EL ÚLTIMO MALÓN
[L’ultima insurrezione]
Alcides Greca (AR 1918)
Il 21 aprile 1904, dopo decenni di repressione, i membri della tribù Mocoví attaccarono la popolazione bianca di San Javier, nel nordest della provincia di Santa Fe in Argentina. L’insurrezione, o “malón”, fu stroncata con la violenza, e più di cinquanta indigeni furono massacrati. Tredici anni dopo Alcides Greca, scrittore ed esponente politico locale (1889-1956), riunì un gruppo di superstiti per organizzare una rievocazione filmata del tragico evento. Ne scaturì El último malón, un film eccezionale che non solo ricostruisce minuziosamente la strage, ma illustra anche le usanze, ormai scomparse, dei Mocoví.
Per il suo primo e unico film, Greca partì dall’idea di indicare le cause dell’insurrezione: nessun romanticismo, nessuna finzione, solo i fatti individuati grazie a una precisa ricostruzione degli avvenimenti. In una didascalia introduttiva scritta a mano, egli stesso avverte: “Non sarà la malsana poesia da boulevard importata da Parigi, né un romanzo melodrammatico. Sarà la storia autentica di una popolazione americana forte ed eroica nella giungla del Chaco.” Greca dovette però scendere a compromessi, poiché il titolare della casa di produzione-laboratorio Cinematográfica Rosarina lo esortò a inserire nella trama una storia d’amore: “Il pubblico lo apprezzerà, altrimenti perderai tutto il denaro investito.” Ecco spiegata la presenza di Rosa Volpe (una dei due soli attori professionisti che compaiono nel film) nel ruolo di Rosa Paiquí, la donna contesa dal capo Bernardo López e dal fratello ribelle di lui Jesus Salvador. In realtà López era il cacicco o capotribù dei Mocoví, particolare che aggiunge un cruciale elemento di verosimiglianza alle due vicende intrecciate. Questa mescolanza di finzione romantica e ricostruzione storica (“Arte e realtà”, come leggiamo in un annuncio pubblicitario) si collega alle nascenti teorie del documentaire romancé su cui allora si discuteva in Europa: una combinazione di travelogue e vicende di finzione, ambientate in luoghi esotici e interpretate da attori bianchi affiancati da comparse dall’aspetto indigeno.
El último malón sovverte però le regole non scritte del documentaire romancé, poiché non è tanto una storia romantica, quanto un rigoroso documento. È importante sottolineare che l’intera vicenda è narrata dal punto di vista degli indigeni, cosa assai insolita per quell’epoca: i Mocoví sono i protagonisti indiscussi mentre i bianchi sono semplici comparse. Il film sfida quindi la consueta formula del documentaire romancé, come già aveva fatto il suo più immediato predecessore, In the Land of the Head Hunters di Edward Curtis (1914). Un successivo punto di riferimento per El último malón è naturalmente Nanook of the North (1922), cosa che ha indotto Fernando Martín Peña a ipotizzare, nel suo libro Cien años de cine argentino (2015): “Se fosse un film americano, sarebbe stato considerato il predecessore di Robert Flaherty e avrebbe un posto importante nella storia del cinema.”
Per contrastare le menzogne razziste che dipingevano gli indigeni come selvaggi, Greca approfondisce le complesse posizioni ideologiche e politiche che, all’interno della comunità, sfociarono alla fine nell’insurrezione. Benché l’interesse drammatico sia accentuato dalle due narrazioni parallele della rivalità fraterna e della storia d’amore, il film non rimane imprigionato negli aspetti meramente pittoreschi e non compromette la forza della denuncia politica che costituisce lo scopo dell’intera narrazione. Greca, che fu anche il produttore, prestò grande attenzione a ogni dettaglio, comprese le didascalie disegnate dal famoso architetto e artista Ángel Guido. I Mocoví permisero al cineasta di accedere alla loro vita quotidiana nel villaggio, dal duro lavoro nelle estancias (allevamenti di bestiame) alla caccia al caimano yacarè, veramente effettuata nel modo tradizionale senza armi da fuoco, e non con i metodi fittizi che si vedono in Nanook. Al di là degli elementi espressivi inerenti a qualsiasi ripresa filmata, tutti gli aspetti della vita dei Mocoví sono colti nel modo più vicino possibile alla realtà: l’universo dei Mocoví che appare di fronte alla cinepresa di Greca continuò a esistere per un certo periodo di tempo anche dopo la conclusione delle riprese.
El último malón fu proiettato per la prima volta a Rosario, la città più grande della provincia di Santa Fe; il successo fu tale che Greca lo portò tre mesi dopo a Buenos Aires, accompagnato da un gruppo di Mocoví che fungevano da calamita pubblicitaria. Le recensioni sulla stampa furono positive, ma gli spettatori volsero le spalle al film che cadde nell’oblio; Greca abbandonò il cinema. Nel 1956 si conosceva l’esistenza di due copie nitrato 35mm imbibite; nel 1968, però, a causa del loro avanzato deterioramento, il Cine Club Rosario trasse un internegativo 16mm in bianco e nero e un positivo da una delle due copie, ora conservata al Museo del Cine di Buenos Aires, dove nel 2009 Fernando Martín Peña e Paula Félix-Didier salvarono il film per la seconda volta. Basandosi sugli appunti del collezionista Octavio Fabiano e del critico cinematografico Jorge Miguel Couselo, che avevano esaminato gli originali, essi hanno riprodotto digitalmente una parte dei colori e hanno ricostruito alcune didascalie. La nuova versione a 4K è ricavata da questa versione; una scena intera è stata ricostruita digitalmente, mentre il titolo originale perduto è stato sostituito da una foto di scena. L’altra copia nitrato rimane perduta.
Andrés Levinson
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regia/dir, scen: Alcides Greca.
did./title des: Ángel Guido.
cast: Mariano/Bernardo López (capo dei Mocoví/chief of the Mocoví), Jesus Salvador López (leader dei ribelli/Mocoví rebel leader), Rosa Volpe (Rosa Paiquí), Alcides Greca (se stesso/himself), Fernando Centeno (se stesso/himself), Juan Luis Ferrarotti (se stesso/himself), sopravvissuti dell’insurrezione del 1904/survivors from the 1904 Mocoví uprising.
prod: Greca Films.
riprese/filmed: 1917.
uscita/rel: 04.04.1918 (Palace Theatre, Rosario City).
copia/copy: DCP, 71′ (4K, da/from 16mm, 18 fps, orig. c.70′); did./titles: SPA, subt. ENG.
fonte/source: Museo del Cine Pablo C. Ducrós Hicken, Buenos Aires.