DIVE MA NON SOLO: L’ATTRICE E PRODUTTRICE ELLEN RICHTER, LE GRANDI SCENEGGIATRICI AMERICANE E LE ANARCHICHE “NASTY WOMEN”.
SI INAUGURA CON IL CAPOLAVORO DI LUBITSCH IL VENTAGLIO DI LADY WINDERMERE, DALL’OMONIMA COMMEDIA TEATRALE DI OSCAR WILDE.
IN CHIUSURA LA PRIMA MONDIALE DELLA PARTITURA PER ORCHESTRA DI GÜNTER BUCHWALD PER LO SPETTACOLARE CASANOVA DI VOLKOFF, CON IVAN MOSJOUKINE.
CON L’ULTIMO FILM DI MAX LINDER RESTAURATO DALLA LOBSTER FILMS DI PARIGI
IL FESTIVAL RENDE OMAGGIO AL PROTAGONISTA DELLA PRIMA EDIZIONE
Le Giornate del Cinema Muto celebrano la 40a edizione tornando in presenza e con una selezione di film e altri appuntamenti anche online. Il festival si svolgerà al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone, dal 2 al 9 ottobre 2021, preceduto da un evento speciale di pre-apertura la sera di venerdì 1° ottobre e con la replica dell’evento orchestrale di chiusura il pomeriggio di domenica 10 ottobre. Per la programmazione online, che lo scorso anno con la 39a “Limited Edition” ha riscosso un enorme successo, ci si affiderà nuovamente alla professionalità del partner MyMovies.
A causa dei limiti imposti dalla pandemia – purtroppo non ancora vinta – soprattutto negli spostamenti internazionali, e delle necessarie norme anti-contagio, non sarà, non potrà essere neanche quest’anno un’edizione come le altre. Ma per il festival, per la città e per il pubblico è importante ripartire e si ripartirà con un programma di riscoperte, nuovi splendidi restauri e grandi eventi.
Con il programma in presenza e online il festival raddoppia e se il numero di film, suddivisi a Teatro in quattro sessioni di proiezioni giornaliere, sarà inferiore al solito, la proposta resta ricca e la prospettiva molto ampia. Come rimarca il direttore Jay Weissberg “anche quest’anno attraverseremo il mondo: assisteremo al funerale dell’ultimo imperatore di Corea e voleremo in India con Ellen Richter, stella della cultura di Weimar. Cecil B. DeMille ci trasporterà magicamente dal Texas al Siam, e l’atleta olimpico Snowy Baker mostrerà la sua abilità e il suo bel fisico nell’entroterra australiano. Vedremo Marlene Dietrich e Myrna Loy come non le abbiamo mai immaginate, e Douglas Fairbanks come lo immaginiamo sempre, mentre si lancia gioiosamente per aria per salvare la donna che ama. Avremo la rara possibilità di vedere la diva, troppo trascurata, Soava Gallone in uno dei suoi grandi ruoli, e vivremo gli orrori della guerra con i soldati italiani sul fronte del Piave. Questo è quello che proponiamo, perché il cinema è più di un diversivo, più di un hobby. È un modo per aprirsi al mondo, per capire da dove veniamo, e per sapere meglio dove stiamo andando.”
Il cinema come apertura a una maggiore consapevolezza trova certamente riscontro in un programma che, come già in passato, mette in risalto il ruolo delle donne nella storia del cinema, davanti e dietro la macchina da presa.
Di assoluta riscoperta è la sezione principale del programma 2021, dedicata all’attrice e produttrice Ellen Richter, star del cinema di Weimar dalla forte personalità, all’epoca popolarissima in molti Paesi, inclusa l’Italia, ma il cui nome è stato poi dimenticato insieme agli oltre 70 lungometraggi (la metà prodotti da lei stessa) di cui è stata versatile protagonista, quasi sempre con la regia del marito Willi Wolff. Solo grazie alle ricerche degli studiosi Oliver Hanley e Philipp Stiasny diversi titoli sono riemersi negli archivi di Germania, Russia, Paesi Bassi e Francia. Fra questi, Lola Montez, die Tänzerin des Königs (Lola Montez, la danzatrice del re), del 1922, in cui Richter interpreta l’accattivante cortigiana; Die Frau mit den Millionen (La signora dei milioni) del 1923, un film d’avventura orientalista in tre parti scoperto al Gosfilmofond di Mosca; e la deliziosa commedia Moral [Moralità (1928), in cui la star di una compagnia di rivista si diverte a smascherare l’ipocrisia del perbenismo provinciale. La retrospettiva include anche Der Juxbaron [Il barone immaginario (1927), affascinante commedia degli errori, prodotta ma non interpretata da Ellen Richter e che ci permette invece di apprezzare l’avvio di carriera della futura diva Marlene Dietrich, qui nel suo primo significativo ruolo di contorno accanto al protagonista Reinhold Schünzel.
Un’altra corposa retrospettiva è dedicata alle sceneggiatrici americane, dominatrici assolute nel campo e capaci di esprimere il proprio talento in ogni genere cinematografico. Si celebrano alcune personalità all’epoca molto note come Agnes Christine Johnston e Anita Loos. Autrice del romanzo Gentlemen Prefer Blondes (I signori preferiscono le bionde), da cui il film di Howard Hawks con Marilyn Monroe e Jane Russell, Loos era già famosa negli anni Dieci e Venti e il suo nome era legato a tanti film successo con star come Douglas Fairbanks e Constance Talmadge, due dei quali, American Aristocracy e A Temperamental Wife, si vedranno a Pordenone. Il talento immaginifico di Sada Cowan e Beulah Marie Dix si espresse, fra gli altri, nel film di Cecil B. DeMille Fool’s Paradise (Paradiso folle, 1921), che pure fa parte del programma, così come Galoppo di gloria (Kentucky Pride, 1925) diretto da John Ford. A scrivere quest’ultimo fu Dorothy Yost, più tardi sceneggiatrice di tanti film di Fred Astaire e Ginger Rogers. Uno dei motivi di interesse del film, ambientato nel mondo dell’equitazione, è che adotta il punto di vista dei cavalli e il cast animale include alcuni dei più famosi cavalli da corsa dell’epoca, in particolare Man o’ War, la cui fama e le cui vittorie gli hanno guadagnato, nel 1999, il titolo di più grande cavallo da corsa del XX secolo.
Ancora donne protagoniste nella nuova rassegna, la terza dopo quelle del 2017 e del 2019, di Nasty Women, le comiche ostili alle convenzioni e ai ruoli di genere, capaci di rivoluzionare il modo in cui si guarda alle origini della commedia cinematografica e ormai amatissime dal pubblico delle Giornate. Sempre a cura di Maggie Hennefeld e Laura Horak, la nuova serie comprende soprattutto cortometraggi francesi e americani girati fra il 1899 e il 1914, cui si aggiunge il lungometraggio Phil-for-Short, con Evelyn Greeley nei panni di una maschietta che si rifiuta di conformarsi alle aspettative degli uomini che la circondano. A scrivere questa deliziosa commedia fu Clara Beranger, presente anche nella sezione dedicata alle sceneggiatrici americane con Miss Lulu Bett.
La magia delle Giornate del Cinema Muto è nella fusione perfetta fra le immagini del passato e la musica dal vivo che rende unica ogni proiezione, e accanto alle performance dei pianisti del festival non mancano mai eventi speciali con ensemble e con l’orchestra.
Nella serata di pre-apertura, venerdì 1° ottobre al Teatro Zancanaro di Sacile sarà proiettato, in occasione del settecentenario dantesco, Maciste all’inferno (1926) di Guido Brignone, con Bartolomeo Pagano, accompagnato dal vivo con la musica composta da Teho Teardo in stretta collaborazione con Zerorchestra. Anche per la presenza di alcune immagini “osé”, all’epoca il film ebbe problemi di censura che ne ritardarono l’uscita ma ottenne un notevole successo. La copia restaurata proviene dal Museo Nazionale del Cinema di Torino.
A inaugurare ufficialmente il festival, sabato 2 ottobre al Teatro Verdi, sarà il capolavoro Il ventaglio di Lady Windermere (1925), che Ernst Lubitsch ha tratto, cogliendone ogni sfumatura, dall’omonima commedia teatrale di Oscar Wilde. Presentato nel nuovissimo restauro del Museum of Modern Art di New York e con la musica per trio (violoncello, violino, pianoforte) composta da Carl Davis, oltre che alla maestria e alla sensibilità del regista il film deve molto all’interpretazione di Irene Rich nei panni della “scandalosa” Mrs. Erlynne.
All’insegna della sensualità anche l’evento musicale di metà settimana (mercoledì 6 ottobre), realizzato in collaborazione con la Slovenska kinoteka. Il dramma ceco Erotikon (1929) di Gustav Machatý, con l’attrice slovena Ita Rina, è accompagnato con la partitura del compositore Andrej Goričar eseguita da un ensemble di sette musicisti.
Grande spettacolo nell’evento finale di sabato 9 ottobre, in replica domenica 10, quando l’Orchestra San Marco di Pordenone eseguirà in prima mondiale l’accompagnamento di Günter Buchwald per Casanova (1927) di Alexandre Volkoff, nella copia restaurata dalla Cinémathèque française. Basato sulle memorie del grande avventuriero e libertino Giacomo Casanova, interpretato dal divo Ivan Mosjoukine, il film è una sontuosa rievocazione di un mondo scomparso alla fine del Settecento e grazie anche alle magiche architetture di Venezia, dove è stato in parte girato, contiene immagini di straordinaria bellezza.
Sorprenderanno il pubblico anche alcune rarità provenienti dalla cineteca di Seoul. Oggi il cinema sudcoreano vanta numerosi autori famosi nel mondo ma del cinema coreano del passato si conosce e sopravvive pochissimo. Sarà dunque un privilegio poter scoprire le bellezze e alcuni momenti e aspetti della vita del Paese documentati in diari di viaggio e cronache dal 1899 fino ai primi anni ’30, e vedere qualcuno dei pochissimi titoli di fiction superstiti. È una vera curiosità il melodramma criminale A Public Prosecutor and a Teacher [Il pubblico ministero e l’insegnante], un film muto realizzato nel 1948, quando dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale l’industria che da tempo era passata al sonoro tornò in parte a girare film muti in 16 mm, accompagnati da un byeonsa, l’equivalente coreano del narratore benshi giapponese.
Dal National Film & Sound Archive of Australia, che li ha restaurati, arrivano tre film – The Man From Kangaroo (1919), The Empire Builders (1924) e The Sword of Valor (1924) – con l’atleta australiano Reginald Leslie Baker, conosciuto nel mondo come Snowy Baker. Capace di eccellere in numerose discipline sportive, dal rugby al pugilato, dal nuoto all’equitazione, e vincitore di una medaglia d’argento alle Olimpiadi di Londra del 1908, Baker seppe sfruttare le sue doti anche nel cinema, prima in Australia e poi negli Stati Uniti, lavorando in film che ne mettevano in risalto l’agilità e la temerarietà fisica.
La sezione dedicata ai nuovi ritrovamenti e restauri riserva quest’anno tante sorprese, fra cui la commedia “blackface” con Myrna Loy, Ham and Eggs at the Front (Due negri al fronte, 1927), riscoperto in una copia con didascalie italiane alla Cineteca Italiana di Milano; Jokeren [Il Jolly] (1928), bellissimo film danese firmato dal regista tedesco Georg Jacoby, con un cast internazionale, ambientato durante lo spettacolare Carnevale di Nizza; e La battaglia dall’Astico al Piave (1918), resoconto illuminante delle condizioni strazianti sul fronte italiano durante la campagna che segnò la caduta dell’Impero austro-ungarico. Il film è appena stato restaurato dall’Università di Udine in collaborazione con altri archivi italiani fra cui la Cineteca del Friuli, che presenta anche una serie di cortometraggi degli anni ’10 che testimoniano la grande creatività del cinema italiano nel periodo precedente la guerra. Altra rarità italiana, ma proveniente dall’archivio di Praga, è All’ombra d’un trono di Carmine Gallone, con la diva Soava Gallone: un piccolo assaggio dell’attesa retrospettiva “Ruritania”, fissata per il 2022.
Una fra le più complesse operazioni di restauro è stata realizzata dalla Lobster Films di Parigi, che utilizzando copie provenienti da numerose cineteche ha riportato in vita l’ultimo film di Max Linder, Max, der Zirkuskönig (Le Roi du cirque / Il domatore dell’amore, 1924) per un’emozionante prima assoluta alle Giornate, nate nel 1982 con una rassegna dedicata al grande comico francese. Anche il poster della 40a edizione rende omaggio a Linder, che vi appare con Vilma Bánky, sua partner nel film.
Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.
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