BALLETTENS DATTER

BALLETTENS DATTER (DK 1913)
(GB: Unjustly Accused) [La figlia del balletto]
Regia di Holger-Madsen
Musica di John Sweeney

Il conte de Croisset si invaghisce di Odette Blant, étoile del balletto. Ella accetta l’offerta di matrimonio, ma deve promettere di abbandonare per sempre il palcoscenico. Odette sente però acutamente la nostalgia della propria arte, e quando Delage, il direttore del teatro, le chiede di sostituire un’attrice infortunatasi, accetta. Suo marito, presente a teatro, la riconosce; sospettando che ella abbia una relazione con Delage, lo sfida a duello. I due avversari dovranno inghiottire ciascuno una pillola, tenendo presente che o l’una o l’altra dovrebbe contenere un veleno mortale. È questa un’idea di Delage, che con l’aiuto dello zio, il farmacista Michot, riesce così a concludere la vicenda con un lieto fine per tutti gli interessati.
La pubblicità in inglese della Nordisk descrive Ballettens Datter come “un dramma coinvolgente filmato con eleganza”, ma il genere indicato è fuorviante. Il programma danese parla invece di “commedia moderna”, che è una definizione assai più indovinata. Il cinema danese degli anni Dieci del Novecento è ricchissimo di storie in cui protagonisti provenienti da ambienti rispettabili cadono preda di un’attrazione fatale per artisti del palcoscenico o del circo, talvolta di sesso maschile, come in Afgrunden (L’abisso, 1910), ma più spesso femminile, come in Den sorte Drøm (Il sogno nero, 1911) e Atlantis (1913). Qui, tuttavia, siamo di fronte a una versione comica di questa stereotipata trama melodrammatica. Il film è incantevole, ma è difficile non avvertire un senso di frustrazione per l’obbligo, imposto all’eroina, di abbandonare la carriera e l’arte per giungere a un lieto fine (anche se tale scioglimento era conforme ai costumi dell’epoca).
La nostalgia della ballerina per il palcoscenico è resa con efficacia dalla raffinata regia di Holger-Madsen. I set abbondano di ampie porte, adorne di pesanti tendaggi, che suggeriscono con eleganza l’idea di un palcoscenico con il suo sipario, e di grandi specchi che consentono a Odette di mettersi in mostra anche quando è da sola. Holger-Madsen fa anche uso di drappeggi tirati per rivelare spazi nascosti, e di specchi grazie ai quali possiamo osservare i volti di entrambi i personaggi impegnati in una discussione. Le composizioni simmetriche e la sequenza finale, in cui le silhouette dei personaggi si stagliano su uno sfondo luminoso, sono ulteriori testimonianze del suo straordinario senso visivo.
Holger-Madsen (1878-1943) si chiamava in realtà Holger Madsen, nome assai diffuso e piuttosto banale in Danimarca. Nel 1911, divenuto un affermato attore teatrale, lo modificò in Holger-Madsen, cosa che gli valse il soprannome di “Holger Trattino”. Diresse poi alcune delle più importanti produzioni della Nordisk, tra cui Ned med Vaabnene! (La guerra!, 1915) e Himmelskibet (La nave del cielo, 1918). Negli anni Venti lavorò in Germania, ove diresse film dal budget più modesto. Talvolta recitò nei propri film: per esempio in Folkets Ven (Un amico del popolo) del 1918 e la singolare opera polemica contro il suicidio, influenzata dalla teosofia, Har jeg ret til at tage mit eget Liv? (Ho il diritto di togliermi la vita?) del 1920).
Torben Meyer (1884-1975) ci offre una misurata, comica interpretazione del personaggio del direttore Delage. Affermato attore di teatro, tra il 1910 e il 1926 egli fece più di 75 film in Danimarca; si trasferì poi a Hollywood, dove apparve, in parti secondarie, in quasi 170 titoli. È una delle vittime del mostro in The Bride of Frankenstein (La moglie di Frankenstein) e un’abituale presenza nei film di Preston Sturges (di solito con il nome di “Schultz”); appare anche in The Great Dictator (Il grande dittatore) nel ruolo del cliente sorridente la cui pelata il barbiere Charlot lucida a tal punto che vi ci si può specchiare; in Casablanca è l’uomo che “dirigeva la seconda banca di Amsterdam”. La sua interpretazione più nota è quella di uno dei giudici nazisti processati in Judgment at Nuremberg (Vincitori e vinti).
Due scene (Rita Sacchetto nel suo boudoir; il duello con le pillole avvelenate) furono tagliate dal negativo originale per essere utilizzate nella compilazione del 1937 Nordisk Film gennem 30 Aar (Trent’anni di film Nordisk). Queste due scene sono state ora reintegrate, permettendoci di apprezzare nuovamente il film nella sua completezza.

Casper Tybjerg

Rita Sacchetto La protagonista di Ballettens Datter, la ballerina Rita Sacchetto (1880-1959), esordì alla Künstlerhaus di Monaco nel 1905 e nel decennio successivo si esibì sui palcoscenici d’Europa e dell’America settentrionale. Era famosa per i suoi Tanzbilder (“quadri danzanti”), danze quasi narrative eseguite in fastosi costumi d’epoca ispirati ai dipinti di artisti come Velázquez e Botticelli, e accompagnate da musiche collegate al tema della danza dal punto di vista storico o geografico. Nei suoi balletti, che talvolta iniziavano all’interno di grandi cornici ornamentali, Sacchetto cercava di rendere lo stile e l’atmosfera di opere musicali e di arti visive tramite una coreografia semplice, una gestualità propria delle pantomime e una drammatica espressività del volto.
Un’esibizione a Copenaghen, nel 1913, le offrì la possibilità di firmare un lucroso contratto con la Nordisk Films. Con il regista Holger-Madsen girò undici pellicole, nelle quali appariva sia come ballerina, sia come attrice. In Mens Pesten raser (Mentre infuria la peste) del 1913, è la moglie bella e annoiata di un ufficiale di stanza in India, mentre in Den hvide Dame (La dama bianca), sempre del 1913, interpreta una ricca fanciulla coinvolta in un triangolo sentimentale.
Il ruolo di Odette Blant in Ballettens Datter mette in grande risalto la sensibilità coreografica della Sacchetto. Nelle prime scene del film, Odette attira l’attenzione del conte de Croisset interpretando un brano di Amourette de Pierrot, una pantomima in cui Pierrot cerca invano di catturare una farfalla. (Nella versione teatrale, la ballerina aveva come accompagnamento musicale la composizione per pianoforte di Zygmunt Stojowski, Amourette de Pierrot, op. 30, n. 1. Nel 1909, ella incarnò Pierrot in una pantomima musicale in tre atti intitolata Histoire d’un Pierrot e messa in musica dal compositore italiano Pasquale Mario Costa. I relativi riassunti non menzionano una scena con una farfalla, ma è possibile che la danza di Pierrot eseguita in Ballettens Datter sia stata ispirata anche da questo lavoro teatrale.)
Dopo aver assistito alla seconda interpretazione di Odette, in cui ella, insieme a un corpo di ballo abbigliato in fluttuanti costumi, esegue alcune semplici ed eleganti combinazioni di passi tratte probabilmente da uno dei balletti “botticelliani” della Sacchetto, il conte, affascinato, le invia in camerino un mazzo di fiori e un invito a pranzo. Il terzo, illecito assolo di Odette – che ella esegue mascherata in un costume simile a quello delle sue danze spagnole – provoca una lite coniugale e il duello con le pillole avvelenate. Tra un balletto e l’altro, ammiriamo ripetutamente Odette nelle stanze di casa, in posa tra porte adorne di tendaggi e grandi specchi ornati che richiamano le cornici da lei spesso utilizzate a teatro nei Tanzbilder.
Dopo la collaborazione con Holger-Madsen, Rita Sacchetto apparve nei film di vari altri registi della Nordisk e continuò a danzare a teatro. La sua carriera si interruppe bruscamente nel 1924, quando, in una situazione sinistramente simile a quella di Ballettens Datter, un amico di suo marito, che era un conte polacco, la ferì inavvertitamente al piede con un colpo di pistola.

Mary Simonson

BALLETTENS DATTER (DK 1913)
(
GB: Unjustly Accused) [La figlia del balletto / Daughter of the Ballet] 

regia/dir: Holger-Madsen.
scen: Peter Nielsen.
photog: Marius Clausen.
cast: Rita Sacchetto (Odette Blant, ballerina/dancer), Svend Aggerholm (Conte/Count de Croisset), Torben Meyer (Delage, il direttore del teatro/theatre manager), Christian Schrøder (Michot, lo zio farmacista/his uncle, an apothecary), Oluf Billesborg (Baron de Montagliari).
prod: Nordisk Films Kompagni.
uscita/rel: 26.09.1913.
copia/copy: streaming digital file, 55′ (da/from 35mm, 18 fps); did./titles: DAN.
fonte/source: Det Danske Filminstitut, København.

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