sua sterminata produzione ventennale di oltre 800 tra corti e mediometraggi (di cui due terzi oggi perduti): Vendemiaire (FR 1919), in programma al Teatro Verdi alle 14.30. Feuillade fu l’inventore del feuilleton e del serial cinematografico con Fantômas e Les Vampires che ebbero un fenomenale successo e l’incondizionato favore dei surrealisti. Vendemiaire rappresenta una parentesi rispetto alla produzione dei serial ed è per il regista una sorta di ritorno a casa in quella regione vinicola della Linguadoca che aveva lasciato alla morte dei genitori, produttori di vino, per andare a vivere a Parigi. La storia del film si svolge nella fase finale della prima guerra mondiale con protagonista un ufficiale diventato cieco in seguito a una ferita di guerra che accoglie nella sua tenuta altri rifugiati in cambio di un aiuto per la vendemmia. Vendemiaire è un’evidente allegoria del vino come fonte di vita ma rimanda a un periodo di privazioni e lutti ancora troppo vicino perché la gente avesse la voglia di vedere una storia ambientata in quei tempi di guerra. Il film fu quindi un clamoroso fiasco e finì nel dimenticatoio: rivederlo oggi significa ridargli il giusto valore che fa di Vendemiaire il più bel film sulla viticoltura, di precisione quasi etnografica, e un grande poema bucolico.

Dalla campagna francese alle montagne delle Dolomiti con il film delle 9.45, Der Berg des Schicksals (La montagna del destino, DE 1924) di Arnold Fanck, appassionato di sci e alpinismo con la passione della fotografia, qui al suo debutto nel lungometraggio di fiction. Fanck si occupò di tutto, produzione, regia, sceneggiatura, montaggio, e per le parti principali reclutò il campione olimpico di sci Hannes Schneider e l’alpinista professionista Luis Trenker che diventerà a sua volta celebre regista di film di montagna. Il restauro del film si è basato sulle due ultime copie esistenti in Germania: una era appartenuta al Gosfilmofond di Mosca e l’altra faceva parte della collezione di Leni Riefenstahl.

Grande spazio alla comicità con le strane coppie del programma di oggi sullo slapstick (ore 11.30), in cui spiccano i danesi Pat e Patachon, che alla fine degli anni ’20 erano il duo comico più popolare in Europa. Højt Paa en kvist (Su una soffitta, DK 1929) è la venticinquesima collaborazione della coppia con il regista Lau Lauritzen e sotto l’egida della Palladium Film. Il titolo fa riferimento all’ambientazione in una soffitta che consente acrobazie da slapstick sui tetti.

Il programma della serata (ore 21) prevede la replica di Poker Faces (US 1926) di Harry Pollard, già presentato con grande successo a Sacile nella pre-apertura delle Giornate. Il film sarà anticipato da un omaggio a Max Linder con alcune riprese ambientate nel circo e una clip di un minuto dal set viennese del suo ultimo film Max, der Zirkuskönig (Il re del circo) e dal cortometraggio della sezione sulla Ruritania A Truthful Liar (US 1924) prodotto da Hal Roach con la regia di Hampton Del Ruth. Protagonista è il divo del vaudeville Will Rogers nei panni di un americano che con la sua semplicità e ingenua rozzezza conquista alla fine i più raffinati europei.

Ricordiamo infine che alle 17.30 al Teatro Verdi avrà luogo la conferenza di Beth Werling, storica e curatrice di mostre, dal titolo “Mary Pickford in 26 costumes and 5 golden curls” [Mary Pickford in 26 abiti di scena e 5 riccioli d’oro]. A introdurla Deborah Nadoolman Landis, ideatrice di questa iniziativa giunta al secondo anno che intende mettere in risalto il ruolo fondamentale dei costumi nel cinema.

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